Basta un po’ di musica

Ogni tanto ripenso ai 220 mila che ai primi di luglio sono andati a Modena per ascoltare Vasco Rossi. Non solo hanno pagato i biglietti per riascoltare dal vivo un settantenne trasgressivo di paese, rendendolo ancora più ricco; si sono mossi da tutta Italia in gruppo pagandosi il treno, la benzina, il pedaggio autostradale,per convergere a Modena; hanno mangiato panini, hanno dormito sulle panchine o pernottato in qualche nelle stazioni, o all’addiaccio; hanno accettato di correre rischi persino mortali, come sapevano era avvenuto poco prima durante l’adunata di piazza Cavour a Torino.

Hanno sopportato insomma i disagi – eh sì – da soldati in marcia, e senza un lamento, anzi contenti, perfino spontaneamente disciplinati.

Dico: pensate se fossero capaci di farlo per uno scopo politico. Se arrivassero in 220 mila a Roma, una volta, per protestare contro la sottrazione di diritti come cittadini, lavoratori, elettori. Che so, contro le vaccinazioni come inaudita “pretesa dello stato, giuridicamente obbligatoria, di metterci dentro sostanze di cui non sappiamo la composizione” manco fossimo animali; contro l’immigrazione senza limiti al costo di 4,5 miliardi l’anno mentre “in Italia gli indigenti sono passati in 5 anni da 1,5 e 4 milioni”, per un insieme scelte politico economiche “assurde” ostinatamente imposte dalle oligarchie nonostante i “risultati rovinosi”, il che “non può essere accidentale ma il prodotto di un sistema progettato, implementato e difeso”. Per gridare che le mitiche speranze dell’europeismo sono state tradite. Per urlare che”nel mondo reale, il liberismo di mercato non ha gli effetti promessi dal modello ideale, ossia che il mercato non è “libero” ma gestito da cartelli; non tende ad evitare o assorbire le crisi, ma le genera e amplifica; non tende a massimizzare la produzione di ricchezza reale ma quella di ricchezza finanziaria, non tende a distribuire le risorse ma a concentrarle in mano a pochi monopolisti”, insomma che il sistema “dissolve la società invece di renderla più efficiente”, anzi “dissolve l’idea stessa dell’uomo”.

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http://www.maurizioblondet.it/sfuggire-dal-governo-zootecnico-mondiale/

A tutta birra!

eire la festaBisogna dire che stavolta l’amministrazione comunale di Bondeno ha fatto le cose in grande! Manca solo un parcheggio (solito problema), possibilmente servito dal bus navetta che collega tutte le sedi.

Il programma completo al link: http://www.eirelafesta.it/programma-2014/

Per il resto ci si può domandare cosa c’entriamo noi con gli Irlandesi, le cui musiche, prima del festival, conoscevamo attraverso i film western (nei saloon) e quelli dedicati alla guerra di secessione americana (1861-1865) :

Di tutti i gruppi etnici dell’Esercito dell’Unione gli irlandesi ebbero di gran lunga il numero più alto di disertori. Secondo alcune cronache essi disertarono con un tasso 30 volte maggiore dei nativi americani.

Gli irlandesi furono anche fra i maggiori protagonisti della famosa “Insubordinazione” del 1863 (nel film Gangs of New York vi è una rappresentazione di tale evento). Come conseguenza dell’Atto di arruolamento, disordini esplosero in numerose città del Nord, i più gravi dei quali furono quelli di New York. Una folla composta principalmente di immigranti irlandesi compì disordini nell’estate del 1863, con le punte di maggior violenza nel mese di luglio. La massa appiccò il fuoco a ogni cosa, dalle chiese afro-americane agli orfanotrofi e agli uffici del the New York Tribune. Le principali vittime dei disordini furono Afro-Americani e attivisti del movimento anti-schiavista. Alla fine l’Esercito dell’Unione fu inviato sul luogo e aprì il fuoco per impedire ulteriori violenze e per fermare i tumulti. Quando la sommossa finì, più 1.000 persone erano state uccise o ferite.