Il contratto sociale

Dopo le elezioni si fanno tante chiacchiere, ma ci si dimentica che il tema di fondo era già stato affrontato nel 1762 dal ginevrino J.J.Rousseau nel “Contratto sociale”:

Il contratto in Rousseau è il momento in cui gli individui giungono consapevolmente e liberamente a costruire la società attraverso un patto di associazione e non di sottomissione perché ogni individuo nel cedere alla comunità la propria sovranità diviene automaticamente sovrano di sé stesso.
L’atto costitutivo della comunità avviene sul piano di una assoluta uguaglianza: così non esiste nessun rapporto di dipendenza fra gli individui, ma soltanto un legame di ciascuno con la realtà politico-associativa, cioè un legame con se stessi.

Questo provoca uno “sdoppiamento” del Cittadino: esso è al contempo Sovrano, (1) poiché la Sovranità appartiene al popolo (come recita la nostra Costituzione)  di cui fa parte, e Soggetto, nel momento in cui egli decide di sottostare alle Leggi che egli stesso ha contribuito a formare.
Questo sdoppiamento viene spiegato da Rousseau con il termine francese sujet (soggetto), che può essere inteso sia nella sua accezione attiva (soggetto che fa le Leggi) che nella sua accezione passiva (soggetto alle Leggi). Le due accezioni sono in un rapporto circolare, poiché è il fatto di essere sottoposti alle leggi che conferisce i diritti politici.

Nota 1: col termine “sovrano” si intende colui che riesce “nel far guidare la forza comune dalla volontà generale”(J.J.CHEVALLIER, Storia del pensiero politico, vol. II , Il Mulino, Bologna 1989, p. 463.). Questi è, quindi, il depositario del principio di sovranità che possiede due diversi attributi: inalienabilità ed indivisibilità.
La sovranità non può essere alienata poiché essa è in stretta relazione con un’altra realtà, per sua natura inalienabile: la volontà generale. Il sovrano può essere rappresentato solamente da se stesso poiché è un essere collettivo.

Quello che è successo, dalla promulgazione della costituzione dal 1948 ad oggi, è la progressiva cessione della sovranità ai partiti prima e ad entità sovranazionali (attraverso i trattati) poi, fino ad arrivare a profonde modifiche della costituzione che ci hanno portato ben lontano dalla democrazia (Rousseau non giustificava neppure la volontà della maggioranza) verso una forma di governo sicuramente oligarchica e non eletta dal popolo.

L’astensione al voto di domenica può essere interpretata come una presa d’atto di tale realtà, che però non la modifica minimamente né la sollecita verso un ritorno alla formulazione originaria.

Fonti: http://it.wikipedia.org/wiki/Contratto_sociale_%28saggio%29

http://cronologia.leonardo.it/mondo40u.htm

Gnurànt!

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha diffuso i risultati del nuovo rapporto Piaac sulle competenze degli adulti tra i 16 e i 65 anni di età in 24 paesi: le rilevazioni sono state fatte tra il 2011 e il 2012, per l’Italia è stato incaricato l’Isfol, Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori.

Per la valutazione sono state considerate le competenze alfabetiche (literacy) e matematiche (numeracy) ed è stata adottata una scala di cinque livelli, con un punteggio da 0 a 500. Dal terzo livello in poi si indica che una persona possiede le competenze per interagire in modo efficace nei contesti di vita e di lavoro.

Nelle competenze alfabetiche il nostro paese è all’ultimo posto: il punteggio medio degli adulti italiani è 250 punti, mentre la media Ocse è 273; nelle competenze matematiche il punteggio medio degli adulti italiani è 247, contro la media Ocse di 269 punti. Solo la Spagna, con 246 punti, ha fatto peggio. Siamo al penultimo posto anche per capacità di risolvere problemi in ambienti ricchi di tecnologia.

Il 70 per cento della popolazione italiana ha competenze ritenute al di sotto del minimo indispensabile per vivere e lavorare nel ventunesimo secolo.

(però votano… n.d.r)