Cambio di paradigma

Non sono di quelli che fanno risalire tutti i disastri al ’68 , anzi, però vedo finalmente qualcosa di nuovo apparire all’orizzonte: oggi è l’atteggiamento verso l’invasione dei “migranti” , di cui avevamo ampiamente scritto (invano) in un ampio dossier

https://terzapaginainfo.wordpress.com/migranti/

Non mi illudo certo che il nuovo governo abbia le chiavi per il cambiamento: troppe sono le forze che remano contro, probabilmente anche al suo interno, tuttavia il caso gli ha dato un’opportunità.

Noi registreremo gli eventi sperando che gli italiani sappiano riconoscerli,  nonostante la sistematica distorsione che ne fanno i media,  ancora tutti in mano ad una sola parte, la stessa di sempre.

Magari provate ad usare i nuovi media (compreso bondeno.com) in maniera più assidua e partecipativa fintanto che il processo avviene e gli attori si adegueranno al nuovo copione.

https://www.facebook.com/groups/afenice/

 

Di Maio sa cosa sono “i costi della politica”?

Qui viene qualche dubbio. Sui 5 Stelle. Di Maio proclama come priorità “la riduzione dei vitalizi”  per tagliare “i costi della politica”.  Ma come nota Bagnai, i veri “costi della politica” sono  determinati dalle grandi scelte politiche sbagliate. Giusto per fare un elenco rapido e incompleto: l’inserimento in Costituzione il limite del 3 per cento al deficit; la modifica del Titolo 5° per volontà PD, che ha reso le regioni del Sud un buco nero di sprechi senza limiti e irresponsabilità della locale classe dirigente, o anche l’entrata dell’euro, o l’accettazione delle condizioni imposteci dall’Europa, motivo della disoccupazione giovanile al 50%, la generazione perduta.  Giù giù fino alla gestione criminale di Montepaschi e altri banchieri, fino all’accoglienza immigrati senza limiti, di cui l’Europa ci rifonde solo il 2,7 %.

Costo della politica”, 1,7 miliardi l’anno.

Su questi punti  cosa hanno dati dire i grillini di governo?  Il Fico è per  l’accoglienza senza limiti, per esempio.  Inoltre è “de sinistra”, ha espresso disprezzo per Salvini “razzista” (mostrando la stessa intelligenza politica  della gelataia in prova, o di Bossi), il che significa che farà di tutto, da posto di potere cui l’abbiamo insediato, per ostacolare ogni “convergenza” con la Lega e “convergere” invece con il PD- ossia coi responsabili delle  scelte politiche sbagliate. Per giunta è  laureato in Scienze della Comunicazione – una scienza che notoriamente non esiste – il che significa: non ha  alcuna minima nozione di  economia pubblica, nè di diritto, nè di storia economica.  Niente di male se  consultasse ogni tanto Micalizzi o Bagnai.

Non che la presidenta del Senato  berlusconiana sia meno inquietante: rappresenta le “leggi ad personam” ossia la distorsione del diritto. Ma Roberto Fico temo diventi subito una Boldrini che propone lo jus soli e  simili piddiate, al solo scopo di far divergere le due formazioni populiste che  possono e devono governare insieme su un programma minimo di riforme e unite di fronte alla UE.  C’è il rischio che  l’Italia perda una occasione storica – la propria liberazione –  che non si ripresenterà.

https://www.maurizioblondet.it/guardate-governa-sempre-gentiloni/

 

Fine della seconda repubblica?

La Seconda Repubblica è finita il 9 novembre 2016

L’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca decreta la fine di quell’epoca di globalizzazione e finanza selvaggia avviata 27 anni prima, con la caduta del muro di Berlino: è stato il cosiddetto “Nuovo Ordine Mondiale” post-Guerra Fredda. È significativo che Lucia Annunziata abbia commentato la vittoria di Donald Trump con un articolo apparso sull’Huffington Post, intitolato proprio “Nuovo Ordine Mondiale”4, quasi a sancire pubblicamente l’apertura di nuovo ed ennesimo capitolo della storia, dopo la parentesi unipolare durata dal 1989 al 2016.

Sull’Italia, ora come allora, si riverberano gli effetti dei cambiamenti internazionali.

La fine della Prima Repubblica, che molti fanno coincidere con l’inchiesta di Tangentopoli del 1992, va in realtà retrodatata al novembre 1989: sono la caduta del Muro di Berlino e la fine del mondo bipolare che, a distanza di tre anni, produrranno l’inchiesta giudiziaria benedetta dagli USA, che spazzerà via democristiani e socialisti. Il nuovo corso della storia, aperto ufficialmente con l’insediamento alla Casa Bianca di Bill Clinton (gennaio 1993), rende infatti d’intralcio quella classe dirigente italiana legata all’economia mista, ad una politica estera filo-araba e, per quanto possibile, conciliante con la Russia ed il Terzo Mondo. Il “Nuovo Ordine Mondiale” prevede il neoliberismo spinto, la supremazia della finanza ed il totale appiattimento dell’Italia alle politiche atlantiche: in sostanza, implica l’adozione dell’euro e la convergenza dell’Italia verso l’Unione Europea.

L’oligarchia atlantica reputa che, per l’attuazione di questa agenda, l’establishment della Prima Repubblica (che sulla carta avrebbe dovuto incassare i dividendi della “vittoria sul comunismo), non sia più idoneo: troppo legato a logiche nazionali e geloso della sovranità italiana. Gli angloamericani, quindi, spazzano via il Pentapartito avvalendosi dei servigi del pool di Milano e puntano sui deboli e ricattabili ex-comunisti, divenuti ora PDS. L’ingresso di Silvio Berlusconi in politica (dettato dal timore che gli ex-comunisti colpiscano le sue aziende televisive) non è previsto e, di conseguenza, prontamente sabotato col mandato di comparizione del novembre 1994.

Comincia così l’epoca dei governi Dini, Prodi, D’Alema ed Amato, che traghettano l’Italia nell’euro a colpi di salassi fiscali e privatizzazioni: l’economia mista, che aveva elevato l’Italia da Paese semi-industriale a quinta economia del mondo, è smantellata con noncuranza, regalando sfiziosi bocconi a speculatori internazionali come George Soros ed a pescecani locali del calibro di Carlo De Benedetti. Così facendo, la Seconda Repubblica lega i suoi destini a quelli della moneta unica, dell’Unione Europea e dell’oligarchia euro-atlantica, incarnata dal clan Clinton (e successivamente da Barack Obama): o la va o la spacca.

L’euro, le cui basi sono state gettate col Trattato di Maastricht del 1992, entra in circolazione nel 2002, con immediati effetti di impoverimento e di perdita di competitività, ben visibili nella bilancia commerciale: si accumulano così quelle tensioni che, al primo choc esterno (la bancarotta di Lehman Brothers del 2008) innescheranno l’attesa eurocrisi da cui dovrebbero nascere gli Stati Uniti d’Europa. Silvio Berlusconi, intenzionato secondo alcune indiscrezioni ad abbandonare l’euro, è accompagnato nuovamente alla porta (novembre 2011), per cedere il posto ad figura di spicco dell’oligarchia massonica-finanziaria pro- euro e pro-UE, il professore Mario Monti.

Subito però emerge che l’establishment tedesco (eccezion fatta per Angela Merkel) non è assolutamente interessato a sobbarcarsi i costi dell’eurozona (nein agli eurobond ed alla “tranfer-union”) né a diluire la Germania (come del resto anche la Francia) in un organismo sovranazionale, i cosiddetti USE: l’euro, quindi, rimane un semplice regime a cambi fissi, perpetuabile solo con devastanti politiche d’austerità e di svalutazione interna. L’esperimento di Monti fallisce miseramente e quello di Enrico Letta neppure decolla. Che fare? L’establishment euro-atlantico e quello italiano giocano l’ultima carta: Matteo Renzi, definito non a caso dal Financial Times come “the last hope for the Italian elite”5.

Il “rottamatore” è, in realtà, un banale esempio di gattopardismo politico: l’establishment presenta Renzi come “il rinnovamento”, quando è in realtà l’extrema ratio per tentare di salvare la Seconda Repubblica ed i suoi due pilatri, euro ed Unione Europea. Matteo Renzi non solo si pone in perfetta continuità con l’ordine esistente, ma addirittura accentua l’appiattimento dell’Italia sulle posizioni euro-atlantiche: privatizzazioni di quel che è rimasto, “Job Act”, rottura dei rapporti con l’Egitto, sostegno alla Fratellanza Mussulmana in Libia, schieramento di soldati italiani al confine con la Russia, riforma costituzionale sponsorizzata dall’alta finanza, invasione programmata dell’Italia incentivando al massimo i flussi migratori dal Nord Africa.

Matteo Renzi è, in un certo senso, l’apoteosi della Seconda Repubblica: distruzione della base produttiva e sistematica violazione degli interessi nazionali.

Il gioco dura finché il “Nuovo Ordine Mondiale” uscito dal 1989 regge: se l’ordine vigente crolla, è inevitabile che l’establishment italiano subisca gli effetti degli stravolgimenti internazionali. Il 9 novembre 2016, ossia l’elezione alla Casa Bianca di Donald Trump, un presidente anti-europeista, isolazionista e protezionista, è per la Seconda Repubblica quello che il 9 novembre 1989, ossia il crollo del muro di Berlino, fu per la Prima. È il suono della campana a morto.

È la fine di Matteo Renzi, Giorgio Napolitano, Mario Draghi, Sergio Mattarella, Laura Boldrini, Romano Prodi, Massimo D’Alema, Silvio Berlusconi, Enrico Letta, Giuliano Amato, Pierluigi Bersani, etc. etc. Ma è la fine anche del Movimento 5 Stelle, prodotto, come abbiamo sempre sottolineato nelle nostre analisi, di quell’élite massonico-finanziaria che ha sinora tirato i fili dell’Unione Europea (si ricordino gli espliciti richiami del buon anima Gianroberto Casaleggio al “Nuovo Ordine Mondiale”, nel suo video “Gaia” carico di allusioni mondialiste-massoniche).

È difficile pronosticare quali forze politiche emergeranno in Italia dopo l’inevitabile collasso della moneta unica e dell’Unione Europea, ma l’agenda, in un certo senso, è già tracciata e contempla un ritorno al passato: economia mista, svincolamento dell’egemonia angloamericana, vocazione mediterranea e sinergie con il nuovo mondo che sta sorgendo ad Oriente.

http://federicodezzani.altervista.org/litalia-trump-lestablishment-attende-inquieto-la-fine/

4 http://www.huffingtonpost.it/lucia-annunziata/nuovo-ordine-mondiale_b_12878384.html

5 https://www.ft.com/content/21f3bf46-86cd-11e4-9c2d-00144feabdc0