Destra e sinistra

La sinistra ha toccato livelli minimi impensabili, fino a indurre uno degli ultimi suoi leader, di sicuro il più assurdo, a dire che bisognerebbe chiedere scusa a Berlusconi, cioè a una persona definita dai giudici un delinquente naturale e che per i suoi interessi ha spolpato l’Italia.
Se questa è la sinistra o presunta tale, non ci si deve certo stupire che vinca la destra.
Di politica di sinistra, ammesso che si possa identificare una politica in questo senso, nella sinistra passata e attuale, non c’è praticamente nulla e sembra che l’unica politica evidente sia sempre la rincorsa alla destra. Nessun valore, nessun tema rilevante, soprattutto nessuna idea o progetto degno di questo nome, scavalcati pure da Papa Francesco che, in confronto, su alcuni temi è un estremista. Ma se si rincorre la destra, l’elettorato fa prima a votare direttamente l’originale piuttosto che i suoi penosi imitatori.
Inoltre nella sinistra, in questa sua perenne crisi di identità, si creano mille spaccature, lotte intestine fra bizzarri personaggi, ridicole correnti che creano decine di partiti e partitini attorno a leader improbabili. E non potrebbe essere altrimenti visto che non sanno assolutamente nè cosa fare, nè dove andare e si limitano a vivacchiare ognuno con i suoi fans di riferimento.
A livello politico quindi la sinistra è un caravanserraglio che porta solo acqua al mulino della destra. Le politiche sono simili, gli obiettivi pure, basti pensare alla unione di intenti sulla TAV e non si capisce quali siano le differenze. Entrambe vogliono che aumenti il PIL ovvero la distruzione dell’ambiente e l’attacco sistematico alla salute delle persone, entrambe appoggiano i grandi gruppi industriali, si inginocchiano al turbo capitalismo e alla sua finanza e farebbero mega infrastrutture ovunque all’infinito. Entrambe sono abbonate alla corruzione e al malaffare. Entrambe obbediscono alle politiche americane. Sono poi entrambe per una logica ferocemente competitiva e se il messaggio che passa alle persone è quello di una lotta senza quartiere di tutti contro tutti, ha maggiore vantaggio chi è più militarizzato e a giudicare dal guardaroba infinito di divise che ha Salvini, è scontato chi vince la partita.
La sinistra non hai ha messo in discussione la competizione né si è mai fatta problemi sulla qualità del lavoro. Per lei si deve competere e creare lavoro, non importa come e cosa, anche un lavoro dannoso per l’ambiente, pericoloso per la salute e alienante per le persone, va bene tutto e in questo i sindacati sono anche loro un valido maggiordomo della destra e difatti laddove si votava a sinistra e in storiche roccaforti operaie, adesso votano la Lega senza pensarci due volte.
Se la lotta è senza quartiere, rivolgiamoci ai più muscolosi e prendiamocela con quelli al di sotto di noi che così vinciamo facile: rom, neri, immigrati, disabili, donne, dagli al nemico.
Dal punto di vista culturale, che in teoria dovrebbe essere uno dei punti di forza della pseudo sinistra, ci si indigna delle politiche della destra sugli immigrati, degli attacchi via social a donne o persone che appoggiano una presunta politica della solidarietà (che non si sa nè cosa significhi, nè cosa sia nel concreto) o che sono contro le discriminazioni in genere.
Ma riavvolgiamo il nastro all’indietro e chiediamoci quale è la cultura in Italia. Moltissimi intellettuali, scrittori, cantanti, artisti, studiosi, professori universitari ecc. in un modo o nell’altro sono tutti passati all’incasso da Berlusconi cioè dal padre della non cultura per eccellenza o meglio della cultura intesa come massa abbondante di culi e altri parti del corpo femminili che appaiono nei suoi canali. Non che gli altri canali televisivi siano meglio, anzi; così come la sinistra, hanno tutti seguito le orme berlusconiane passando dal male al peggio.
Tutti che hanno tranquillamente accettato che la televisione fosse il maggiore e più importante veicolo culturale del paese, senza farsi una domanda senza porsi un problema. Eppure Pasolini lo aveva detto chiaro e in ogni modo che la televisione avrebbe distrutto la cultura e la sapienza del paese. Sì vero, ma quando si tratta di apparire, di mostrare la propria immagine, fare brillare
il proprio ego, vendere i propri prodotti, libri o altro che sia, la televisione, madre di tutte le ignoranze, fa comodissimo a chiunque, da chi parla di decrescita (fra uno spot e l’altro), di ambiente, fino a chi si erge a difensore degli immigrati.
E Berlusconi non è solo televisione ma un impero di case editrici con le quali non hanno nessun problema a pubblicare libri e battere cassa intellettuali e simili che oggi strepitano contro le politiche della destra dei cattivi. Eppure nel panorama editoriale ce ne sono di case editrici che non fanno parte del carrozzone berlusconiano e anzi andrebbero supportate proprio per diminuire il suo strapotere.
Chi ha creduto che partecipare a trasmissioni di Maria De Filippi, o tante altre simili, fosse una cosa intelligente, non può ora certo lamentarsi dell’abisso in cui siamo caduti. Non si può accettare di far passare la cultura attraverso la fogna televisiva e poi pretendere di fare l’agnellino immacolato, il tanfo rimane. Ecco perchè chi ora fa il paladino di non si sa bene cosa, non è credibile e non ha nemmeno grande seguito e se ne stupisce pure e accusa gli italiani di poco coraggio. Se accetti il campo dell’avversario e le armi che propone l’avversario, è chiaro che perderai sicuramente. Ma questi sono concetti troppo impegnativi da perseguire, perchè creare un campo diverso, modi diversi di vivere e ragionare, di fare cultura, comunicazione, è troppo faticoso, rischioso, complicato e poi c’è sempre pronta la scusa che non si arriva alle masse (o almeno così si pensa). Come se le masse a cui arriva la televisione o la cultura di Berlusconi e simili, fossero quelle che ci stanno portando verso un fulgido e fantastico avvenire e non quelle che ci hanno fatto sprofondare. Ma pur di trovare qualche scusa e continuare a incassare, ci si inventa qualsiasi giustificazione, anche la più campata in aria.
A presunti intellettuali, studiosi, politici di pseudo sinistra in fondo basterebbe poco: rileggere anche solo Pasolini ma poi metterlo davvero in pratica. Non temete, se si ha voglia di lavorare, il modo per vivere dignitosamente in Italia lo si trova sempre, anche e soprattutto senza accettare, foraggiare e supportare la politica peggiore e la cultura peggiore.

Paolo Ermani

http://www.ilcambiamento.it//articoli/la-destra-vince-grazie-alla-sinistra-sua-vera-alleata

Ritorno al passato

Se gli F-35 non possiamo fermarli perché dispiace a Trump, la TAV non si può fermarla perché a Bruxelles urlano, se i vitalizi li possiamo solo “limare” un pochettino, altrimenti piovono milioni di ricorsi perché, legge alla mano, sono un diritto acquisito…se le accise sui carburanti non si possono toccare altrimenti salta il bilancio dello Stato, idem per il reddito di cittadinanza – oramai divenuto un reddito di inclusione un pochino più soft – cos’avete blaterato?

Cose buone avete cercato di farle, nessuno lo mette in dubbio – basti pensare al “miracolo” del buon rapporto creato da Conte con Trump – ma, se non si cerca di far capire che è il sistema ad essere marcio, si fa la fine di Tsipras e, credetemi, a fare la parte del Varouflakis di turno non si sta troppo bene, perché quel “guarda dove sbagli!” è doloroso da affermare, è un copione troppo facile, supponente, tedioso.

Tornate a parlare dei vostri cavalli di battaglia: non ho sentito più nessuno parlare di energia ed ambiente, di trasporti veramente innovativi, di impresa che coniughi la fantasia (tutta italiana) con la tecnologia – non la fredda tech-gleba – perché i migliori abiti sono italiani, le migliori scarpe sono italiane, il miglior cibo è italiano, i migliori arredamenti sono italiani, i migliori stilisti dell’auto sono italiani, le migliori macchine per la lavorazione del legno (pochi lo sapranno) sono italiane…ovunque esista una macchina che richieda/produca qualcosa di fantasioso ed originale, c’è lo zampino italiano. Abbiamo un mondo dentro di noi, da insegnare, da tradurre, da far conoscere: secoli di primati da mostrare.

estratto da http://carlobertani.blogspot.com/2018/08/ritorno-al-passato.html

Scacco matto all’Occidente

Dapprima l’avvicendamento delle relazioni di forza tra occidente e oriente è frutto di avidità. Negli anni ‘90, il capitalismo euro-americano finanzia la trasformazione della Cina comunista: de-localizza l’industria in quel paese per beneficiare di salari bassi, sindacati inesistenti, incuranza dell’ambiente. Gli imprenditori occidentali massimizzano i ritorni immediati e non badano al futuro: credono di trattare con una razza inferiore, capace al massimo di clonare i prodotti (come fece il Giappone, a suo tempo). Non è così. In un quarto di secolo la globalizzazione aiuta un miliardo di orientali a uscire dalla povertà, e crea un mezzo miliardo di nuovi poveri in occidente. Al contempo, la Cina diventa la maggiore potenza economica al mondo in termini di produzione industriale ed esportazione. Nel 2015 raggiunge il primato del reddito nazionale in termini di potere d’acquisto (PPP: $23,2 mila miliardi Cina; $20,8 mm EU; $19,4 mm USA), il terzo paese al mondo in termini di PIL nominale ($13,4 mila miliardi Cina; 18,2 mm EU; 19,5 mm USA).

La Tavola Rotonda odierna introduce questa seconda ipotesi: invece di discutere il declino della cultura occidentale, esamina lo scaccomatto che stiamo subendo. Il risultato di una sfida basata su impegno, sacrificio, studio, lavoro e risparmio – che stiamo perdendo, perché nessuna di queste 5 virtù ci caratterizza oggi giorno.
Antonio Maria Costa
http://www.lafinanzasulweb.it/2017/il-declino-delloccidente-la-supremazia-cinese-non-e-un-destino-segnato/

Over 65

Stanco di tante chiacchiere propagandistiche sulla Grecia, preferisco rifugiarmi su un argomento di casa nostra: gli anziani a Bondeno.

Lo spunto nasce da un intervento di Marco Dondi, che scrive su Facebook (R): “Questo è il giardinetto della Bocciofila, dentro al gazebo (m.12×12) c’è un piccolo bar ed una grande pista da ballo, un bellissimo spazio da anni inutilizzato, ma grazie all’intraprendenza di Antonio Massari da venerdì tornerà a rivivere. Anche la Bocciofila quindi cerca di uscire da quell’immobilismo che da anni la caratterizza, per oltre un mese ci saranno appuntamenti settimanali con il ballo (liscio, latino, country ecc..). Il Centro 2000 e la Bocciofila sono due grandi “contenitori” che però sono solo parzialmente sfruttati, se si puntasse maggiormente su di loro, secondo me basterebbe qualche piccola modifica e non ci sarebbe bisogno di un ulteriore “centro multifunzionale” … che rischia di restare vuoto !”

Ovviamente non tutti i frequentatori di queste strutture sono anziani (infatti di recente il comune ha inserito negli spazi della Bocciofila una associazione di Calciobalilla) , ma storicamente i suoi frequentatori appartengono a quel 28% della popolazione bondenese sopra i 65 anni.

Adesso il Centro anziani è stato chiuso (al suo posto c’è la sede dei Lions) e l’estivo 2000 è sicuramente sottoutilizzato e, oltre alla ristrutturazione della Bocciofila, c’è all’orizzonte il famoso centro multifunzionale.

Spiace dirlo,  ma tutta questa abbondanza la dobbiamo al terremoto , che ha scosso la terra, ma non le teste dei bondenesi.

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4 Responses to “Over 65”

  1. Mi accorgo di aver parlato poco degli anziani, forse perché penso che (facendo anch’io parte di quella schiera) a loro interesserebbe di più il ripristino dell’ospedale, al quale ormai tutti hanno rinunciato.
    http://www.bondeno.com/2015/05/16/semplifichiamo/

    #1274
  2. Riguardo al centro multifunzionale, ricordo che nel 2009, appena insediatosi Alan Fabbri, gli portai un volumetto con la relazione di quello che avevano fatto a Carpi in una struttura analoga; non ho visto poi qui niente di simile (e neanche il volumetto di ritorno).
    Adesso il suo successore ha, gentilmente concessa, la struttura e l’occasione per riempirla di contenuti.

    #1275
  3. Quello che abbiamo invece visto, ancora nel febbraio 2014, è questo:
    http://www.bondeno.com/2014/02/27/se-questa-e-cultura/

    #1276
  4. A proposito del Palio cittadino di ieri, scrive Rita Costa:
    “alla fine i 4 rappresentanti delle forze dell’ordine presenti in piazza a presiedere il palio mi hanno anche fatto compassione,nulla possono per evitare il caos che ci fa stare con le finestre chiuse,praticamente si ritrovano a fare le forze del disordine,a controllare che l’elevato tasso alcolico non produca danni.sono quasi le 3 del mattino e so bene che si andra’ avanti ancora per molto.colgo l’occasione per complimentarmi con gli organizzatori e chiunque permetta che una festa si tramuti in una pagliacciata e in un rapido sistema per insegnare ai giovani come e quanto si possa mancare di rispetto verso il prossimo”.

Centro sport e cultura

“Ammontano a 7.765.672,40 euro i fondi raccolti da lavoratori e imprese per la ricostruzione dei paesi dell’Emilia Romagna colpiti dal terremoto nel maggio 2012.

BondenoGli interventi previsti sono una struttura residenziale per portatori di handicap a San Felice sul Panaro (Modena), una palestra a Concordia (Modena), una struttura ricettiva e una sala danza a Reggiolo (Reggio Emilia), un centro per lo sport e la cultura a Bondeno (Ferrara), un auditorium per la scuola media ad indirizzo musicale a Cento (Ferrara) e un altro per un’altra scuola di musica a Pieve di Cento (Bologna).

Leggi la notizia sul Sole24ORE

Quello sopra era il progetto esposto, qui sotto l’opera al settembre 2018

KODAK Digital Still Camera

Quelli che il mercato

In risposta a quelli che il mercato:

Ma i primi pionieri hanno fatto davvero una pessima fine. Loro coltivavano, seminavano, innaffiavano e poi arrivavano “i regrediti” che vivevano ancora con la mentalità passiva dei raccoglitori, li prendevano a randellate sulla testa, li uccidevano, si mangiavano quello che c’era e poi andavano a caccia di un altro “mercato”.
Come fanno i colossi finanziari.
Sono nate quindi le prime consorterie di sapienti per salvaguardarsi dai prepotenti.
E’ nata, per l’appunto “la Politica” ovvero una regolamentazione di simili alla pari (tutti coltivatori attivi) il cui fine consisteva nel darsi una serie di norme e consuetudini per difendersi dagli attacchi dei raccoglitori regrediti nel nome del benessere comune.
E hanno inventato la Legge.
Ogni gruppo, poi tribù, clan, consorzio, etnia, popolo, nazione, stato, si è dato le proprie.
Ed è nata la civiltà.
Ciò che ci divide dai primitivi.

L’Italia, in questo momento, è considerata la nazione nel mondo occidentale più primitiva e regredita che esiste. Così ci considerano, così ci vivono, così ci percepiscono.
Quella in cui l’iper-liberismo si è affermato nella sua forma più sfrenata.
Paradossalmente è, allo stesso tempo, la nazione che ha in assoluto il maggior numero di vincoli, divieti, sbarramenti, ostacoli, il che consente agli iper-liberisti di protestare chiedendo maggiore libertà. Ma è un trucco da baraccone.
I lacci lacciuoli e proibizioni sono una invenzione degli iper-liberisti perchè tutto ciò è funzionale al Sistema.
Servono per noi cittadini, animali primitivi di serie B.
Sono fondamentali per il sistema liberista attuale.
Consentono uno sbarramento d’accesso che mantiene intatta l’oligarchia del privilegio all’interno della quale vige, invece, una enorme dinamica, una gigantesca libertà priva di ogni regola, che consente il successo non dei più meritevoli e capaci, bensì del più prepotente e violento…

Il berlusconismo/piddismo è la colonna della nazione che si è manifestato originariamente come un sistema teso ad abbassare sempre di più il livello culturale, in modo tale da far scattare un livello di domanda primitiva alla quale il sistema ha sempre immediatamente risposto con un’offerta di basso livello. Così facendo, la nazione è regredita antropologicamente, e ha iniziato a manifestare delle domande primitive, di bassissimo livello. I  detentori del potere son stati felici di rispondere con una offerta pronta per loro.
Il paese non cambia se non cambiano le domande. E’ un’illusione.

Che cosa fare, quindi?
Prendere atto che cercheranno di abbassare sempre di più l’offerta per appiattire sempre di più la domanda.
Dopodichè cominciare dal basso (per il momento non abbiamo altra scelta) ad alzare il livello, iniziando una nuova e più evoluta modalità di “offerta” nella vita quotidiana, iniziando dagli scalini più bassi, cominciando a occuparsi sempre di meno di “loro”, a guardare sempre di meno i loro prodotti televisivi e quindi parlarne sempre di meno, non leggere più i loro quotidiani e cominciare, invece, a diffondere un livello più alto di offerta esistenziale nello scambio tra persone, per spingere verso un innalzamento del livello della domanda. Costruire e inventare un nuovo modello di solidarietà e diffondere una nuova cultura della cittadinanza, istigando e pungolando la gente a leggere libri, a conoscere, per far sì che si alzi il livello della domanda in attesa dell’implosione inevitabile di questo sistema marcio che scricchiola ogni giorno di più e sta crollando.

liberamente estratto da: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2013/11/il-clan-degli-invisibili-una.html

Qui a bondeno.com ci abbiamo provato per 10 anni, ma nessuno si è fatto sentire: redazione@bondeno.com

Malati di cronaca

“Il termine “idioti” del titolo non è un insulto gratuito. È da intendersi nel senso etimologico di “circoscritti”, “localizzati”, “irretiti”, “prigionieri nel web”.

Un’intera generazione appare nello stesso tempo informatissima di tutto, comunica tutto a tutti in tem­po reale, ma non capisce quasi nulla e non ha niente di significativo da comunicare. È una generazione al macero, appesa agli schermi opachi di TV, Internet, Facebook, Youtube, eccetera, destinata all’obesità catatonica e alla lordosi sedentaria. La stessa mol­teplicità e eterogenea abbondanza delle informazioni la deforma, la fagocita, le impedisce di stabilire una propria tavola di priorità.(sottolineatura nostra)
Internet, priva della critica delle fonti, è la grande pattumiera planetaria e paratattica, in cui giovani e giovanissimi, adolescenti, ma anche giovani adulti, vanno quotidianamente affondando”.

A questo proposito forse non tutti sanno che i recenti concorsi a cattedre per l’insegnamento nelle scuole italiane, prevedevano, all’orale, una presentazione digitale su un argomento assegnato 24 ore prima; inutile dire che (anche per facilitare la composizione della presentazione) tutto il materiale utilizzato altro non era che un copia e incolla dal web, che ha tanto materiale, ma, come fa notare Ferrarotti, senza una selezione delle fonti da parte del ricercatore,  diventa un discorso né credibile né organico.

Internet è come la cultura popolare dei proverbi, che dicono tutto e il suo contrario e si presta a supportare qualsiasi tesi, se non c’è una verifica sul campo o una documentazione alternativa.

Se a questo aggiungiamo il gusto per il sensazionalismo proprio della cronaca, che deve amplificare la notizia televisiva per farsi leggere, si viene trasportati ogni giorno dal fiume di notizie (spesso inutili o fuorvianti) senza mai avere il tempo di approfondire una riflessione personale.

Giusto per fare un esempio: uno degli articoli più letti di bondeno.com , lo è perché figura nella sitografia della voce biogas di wikipedia, ma era un articolo che riportava l’opinione di un esponente politico e che come tale si firmava; a questo punto ho inserito i richiami ad altri articoli che rimandavano a studi in merito di docenti universitari (scaricabili e consultabili).

Dalle statistiche del sito (che amministro), ho potuto rilevare che quelli che li cliccavano erano una sparuta minoranza, a loro volta minoranza di quelli che si accontentavano della voce di wikipedia.

La conclusione è quella di Ferrarotti: ci si interessa a quello cui tutti si interessano e nel modo più superficiale possibile, giusto per intavolare una conversazione occasionale, magari sul proprio blog.

La cosa è ovviamente incoraggiata in alto loco se è vero che si è più volte affermato che” con la cultura non si mangia” e si è provveduto ad indicare, tra i requisiti preferenziali per l’occupazione giovanile, la mancanza di un titolo di studio.

Economia della cultura

Sono anni che si additano i politici per insensibilità e incompetenza verso le politiche culturali e si fanno “manifesti” contro una politica miope e gretta che non vede nella cultura una grande opportunità di sviluppo. Io non sono più tanto sicuro che la politica sia l’unica responsabile, neanche che sia l’artefice della bassa se non infima qualità di politiche culturali in Italia.
Inizio a credere che il centro del problema siano le amministrazioni, gli uffici tecnici. Non mostrano di voler dare continuità e struttura all’offerta culturale. Questa mancanza riduce la cultura a mero eventismo, a iniziative estemporanee. I funzionari pubblici possono condizionare l’operato del politico di turno. Sono le persone che fanno concretamente le cose e se volessero potrebbero influenzarle, grazie alla continuità della loro presenza oltre i mandati elettorali.
Nella mia esperienza di formatore pubblico, i funzionari da una parte esprimono sempre orgoglio per il fatto di essere in quegli uffici da decenni. Allo stesso tempo, palesano disagio per una politica sempre più scadente, se non corrotta. Ma siamo sicuri che i funzionari siano solo le vittime di questo depauperamento? Che, se non conniventi, non siano consenzienti?

Beppe Grillo - photo Splash News/CorbisBeppe Grillo – photo Splash News/Corbis

Io gli dò una bella dose di responsabilità, doppia addirittura. Da una parte ritengo che non tengano “a bada” i politici di turno. Mostrano di non avere un progetto amministrativo. Inoltre credo che l’operato qualunquista di molti funzionari gli attribuisca una seconda colpa: la disaffezione dei cittadini. Questi non difendono la cultura perché nessuno gliel’ha insegnato. Ed eleggono politici che non cercano una relazione con essi basata anche sull’offerta culturale, perché questa non riveste alcun ruolo nella vita delle persone. Non muove voti, interessi, opportunità.(corsivo nostro)
Per le persone la cultura è uno svago di cui si può fare a meno; per i politici è un vezzo che non fa contenti gli elettori.

Fabio Severino
vicepresidente dell’associazione economia della cultura

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #11

Abbattere piace

A Bondeno si parla di abbattere le chiese di San Giovanni, delle Suore e dell’Addolorata; così si esprime Italia  Nostra:

“Per Pier Luigi Cervellati, Architetto e membro di Italia Nostra “è inaccettabile sentir parlare di monumentalità inferiore che può, dunque, essere abbattuta. I monumenti che vengono definiti minori sono invece identitari. Quando abbiamo sentito parlare di demolizioni  e abbiamo cominciato a far sentire la nostra voce, ciò evidenziava una preoccupazione di carattere estetico-culturale, ma che voleva scongiurare il ripetersi di una situazione già vista a L’Aquila. La ricostruzione sbandierata a L’Aquila, attraverso le new-town, ha distrutto la città. Oggi L’Aquila è completamente smembrata nella parte storica. E ora come si reagisce a questo terremoto? Si pensa subito di abbattere edifici storici-artistici, ma noi vogliamo evitare dannosi abbattimenti. Ingegneri e tecnici che hanno lavorato ai consolidamenti dopo il terremoto di circa 10 anni fa nella zona di Reggio Emilia non sono nemmeno stati consultati, professionisti che conoscono nel dettaglio gli edifici compromessi. Se si continua ad agire in modo non coordinato, per coloro che hanno, secondo la Costituzione, l’obbligo di mantenere la tutela, vuol dire che non sono in grado di capire l’importanza della perdita di questi beni e la distruzione di un territorio anche attraverso lo spostamento della popolazione, lo svuotamento dei centri storici e l’annientamento identitario che produce non luoghi”.

Per Elio Garzillo “il momento decisivo per la salvaguardia delle persone e dei monumenti è questo. Improvvisamente gli edifici che fino a pochi giorni fa erano il nostro patrimonio, sono diventati “un incombente rischio”. Le istituzioni hanno dato subito, pochi giorni dopo, un’inedita disponibilità a intervenire con demolizioni. Non hanno preso decisioni tese alla salvaguardia del patrimonio. Al contrario pare di essere tornati molto indietro, ci sono fantasmi che si aggirano. Io che ho vissuto da funzionario di soprintendenza il terremoto dell’Irpinia ricordo benissimo che il Ministero per i beni culturali mandava degli ispettori alla sovrintendenza della Campania per conoscere quanti interventi i singoli funzionari avessero messo in atto in quei 10 giorni. Dopo il terremoto di Reggio Emilia nel 1986, Ministero dei Beni Culturali e Soprintendenza, sono intervenuti 48 ore dopo con interventi, con fasciature, incantenature, incollature, e mai con “puntellature”. Sempre in situazioni in cui i danni erano stati notevolissimi. Le persone erano state evacuate, siamo intervenuti subito operando in sicurezza. Con importi irrisori abbiamo messo in sicurezza in pochi giorni e abbiamo firmato l’agibilità dei monumenti e delle case circostanti.

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I danni al patrimonio artistico

Ad ormai tre settimane dalla prima scossa di Domenica 20 maggio è possibile verificare gli effetti del sisma sul patrimonio storico ed artistico nella Città di Ferrara, diversamente però da quanto osservabile nella realtà sulla stampa locale è circolata l’informazione che ad essere danneggiato sia il 30% dell’insieme degli edifici e beni monumentali. Ora che il sistema turismo è paralizzato e al terremoto culturale, economico e sociale che già da tempo si è abbattuto sul nostro paese e sulle nostre città provocando disoccupazione e precarietà senza eguali in Europa, si vanno sommando gli effetti del terremoto che affligge il cuore della Pianura Padana, occorrerebbe una discussione seria sul che fare. Il problema, uno dei problemi, è invece quello del pressapochismo e della circolazione di leggende metropolitane che poi, per qualche insondabile ragione, sono riprese dai media e tendono ad affermarsi come elementi di realtà.

A Ferrara ad essere stato danneggiato dal terremoto e dallo sciame sismico che ancora continua non è certo solo il 30% degli edifici storici. Quali sono i monumenti che non hanno subito lesioni piccole o grandi? Ci sono chiese storiche che non hanno subito danni significativi? Anche la basilica di San Giorgio che ha già riaperto non è stata indenne e tutti gli edifici storici della città, quelli che ne formano il patrimonio storico ed artistico, che sono patrimonio dell’umanità protetto dall’UNESCO e che sono la ragione unica della presenza turistica a Ferrara, sono oggi lesionati e in alcuni casi versano in condizioni davvero gravi.

Allo stato attuale sono chiusi musei, facoltà universitarie e tutto, integralmente tutto, il patrimonio chiesastico della città ha subito danni, il ‘600 storico ed artistico è scomparso nella chiusura dei Teatini, di San Carlo, delle Chiese di San Maurelio, San Giuseppe e Santa Maria in Vado, lo stesso possiamo dire dei luoghi del Rinascimento. Danneggiati i Palazzi Paradiso e Schifanoia, la Palazzina di Marfisa, Casa Romei, il Castello, Palazzo Ducale, le basiliche di San Francesco, San Domenico e San Paolo, la chiesa di Santa Maria della Consolazione, la Madonnina, San Gerolamo, l’Oratorio dell’Annunziata, i monasteri di Sant’Antonio in Polesine e del Corpus Domini, ma l’elenco potrebbe e dovrà proseguire perché questo è il patrimonio del quale vive Ferrara città d’Arte, Cultura e Turismo.

Allora per aprire una discussione produttiva che comporti dei fatti, cioè da un lato degli interventi coerenti di messa in sicurezza e restauro, e dall’altro la ripresa del lavoro per alberghi, ristoranti, guide e animatori turistici, occorre che si parta da dati reali e prendendo atto della drammaticità del momento nel quale viviamo. Nascondere la testa sotto la sabbia o far circolare informazioni che minimizzano gli effetti del terremoto, specie quando questi sono ampiamente osservabili da chiunque e incidono sulla carne di migliaia di persone che qui abitano e fino a ieri, faticosamente, lavoravano, non ha granché senso e certamente non aiuta ad uscire dalla situazione gravissima nella quale siamo.

Pertanto, infine, vorrei porre una domanda. Ma da quali edifici sarebbe composto il 70% del patrimonio storico-artistico non danneggiato dal terremoto?

Alessandro Gulinati – Presidente Pro Loco Ferrara