Neoliberismo

ildisinganno
Francesco Queirolo, scultore genovese del XVIII secolo. Il suo capolavoro è ” El Desengaño ” (Il Disinganno).

Tutto è cominciato con l’affermazione del neoliberismo: la regola del profitto socialmente incondizionato, la demonizzazione dei diritti del lavoro e delle regole come impedimenti, ha provocato Il trasferimento della produzione in Cina (e, nel caso dell’informatica in India) ha consentito alle società statunitensi di beneficiare dell’ampio differenziale salariale e di regolamentazioni meno rigide per arricchirsi. Esse hanno speso questi profitti in eccesso riacquistando le proprie azioni, pagando generosi dividendi ai loro azionisti e usando i prezzi delle loro azioni gonfiati artificialmente per giustificare stipendi e premi esorbitanti ai loro manager; nel medesimo tempo hanno precarizzato e impoverito i lavoratori facendo cadere la capacità di acquisto generale ed erodendo la stessa base di competenza della popolazione. Più questo processo è andato avanti, più si è approfondito eliminando via via la più costosa produzione americana in favore di quella asiatica sempre più tecnologicamente evoluta. Il processo, iniziato lentamente avrebbe finito per assumere un aspetto da effetto valanga, con gravi conseguenze sulla tenuta politica e sociale del sistema, se non fosse stato artificialmente rallentato con la diffusione di crediti così ampia da essere per gran parte inesigibili o fonte di povertà sostanziale. Ed è scoppiata la crisi alla quale si è fatto fronte lasciando le piaghe intatte e limitandosi a pompare denaro, diminuendone ancora il costo fino a rendere l’auto finanziamento borsistico delle aziende il loro asset principale e creare una bolla pronta a deflagrare di nuovo e con molta più potenza distruttiva.

Il grande bluff

Il nemico dei popoli

A vedere quella lista di importazioni, ci si chiede che cosa produca, oggi, il lavoratore americano industriale. Ma già, la memoria corre a Wall Street, le colossali GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft) che rendono centinaia di miliardi ai loro padroni giovani e geniali, il dominio incontrastato dell’industria dello spettacolo (Disney, Netflix): l’America vive del suo patrimonio “culturale” e immateriale, che scambia con il lavoro operaio del mondo, essenzialmente dell’Asia che ha sviluppato con la propria de-industrializzazione. Il “terziario avanzato”, che può infischiarsene dei milioni di senzatetto che muoiono di oppiacei, perché la finanza non ha più bisogno di loro. Una economia da rentiers, sotto le forme apparentemente avanzate.

Cosa succederà adesso, come si configurerà la distruzione di Bretton Wood II, lo spiega Bertez: “Nel vecchio sistema, il riciclaggio dei capitali mondiali creati dagli eccedenti degli uni e dai deficit degli altri, si è tradotto in una massa immensa di denaro in cerca di impiego. Ciò ha fatto abbassare i tassi d’interesse e incitato le banche a creare veicoli sempre più sofisticati e pericolosi, la cui complessità serve appunto a mascherare il rischio”: il rischio che qualcuno, debole, in fondo alla piramide, non riesca più a servire il suo debito, facendo crollare tutto.

E’ quel che abbiamo visto avvenire alla Grecia e quel che le hanno fatto i banditi.

Perché non deve emergere la verità: tutto il vecchio sistema ha fatto calare i “premi di rischio” e i “premi di durata” sui debiti, una finzione che dura finché dura l’inondazione di dollari creati dal nulla per colmare i deficit Usa. (1)

Infatti se fino a pochi anni fa sul pianeta ed in Italia era vivo lo scontro tra il capitalismo finanziario ed il capitalismo produttivo, oggi quello scontro è risolto con il trionfo del primo. In Italia la chiusura o la svendita di quasi tutta l’industria di stato, il ridimensionamento dei grandi gruppi industriali e la crisi della piccola e media impresa sono le testimonianze evidenti di questo “trionfo”, per cui le forze in campo si sono ridotte ad una sola. Tutto questo sul piano politico trova riscontro nel progressivo identificarsi delle forze partito: il centro-destra ed il centro-sinistra non si differenziano più su nulla, anzi, alleati nei governi Monti e Letta e consociati in quelli Renzi e Gentiloni, hanno condotto l’Italia in un baratro da cui sarà difficile uscire. Sono sempre più asserviti al potere finanziario vincente e continuano imperterriti a spartirsi le percentuali di appalti e prebende. Per fortuna da tale appiattimento sta germogliando una sorda e massiccia protesta popolare che sta cercando un suo naturale sbocco. Uno sbocco che deve essere di impegno civile e politico. Ne è prova l’attuale governo Conte. Ma quale consapevolezza hanno il governo e le forze che lo sostengono dello scontro in atto? Sono consapevoli che il nemico dei popoli, e quindi anche del popolo italiano, è il liberismo e che tutte le componenti che lo hanno fatto assurgere ad unica ideologia imperante vanno combattute e debellate? Hanno chiara la visione di una prospettiva politica nuova e diversa dove l’economia è solo uno strumento che deve essere al servizio dei popoli e non viceversa, come avviene oggi? E che lo strumento di controllo e mediazione è rappresentato proprio dalla politica? (2)


  1. https://www.maurizioblondet.it/gli-effetti-della-cura-trump-sul-sistema-mondiale-altra-deflazione/
  2. https://www.controinformazione.info/costruire-un-progetto-alternativo/