Condannati alla C

Contrariamente a quello che proclamano i cantori delle “magnifiche sorti progressive” , ritengo che dal passato derivi il futuro (anche di Bondeno); ecco perché riporto un paio di episodi personali risalenti a qualche anno fa:

1) Come nel calcio, dove la Bondenese milita nel girone C (promozione), anche nella cultura Bondeno non offre nulla ai suoi cittadini.
Questo vale non solo in termini di lavoro, ma anche in termini di occasioni culturali: come UAC, nel 2010 abbiamo organizzato un incontro con Massimo Malaguti e a sentirlo c’erano solo alcuni suoi compagni di scuola.
Il che significa che, anche in termini di ascolto, a Bondeno non c’è nessun interesse per sapere quello che succede fuori, presupposto indispensabile per la crescita, che è fatta di ricerca, innovazione e sviluppo.

2)  Ricordo la nascita di VOL (Video On Line) alla quale ebbi occasione di partecipare da vicino collaborando con la cooperativa “Terza Via” (in quanto afferente al c.d. terzo settore) che si occupava anche di informatica e i cui soci confluirono poi nell’associazione “Araba Fenice” di Bondeno.

Ricordo che la coop gestiva anche il nodo di Ferrara (un armadio pieno di modem in un appartamento privato) e vendeva gli abbonamenti nella sede di Bondeno, cercando anche di far conoscere il nuovo mezzo organizzando incontri e intervenendo alle manifestazioni sul territorio.

In particolare ricordo un invito rivolto agli imprenditori locali (tenete presente che eravamo nel 1995/96) per cercare di spiegare le potenzialità di Internet, al quale intervennero (con la lusinga del rinfresco/aperitivo) circa una ventina di persone; l’impegno era di ritrovarsi dopo una settimana per un corso di formazione presso una struttura locale.

Ovviamente stavolta non si presentò nessuno, anzi no: una signora, che non era venuta la prima volta, venne mandata dall’azienda perché aveva sentito dire che c’erano dei finanziamenti disponibili!

Paolo Giatti

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  This entry was posted on giovedì, agosto 27th, 2015 at 11:50 and is filed under cronaca. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.

6 Responses to “Condannati alla C”

  1. Non sono andato a verificare la posizione della Bondenese oggi, ma ritengo che Bondeno, invece, dovrebbe considerarsi fortunata se non è retrocessa (e i fondi del terremoto, paradossalmente, l’hanno aiutata).

    #1318
  2. La prosperità raggiunta (insieme al timore di perderla) produce più stagnazione che progresso: anzi, la pressione dei mercati e la concentrazione della ricchezza erodono i diritti (all’istruzione, alla salute, alla cultura, al lavoro) generando crescenti ineguaglianze. L’illusione della crescita si limita a qualche success story che riunisce in poche mani gli incrementi di produzione e di ricchezza; ma intanto il lavoro (dei più) diminuisce, e la produttività totale (i cui fattori sono capitale e lavoro) s’inceppa.
    http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-segreto-della-creativita-che-abbiamo-dimenticato/
    Incredibile come sempre si predichi bene e si razzoli male!

    #1320
  3. L’articolo citato sopra lo ritrovate anche su http://gabriellagiudici.it/salvatore-settis-il-segreto-della-creativita/ di cui riportiamo un ulteriore estratto:
    La categoria-chiave di questo ragionamento, la “fioritura” (flourishing), viene dalla filosofia morale (basti ricordare Martha Nussbaum e Julia Annas), che ne ha indicato le radici nel pensiero di Aristotele. L’eudaimonia di cui parla l’antico filosofo non è felicità effimera (il “successo”), ma senso di realizzazione della propria vita, delle proprie potenzialità: un sentimento che incardina l’individuo nella comunità (polis) di cui fa parte. La “fioritura” degli individui e delle comunità è precondizione indispensabile per lo sviluppo della creatività ad ogni livello, e dunque componente vitale dell’economia e della società, ma anche della democrazia, dell’equità, della giustizia.
    Chissà se il nostro nuovo sindaco avrà voglia di fare qualcosa per risvegliare le coscienze addormentate della nostra polis

    #1321
  4. PP

    Nel corso della storia dell’umanità ci sono stati tempi e luoghi in cui gli individui sono stati particolarmente creativi e si sono così fatto passi da gigante nei campi della scienza, dell’arte, dell’economia e dello sviluppo delle società in generale. Da molti anni a questa parte, invece, viene sottovalutata la fondamentale dimensione sociale della creatività,a tutti i livelli. Manca prima di tutto un ambiente favorevole e accogliente ai cambiamenti, nonostante l’urgenza che ci sarebbe di trovare nuove vie per risolvere problemi enormi per l’umanità. Penso ad esempio ai problemi dell’immigrazione di interi popoli o ai gravi problemi ambientali, economici, ma anche a quelli minori che toccano la vita di tutti noi. Perché la creatività si esprima e si sviluppi ha bisogno comunque di individui non solo talentuosi, ma tenaci, curiosi, flessibili, aperti alle nuove possibilità, amanti del sapere, capaci di osservare e di comunicare. Purtroppo, ai giorni nostri, queste doti che pure molte persone hanno, fanno fatica a trovare terreni fertili in cui germogliare e crescere. E poi, diciamola tutta, oggi alla creatività viene a mancare soprattutto quel tempo lungo di meditazione e riflessione perché idee, espressioni e sogni, grandi o piccoli che siano, possano divenire realtà.

    #1322
  5. Ogni tanto mi piace ricordare che Bondeno aveva anche un ospedale, ma la sanità sta prendendo ben altre strade:
    http://contropiano.org/politica/item/32692-privatizzare-la-sanita-il-modello-unipol

Ecologia

Il caldo (decisamente innaturale) di questi giorni dovrebbe farci ripensare seriamente agli evidenti limiti del modello di sviluppo occidentale, basato su consumi illimitati in un sistema finito come la biosfera terrestre.

Le tante chiacchiere sul “riscaldamento globale” hanno semplicemente inventato la redistribuzione delle quote di inquinamento non utilizzate dai paesi poveri a quelli più ricchi, che, pagando, possono inquinare di più!

I meno giovani ricorderanno il contributo di Alexander Langer  alle tematiche ambientali e al movimento ambientalista: negli anni ottanta fu uno dei fondatori del movimento politico dei Verdi in Italia ed in Europa[1]. Il suo tentativo di dare un senso vero e attuale a parole come “conservazione”, “progresso”, “identità”, “tolleranza” lo portò spesso su posizioni non convenzionali, talvolta in contrasto con quelle delle sinistre[4].

Langer fece parte del consiglio provinciale della Provincia autonoma di Bolzano e del consiglio regionale del Trentino-Alto Adige dal 1978 al 1993[1]. Nel 1989 fu eletto per la prima volta al Parlamento Europeo e divenne il primo presidente del gruppo parlamentare dei Verdi[1]. Fu rieletto nel 1994.

Anche a Bondeno abbiamo avuto, in quegli anni, un consigliere verde (su 30) che sicuramente si è battuto in favore dell’ambiente, ma ben poco ha potuto di fronte al partito “degli affari” di centrali, inceneritori (eufemisticamente definiti termovalorizzatori) fotovoltaico, biogas ed altre consimili amenità.

La più autorevole voce, levatasi di recente in difesa dell’ambiente, è stata l’enciclica Laudato Si’ di Jorge Maria Bergoglio. Di quest’ultimo, la grancassa mediatica ha enfatizzato un generico messaggio d’ amore e rispetto per tutte le creature del pianeta; mentre la critica, radicale, all’ideologia della crescita economica, pur centrale nell’enciclica, è rimasta ai margini del dibattito pubblico.

Questo per la semplice ragione che la salvaguardia dell’ambiente dovrebbe essere raggiunta sia alterando i prezzi relativi dei beni con la tassazione – rendendo più costose le produzioni inquinanti e sussidiando quelle ad impatto ecologico più lieve – sia seguendo tre regole auree: a) il prelievo di risorse rinnovabili non deve eccedere la loro capacità di rigenerarsi; b) l’utilizzo di risorse non rinnovabili va sostituito con quelle rinnovabili; c) la produzione di scarti e rifiuti non deve superare la capacità di assorbimento della biosfera.

Inoltre, per garantire una vita dignitosa a tutti, che preveda accesso al cibo, all’acqua, alle cure, all’istruzione, è necessario redistribuire la ricchezza .

Ovviamente (e lo si è visto di recente con la Grecia) questo va contro agli interessi dell’oligarchia finanziaria che governa il mondo e che invece ha già pronto un piano di impoverimento mondiale, pubblicizzato da Serge Latouche come decrescita felice (ma solo la nostra naturalmente!).

Fonti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Alexander_Langer

https://ilconformistaonline.wordpress.com/2015/07/06/sviluppo-e-crescita-un-sinonimo-da-ripensare/

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html

http://uac.bondeno.com/ambientefuturo/

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8 Responses to “Ambiente futuro”

  1. Giusto due note per chiarire che speranze abbiamo: ci informa wikipedia che il 3 luglio 1995 Langer si tolse la vita a Pian dei Giullari, nei pressi di Firenze, impiccandosi a un albero di albicocche; ai familiari e agli amici lasciò un breve biglietto che recitava: «non siate tristi, continuate in ciò che era giusto»
    La seconda, personale, per dire che la manifestazione “Ricominciamo dal futuro” organizzata dalla UAC a Bondeno all’indomani del terremoto è stata semplicemente ignorata dai cittadini,dagli amministratori e dalla parrocchia.

    #1287
  2. Per Bateson (1972) dato che l’uomo sta dimostrando empiricamente che se distrugge il suo ambiente finisce col distruggere sé stesso, l’unità di sopravvivenza evolutiva da prendere correttamente in considerazione in realtà non è né l’individuo, né la specie, né la società ma il complesso flessibile organismo-nel-suo-ambiente. Così come non è possibile definire i confini della mente di un cieco (all’impugnatura del bastone? All’epidermide? Alla punta del bastone?) allo stesso modo non è possibile scindere le azioni dell’uomo e le retroazioni dell’ambiente: questi aspetti si modellano vicendevolmente e le descrizioni deducibili dai fenomeni osservati non potranno che prendere necessariamente in considerazione un punto di vista arbitrario, plasmato dalla peculiare posizione dell’osservatore. Per Bateson la “Mente”, nella sua accezione più ampia, è quindi immanente nel grande sistema biologico e all’interno di essa egli identifica una gerarchia di sottosistemi, ossia le menti individuali.
    http://www.terapiasistemica.it/scaffvarie/formsost.htm

    #1292
  3. Nella Firenze che verrà troveranno posto un immenso tubo che sventrerà il sottosuolo, un aeroporto largamente inutile e sovradimensionato che metterà a rischio l’intero sistema idraulico della piana limitrofa alla città e accanto un inceneritore il cui inquinamento si aggiungerà a quello dello scalo.

    Il fatto è che eleggiamo gente che non nutre amore per nulla che non siano potere e quattrini, ascendente e influenza. Che gode nell’oltraggiare bellezza, storia, cultura.

    Sono colpevoli loro, ma ancora di più chi glielo permette.

    Anna Lombroso
    https://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2015/08/03/firenze-e-piovve-sul-bagnato/

    #1294
  4. Ma questo naturalmente ha ben poco a che fare con il disastro climatico a cui ci troviamo davanti e ai rimedi che sarebbero necessari: considerando che un singolo cittadino americano produce 6 volte la Co2 dell’essere umano medio, gli intendimenti salvifici della Casa Bianca risultano ridicolmente lontani dall’obiettivo, anche perché sulle cifre esiste un equivoco di fondo: la quota di emissioni dovute a beni e servizi prodotti nei paesi in via di sviluppo ma consumati in Usa è arrivata al 20%, il che significa che gran parte del risparmio interno andrà ad aumentare le emissioni da qualche altra parte e visto il ruolo imperiale degli Usa, sarà facile simulare la virtù in casa propria e accusare di vizio quelli che producono per loro.
    https://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2015/08/04/il-disastro-ambientale-e-il-populismo-di-obama/

    #1295
  5. Ogni anno l’Uomo affetta, trita e macella circa 50 miliardi di animali di allevamento, al fine di trasformarli in (presunte) prelibate portate. Un genocidio senza precedenti le cui conseguenze, con buona probabilità in un futuro oramai prossimo, saranno tutte addebitate all’umanità stessa (e senza sconto alcuno). Sterminio di massa ed allevamenti intensivi significano, in sintesi, un consumo ciclopico delle scarse risorse del pianeta; l’impoverimento irreversibile del nostro unico e prezioso mondo. La Terra, con le sue migliaia di specie animali e vegetali che animano il freddo e desolato cosmo, cammina a passo spedito, nella distrazione quasi totale dei diretti interessati, verso il baratro della catastrofe: alla volta della sesta estinzione di massa.
    http://www.lospiffero.com/cronache-marxiane/“solamente”-un-piccolo-ratto-23007.html

    #1296
  6. L’agenzia regionale di Protezione Civile ha emesso oggi una nuova allerta calore per l’Emilia-Romagna: la fase di attenzione resterà attiva per 50 ore, dalle 16 di oggi, mercoledì 5 agosto, alle 18 di venerdì 7 agosto. Nell’allerta si legge che “nei prossimi giorni sulla nostra regione sono previste condizioni di stabilità con aumento del campo termico a tutte le quote. Le temperature massime sono pertanto previste in graduale aumento su tutto il territorio regionale, fino a superare i 35 gradi in forma diffusa sulla pianura e fascia pedecollinare fino a quota 300 metri; sulla riviera sono previsti valori leggermente inferiori, attenuati dai venti di brezza. Nella giornata di venerdì 7 agosto 2015 si potranno raggiungere o superare valori massimi di 37 gradi”.

    LEGGI ANCHE: Il testo dell’allerta sul sito della Protezione Civile

    #1297
  7. “Dopo la laurea pensavamo di andare all’estero – prosegue Stefania – Ogni volta che tornavamo al nostro paese però vedevamo le cose peggiorare, tanti nostri coetanei se ne erano andati e in tanti si erano rassegnati. Allora ci siamo detti: perché non provare a migliorare le cose qui?”. “Abbiamo fatto le valigie e siamo tornati a casa .
    http://www.ilcambiamento.it/culture_cambiamento/cali.html

    #1299
  8. Ma di una cosa possiamo stare certi, che il cambiamento climatico c’è eccome – mentre il clima dei governi non cambia mai – ma che i suoi effetti disastrosi sono imputabili alla criminale dissipazione di suoli, risorse e territorio, alla strategia dell’emergenza assurta al ruolo di politica di governo, per promuovere provvidenziali drammatizzazioni di crisi in modo che degenerino in pericoli talmente funesti da richiedere poteri speciali, regimi eccezionali, commissari plenipotenziari in grado di sovvertire legittimamente regole, leggi, ragioni di legalità e opportunità, e dietro ai quali si possono consumare reati contro l’interesse generale, contro i bilanci dello stato, contro la salute e l’ambiente, in favore di speculatori, imprese che sorridono festose in caso di terremoti e altre catastrofi profittevoli.
    https://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2015/08/10/il-ministro-della-pioggia-fotocopia-il-vecchio-piano/

Genova si spegne

Riceviamo questo comunicato che pubblichiamo perché è una situazione che diventerà comune:

**Genova si spegne.**

Dopo anni in cui la politica cittadina ha puntato sulla cultura come
volano per il rilancio della città, si spengono le luci dei teatri,
dei festival, dei concerti.

Si spengono oggi: il Comune non ha approvato il bilancio e la
stragrande maggioranza delle manifestazioni culturali non potrà
essere realizzata fino alla fine del 2012.

Alcune, dopo questa micidiale paralisi, non saranno più in grado di
rialzarsi.

Questo avverrà anche perché ad oggi la Regione Liguria non ha
stanziato neppure 1 euro sul capitolo cultura.

Cosa succederà, quindi?

Prima di tutto i cittadini non avranno più i servizi culturali che,
da Voltri a Nervi, dal centro a Bolzaneto, in questi anni hanno
aumentato la qualità della vita per i residenti e attratto i turisti.
Dove c’è un teatro, un festival, un concerto c’è vita, c’è
commercio, c’è un argine al disagio; la vivacità culturale di una
città rappresenta l’identità dei cittadini che la abitano, è il
suo biglietto da visita per il mondo, è uno dei perché valga la pena
vivere in quella città e non scappare via.

La vivacità culturale di Genova è uno dei motivi per cui la si ama.

Ma a Genova da oggi è il buio. Il bilancio non è approvato: le luci
della città si spengono (e i circa mille lavoratori dello spettacolo
restano a spasso).

Questa mortificazione per Genova è un assurdo controsenso rispetto a
quanto è emerso dalle pioneristiche indagini che l’Assessorato alla
Cultura del Comune ha condotto sui teatri e sui festival genovesi:
cioè che essi non solo rappresentano lavoro e indotto, ma che gli
investimenti pubblici sul settore alla città ritornano moltiplicati.
Da queste indagini, risulta che i genovesi sono assidui e appassionati
frequentatori di teatro: in un anno oltre 600mila presenze in una
città delle nostre dimensioni rappresenta un caso straordinario in
Italia.

Anche per i festival i dati sono significativi: il pubblico coinvolto
nel 2011 è di 183.000 persone.

Tutto ciò significa, ancora, che i genovesi considerano lo
spettacolo dal vivo e la cultura in generale un genere di prima
necessità; che condividono quanto un giornale attento alla crescita
economica come Il Sole 24 Ore sta da settimane ribadendo a gran voce:
ovvero che senza cultura non c’è sviluppo. Cosa succede invece?

Non approvando il bilancio comunale, non possono essere emessi i
Bandi a cui i teatri e i festival cittadini partecipano per ottenere
gli indispensabili (e sobri) contributi per far vivere la città.
Questi Bandi per lo spettacolo, dopo anni di contributi “senza
regole”, sono stati perfezionati dall’Assessorato alla Cultura per
offrire criteri di valutazione e trasparenza nell’erogazione dei
fondi. Vogliamo buttare via tutto questo lavoro?

Questi Bandi sono finanziati dai soldi dei genovesi e si traducono in
un ottimo rapporto costi/benefici: lo spettacolo a Genova si intreccia
indissolubilmente con il mondo della scuola, con il turismo, il
commercio, il sociale, settori che contribuisce a rivitalizzare e
alimentare.

La mancata approvazione del bilancio sarà un gravissimo danno anche
per questi settori.

Ci sono pochissimi giorni per riparare a questo buio.

Ci auguriamo che il senso di responsabilità verso la città
prevalga.

Per quanto ci riguarda non corriamo alcun rischio: la situazione a Bondeno l’abbiamo descritta in un precedente articolo e non sembra destinata a cambiare.

La fuga dei talenti

IL MANIFESTO:

1. Il fenomeno dell’espatrio dei giovani professionisti qualificati dall’Italia è un’emergenza nazionale. Si parte, ma non si torna (se non per assoluta necessità), né si attraggono giovani di talento da altri Paesi. In Italia non esiste “circolazione” dei talenti.

2. L’Italia non è un Paese per Giovani. È per questo che siamo dovuti andar via, o non possiamo a breve farvi ritorno. L’Italia è un Paese col freno a mano tirato, nella migliore delle ipotesi. Un Paese dove la classe dirigente -che si autoriproduce da decenni- ha fallito. All’estero i giovani hanno uguale diritto di cittadinanza delle generazioni che li hanno preceduti.

3. Il processo selettivo all’estero è di gran lunga più trasparente e meritocratico rispetto all’Italia. Anche la quantità di offerte lavorative è maggiore, di migliore qualità e meglio pubblicizzata.

4. Il percorso di carriera all’estero è chiaro, definito e prevede salari mediamente di gran lunga maggiori rispetto all’Italia, soprattutto per giovani neolaureati.

5. All’estero non conta l’anagrafe: puoi ottenere posizioni di responsabilità a qualsiasi età, se vali. Anche a 25 anni.

6. La “raccomandazione” all’estero è trasparente: chi segnala ci mette la faccia e si gioca la reputazione. In Italia è nascosta, premia i mediocri, i “figli-nipoti-cugini di” e i cooptati. Il nepotismo è una piaga nazionale, da debellare anche mediante l’introduzione di uno specifico reato penale.

7. All’estero si scommette sulle idee dei giovani. Le si finanzia e le si sostiene, nel nome dell’innovazione. In Italia -invece- i finanziamenti vanno prevalentemente a chi ha un nome o un’affiliazione.

8. All’estero esiste -in molti casi- un welfare state che sostiene i giovani, per esempio attraverso un reddito minimo di disoccupazione o sovvenzioni per il pagamento dell’affitto. In Italia il Welfare State è quasi interamente “regalato” agli anziani. I giovani sono abbandonati a se stessi, a carico delle famiglie. Il vero “ammortizzatore sociale” nel Belpaese sono le famiglie: lo Stato, la politica, hanno fallito.

9. All’estero esiste il ricambio generazionale: in politica, come in imprenditoria, come nell’accademia o negli altri settori della società civile, le generazioni si cedono il passo, per far progredire la società.

10. Noi giovani professionisti italiani espatriati intendiamo impegnarci, affinché l’Italia torni ad essere un “Paese per Giovani”, meritocratico, moderno, innovatore. Affinché esca dalla sua condizione terzomondista, conservatrice e ipocrita. E torni ad essere a pieno titolo un Paese europeo e occidentale. Ascoltate la nostra voce!

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