FABBRICHE DELLA NATURA
Nelle piazze e nei cortili del festivalfilosofia si rifletterà su natura e cultura, paesaggio e ambienti, corpi e biodiritto
Sotto la spinta delle trasformazioni innescate dalle scienze e dalle tecnologie, tanto la riflessione filosofica quanto il senso comune si misurano con questioni inedite nella millenaria elaborazione dell’idea di Natura. Il programma di lezioni magistrali del festivalfilosofia – che a Modena, Carpi e Sassuolo dal 16 al 18 settembre 2011 celebrerà la sua undicesima edizione – porterà nelle piazze e nei cortili delle tre città celebri maestri del pensiero, che si confronteranno con il pubblico sulle varie declinazioni contemporanee della Natura, tracciando linee tematiche che misureranno, tra le altre, la questione del rapporto tra natura e cultura, il futuro del paesaggio, le politiche della natura e le frontiere del biodiritto.
Conoscere la Natura
Una preliminare messa a punto teorica riguarderà lo statuto della conoscenza della natura e il suo rapporto con la cultura. Per effetto delle acquisizioni dapprima delle scienze fisiche e poi soprattutto di quelle biologiche, l’epoca contemporanea ha ridefinito un insieme di opposizioni tradizionali della riflessione filosofica occidentale come soggetto-oggetto, fatti-valori, anima-corpo. Nicla Vassallo e Maurizio Ferraris presenteranno in questa chiave due paradigmi fondamentali: rispettivamente quello del «naturalismo filosofico», nel quale si esaminano i processi cognitivi come fenomeni naturali; e quello del «realismo filosofico», che indaga l’autonomia e la precedenza del mondo esterno rispetto a ogni schema percettivo e conoscitivo.
Non mancano prospettive che, al di là della “naturalizzazione” della conoscenza, sottolineano il ruolo dell’interazione sociale e dell’educazione nel farsi dei processi cognitivi e della coscienza individuale. Così il sociologo di Heidelberg Wolfgang Schluchter ricostruirà la polarità tra “scienze della Natura” e “scienze della Cultura” nel nuovo contesto segnato dall’affermazione delle neuroscienze. Christoph Wulf, antropologo e scienziato dell’educazione, indicherà invece la centralità dei processi educativi e di socializzazione nel perfezionamento della natura umana.
A far da complemento alla riflessione sul dispositivo occidentale, il sinologo di Cambridge Roel Sterckx presenterà lo statuto del cosmo nel pensiero cinese tradizionale, mostrando il ruolo dell’energia vitale e la sua dimensione non-dualistica.
Semantica della Natura
Se si deve sottolineare la differenza tra le culture, non va nemmeno dimenticato che ogni civiltà si è trasformata. La riflessione occidentale – a partire dalle sue radici mitiche, greche e cristiane fino ad arrivare alla configurazione contemporanea – ha dato alla Natura molti nomi: questa plurale semantica consentirà di metterne a fuoco le molteplici implicazioni. “Terra” è uno degli appellativi più arcaici con cui si è chiamato l’ambiente naturale che fa da casa al nostro stare al mondo: da differenti prospettive, anche indagando le connessioni che legano il rapporto con la terra alla tutela del pianeta, Carlo Sini e Felix Duque (filosofo spagnolo esordiente al festival) ne esploreranno i significati. Come già nello schema mitico la Terra è madre, così nel pensiero biblico e poi cristiano il Creato ha un Padre, di cui il mondo costituisce una delle eredità, lasciata al genere umano con il compito di salvaguardarla: è il tema della lezione di Vincenzo Paglia, tra dottrina teologica e imperativo ecologico. Salvaguardare il Creato significa perpetuare la vita, che è fatta dei frutti della natura, a partire dal primo e più autentico, il pane quotidiano celebrato dalla preghiera cristiana e dal lavoro di ogni comunità: ne parlerà Enzo Bianchi. Tra i nomi della Natura ne spicca uno che sfugge a ogni compiuta traduzione: “physis”, come nella lingua dei primi filosofi greci. A questa parola fondamentale – che rinvia a una produttività irriducibile allo schema del contributo umano – è dedicata la lezione di Massimo Cacciari. Per converso la modernità ha insistito proprio sul dualismo tra una natura inerte e dominabile e la facoltà umana di produrre macchine, cioè oggetti artificiali: questa dicotomia è il tema della lezione di Remo Bodei, Presidente del Comitato scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia. Nella sua fase più tarda, segnata dall’affermazione delle scienze della vita, la modernità ha attribuito – e continua ad attribuire – nuovi nomi alla Natura: “ambiente”, per esempio, parola chiave di molti dibattiti pubblici contemporanei e di cui Ottavio Marzocca presenterà una genealogia; o “ecosistema”, flusso di materia ed energia indispensabile alla vita e alla sua organizzazione, sul cui significato nelle scienze evoluzionistiche si soffermerà Mauro Ceruti.
Convocando le discipline fisiche in una delle loro più avanzate formulazioni contemporanee, Ignazio Licata mostrerà cosa ne è oggi del Cosmo, trasformato in «multiverso», nel quale emerge il carattere eccentrico della Terra.
Corpo
Le trasformazioni contemporanee della Natura verranno saggiate in una serie di terreni cruciali. Innanzi tutto quello del corpo, riportato a centralità dalle scienze della vita, che lo sottraggono alla sua fissità naturale e destinale. Umberto Galimberti aprirà questo dossier insistendo sulla necessità di riconoscere l’unicità di corpo ed esistenza, superando il dualismo di corporeità e organismo, mentre il filosofo tedesco Gernot Böhme, introducendo l’idea di una «scomparsa della Natura», ricostruirà i modi con i quali il corpo può fare esperienza della Natura che si trova di fronte.
Forma classica della verità quanto della natura, la nudità è sottoposta a una svestizione ulteriore in cui il corpo si rivela privo di un fondamento essenziale e il senso sensibile si annuncia come puro mostrarsi: ecco il mio corpo, come dirà Jean-Luc Nancy. Il corpo è luogo di generazione e di genere, tuttavia è anche termine naturale di un campo metaforico nel quale il tema del concepire – vite, concetti – si rivela sotto un profilo più ampio, come mostrerà la lezione di Francesca Rigotti.
Corpo è anche luogo del cervello, di cui la coscienza, secondo i programmi di ricerca delle neuroscienze, sarebbe un correlato. Tutte le caratteristiche naturali, d’altronde, sembrano già scritte in un codice che ne contempla le infinite varianti, il genoma che, come mostrerà Edoardo Boncinelli, costituisce la grammatica della vita. Le sfide delle neuroscienze sollecitano questioni filosofiche che, sul crinale tra teoria della coscienza e riflessione sull’identità personale, riformulano la soggettività all’altezza dei tempi. Alva Noë, neuroscienziato e filosofo di Berkeley, discuterà la complementarietà tra coscienza ed esperienza, tra costituzione del Sé e mondo esterno, mentre Roberta de Monticelli mostrerà i profili di individualità che emergono dal confronto tra i modelli neurobiologici e il portato della tradizione fenomenologica.
Ambienti
Ambienti e paesaggi rappresentano un’ulteriore terreno nel quale l’elaborazione della Natura ha incontrato significative trasformazioni. Il quadro antropologico complessivo della questione del paesaggio – tra statuto dei luoghi ed esperienza degli spazi – sarà tracciato da Marc Augé, membro del Comitato scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia, mentre Maurizio Bettini presenterà il paesaggio sonoro, cioè la fonosfera, di una cultura come quella antica, immersa in voci, grida e canti animali e umani, a differenza dello sfondo di suoni tecnici e artificiali nel quale si svolge l’esperienza nel mondo contemporaneo.
Salvatore Settis si soffermerà sulla circolarità tra paesaggio, territorio e ambiente, mostrando come i beni culturali e quelli naturali siano coessenziali nella determinazione del bene comune. Non a caso la questione degli ambienti prende spesso la forma di analisi e progetti di stampo urbanistico. Nuovi modelli di città emergono nella discussione, fino a porre esplicitamente la questione della necessità di un urbanesimo ecologico che “ri-naturalizzi” gli spazi della città: è questo il cuore dell’attuale lavoro di Rem Koolhaas, tra i maggiori protagonisti globali della progettazione urbanistica, che tiene per la prima volta una lezione al festival. La complementarietà di natura e urbanistica emergerà anche nella lezione di Pierre Donadieu, architetto dell’Ecole Nationale du Paysage di Versailles, che presenterà la sua proposta di un paesaggio mediatore tra campagna e città, per rendere le città più abitabili e la vita più sostenibile.
Politiche della natura
La costruzione di spazi sostenibili conduce al portato politico delle trasformazioni della natura, evidente nella discussione quanto mai attuale sulle iniziative green in economia (di cui parlerà Aldo Bonomi), così come nelle sfide culturali, economiche e legislative connesse alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico, dall’economia petrolifera al futuro delle rinnovabili, che saranno argomento di un dibattito tra specialisti del settore.
Una questione di fondo pervade la discussione su queste politiche, ossia la domanda «di chi è la Natura?», nell’epoca in cui nuove tecnologie bioingegneristiche consentono di brevettare organismi geneticamente modificati: Vandana Shiva darà una risposta nel segno della tutela dei saperi comunitari.
Le politiche della natura investono i corpi umani trasformandoli in campo di dominio, istituendo confini tra naturale e politico, tra natura e storia, che spesso hanno messo capo a vere e proprie politiche “sulla” vita, come mostreranno, da diverse prospettive, Roberto Esposito e Simona Forti.
Sarà infine Zygmunt Bauman a portare l’andirivieni tra naturale e politico alle sue più estreme, drammatiche e attuali conseguenze: quelle di una vita individuale, anzi di intere collettività, emarginate e manipolabili, rese esse stesse scarti di una società che si sente sotto assedio e si trincera.
Etiche della natura
Le trasformazioni in atto chiamano a responsabilità inedite sia nel campo delle scelte private che delle decisioni pubbliche, stimolando una riflessione sugli strumenti giuridici più adeguati alla gestione delle nuove frontiere della natura umana. Prima che giuridica, tale questione è tuttavia ontologica, perché investe la verità della natura umana, il cui destino è esposto nell’Occidente, come mostrerà Emanuele Severino, a una modificabilità tecnica che non ammette limiti assoluti o naturali. Preso nella sua inestirpabile finitudine, il genere umano non sembra avere altra risorsa – come argomenterà Salvatore Natoli – che assumersi tutta intera la responsabilità di porre un limite ai pericoli che esso genera dentro una natura ad esso smisuratamente irriducibile. Il destino della responsabilità – gli farà eco Sergio Givone – dipende dall’inattingibilità dell’innocenza, costitutivamente velata dal peccato o segnata dalla colpa.
Alla pervasività della tecnica non sfugge il diritto: perduta ogni oggettività della natura, la norma giuridica – come sosterrà Natalino Irti – dipende dalla decisione politica. Le frontiere della bioingegneria spingono viceversa verso la formulazione di diritti di nuova generazione, per affrontare la questione, altamente controversa, di cosa sia naturale e cosa sia invece regolabile, di quali siano gli ambiti di vita sui quali si possa legiferare: dalle loro diverse prospettive ne parleranno Stefano Rodotà e Francesco D’Agostino.