Abbattere piace

A Bondeno si parla di abbattere le chiese di San Giovanni, delle Suore e dell’Addolorata; così si esprime Italia  Nostra:

“Per Pier Luigi Cervellati, Architetto e membro di Italia Nostra “è inaccettabile sentir parlare di monumentalità inferiore che può, dunque, essere abbattuta. I monumenti che vengono definiti minori sono invece identitari. Quando abbiamo sentito parlare di demolizioni  e abbiamo cominciato a far sentire la nostra voce, ciò evidenziava una preoccupazione di carattere estetico-culturale, ma che voleva scongiurare il ripetersi di una situazione già vista a L’Aquila. La ricostruzione sbandierata a L’Aquila, attraverso le new-town, ha distrutto la città. Oggi L’Aquila è completamente smembrata nella parte storica. E ora come si reagisce a questo terremoto? Si pensa subito di abbattere edifici storici-artistici, ma noi vogliamo evitare dannosi abbattimenti. Ingegneri e tecnici che hanno lavorato ai consolidamenti dopo il terremoto di circa 10 anni fa nella zona di Reggio Emilia non sono nemmeno stati consultati, professionisti che conoscono nel dettaglio gli edifici compromessi. Se si continua ad agire in modo non coordinato, per coloro che hanno, secondo la Costituzione, l’obbligo di mantenere la tutela, vuol dire che non sono in grado di capire l’importanza della perdita di questi beni e la distruzione di un territorio anche attraverso lo spostamento della popolazione, lo svuotamento dei centri storici e l’annientamento identitario che produce non luoghi”.

Per Elio Garzillo “il momento decisivo per la salvaguardia delle persone e dei monumenti è questo. Improvvisamente gli edifici che fino a pochi giorni fa erano il nostro patrimonio, sono diventati “un incombente rischio”. Le istituzioni hanno dato subito, pochi giorni dopo, un’inedita disponibilità a intervenire con demolizioni. Non hanno preso decisioni tese alla salvaguardia del patrimonio. Al contrario pare di essere tornati molto indietro, ci sono fantasmi che si aggirano. Io che ho vissuto da funzionario di soprintendenza il terremoto dell’Irpinia ricordo benissimo che il Ministero per i beni culturali mandava degli ispettori alla sovrintendenza della Campania per conoscere quanti interventi i singoli funzionari avessero messo in atto in quei 10 giorni. Dopo il terremoto di Reggio Emilia nel 1986, Ministero dei Beni Culturali e Soprintendenza, sono intervenuti 48 ore dopo con interventi, con fasciature, incantenature, incollature, e mai con “puntellature”. Sempre in situazioni in cui i danni erano stati notevolissimi. Le persone erano state evacuate, siamo intervenuti subito operando in sicurezza. Con importi irrisori abbiamo messo in sicurezza in pochi giorni e abbiamo firmato l’agibilità dei monumenti e delle case circostanti.

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