Propaganda

Inviato a raccontare la cerimonia di apertura e l’incontro inaugurale dei Mondiali 2018 fra Russia e Arabia Saudita, Aldo Cazzullo si è piuttosto esibito (vedi “Corriere della Sera” del 15 giugno) in quello che, senza eccessive forzature, si potrebbe classificare come un esempio di propaganda di guerra nell’epoca in cui la guerra si combatte (almeno per il momento) sui media più che sul campo. Per giustificare tale affermazione citerò alcuni passaggi significativi dell’articolo in questione. <<Ieri i russi hanno acclamato il loro capo, interrompendolo con un’ovazione nonostante il discorso né breve né brillante>> (notare l’uso del termine capo al posto di presidente e l’allusione al servilismo di un popolo che plaude al duce a prescindere dai contenuti del discorso). <<Gli unici fischi vengono dal settore della stampa>> aggiunge l’autore poche righe sotto (il popolo è bue ma a noi giornalisti non la si fa).

Segue la sarcastica descrizione di una tribuna d’onore che <<sembra un vertice di partiti fratelli dell’Unione Sovietica più che una vetrina del mondo libero>>. A parte la qualifica di <<mondo libero>> (riferita a quelle nazioni occidentali che appoggiano il regime neonazista di Kiev; hanno negato al popolo greco il diritto di decidere democraticamente del proprio destino; dichiarano, con le parole del commissario europeo al bilancio, che <<i mercati insegneranno agli italiani come votare>>; contestano ai cittadini “incompetenti” il diritto di decidere su temi “complessi” come la Brexit, il referendum italiano sulle riforme costituzionali, ecc.), l’elenco dei “nemici” totalitari e antidemocratici  comprende: i leader delle ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale, il <<caudillo rosso>> Maduro, nonché l’ex leader socialdemocratico Schroder (<<ormai un famiglio>>). Quanto al principe ereditario saudita (esponente di un regime liberticida tenuto in piedi dalle potenze occidentali!) è lì <<per concordare con Putin il calo delle estrazioni di petrolio in modo da far ulteriormente aumentare i prezzi>>. E qui si tocca il nervo scoperto: il nemico non si definisce in base all’ideologia (a Davos il presidente cinese è stato applaudito come paladino del libero mercato globale) ma allo scontro di interessi (l’affacciarsi della Russia sul teatro mediorientale mette in discussione la secolare egemonia occidentale).

Nel vecchio Corriere – ai tempi in cui la stampa non era ancora ridotta a volgare coro del pensiero unico neoliberista – il compito di parlare senza ipocrisie dei conflitti di interesse era affidato al cinismo disincantato degli Ostellino e dei Romano, oggi tocca all’ipocrisia di “firme” che dissimulano la posta in palio dietro le battute sul folklore: la statua di Lenin accanto ai marchi degli sponsor, Putin che canta (male) qualche nota de la Donna è mobile, gli spettatori obbligati a sfilare fra due ali di militari, <<tipo prigionieri di guerra>> (e qui l’ipocrisia si fa eccesso di zelo antirusso: qualsiasi altro Paese, in tempi di paranoia sul rischio attentati, avrebbe schierato migliaia di agenti e soldati per proteggere un simile assembramento di massa, ma se, malgrado tutto, si verificasse un attentato, scatterebbe immediatamente il coro delle denunce sull’inadeguatezza del sistema di sicurezza).

Finiamo con l’inno russo: musicalmente è meraviglioso ma, a parte le nuove parole, resta quello <<commissionato da Stalin in piena guerra mondiale>>. Insomma, l’accostamento fra Putin e Stalin (come quelli che. in un recente passato, accostarono senza vergogna Saddam Hussein e Milosevic a Hitler per giustificare i bombardamenti “umanitari” su Iraq e Serbia) è di rigore. Putin gode del consenso della schiacciante maggioranza del suo popolo? Ciò durerà solo finché <<la società civile non si farà sentire con maggior forza>>. Quale società civile? Gli oligarchi? Le infime minoranze filo occidentali?

Ma ha davvero senso parlare di propaganda di guerra? Non si tratta semplicemente di un brutto articolo, macchiato da un eccesso di tendenziosità? Purtroppo penso ci sia di peggio e di più. La martellante propaganda antirussa orchestrata dai media occidentali eredita argomenti e stile dalla vecchia propaganda antisovietica per costruire una narrazione che associa vecchia e nuova Russia sotto la categoria del dispotismo e della barbarie orientali; una mistificazione ispirata da una duplice paura: 1) quella per l’ondata populista che, assumendo il ruolo un tempo svolto dal blocco socialista, sfida il dominio delle élite finanziarie e delle caste politiche occidentali (sfida sempre più spesso rappresentata come un rischio di crollo della civiltà democratica e di guerra civile); 2) quella di una crisi geopolitica che rischia di sancire la fine della globalizzazione, ridisegnando i rapporti di forza fra Stati Uniti, Europa, Russia, Cina e una serie di potenze regionali (papa Francesco la chiama la terza guerra mondiale strisciante). E quando cominciano a spirare venti di guerra arriva puntuale la propaganda di guerra.

Carlo Formenti

http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/?p=25323

Vademecum elettorale

Adesso che siete freschi di propaganda referendaria sicuramente riconoscerete qualcuna di queste tecniche di psicologia sociale (si trovano su wikipedia) e sarete preparati per le prossime elezioni!

Del tempo è stato speso per analizzare i mezzi con cui vengono trasmessi i messaggi propagandistici, e questo lavoro è importante, ma è chiaro che le strategie di disseminazione dell’informazione diventano strategie di diffusione della propaganda solo quando sono accoppiate a messaggi propagandistici. Identificare questi messaggi è un prerequisito necessario per studiare i metodi con cui questi vengono diffusi. Ecco perché è essenziale avere qualche conoscenza delle seguenti tecniche di produzione della propaganda:

  • Ricorso alla paura: il ricorso alla paura cerca di costruire il supporto instillando paura nella popolazione. Per esempio Joseph Goebbels sfruttò la frase I tedeschi devono morire!, di Theodore Kaufman, per sostenere che gli alleati cercavano la distruzione del popolo tedesco.
  • Ricorso all’autorità: il ricorso all’autorità cita prominenti figure per supportare una posizione, idea, argomento o corso d’azione.
  • Effetto gregge: l’effetto gregge o l’appello alla “vittoria inevitabile” cercano di persuadere il pubblico a prendere una certa strada perché “tutti gli altri lo stanno facendo”, “unisciti alla massa”. Questa tecnica rafforza il naturale desiderio della gente di essere dalla parte dei vincitori. Viene usata per convincere il pubblico che un programma è espressione di un irresistibile movimento di massa e che è nel loro interesse unirsi. La “vittoria inevitabile” invita quelli non ancora nel gregge a unirsi a quelli che sono già sulla strada di una vittoria certa. Coloro che sono già (o lo sono parzialmente) nel gregge sono rassicurati che restarci è la cosa migliore da farsi.
  • Ottenere disapprovazione: questa tecnica viene usata per portare il pubblico a disapprovare un’azione o un’idea suggerendo che questa sia popolare in gruppi odiati, temuti o tenuti in scarsa considerazione dal pubblico di riferimento. Quindi, se un gruppo che sostiene una certa politica viene indotto a pensare che anche persone indesiderabili o sovversive lo appoggiano, i membri di tale gruppo possono decidere di cambiare la loro posizione.
  • Banalità scintillanti: le “banalità scintillanti” sono parole con un’intensa carica emotiva, così strettamente associate a concetti o credenze di alto valore, che portano convinzione senza supportare informazione o ragionamento. Esse richiamano emozioni come l’amore per la patria, la casa, il desiderio di pace, la libertà, la gloria, l’onore, ecc. Chiedono approvazione senza esaminare la ragione. Anche se le parole o le frasi sono vaghe e suggeriscono cose differenti a persone differenti, la loro connotazione è sempre favorevole: “I concetti e i programmi dei propagandisti sono sempre, buoni, auspicabili e virtuosi”.
  • Razionalizzazione: individui o gruppi possono usare generalizzazioni favorevoli per razionalizzare atti o credenze. Frasi vaghe e piacevoli sono spesso usate per giustificare tali atti o credenze.
  • Vaghezza intenzionale: le generalizzazioni sono sempre vaghe, in modo che il pubblico possa fornire la propria interpretazione. L’intenzione è quella di muovere il pubblico tramite l’uso di frasi indefinite, senza analizzare la loro validità o tentare di determinare la loro ragionevolezza o applicabilità.
  • Transfer: questa è una tecnica di proiezione di qualità positive o negative (lodare o condannare) di una persona, entità oggetto o valore (un individuo, gruppo, organizzazione, nazione, il patriottismo, ecc.) a un altro soggetto per rendere quest’ultimo più accettabile o per screditarlo. Questa tecnica viene generalmente usata per trasferire il biasimo da un attore del conflitto all’altro. Evoca una risposta emozionale che stimola il pubblico a identificarsi con l’autorità riconosciuta.
  • Ipersemplificazione: generalizzazioni favorevoli sono utilizzate per fornire risposte semplici a problemi sociali complessi, politici, economici o militari.
  • Uomo comune: l’approccio dell'”uomo comune” tenta di convincere il pubblico che le posizioni del propagandista riflettano il senso comune della gente. Viene designato per vincere la fiducia del pubblico comunicando nel suo stesso stile. I propagandisti usano un linguaggio e un modo di fare ordinari (e anche gli abiti nelle comunicazioni faccia a faccia o audiovisive) nel tentativo di identificare il loro punto di vista con quello della persona media.
  • Testimonianza: le testimonianze sono citazioni, dentro o fuori contesto, dette specificamente per supportare o rigettare una data politica, azione, programma o personalità. La reputazione e il ruolo (esperto, figura pubblica rispettata, ecc.) dell’individuo che rilascia la dichiarazione vengono sfruttati. La testimonianza pone la sanzione ufficiale di una persona rispettata o di un’autorità sul messaggio propagandistico. Questo viene fatto in un tentativo di far sì che il pubblico si identifichi con l’autorità o che accetti le opinioni e le convinzioni dell’autorità come se fossero sue.
  • Stereotipizzazione o etichettatura: questa tecnica tenta di far sorgere pregiudizi nel pubblico etichettando l’oggetto della campagna propagandistica come qualcosa che la gente teme, odia, evita o trova indesiderabile.
  • Individuare il Capro espiatorio: colpevolizzare un individuo o un gruppo che non è realmente responsabile, alleviando quindi i sentimenti di colpa delle parti responsabili o distraendo l’attenzione dal bisogno di risolvere il problema per il quale la colpa è stata assegnata.
  • Parole virtuose: sono parole appartenenti al sistema di valori del pubblico, che tendono a produrre un’immagine positiva quando riferite a una persona o a un soggetto. Pace, felicità, sicurezza, guida saggia, libertà, ecc., sono parole virtuose.
  • Slogan: uno slogan è una breve frase a effetto che può includere la stereotipizzazione o l’etichettatura.
  • Conventio ad tacendum: la propaganda, come insegna soprattutto il caso del fascismo italiano, consiste anche nello scegliere le notizie, decidendo quali diffondere e quali tacere. La convenzione comunemente accettata di non parlare di un certo argomento viene definita conventio ad tacendum.

L'elogio della carta straccia

di Antonio Serena

Esaurito il repertorio degli scemi che fanno politica, è il momento dei giullari che insegnano storia. Lunedì 17 dicembre, in diretta su Rai Uno alle 21.10 dal Teatro 5 di Cinecittà, riaperto e ristrutturato dopo l’incendio di qualche mese fa, l’attore Roberto Benigni, colui che iniziò la sua carriera nel 1977 con il film “Berlinguer ti voglio bene”, ci ha spiegato in diretta la Costituzione italiana nello spettacolo “La più bella del mondo”.

Dopo un’ ora di satire cotte e stracotte contro Berlusconi (ahimè, cosa farà il comico quando il cavaliere non ci sarà più: lo elogerà come ha fatto stasera con Fanfani dopo averlo preso per il culo da vivo?) il nostro è passato a parlar di storia. Partendo ovviamente dalla Resistenza che ha dato a tutti la libertà e ci ha liberato da Hitler per portarci questo mondo radioso dove un giovane su tre è disoccupato e la gente senza lavoro si spara. Quant’è bella la libertà!

Allora i giovani – ha sentenziato il comico-professore – per darci questa libertà andarono in montagna a combattere, a fare i partigiani, ma non perché obbligati o per evitare di far la guerra (pochini sia al nord contro i tedeschi che al Sud con gli americani), ma perché volevano liberare il paese dalla dittatura, sostituendola con la libertà, quella “liberista” che stiamo vivendo attualmente o, se andava diversamente, con quella comunista che, almeno fino a poco tempo fa, piaceva al Benigni.

Furono loro e soltanto loro, i potenti partigiani, a liberare l’Italia, non gli angloamericani: e qui deve aver letto i libri del suo collega del “Corriere della Sera” Aldo Cazzullo (potenza dei nomi), perché solo lui al mondo è arrivato ad esprimere tanta comicità in materia.

Ecco allora che noi oggi, finalmente, nonostante la parentesi del recente “medioevo Berlusconiano”, siamo un popolo unito e – udite, udite!!!- Sovrano. Dove, non il re o il dittatore, scrivono le leggi, ma il popolo, i cittadini. Magari non proprio direttamente, ma attraverso quel veicolo di saggezza e probità che sono i partiti. Siamo noi che decidiamo il nostro presente ed il nostro futuro; noi che nominiamo chi ci deve comandare attraverso libere elezioni (magari con liste preconfezionate e senza poter dare preferenze); noi che, attraverso i nostri delegati, votiamo il Premier (che poi la Grande finanza usuraia provvede a sostituire con un cameriere di suo gradimento); noi che decidiamo a stragrande maggioranza attraverso i referendum di non finanziare più i partiti (che nonostante ciò continuano a percepire le stesse somme in misura quadruplicata); noi che stabiliamo dove mandare i nostri mercenari a fare le guerre ospitando le basi militari degli occupanti (pardon, Alleati) sul nostro territorio e sciogliendo i nostri migliori Corpi militari per sostituirli con dei droni; noi che abbiamo un Presidente della Repubblica talmente “libero” da inneggiare al massacro degli insorti da parte dei carri armati sovietici ai tempi della rivolta d’Ungheria; noi, sovrani anche in finanza, che facciamo emettere il nostro danaro da una Banca d’ Italia che, come ci ha spiegato la Cassazione “non è una società per azioni di diritto privato, bensì un istituto di diritto pubblico… “, i cui azionisti però sono banche private.

Il furbetto passato dal seminario giovanile al Partito comunista (quei “dittatori” che ora rinnega), strizzando l’occhio ai Potenti del mondo con un film che gli è valso due Oscar, ma dimenticandosi di coloro che in Palestina soffrono cacciati dalle loro terre occupate, si è ben guardato dal nominare Mussolini, altrimenti qualcuno avrebbe potuto ricordargli certe leggi istituite molti anni prima di quella Sacra Carta Costituzionale, “La più bella del mondo”, che però è rimasta un libro dei sogni. A differenza delle realizzazioni del “bieco dittatore” che sostituì partiti e conventicole massoniche con un partito unico che diede agli italiani: Assicurazione contro la disoccupazione, Leggi a tutela del di donne e fanciulli, Assistenza illegittimi e abbandonati, Assistenza obbligatoria contro la TBC, Esenzione tributaria per le famiglie numerose, Assicurazione invalidità e vecchiaia, Assicurazione contro la disoccupazione, Assistenza ospedaliera ai poveri, Tutela del lavoro di donne e fanciulli, Opera nazionale maternità ed infanzia (O.N.M.I.), Assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali, Opera nazionale orfani di guerra, Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (I.N.P.S.), Settimana lavorativa di 40 ore, Istituto Nazionale per l’ Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (I.N.A.I.L.), Ente Comunale di Assistenza (E.C.A.), Assegni familiari, Istituto per l’Assistenza malattia ai lavoratori (I.N.A.M.), Istituto Autonomo Case Popolari, Riforma della scuola, Opera Nazionale Dopolavoro (nel 1935 disponeva di 771 cinema, 1227 teatri, 2066 filodrammatiche, 2130 orchestre, 3787 bande, 1032 associazioni professionali e culturali, 6427 biblioteche,994 scuole corali, 11159 sezioni sportive, 4427 di sport agonistico), Lotta alla Mafia con emigrazione di “Cosa nostra” negli Stati Uniti, Carta del lavoro, Patti Lateranensi, Lotta contro l’analfabetismo (eravamo tra i primi in Europa: dal 1923 al 1936 siamo passati dai 3.981.000 a 5.187.000 alunni, studenti medi da 326.604 a 674.546, universitari da 43.235a71.512), Doposcuola per il completamento degli alunni, Lotta contro la malaria, colonie marine e montane gratuite per i non abbienti, Refezione scolastica, Obbligo scolastico fino ai 14 anni, Scuole professionali, Magistratura del Lavoro, Istituzione Parchi nazionali (Gran Paradiso, Stelvio, Abruzzo. Circeo, ecc.) …Fermiamoci qui.

Vicino a me, a seguire l’esibizione del comico nominato Cavaliere di Gran Croce dal venerato maestro Ciampi (il Presidente-economista famoso per aver bruciato in due giorni 60 mila miliardi di lire – 30 miliardi di euro – per controllare il cambio lira/marco), c’era mio figlio, che alla fine si è alzato ed è uscito per andare al lavoro. Tornerà domattina all’alba, dopo aver fatto la notte e aver guadagnato 35 euro.

Com’è bello in questa repubblica che la Costituzione vuole “sovrana” e “fondata sul lavoro”, poter dire ciò che vuoi, camminando per le strade senza una lira in tasca e pensando in tutta libertà a cosa non mettere in tavola domani.

E tu, Benigni, per due ore di spettacolo, quanto hai incassato? Dai, spara, raccontaci “La più bella del mondo”, facci ridere ancora.

link: Libera Opinione

Visione alternativa

LE 10 STRATEGIE DELLA MANIPOLAZIONE MEDIATICA
Data: Giovedì, 23 settembre @ 17:10:00 CDT
Argomento: Informazione

visionesalternativas.com

Un Chomsky apocrifo. Alla maniera di Noam Chomsky vengono descritte le “10 Strategie della Manipolazione” sociale attraverso i mass media.

1 – La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

2 – Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema – reazione – soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3 – La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4 – La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

5 – Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

6 – Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l’emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell’analisi razionale e, infine, del senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti….

7 – Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori” (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

8 – Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti…

9 – Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di depressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!

10 – Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.

Fonte: http://www.visionesalternativas.com.mx
Link: http://www.visionesalternativas.com.mx/index.php?option=com_content&task=view&id=48460&Itemid=1
Settembre 2010

Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di ANONIMO

Questo Articolo proviene da ComeDonChisciotte
http://www.comedonchisciotte.org/site

L’URL per questa storia è:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7480