Lezioni magistrali

CINQUANTA LEZIONI SUL BUON USO DELL’INCERTEZZA Nelle piazze e nei cortili del festivalfilosofia si rifletterà su contingenza e rischio, probabilità e azzardo

Esposti all’incertezza, gli individui devono imparare a convivere con destini personali aleatori e interamente privatizzati; pressate da rischi di vario tipo – ambientali, finanziari, sociali – le società devono ripensare i princìpi dell’agire collettivo e interrogarsi se sia possibile compiere scelte pienamente sicure e governabili. Il programma di lezioni magistrali del festivalfilosofia – che a Modena, Carpi e Sassuolo dal 17 al 19 settembre 2010 celebrerà il suo decennale – porterà nelle piazze e nei cortili delle tre città celebri maestri del pensiero, che si confronteranno con il pubblico sulle varie declinazioni contemporanee della fortuna, dal rapporto tra eccezione e ordine nella sfera politica, al carattere creativo dell’imprevisto, dalla teoria del rischio alle tecniche della sua calcolabilità, dal lavoro antropologico e simbolico delle culture per addomesticare il futuro all’esperienza dell’azzardo e della scommessa.

La questione della contingenza
La questione della fortuna rinvia in primo luogo allo statuto della contingenza (ciò che “ci tocca”) e al conseguente rapporto tra il possibile e il necessario. A Jean-Luc Nancy – voce tra le più significative della filosofia continentale –  toccherà mostrare di cosa è fatta la “chance”, cioè apertura fortuita al mondo e all’Essere che sfugge a ogni proiezione di possibilità. Peter Sloterdijk – forse il più originale pensatore in scena –  affronterà il tema dell’occasione in una grande diagnosi d’epoca, per mostrare come la modernità – nata nella celebrazione del rischio, dell’avventura, del viaggio e della scoperta – abbia subìto un ripiegamento nel segno delle assicurazioni e delle rassicurazioni. Massimo Cacciari prenderà di petto il tema della possibilità nel suo inquieto rapporto “amletico” con la decisione e la fatalità, mentre Sergio Givone e Maurizio Ferraris svolgeranno riflessioni sulla relazione tra possibile e necessario da ottiche distinte, la prima orientata alla questione morale della libertà e della colpa, la seconda dedicata al principio di necessità della realtà materiale. A Remo Bodei, Presidente del Comitato scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia, il compito di delineare i tratti della contingenza psichica, cioè la significatività di quel che “cade” fuori dal controllo cosciente del soggetto.
Il contingente è ciò che tocca e dunque che trasforma. Ne consegue che il lavoro della contingenza chiama a un continuo ripristino di ordine per fare fronte al cambiamento e all’eccezione, come sul piano dell’ordine politico moderno mostrerà Carlo Galli. Tali tentativi di ricostruzione, spesso sotto forma di riparazioni a ingiustizie collettive (è questo il tema della lezione di Gustavo Zagrebelsky), sono altrettante risposte alla paura che domina la condizione umana e sociale, come argomenterà Roberto Esposito. La complessità delle sfide poste al diritto e alla politica è maggiormente evidente se si considerano l’artificialità e la mancanza di fondamenti del diritto, come sosterrà Natalino Irti; tuttavia questa incompiutezza dell’ordine contemporaneo può tramutarsi in occasione, e non a caso Salvatore Veca ne farà l’elogio.
Anche l’ordine economico è in questione: d’altronde “fortuna” è parente di “ricchezza” e di “abbondanza”. Come distribuire le ricchezze, ossia come compensare mediante apposite politiche la diseguaglianza delle fortune, è il tema della lezione di Massimo Pivetti, mentre Marcello De Cecco e Oscar Giannino, in un dibattito condotto dalla giornalista Maria Concetta Mattei, si confronteranno su un’altra valenza economica della fortuna, ossia se il mercato produca ordine ed equità in modo cieco e spontaneo (come se fosse esso stesso una dea bendata) o non debba invece essere governato da regole.
La contingenza è anche ciò che tocca ai singoli. Ampio risalto verrà dunque dato al piano etico e antropologico su cui si gioca la partita della fortuna contemporanea. Zygmunt Bauman – il più influente filosofo sociale contemporaneo – ribadirà il paradosso nel quale sono presi gli individui della modernità “liquida”, costretti a cercare rimedi individuali e biografici per risolvere problemi sistemici. L’instabilità è comunque condizione umana per eccellenza, al punto da rendere mitici tutti i tentativi di stabilizzazione (come argomenterà Umberto Galimberti). E anche in ambito religioso la fede è spesso piena accettazione di “precarietà”, gratuita fiducia in Dio: ne parlerà Enzo Bianchi. Ciò nonostante le culture hanno messo a punto pratiche o sistemi d’interpretazione per rendere stabile l’instabile, come mostreranno Marino Niola (che analizzerà le forme della “superstizione” nella cultura contemporanea) e François Jullien (che presenterà il pensiero della trasformazione contenuto nei Ching, testo fondamentale  della cultura tradizionale cinese). La sfida al destino che si fa amore per il fato – argomento della lezione di Marcello Veneziani – non può far dimenticare che spesso vengono dati in sorte ruoli e condizioni che non rispecchiano  il merito e la giustizia, come nel caso della condizione femminile, di cui parlerà Michela Marzano. È su questo piano che l’esperienza del contingente fa posto a una critica di ordine etico, per discutere i criteri della sorte morale (come nella tradizione anglosassone di cui è interprete Armando Massarenti) o per guardare, come farà Salvatore Natoli, all’imponderabile che governa la vita morale mettendo tragicamente a repentaglio l’ideale della misura.

Rischio e responsabilità
Una seconda grande area in cui si riformula la questione della fortuna è quella del rischio, categoria che da ormai un trentennio contraddistingue le società contemporanee, anzi il destino globale degli Stati e del pianeta. Alla teoria del rischio in una delle sue più avanzate formulazioni sociologiche è dedicata la lezione di Raffaele De Giorgi, mentre Pier Paolo Portinaro e Frank Furedi discuteranno due importanti strategie di condotta per neutralizzare i rischi: il primo ricostruirà i princìpi dell’«etica della responsabilità», mentre il secondo discuterà criticamente il “principio di precauzione”.
La tematica del rischio e della catastrofe è sopraggiunta nelle scienze sociali partendo da una lunga carriera anche nelle scienze naturali. Jean-Pierre Dupuy – influente filosofo della scienza, docente a Parigi e Stanford – esporrà pertanto la sua teoria globale della catastrofe, mostrando le connessioni tra male naturale e male morale. Niles Eldredge, coautore con Stephen J. Gould della teoria degli equilibri punteggiati, presenterà a sua volta le estinzioni catastrofiche della biodiversità, oggi per la prima volta dovute a cause umane, come elemento caratterizzante dei processi evoluzionistici.

La cattura del futuro

La questione del rischio, essendo connessa al governo degli effetti, si lega a un altro vasto quadro nel quale opera la fortuna, ossia l’apertura di futuro propria di ogni accadere. La modernità si è specializzata in tecniche di anticipazione del rischio tramite le quali si è creduto di addomesticarlo rendendolo calcolabile e statisticamente regolabile. Alle tecniche e discipline di “cattura” del futuro sono dedicate alcune lezioni in programma. Gerd Gigerenzer, scienziato cognitivo e direttore del Max Planck Institute di Berlino,  si soffermerà sui vincoli emotivi e “viscerali” della decisione, mentre Elena Esposito mostrerà come ogni proiezione probabilistica comporti sempre un quadro “finzionale” orientato da aspettative di aspettative. Angelo Panebianco, operando su modelli diffusi nelle scienze sociali, analizzerà il rapporto tra cause ed effetti, spiegazione e previsione dei fenomeni, in una linea che rimette in gioco il tema dell’autonomia dell’azione, mentre Nicla Vassallo mostrerà come le tecniche di sapere possano produrre conoscenza anche mediante l’errore.
In una prospettiva più ampia, Marc Augé, membro del Comitato scientifico del Consorzio, proporrà di valorizzare anche nelle pratiche sociali  il modello dell’ipotesi scientifica, dove si coniugano dubbio e speranza , superando i miti nostalgici o utopici.
Tra i campi dell’esperienza umana quello delle religioni ha fornito evidentemente massicci contributi per catturare il futuro. Jürgen Moltmann e Piero Coda, da prospettive teologiche e confessionali distinte, si soffermeranno sullo scarto antropologico e religioso tra elezione e grazia, tra principio speranza e dottrina delle predestinazione, discutendo se e quanto il futuro degli uomini sia disponibile alla loro scelta. In ottica più storica, Giorgio Stabile ricostruirà la storia di lunga durata della “ruota della Fortuna” come grande dispositivo concettuale e iconografico che, a partire dal mondo classico, ordina il  tempo cosmico, storico ed esistenziale attorno all’idea di ciclicità. Sarà Giovanni Filoramo ad analizzare il contesto e i significati delle dottrine della Provvidenza nella fase di formazione della cultura teologica cristiana, mentre Giovanni Reale interpreterà il mito platonico di Er (narrato nella Repubblica), dove si discute la scelta dei «paradigmi di vita» operata sotto gli occhi della Moira, cioè del destino.

Gioco e creazione

Che il calcolo della probabilità spesso sia in scacco e si debba invece rapportarsi al futuro come proprio destino ben lo sanno i giocatori, specie quelli d’azzardo, sedotti dalle promesse della fortuna. Franco La Cecla seguirà questa esperienza ai tavoli da gioco e negli altri interstizi della vita quotidiana, come le sale per scommesse, dove la vertigine dell’azzardo indica come la posta in gioco sia, né più né meno, il venire all’essere o il piombare nel nulla. Marco Vozza si dedicherà invece a un’esperienza peculiare di avventura, di incontro azzardato dagli effetti imprevedibili, come è il caso dell’avventura amorosa. A una singolare promessa di fortuna, nel cuore stesso di un mondo apparentemente governato dalle gerarchie della risultanza statistica, si rivolgerà invece Milad Doueihi con una lezione sulla funzione “I am feeling lucky / Mi sento fortunato” del motore di ricerca Google.
Esplorando i confini tra arte e vita, tra opera e mondo, Massimo Carboni attraverserà le creazioni contemporanee per rilevare come il fortuito, l’indeterminato e il circostanziale divengano dimensione stessa dell’opera, ormai ricettiva di ciò che sta prima e fuori da essa.
Per tutti i nati con la camicia (di forza), il talentuoso attore-autore Alessandro Bergonzoni – in una vera e propria lezione magistrale – inseguirà la fortuna  nei suoi paradossi linguistici più eloquenti e avventurosi.

La lezione dei classici

Completerà il programma filosofico la sezione “Lezione dei classici”, secondo la formula sperimentata con successo nel 2009 di convocare grandi interpreti del pensiero filosofico per discutere le opere che hanno maggiormente segnato la riflessione sul tema della Fortuna.
Remo Bodei terrà una lezione sul De fato di Cicerone, vera e propria enciclopedia di dottrine morali antiche che ha non poco influenzato il pensiero dell’Occidente. Amedeo Quondam attirerà l’attenzione su un testo poco conosciuto di Francesco Petrarca, il De remediis utriusque fortunae, da cui si è sviluppata un’importante tradizione teorica sui codici culturali della fortuna e del merito. Carlo Galli leggerà Il principe di Machiavelli analizzando l’opposizione qui espressa tra virtù e fortuna. Tullio Gregory, membro del Comitato scientifico del Consorzio, commenterà i Saggi di Montaigne, forse il principale spartiacque nella cultura dello scetticismo e testo capitale della modernità. Maria Emanuela Scribano e Sergio Givone ricostruiranno due grandi sistemi filosofici del rapporto tra possibilità e necessità fioriti nell’epoca della ragione classica, rispettivamente l’Etica di Spinoza e i Saggi di teodicea di Leibniz. In un percorso di avvicinamento al contemporaneo Antonio Gnoli si soffermerà sull’esperienza della finitezza e della contingenza teorizzata da Heidegger in Essere e tempo, mentre Pier Paolo Portinaro commenterà uno dei testi più influenti per la morale della responsabilità, ossia Il principio responsabilità di Hans Jonas.

La filosofia della comunità

nono festival filosofia
nono festival filosofia

Tra i poli estremi dell’individualismo illimitato e del comunitarismo difensivo, tra il soggetto-atomo e quello fuso in identità collettive, sta il vasto campo di esperienza di ciò che è comune e condiviso. Nuove figure e inedite tensioni lo attraversano, che pongono al pensiero filosofico un compito di analisi altrettanto vasto e innovatore. A questa lettura integralmente problematica della questione della comunità sarà dedicato il programma delle lezioni magistrali del nono festivalfilosofia, a Modena, Carpi e Sassuolo dal 18 al 20 settembre 2009.

Bodei a Modena
Bodei a Modena

Nelle piazze e nelle chiese delle tre città, celebri maestri del pensiero contemporaneo si confronteranno con il pubblico su alcuni grandi temi che spaziano dal fondamento della comunità ai suoi luoghi, dai sentimenti che cementano o dividono le collettività alle comunità virtuali che nascono online. Il programma presenterà alcune delle più aggiornate istanze filosofiche sulla comunità, per segnalare la complementarità tra il singolare e il comune. A Jean-Luc Nancy, una delle più originali voci filosofiche contemporanee, sarà affidata una riflessione sulla radice comune dell’esperienza umana, centrata sull’essere con gli altri e sull’originaria priorità della relazione.

Analogamente Roberto Esposito, cui si deve una delle più articolate trattazioni della communitas, discuterà il rapporto comunitario come condivisione e meccanismo di dono, mentre la riflessione di Carlo Galli andrà a sottolineare i rischi connessi alla privatizzazione delle culture qualora si assuma una visione puramente formale della cittadinanza. Non si dà infatti comunità senza princìpi e regole condivise che orientino l’esperienza “di tutti e di ciascuno”.

Galimberti a Sassuolo
Galimberti a Sassuolo

Sarà il giurista Stefano Rodotà ad affrontare in questo quadro il concetto di autodeterminazione, tema cruciale in cui si esprime il difficile rapporto tra libertà individuali e norme comuni. La libertà come diritto fondamentale e, viceversa, come valore tragico sarà il tema rispettivamente di Fernando Savater e di Sergio Givone. Ad esperienze di estraniazione dalla libertà sono dedicate anche le lezioni di due dei principali protagonisti della filosofia contemporanea: Emanuele Severino, che offrirà una riflessione sulla solitudine, e Remo Bodei, supervisore scientifico del festival fin dalla prima edizione e ora membro del Comitato scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia, che traccerà l’esperienza dell’esilio e la difficoltà di elaborare il trauma del distacco dalla propria comunità. Né essenze inalterabili, né destino di popoli, le comunità umane si costituiscono e si trasformano nel tempo e nello spazio secondo strategie molteplici: l’antropologo tedesco Christoph Wulf, analista dei gesti e delle liturgie pubbliche, affronterà la “produzione” rituale della comunità, esemplificata anche dal ruolo della “religio” nel mondo romano, la cui trattazione è affidata allo storico delle religioni Giovanni Filoramo.

Il filosofo morale Avishai Margalit declinerà questo tema attraverso la parola-chiave della nostalgia, sottolineando come le comunità si costituiscano attorno a memorie condivise e a peculiari rielaborazioni del passato. Jon Elster, uno dei più innovativi filosofi delle scienze sociali, discuterà in particolare la giustizia riparatrice, per la quale società lacerate da guerre civili o crimini contro l’umanità risultano capaci di riconciliazione legale e comunitaria.

Marc Augé
Marc Augé

Una delle strategie di costruzione comunitaria più originarie, che fa leva sulle pulsioni e i desideri inscritti nella psiche dei singoli, è quella erotica, tema delle lezioni di Umberto Galimberti e di Marco Vozza, che affronterà la “comunità degli amanti” dal punto di vista delle sue implicazioni etiche. Le comunità occupano spazio e costruiscono luoghi, materiali e istituzionali, stabilendo un dentro e un fuori che non sono solo concreti, ma anche simbolici, come la frontiera, tema di Marc Augé, fra i più accreditati antropologi contemporanei e membro del Comitato scientifico del Consorzio.

Tra i luoghi esemplari della comunità sta certamente anche la casa greca, di cui parlerà la storica del diritto Eva Cantarella, per sottolineare l’intreccio antico tra famiglia e città, mentre alle forme della metropoli contemporanea, con la sua promessa di libertà e di anonimato, sarà dedicato l’intervento di Francisco Jarauta, esperto della cultura filosofica delle avanguardie artistiche.

Se la città appartiene all’intera collettività, vi sono luoghi precipui di determinate comunità, come il monastero con la sua regola, di cui parlerà Enzo Bianchi, Priore della Comunità di Bose, o il laboratorio artigiano, spazio di una comunità di lavoro essa pure inconcepibile senza una regola di cooperazione: ne parlerà Richard Sennett, uno dei maggiori sociologi del nostro tempo. L’epoca contemporanea è contraddistinta peraltro da un nuovo tipo di luoghi, virtuali e fondati sulla comunicazione. Alle trasformazioni della vita personale e collettiva determinate dalle nuove tecnologie dedicherà una lezione la sociologa Eva Illouz, mentre il filosofo Maurizio Ferraris parlerà della connettività e della costruzione di comunità non più fondate su “suolo e sangue”.

Massimo Cacciari
Massimo Cacciari

Nell’epoca delle identità fittizie la sociologa Gabriella Turnaturi si soffermerà sulla questione del segreto. Il filosofo e teologo Adriano Fabris rifletterà invece sull’etica del virtuale, analizzandone criticamente i paradigmi di comunicazione. La comunità si cementano e si riproducono anche attraverso sentimenti e valori che, radicati nell’interiorità individuale, consentono la partecipazione e la condivisione. Massimo Cacciari aprirà il festival a Modena con una lezione sul “prossimo”, cui faranno da complemento la riflessione del teologo Piero Coda sul principio biblico della comunione e quella di Vincenzo Vitiello sul rapporto tra la Cristianità e la cultura dell’Occidente. Salvatore Natoli mostrerà le radici dell’idea di fiducia, componente essenziale dell’esperienza non solo nella sua dimensione privata, mentre Carlo Sini presenterà una lettura innovativa del principio di carità, intesa come capacità di scelta «nel nome del terzo».

Le radici classiche dell’amicizia saranno discusse da Enrico Berti, autorevole studioso di Aristotele, che mostrerà come l’amicizia fosse per i greci una sorta di virtù politica su cui costruire il bene comune, mentre Franco Cassano porterà il discorso sui “beni comuni” in prospettiva contemporanea. Le comunità si riconoscono (e si dividono) anche sulla base di discorsi, ideologie e ideali. Così l’Europa è sostanzialmente “civitas”, ossia cultura di città che coniuga universalismo e differenza, come argomenterà il filosofo politico Giacomo Marramao, e anche il pianeta diventa sempre più democratico, almeno formalmente: ai princìpi e alle regole della democrazia sarà dedicata la lezione di Michelangelo Bovero, erede del magistero di Norberto Bobbio.

Emanuele Severino
Emanuele Severino

Ma le comunità non sono sempre rose e fiori, parate e messe cantate. Possono al contrario risultare oppressive, soffocanti e conflittuali. Come mostrerà Elena Pulcini, esse fanno leva su meccanismi di paura che possono venire disinnescati solo attraverso il ricorso a una nuova nozione di cura e di responsabilità. Vi sono pulsioni di aggressività e rivalità che possono arrivare a impedire la vita in comune, come mostreranno, da prospettive diverse, Mario Perniola e Roberto Escobar, mentre Etienne Balibar, uno dei più significativi esponenti del pensiero marxista, si soffermerà sulle politiche di esclusione che fanno uso di ideologie razziste.

Alla nascita della categoria stessa di razza e alla sua pervasività all’interno delle tradizioni colte sarà dedicata la lezione di Maurice Olender, storico dei saperi religiosi. Su uno sfondo che risale fino alla cultura dell’antica Grecia, Umberto Curi ricostruirà da parte sua la figura dello straniero e la sua traiettoria nel pensiero occidentale. La questione dell’estraneo possiede valenze non solo politiche, ma anche squisitamente filosofiche: il pensatore tedesco Bernhard Waldenfels la indicherà come tratto irriducibile dell’esperienza, non derivabile dal “proprio”, né superabile nell’universale.

L’attuale fertile stagione di ricerche neuroscientifiche offre una sfida di pensiero anche al discorso sulla morale. Due filosofe, Laura Boella e Roberta de Monticelli, da prospettive diverse incroceranno i risultati degli studi sui neuroni-specchio e su altre procedure cognitive, mostrandone la convergenza su temi come l’empatia e la partecipazione emotiva al “senso comune”. In un programma che fin dalla prima edizione ha segnalato la cruciale alleanza tra ragione e gusto attraverso la sezione “cucinafilosofica” non poteva mancare, infine, un momento di riflessione sul convito, il pasto comune, come elemento rituale e sociale fondamentale nella costruzione della comunità. Su questo tema – all’incrocio tra filosofia, storia e gastronomia – dialogheranno Tullio Gregory, che da sempre firma la cucinafilosofica ed è ora membro del Comitato scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia, e Armando Torno, editorialista di spicco del “Corriere della Sera”.

distributori
distributori

Per rafforzare il carattere di vasta pedagogia pubblica rivolta non tanto agli specialisti quanto ai cittadini desiderosi di aggiornare o integrare i propri strumenti di giudizio, una nuova sezione arricchirà il programma del festivalfilosofia: denominata “La lezione dei classici”, presenterà i testi più significativi per la teoria della comunità – da Platone e Aristotele ad Agostino e Averroè, da Hobbes e Marx a Tönnies e Schmitt, da Arendt a Derrida – nella lettura diretta di specialisti di primo rango, quali Wolfgang Schluchter e Maurizio Viroli.