La politica dello struzzo

N° pagine 140
Prezzo di copertina: 12 euro
Formato 15 x 21
ISBN: 88-89720-25-5

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Autore: Fabio Bergamini
Titolo: Il male luminoso
Comunicazione, società, politica

Collana: Tesi e Ricerca

Genere: Filosofia

Quale volontà, più o meno criminale, si nasconde dietro l’edificazione dei nuovi idoli postmoderni? È questa la domanda fondamentale da cui traggono origine le riflessioni di Fabio Bergamini.
Il male luminoso si propone esplicitamente come l’occasione per inaugurare un vigoroso disappren-distato, come un mezzo utile per braccare la cattiva coscienza del potere, per porre sotto critica serrata i millantati vantaggi di cui la contemporaneità vorrebbe oggi pregiarsi attraverso l’azione pervadente dei mezzi d’informazione.

Nonostante questo pregevole libro del nostro concittadino e consigliere provinciale della Lega, continuiamo a non interessarci delle nostre sorti, neanche a livello politico. Peccato!

http://www.starrylink.it/editrice/tesi/bergamini/bergamini.html

Sette interrogativi su Wikileaks

Sette interrogativi su WikiLeaks. Roma Tre, 27 gennaio 2011

L’incontro si concentra su queste sette domande :
1. Che cos’è WikiLeaks, come è organizzata, come funziona tecnicamente e a chi fa riferimento. Chi è Assange ? Un eroe, un visionario, un criminale o cos’altro ? WikiLeaks è strumentalizzata da servizi segreti, loro fazioni o altro ? Dove e come ha veramente ottenuto le sue informazioni ?

2. Quali conseguenze determina l’iniziativa di WikiLeaks nei rapporti fra libertà, privacy, censura in rete ?

3. Il web 2.0 si fonda sullo spirito wiki e sulla collaborazione attiva dei suoi utenti. A parte la scelta del nome, WikiLeaks è wiki ? Oppure segnala una mutazione, una sintesi di hacker e wiki, o forse qualcos’altro ?

4. È stato deontologicamente giusto, da parte dei cinque grandi giornali destinatari in anteprima delle rivelazioni di WikiLeaks, certificare e rilanciare tali rivelazioni, in assenza di un controllo diretto sulle fonti ? E’ giusto che i siti d’informazione ripetano (mirror) i contenuti del sito WikiLeaks salvandolo dall’oscuramento deciso da vari governi e grandi aziende dell’informatica ?

5. Come cambia WikiLeaks il giornalismo d’inchiesta, pensando anche al precedente del 1971 sui documenti del Pentagono sul Vietnam resi noti dal New York Times ?

6. E’ giusto che tutto quello che i governi fanno e discutono al loro interno sia reso pubblico ? E dove si colloca questo confine ?

7. Molti governi, come in Italia, pretendono restrizioni a Internet e alle reti. Altri, come il governo Obama negli Stati Uniti, sono passati in pochi mesi dall’esaltazione di Internet come strumento di partecipazione alla condanna di una minaccia contro il loro paese. E’ una preoccupazione fondata ? E se iniziative del tipo di Wikileaks si moltiplicassero ?


Sette interrogativi su WikiLeaks. Una iniziativa di studio
27 gennaio 2011, 9.30-18,30 – Roma, Università Roma Tre

Aula 1 – (Via Ostiense 139, piano terreno).
Promossa da : Università Roma Tre (Dipartimento Comunicazione e spettacolo, Corso di laurea in Dams), Università IULM-Mediascapes, Premio Ilaria Alpi, Fondazione Ugo Bordoni, Isimm

9.30 Opening addresses
Francesca Cantù, Preside dellla Facoltà di Lettere, Università Roma Tre ; Enrico Manca presidente Fondazione Ugo Bordoni

9.50 Prima Sessione : Oltre il Web 2.0. WikiLeaks nell’evoluzione e diffusione globale di Internet

Conduce : Paolo Volterra, Sky Tg 24

Relazioni :
Enrico Menduni, Università Roma Tre ; Giovanni Boccia Artieri, Università di Urbino Carlo Bo ; Alberto Marinelli, Università La Sapienza di Roma

Discussants : Mario Frullone, Direttore ricerche Fondazione Ugo Bordoni ; Giovanni Ragone, Università La Sapienza di Roma

Dibattito

11.45 Seconda Sessione : I media e il giornalismo davanti a WikiLeaks. Dentologie, pratiche, opportunità e pericoli

Conduce Giorgio Zanchini, Rai Radio Tre

Relazioni : Luca Ajroldi, I-MAGE ; Angelo Agostini, Università Iulm ; Maurizio Torrealta, Rai News 24 ; Roberto Natale, Fnsi

Discussants : Lorenzo Scheggi Merlini, Università Roma Tre ; Eugenia Romanelli, Il Fatto Quotidiano

Dibattito

15.00 Terza Sessione : Modificazioni della democrazia e delle politiche di stati, istituzioni internazionali e grandi organizzazioni

Conduce : Federica Cellini/Citizen Report Rai

Relazioni : Stefano Rodotà, già Garante per la tutela dei dati personali ; Alberto Abruzzese, Università Iulm ; Massimo Teodori, Università di Perugia ; Vincenzo Zeno-Zencovich, Università Roma Tre e Isimm

Discussant : Giampiero Gamaleri, Università Roma Tre ; Silverio Ianniello, Ipalmo

Dibattito

16.45 Tavola rotonda conclusiva

Conduce Andrea Vianello, Rai Tre

Michele Ainis, Università Roma Tre ; Guglielmo Pescatore, Università di Bologna ; Antonio Sofi, blogger ; Roberto Morrione, giornalista

18.00 Conclusione dei lavori

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Il documento introduttivo dell’incontro
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Il programma dell’incontro

Decollo digitale?

Anzitutto va subito precisato che il digitale TV per l’ Italia non è una novità: nel novembre 1994 Tele+ inizia le sue trasmissioni satellitari (quindi digitali con decoder e parabola) che hanno il pregio di non avere pubblicità, in quanto a pagamento.

Quindi gli utenti satellitari hanno accumulato una certa esperienza e non si angosciano più di tanto se sul canale n.3 del loro televisore non vedono RAI 3, visto che di canali ne hanno circa 1500 contro i 150 circa dell’attuale digitale terrestre.

Questo ci porta al discorso sulla scarsa disponibilità all’innovazione nel Bel Paese, dove anche le cifre degli utilizzatori di Internet non si schiodano dal 50%, anzi tendono a diminuire, ponendoci al 26° posto al mondo dopo Latvia (15°), Estonia (17°), Lituania (21°), Romania (22°), Repubblica Ceca (23°) e Grecia (24°). [Fonte: Computer idea, n.276]

Se poi andiamo ad analizzare in che modo lo usano gli italiani, scopriremo facilmente che:  lo usano per cercare conferma a quello che hanno già sentito per TV, per organizzare ulteriori cene con Facebook e per scaricare ogni sorta di schifezze “basta che sia gratis”.

Volutamente non c’è mai stata in Italia una “Cultura dell’innovazione”, a cominciare da quegli imprenditori,  sempre a caccia di contributi,  ma che non hanno la mail nel loro sito e,  se ce l’hanno, non rispondono.

A questo punto ha ragione Brunetta quando dice che è inutile investire per il miglioramento delle strutture della Rete, visto che è sottoutilizzata; non ha ragione però quando pensa solo in termini di hardware (le strutture) e non in termini di software (le teste).

Senza educazione e cultura non si va da nessuna parte e qui si inserisce la modesta proposta dell’associazione culturale “Araba Fenice” che fin dal 1998 ebbe la fortuna di incontrare un’amministrazione lungimirante, che le consentì una operazione, il Cyberfest, che, se protratta nel tempo, avrebbe dato i suoi frutti facendo diventare Bondeno un polo tecnologico e non una discarica.

A questo punto non ci rimane che raccogliere i miseri resti, cercando di proseguire con bondeno.com una scelta di informazione culturale di qualità e proponendo sul territorio le poche cose che si possono fare a costo zero:

Venerdì 10 dicembre, ore 21

Enrico Marchetti: Piccolo manuale di sopravvivenza per
comunicatori tecnologicamente distratti

A cura dell’associazione culturale “Araba Fenice”

Bondeno, Viale Matteotti 10, “sala azzurra”.

Visione alternativa

LE 10 STRATEGIE DELLA MANIPOLAZIONE MEDIATICA
Data: Giovedì, 23 settembre @ 17:10:00 CDT
Argomento: Informazione

visionesalternativas.com

Un Chomsky apocrifo. Alla maniera di Noam Chomsky vengono descritte le “10 Strategie della Manipolazione” sociale attraverso i mass media.

1 – La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

2 – Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema – reazione – soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3 – La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4 – La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

5 – Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

6 – Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l’emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell’analisi razionale e, infine, del senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti….

7 – Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori” (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

8 – Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti…

9 – Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di depressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!

10 – Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.

Fonte: http://www.visionesalternativas.com.mx
Link: http://www.visionesalternativas.com.mx/index.php?option=com_content&task=view&id=48460&Itemid=1
Settembre 2010

Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di ANONIMO

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Scossi dal terremoto?

Promosso da Legambiente e dall’amministrazione comunale,  a Bondeno, sala 2000 il 25 gennaio alle 21, il sindaco Alan Fabbri e gli altri sindaci dei paesi limitrofi si incontreranno per esprimere la loro preoccupazione riguardo al progetto del deposito del gas di Rivara.

FINALE – Nessun danno alle persone e neppure agli edifici – seppur protezione civile e vigili del fuoco siano stati a lungo impegnati in verifiche sulle strutture più pericolanti – ma il terremoto registrato alle 5.34 di questa mattina con magnitudo 2.3, a 2.3 km di profondità (la stessa del serbatoio di gas di Rivara) e con epicentro proprio nel territorio finalese (la scossa si è avvertita pure a San Felice, Camposanto e Mirandola), ha impaurito tanti cittadini che si sono svegliati per il violento boato.

Abbiamo negli occhi quanto è accaduto ad Haiti – accusa il sindaco Soragni – e i problemi registrati in questi giorni nella zona di Ascoli Piceno, senza poi dimenticare la drammaticità dell’Abruzzo. Chi vuole costruire il deposito gas di Rivara deve fermarsi. Non siamo più noi a dire che c’è il rischio terremoto, lo evidenziano la natura e gli scienziati. La nostra faglia, da quasi due anni, si sta caratterizzando per un’attività piuttosto intensa. Scosse di magnitudo ridotta, vero, ma molto simili a quelle che la sismicità indotta dello stoccaggio provocherebbe: e allora vada Erg Rivara Storage a dirlo agli abitanti della Bassa che dovranno fare l’abitudine a questi boati. Mi chiedo anche fino a quando la natura deciderà di farsi sentire in modo così benevolo? Ho paura che, andando a sfidarla, risponderà in modo pesante. E a quel punto le rassicurazioni di facciata non serviranno più e il loro posto sarà preso dai tanti ‘io l’avevo detto’, ma sarà già troppo tardi. Infine, pongo un altro quesito che rimane aperto e in qualche modo preoccupa: perché Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), solitamente solerte nell’aggiornamento del proprio sito, ha atteso oltre quattro ore per rendere pubblica la scossa e lo ha fatto soltanto dopo l’intervento dei nostri uffici comunali?”.

Questo il comunicato del sindaco Soragni che riprende il discorso dopo la scossa del 31 dicembre.

Ma tante sono ormai le catastrofi quotidiane illustrateci dai media con dovizia di immagini, che sembra nulla ormai possa più scuoterci dall’ipnosi mediatica.