Migranti

Cercando di lasciar perdere i (falsi) moralismi e le reazioni emotive, diamo un’occhiata alla legislazione in materia estraendola principalmente dall’articolo  del giornalista Stefano Liberti,  riportato da “L’Internazionale.

Nel 2011 il numero dei cosiddetti sbarchi è stato definito “eccezionale”: la rivoluzione in Tunisia prima, la guerra in Libia poi, avevano fatto lievitare gli arrivi fino alla cifra mai toccata prima di 63mila persone.

Questo aveva spinto il governo di allora – alla presidenza del consiglio Silvio Berlusconi, al ministero dell’interno Roberto Maroni – a decretare la cosiddetta emergenza Nordafrica e approntare un sistema d’accoglienza straordinario, in cui accanto a quello “ordinario” si dava mandato alle prefetture di identificare palestre, alberghi, palasport e luoghi di vario genere da adibire a strutture per i migranti arrivati via mare.

In tutta la penisola si è sviluppato un sistema diffuso di centri, con cooperative, associazioni, soggetti vari già operanti nel terzo settore oppure del tutto improvvisati che hanno risposto all’appello, accogliendo migranti a fronte di una retta media di 45 euro al giorno. L’emergenza è stata chiusa per decreto il 28 febbraio 2013 dal ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri, durante il governo presieduto da Mario Monti. I migranti che ancora erano dentro le strutture sono stati invitati ad andar via, con una buonuscita di 500 euro. Arrivederci e grazie.

Sono passati tre anni dall’inizio dell’“emergenza Nordafrica” e oggi siamo al punto di partenza. Nell’ultimo anno – complici la guerra in Siria e la situazione drammatica sul terreno in Libia – i flussi via mare sono ricominciati. Dall’inizio del 2014 a oggi, in Italia sono arrivati 160mila immigrati, la maggior parte soccorsa dai mezzi navali dell’operazione Mare nostrum, inaugurata il 18 ottobre 2013 dal governo italiano dopo la morte di circa 600 migranti in due naufragi al largo di Lampedusa e chiusa ufficialmente il 1 novembre scorso.

Di quelli che sono arrivati, molti si sono dispersi in giro per l’Europa, anche grazie a un’applicazione permissiva da parte del governo italiano dell’obbligo di identificarli mediante le impronte digitali perché la convenzione di Dublino prevede che il “rifugiato” debba rimanere nel paese di primo approdo.

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Ma per gli altri si è approntato un sistema del tutto analogo a quello del 2011 con tre tipi di centri : i Cas, parcheggi in cui il migrante vive in una dimensione d’indeterminatezza e di servizi scarsi o inesistenti. I Cara, luoghi in cui i richiedenti asilo dovrebbero stare fino a 35 giorni in attesa che la loro pratica sia esaminata dalla commissione territoriale competente e dove invece rimangono in media tra i 9 e i 12 mesi. E i centri dello Sprar : delle 61.238 persone attualmente in accoglienza, più della metà (32.335) sono nei Cas, 10.206 nei Cara e 18.697 in strutture afferenti allo Sprar.

35 euro per ospite sono corrisposti agli enti gestori di tutti i centri (al migrante ne toccano 2,5). Per le strutture con grande capienza e pochi servizi, come i Cara e buona parte dei Cas, si tratta di un’opportunità di business non indifferente: il centro di Mineo, che ha ufficialmente duemila posti ma che arriva a ospitare anche quattromila persone, frutta a chi lo gestisce tra i 70mila e i 140mila euro al giorno. Il contratto di assegnazione, recentemente confermato, prevede una spesa di 97,9 milioni di euro per tre anni, da corrispondere all’ente gestore, un consorzio di aziende e cooperative che vanta forti legami con la politica siciliana, tanto a destra che a sinistra.

Quali sono le cifre che ruotano intorno all’accoglienza? “Tra i 700 e gli 800 milioni all’anno”, afferma Morcone. Di questi, una porzione minima arriva dall’Unione europea, attraverso il Fondo asilo, migrazione e integrazione (Fami), che destina all’Italia per il periodo 2014-2020 poco più di 320 milioni di euro, ossia circa 45 milioni l’anno. Il resto lo mette il governo centrale.

Ricominciare dal futuro

Abbiamo tentato di dirlo, totalmente inascoltati, nella manifestazione post-terremoto del settembre 2012; una lettera pervenuta in redazione del consigliere PD Livio Poletti sembrerebbe ribadirlo:

Grazie alla candidatura di Alan Fabbri alla Presidenza della Regione Emilia Romagna la vita della giunta comunale di Bondeno pare essersi fermata. Proclami a parte la problematica è evidente: una volta che Alan Fabbri avrà preso il treno per Bologna, la destra bondenese non ha avrà candidati spendibili da proporre per le elezioni amministrative successive alle sue dimissioni, con buona pace di chi vedeva in tale figura un segno di coerenza.

D’altro canto anche il Partito Democratico locale dopo la recente e pesante sconfitta elettorale pare non avere prodotto molto.

Occorrono personalità non solo in grado di rappresentare differenti realtà della società bondenese, ma capaci di interpretare un’idea di comunità che cresce e che guarda al futuro, inserita nel contesto che ci circonda.

Bondeno dopo la ricostruzione ha bisogno di rilancio. Per farlo necessita immediatamente di un progetto politico capace di coinvolgere personalità al di fuori dei partiti tradizionali, la parola d’ordine è aprirsi con concretezza ad un elettorato che ha sete di rinnovamento.

L’amministrazione che ha governato fino ad oggi Bondeno ha predisposto numerosi contenitori, è ora di salvare la parte buona che rimane e pensare ai contenuti. Dobbiamo andare oltre, serve quel qualcosa in più per valorizzare quello che oggi abbiamo.

E fin qui il discorso potrebbe anche essere condivisibile, peccato poi che la lettera si concluda con un appello a votare due candidati PD per il consiglio regionale.

Istanze soteriologiche

Il rischio della cronaca politica è quello di guardare con la lente di ingrandimento fenomeni vicini che, alla lunga, si rivelano poi meno importanti del previsto; ad ogni modo ci sembra di poter correre il rischio con un paio di elementi (uno locale e uno nazionale) che si sono presentati in questi giorni (l’articolo è del 20 ottobre e lo riproponiamo n.d.r).

Quello nazionale è la manifestazione della Lega a Milano, quello locale la candidatura per le regionali del sindaco leghista di Bondeno Alan Fabbri.

La Lega, a livello nazionale ha raggiunto il massimo del suo consenso elettorale nel 1996, col 1o% circa (cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Grafico_delle_elezioni_politiche_italiane), scendendo al 4% circa nel 2013; alle ultime europee ha avuto 5 seggi, che forse si uniranno a Marine Le Pen per formare un gruppo.

Nonostante questi piccoli numeri, Matteo Salvini è riuscito nell’impresa di riempire Piazza Duomo a Milano con circa centomila manifestanti (che l’opposizione ha immediatamente definito razzisti e fascisti).

A Bondeno poi i fatti li conosciamo tutti (vedi ad esempio http://www.bondeno.com/2014/05/29/lanomalia-di-bondeno/)e a questi si è aggiunta la  candidatura alle prossime regionali di novembre (di cui abbiamo parlato in un articolo successivo alla pubblicazione di questo).

Cosa dedurne?

Al di là di quello che potrà significare in termini elettorali, è evidente che Salvini ha saputo identificare con l’Euro e l’immigrazione due problemi prioritari per gli italiani (che lo siano e che la Lega abbia le soluzioni è “un altro paio di maniche”).

Quello che mi chiedo è se, all’atto pratico, i 18 parlamentari leghisti smetteranno di votare le leggi di Matteo Renzi e, per il locale, Alan Fabbri riuscirà a riportare l’ospedale a Bondeno (la sanità è di competenza regionale).

Nota:

Soteriologia

Enciclopedia Italiana

SOTERIOLOGIA. – È, come dice il nome (gr. σετηρία “salvezza” e λόγος), la “dottrina della salvezza”, intesa come parte fondamentale di una dottrina religiosa. Certo, se il termine “salvezza” si intenda in senso così lato da farvi rientrare tutte le concezioni relative alla sorte oltremondana degli uomini e alla liberazione dal male e dal peccato – liberazione e male-peccato intesi anche in senso puramente magico – si dovrà dire che l’idea di salvezza è centrale e fondamentale di qualsivoglia manifestazione del sentimento religioso

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