Siamo senza ospedali

Come ho già anticipato su Bondeno.today il 22-2-2020 in questi vent’anni, per obbedire all’Europa, abbiamo tagliato tutto quello che adesso servirebbe

Fonte: Andrea Zhok

Qualche osservazione sparsa e da profano sugli ultimi eventi relativi al ‘coronavirus’.

1) Il problema fondamentale rappresentato da una possibile epidemia di Covid-19 non sta nella mortalità, che è di poco superiore ad una normale influenza, ma nella pesantezza del decorso, che richiede spesso ricovero ospedaliero.

2) Quindi l’impatto problematico del Covid-19 si manifesta (potenzialmente) in primo luogo sulle strutture ospedaliere, che incidentalmente sarebbero lì per occuparsi di una pluralità di problemi, e che si possono trovare rapidamente al collasso. – In quest’ottica si comprende sia la sollecitudine (e mostruosa efficienza) cinese nella costruzione di nuovi ospedali, sia la preoccupazione di molti operatori ospedalieri italiani in un settore scarnificato dai tagli negli ultimi anni.

3) In seconda battuta, l’impatto del Covid-19 è particolarmente severo sull’intero sistema delle transazioni, sul ‘libero movimento di merci e persone’. In quest’ottica poche cose illustrano in modo più plastico di questa epidemia il sistema di interconnessioni ed interdipendenze globali. Al contempo ciò mostra l’immensa strutturale fragilità di sistemi produttivi così estesi, che dopo essere stati più volte messi sotto accusa per le ripercussioni ambientali di questa ‘frenesia di movimento’, e per le loro ripercussioni in termini di destabilizzazione economica (delocalizzazioni, ecc.), ora mostrano anche la corda nei termini di fragilità del controllo nazionale (quando il controllo nazionale è l’unica cosa cui puoi ricorrere, come in caso di epidemia).

4) Nel caso italiano temo che il rischio di essere il vaso di coccio del sistema sia altissimo. Paesi come la Cina giocano le loro carte sull’export, ma hanno un forte controllo nazionale, e ciò gli consentirà plausibilmente, nonostante una situazione inizialmente assai più grave, di rimettersi in carreggiata tra uno o due mesi. Se la curva dei contagi, come sembra, continua a ridursi, la Cina riprenderà (non senza strascichi) il suo ruolo attuale di ‘fucina del mondo’.
Altri paesi, come gli USA, hanno un mercato interno forte, che risentirà relativamente di eventuali prolungate interruzioni delle ‘supply chains’ mondiali.
I paesi europei sono quelli destinati a soffrire di più nel caso di un prolungarsi od aggravarsi della situazione, e l’Italia più di tutti, perché dipende più di ogni altro dalle proprie relazioni internazionali (sia come export, che come settore turistico).

5) Sul piano strettamente empirico, in Italia, in questo quadro c’è un particolare che finora mi sembra curiosamente assente dalla discussione. Siamo di fronte a due focolai distinti, di cui uno ha un possibile paziente zero (ma per ora non confermato), mentre nell’altro caso non mi risulta che ci sia alcun paziente zero.
Ora, la mancata individuazione dei focolai originanti dell’infezione è un evento di straordinaria gravità. Se il/i soggetto/i che diffonde il virus non viene isolato può contagiare un numero indefinito di persone, che visti i tempi di incubazione (da 2 a 15 giorni, sembra), potrebbe provocare una condizione pandemica in capo a un paio di settimane.

Ci si potrebbe trovare, e non è una proiezione particolarmente pessimistica, con una situazione di dimensioni ‘cinesi’. Scarsa consolazione sembra provenire dalla presunta stagionalità del virus, giacché a quanto pare si sta diffondendo anche in aree calde. Un quadro del genere può significare per l’Italia essere tagliati fuori come anelli dell’approvvigionamento europeo e come destinazione turistica.

Il tutto in una cornice già economicamente logorata e socialmente tesa.

E, per inciso, senza la possibilità di poter ricorrere a pratiche di autofinanziamento statale (per la ben nota deprivazione della potestà sulla propria erogazione di moneta).

Direi la tempesta perfetta.

Spero vivamente che chi ci governa abbia chiaro davanti agli occhi questo scenario, al momento non solo di principio possibile, ma significativamente probabile. Non è un momento in cui si può aspettare e stare a vedere cosa succede, per poi metterci delle toppe. Le toppe sono già quasi finite, e potremmo essere solo all’inizio.

Se Bondeno piange, Comacchio non ride

Nella mattina di sabato 6 giugno, abbiamo fatto un sopralluogo per valutare le condizioni dell’ex ospedale di Comacchio. A bbiamo visto una realtà purtroppo comune in tante strutture sanitarie della regione, che da ospedali si stanno trasformando, su chiara indicazione di scelte fatte a Bologna, in strutture assistenziali.

Posti letto di medicina scomparsi, trasformati in pochi posti letto per lungo assistenza, per cronici a bassa cura, ipotesi casa della salute e forse una riabilitazione marginale in termini di qualità e di bacino di utenza, ma questo lo sapevamo. Questa trasformazione è in corso, nessuna garanzia è però al momento data sui reali servizi che verranno realizzati,  al momento ci è stato riferito l’impegno di portare all’interno del S.Camillo la pediatria di comunità, la medicina del lavoro, e gli uffici di igiene pubblica (indispensabile per un territorio del genere).  Pur contestando questo modello definito  hub and spoke, dove Cona sarà il riferimento delle specialistiche per tutta la provincia di Ferrara, impoverita di servizio ospedaliero il resto del territorio,  chiediamo di fare quanto prima chiarezza su i servizi socio/assistenziali previsti, sulla gestione dell’emergenza urgenza, ora limitata ai soli codici bianchi, sugli investimenti strutturali.

Abbiamo visto una situazione di vero e proprio degrado invece nell’ex reparto prelievi, con muri ammuffiti e con intonaco che cade a terra, acqua ristagnante sui pavimenti, fognatura che scarica all’interno, nonostante i 13 milioni di euro di soldi pubblici appena spesi sulla manutenzione e adeguamento degli edifici. Abbiamo trovato centinaia di Mq. di eternit sui tetti, come nei magazzini, amianto deteriorato e frantumato, indegno per lo più in una struttura pubblica destinata alla cura. Di tutto questo chiederemo chiarimenti nelle sedi opportune, perché Comacchio merita una attenzione specifica che fino ad ora pare mancata.

Vittorio Ferraresi
Deputato M5S – Capogruppo Commissione Giustizia Camera