Fonte: Alberto Negri
Il caso del gasdotto TAP, che sta scuotendo Cinquestelle, governo e opposizione, è un mistero che si può risolvere con una telefonata alla Snam. Anche se questo non può certamente tranquillizzare la popolazione salentina interessata da un tubo che ha soltanto un metro e venti di diametro ma con molti risvolti locali, nazionali e di geopolitica.
Il TAP è uno dei capitoli più scottanti della “guerra dei tubi” – accompagnata da guerre vere – che coinvolge da anni Europa, Usa, Russia, Mediterraneo, Medio Oriente, Caucaso e le vie di rifornimento energetico. Ogni metro di tubo trasporta con il gas una goccia di sangue e di soldi.
Il consorzio TAP (Trans Adriatic Pipeline) ha la propria sede centrale a Baar, in Svizzera. Se dovessero esserci dei contenziosi ci si può rivolgere alla Swiss Chamber, che da sempre svolge funzione arbitrale il cui regolamento è stato messo a punto da una commissione guidata dal professore Guido Alpa, il méntore accademico del premier Giuseppe Conte. Non si può dire che su questo fronte siamo scoperti. Ma non c’è bisogno di andare per avvocati per scoprire un progetto di gasdotto che vede l’Italia coinvolta a livello istituzionale.
In realtà il premier Conte entra direttamente nella questione TAP per un altro motivo, ben più significativo degli arbitrati: a luglio durante la sua visita a Trump negli Stati Uniti ha impegnato il governo a realizzare il gasdotto, che aggira la Russia, in cambio dell’appoggio Usa alla conferenza sulla Libia del 12 novembre a Palermo. Insomma si tratta di una partita geopolitica di primo piano che riguarda la “protezione” americana a questo esecutivo. Gli Stati Uniti, tanto meno quelli di Trump, non danno niente gratis.
Gli azionisti del progetto TAP sono l’italiana SNAM (20%), l’inglese BP (20%) l’azera SOCAR (20%), la belga Fluxys (19%), la spagnola Enagás (16%), la svizzera Axpo (5%). Il TAP trasporterà dall’Azerbaijan dal giacimento di Shah Deniz nel Caspio circa 10 miliardi di metri cubi all’anno di gas naturale.
Quanto incide il TAP sui consumi italiani? Nel 2017 sono stati consumati da noi 75,1 miliardi metri cubi, l’80% è gas di importazione proveniente da Russia, Algeria, Libia, Olanda e Norvegia. L’interrogativo cui non è stata data ancora una risposta chiara è se i 10 miliardi di metri cubi di gas trasportati inizialmente dal TAP verranno “tutti” in Italia o in parte resteranno in Turchia o saranno convogliati nei Balcani e nell’Est Europa. L’impatto sarà maggiore negli anni a venire quando la portata verrà aumentata a 20 miliardi di metri cubi.
Eventuali penali riguardano gli azionisti del Tap e le aziende coinvolte nella sua realizzazione, pure sui costi di fornitura sono loro a dare delle indicazioni. Siccome la Snam italiana, controllata da Cassa depositi e prestiti, è azionista principale del consorzio alla pari con l’inglese Bp e l’azera Socar non dovrebbe essere difficile capire sia i costi di fornitura che eventuali penali in caso di mancata realizzazione del progetto TAP.
In poche parole gli italiani sono azionisti del TAP: se non sappiamo quanto costa, qual è il prezzo del gas e quali sono le penali questo significa che in questo Paese la mano destra non sa cosa fa la sinistra. Oppure qualcuno, e più di uno, ci sta giocando sopra.
https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=61133
Ovviamente tutta l’operazione parte con l’obiettivo ufficiale di ” combattere l’ISIS”, con le forze militari sotto il controllo NATO senza alcuna autorizzazione dell’ONU nè tanto meno alcun permesso del governo siriano che ha ben chiaro quale sia la reale finalità dell’ISIS e chi lo ha creato e perché.
Una operazione analoga a quanto fatto in Libia con alcune varianti dovute alla coriacea resistenza siriana che dura da 4 anni e mezzo, grazie al suo esercito ed al sostegno dell’Iran all’alleato siriano e grazie alle forniture militari ed assistenza della Russia di Putin che, in ogni caso, “ha mangiato la foglia”, come si dice in gergo e non rimarrà passivamente ad assistere ad una demolizione controllata del suo alleato siriano dove, fra l’altro, esiste l’unica base navale russa nel Mediterraneo. Ci possiamo scommettere.
Luciano Lago in
http://www.controinformazione.info/quello-che-nasconde-la-campagna-mediatica-di-pietismo-sullaccoglienza-dei-profughi/?lang=it
Non è un complotto, ma il caos è l’unico antidoto efficace all’esplosione delle contraddizioni liberiste, all’impoverimento, al calo della domanda aggregata, alla creazione di denaro attraverso il denaro, visto che la manipolazione dei numeri e dell’opinione pubblica ha dopotutto dei limiti nei dati di realtà. Alla lunga persino uno come Ferrero si farebbe venire dei dubbi sul mondo globale e la sua bizzarra e drammatica geografia, sul mantra della integrazione europea condotta a suon di Bce. Invece stressando le società, portandole al limite, focalizzando su un dramma specifico negando ogni responsabilità si può evitare il crollo dell’egemonia culturale fino a che l’orrido cemento non abbia fatto definitivamente presa. Certo c’è anche la possibilità che al contrario questo processo si acceleri, che tutto si sgretoli velocemente. Ma le cose sono andate troppo avanti per tornare indietro.
https://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2015/09/06/il-pentagono-prevede-e-provvede/
Probabilmente Putin si sta preparando a intervenire per salvare il presidente siriano Bashar al Assad, scrive Gwynne Dyer su l’Internazionale; se è cominciata la propaganda presto comincerà la guerra.
Tra l’altro, se i jihadisti hanno conquistato Palmira è perché la “coalizione contro lo Stato islamico” (in pratica l’aviazione statunitense) non ha lanciato neanche una bomba per difenderla. Ha effettuato almeno mille missioni per difendere Kobane, la città curda al confine con la Turchia assediata dai combattenti del gruppo Stato islamico, perché i curdi erano alleati di Washington. Palmira invece era difesa dai soldati di Assad, e quindi gli Stati Uniti hanno lasciato che lo Stato islamico se ne impadronisse.
http://www.internazionale.it/opinione/gwynne-dyer/2015/09/07/intervento-russia-siria
https://mauropoggi.wordpress.com/2015/09/08/appelli-umanitari-e-pelose-carita/
È fuori di dubbio che l’establishment euro-atlantico voglia implementare il piano Kalergi nel medio-lungo periodo, ma l’attuale ondata immigratoria risponde a logiche di breve periodo: arrestare, con un’emergenza dopo l’altra, il disfacimento dell’eurozona. Oggi i profughi, domani i terroristi dell’ISIS, dopodomani la guerra in Ucraina: Bruxelles, salvaci tu!
Federico Dezzani in http://federicodezzani.altervista.org/emergenza-immigrazione-ed-isis-lextrema-ratio-salvare-la-ue/
Nota: Personalmente noi riteniamo la Siria il prossimo obiettivo militare
Lavrov ha inoltre precisato che “Continuiamo ad aiutare il governo siriano nell’equipaggiare l’esercito siriano con tutto il necessario in modo da scongiurare il ripetersi in Siria dello “scenario libico” e di altri eventi sfortunati che si sono verificati in questa regione per l’ossessività delle idee dei nostri partner occidentali di spodestare i governi non graditi,” — ha detto il capo della diplomazia russa.
Anche la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha ribadito che: “Il nostro Paese da tempo fornisce in Siria armi ed attrezzature militari in conformità con i contratti bilaterali esistenti. Le armi che vengono consegnate all’esercito siriano hanno lo scopo di contrastare la minaccia terroristica che ha raggiunto livelli senza precedenti in Siria e nel vicino Iraq.
http://contropiano.org/politica/item/32773-la-russia-sostiene-la-siria-un-allarmismo-fuori-bersaglio
Un nome, un volto, una storia che permettano di calarsi in un dramma personale, hanno più impatto emotivo della semplice informazione di una tragedia collettiva.
Questa costatazione è un’impressionante verifica sul campo di quali schemi di comportamento e di giudizio regolino la psicologia di massa.
Probabilmente l’ondata di simpatia verso i “migranti” si esaurirà presto, oscurata dai problemi quotidiani che quell’immigrazione di impatto epocale provoca. Resta il fatto che il potere sa perfettamente come suscitare la mozione degli affetti.
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=51980
E anche se unire i puntini proverbiali non è una cosa di tutti i giorni per gli occidentali, non è stato troppo difficile per i media dipingere il quadro:
1) Il bambino annegato era rifugiato
2) C’è una crisi di profughi soprattutto grazie ad un guerra in corso in un luogo chiamato Siria, che non è su Marte, ma è di fatto in Medio Oriente
3) questo posto chiamato Siria è dove esiste ISIS
4) I russi sono anche lì. Sarebbe difficile trovare una narrazione più favorevole per mobilitare il sostegno pubblico per un’invasione in territorio straniero. E in effetti, forse qualcuno stava cercando un pretesto, perché, come riporta Reuters, il padre del bambino annegato non avrebbe potuto essere un immigrato in fuga, dopo tutto, ma piuttosto un contrabbandiere di persone e Aylan era sulla barca non perché la sua famiglia aveva lo scopo di salvare il bambino dalla violenza orribile che alligna in Siria, ma piuttosto perché, approfittando della miseria altrui, il padre aveva scelto di fare il Caronte e spesso si portava dietro Aylan come aiutante. La Reuters ha pubblicato la storia, i cui estratti sono presentati qui di seguito:
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=51985