Ministero della verità

Fonte: Maurizio Blondet

Abbiamo  individuato che questo link: “maurizioblondet.it/accelera la dittatura delle tecnocrazie inette” potrebbe essere dannoso. Per proteggere il tuo account e dispositivo, segui  solo link affidabili”.img_20170103_201346

Decine di lettori mi hanno avvisato che,  nel cercare di condividere il mio articolo, hanno ricevuto da Facebook questo messaggio. Che dire? Mi pare impagabile l’umorismo involontario: apprendere che le  tecnocrazie  non-votate sono inette e girano le viti dell’oppressione, “potrebbe essere dannoso”.  A  loro, beninteso, ma soprattutto a voi: avete bisogno di  essere protetti dalle idee dannose di maurizioblondet.it .  Impagabile anche la minaccia sottintesa: “Per proteggere il tuo account [che ti possiamo azzerare, espellendoti dalla ‘comunità”], e il tuo dispositivo [ti ci mettiamo un virus distruttivo, tanto poi diciamo che sono stati gli hacker russi], segui solo link affidabili”: che, immagino,  sono quelli approvati da Paolo Attivissimo. Uno di quelli che ancora sostengono che l’11 Settembre l’ha fatto Bin Laden, e per  questo piace a Boldrini & Mogherini.

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E’ la democrazia fa un altro passo avanti. La democrazia è come il sistema delle tecnocrazie insindacabili e inamovibili chiama la propria dittatura, dovremo ormai averlo imparato.

D’altra parte, ci tengo a scagionare Facebook:  ha cominciato ad eccedere in prudenza, perché la Cassazione italiana ha appena sancito che il provider è responsabile penalmente  e civilmente (paga i danni) per i commenti diffamatori dei partecipanti.  “I siti sono responsabili per i commenti dei lettori”, come ha riassunto Repubblica, che ha dato la notizia martedì.  Era il caso di un lettore di un sito che aveva lasciato un commento contro Carlo Tavecchio, diffamatorio: benchè il diffamatore si fosse firmato, il sito è stato considerato responsabile in solido e quindi condannato a pagare a Tavecchio 60 mila euro.

Questa sentenza,  sia chiaro, rovescia una quantità di precedenti sentenze, compresa una della mitica Corte di Giustizia europea: secondo la quale, i provider di servizi ‘social’ come Facebook non sono chiamati a rispondere di quello che ci scrivono i milioni di utenti; persino se anonimi.  Ma la “democrazia”    sovrannazionale squadra e compasso  può sempre far conto sulla nostra magistratura nei momenti cruciali della storia, come dimostrò incriminando  due altissimi intoccabili,  il governatore di Bankitalia Polo Baffi, e arrestando  il direttore Sarcinelli, per “favoreggiamento e mancata vigilanza”,  probabilmente perché  si  opponevano al “divorzio” fra Tesoro e Banche Centrali,   che doveva avvenire in tutti gli stati occidentali, e che  è alla base dell’asservimento di tutti alla finanza speculativa.  Poi i due furono prosciolti perché nulla c’era che concretasse l’accusa; ma ormai l’auspicato divorzio era avvenuto.

https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Baffi

Anche adesso   la nostra Giustizia, sempre all’avanguardia, ha  anticipato  augusti auspici transnazionali, facendo un passo in più verso la “democrazia”    nel senso auspicato da 1) Obama che nel novembre scorso, nel suo commovente incontro con Merkel e  altri esponenti “democratici” a Berlino, ha appunto auspicato una riduzione dei blog che avevano provocato  la vittoria di Trump con le loro “notizie false” (come le mail di Podesta, il Pizzagate pedofilo…).  2) da Mogherini, che fin dal 2015 ha creato una “task force” per lottare contro la disinformazione proveniente da ottimi notiziari di Mosca, Russia 24, Russia Today, Sputnik – che da quando sono diffusi in inglese, danneggiano il pubblico europeo instillando qualche dubbio sulla legittimità delle menzogne lanciate contro la Russia dalle tecnocrazie, da Mogherini, Stoltenberg  e dai loro media ufficiali.  3) da Pitruzzella dell’Antitrust, a cui è  venuto  in mente  che sia una direttiva UE a   ordinare la creazione di “autorità indipendenti” in ogni Stato per verificare   le notizie false e punire i falsari; 4) da Boldrini  che, giustamente preoccupata delle informazioni incontrollate che  avrebbero portato al Brexit e alla vittoria di Trump, temendo (giustamente) che prossime elezioni in Europa finiscano per dare il potere ai “populisti”, ha rilanciato la battaglia di Obama  “ contro la diffusione di notizie false che istigano all’odio, per promuovere il “diritto a essere informati correttamente”  – aggiungendo: “Sono in contatto con esperti, i cosiddetti debunkerSono Paolo Attivissimo (Il Disinformatico), Michelangelo Coltelli (Bufale un tanto al chilo), David Puente (Davidpuente.it) e Walter Quattrociocchi del CSSLab dell’IMT di Lucca e consegneremo l’appello ai grandi social network che devono essere seri“.

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Eccola lì la minaccia: “I grandi social network devono essere seri”. Subito attuata dalla nostra valorosa magistratura  con la condanna al pagamento danni di un blog per un commento di un suo lettore. Un  avvertimento che gli avvocati italiani di Facebook hanno subito capito.  Realizzando la censura preventiva, o almeno segnalandola “dannosità” di certi blog e impedendone la “condivisione”, ossia la diffusione.

In un regime diverso questo si chiama Censura. Nella tecnocrazia  burocratica, si chiama “diritto dei cittadini ad essere informati correttamente”.  Il bello è che gli stessi processi sono in corso, del tutto spontaneamente, in  tutta Europa.  Pensate che in Francia, Libération, il giornale della sinistra intelligente (e dei Rotschild)  ha addirittura inaugurato una rubrica per smascherare le notizie false diffuse dal blog sgraditi.  E che magari sono più letti di Libé, che credo non arrivi a 10 mila copie vendute. La rubrica si chiama DESINTOX,    perché in francese la disinformazione si chiama “intox”. Recentemente il debunker  del  giornale  s’è provato a sbugiardare un sito che aveva smascherato la complicità oggettiva coi trafficanti delle ONG, munite di apposite navi,  nel “salvataggio”  dei migranti, ossia nel loro trasporto industriale dalla Libia  all’Italia (ne ho parlato qui: http://www.maurizioblondet.it/ong-fanno-contrabbando-industriale-clandestini/). Mal gliene  è incolto, perché il fact checking ha confermato puntualmente i dati del traffico, Libé ha dovuto sorvolare attaccando invece  “i fascisti su Internet” (la fachosphère) che “disinformano riciclando i dato pubblici”…

estratto da http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=58025

La vita continua

Stamattina, nel consueto giro d’orizzonte dei blog che seguo, ho trovato un articolo che mi aspettavo http://albo-pretorio-bondeno.blogspot.it/2015/01/finisce-qui.html in cui il Dr. Aleotti annuncia la chiusura del suo blog su Bondeno sostanzialmente perché la popolazione è attonita, apatica incapace di reagire, assuefatta all’indignazione indotta da tanti maestri, più o meno cattivi, che dalle televisioni, radio, social-network e blog, come questo, li incita alla denuncia del malaffare e alla scoperta delle “cose che non si sanno”.

Sono gli stessi motivi per cui nel 2013 avevo pensato la stessa cosa e avevo aperto terzapagina.info , poi l’imminenza delle elezioni politiche e la speranza che cambiasse qualcosa mi aveva fatto riprendere.

E’ successo invece che anche i candidati non eletti sono spariti subito dopo le elezioni a testimonianza che ormai la politica è “soltanto far carriera” e la gente (abituata dal calcio) preferisce fare il tifo piuttosto che scendere in campo.

Come dice Paolo Barnard (citato anche da Aleotti): Ciò che manca è la consapevolezza del cittadino medio e la volontà di mettere in atto piccolissimi cambiamenti … e anche questo è abbastanza palese…
Comunque se vogliamo farci male da soli, possiamo fare finta di niente per il resto della vita e lasciare che siano gli altri a risolvere i nostri problemi  …

a loro vantaggio ovviamente, intanto che noi rincorriamo le briciole che lasciano generosamente cadere.

Stretta la soglia larga la via, dite la vostra che ho detto la mia.

Attualità, no grazie

11:01 – Dopo tre giorni di separazione dal magma incessante dell’attualità la politica italiana appare in tutta la sua nuda, insolente inconcludenza. Parole a vuoto, che si riempiono di significato solo nell’orizzonte temporale di un dibattito che si rinnova di mezz’ora in mezz’ora. Con tempi appena più lunghi, da un mattino all’altro, già non ne hanno più. Forse la narrazione e i tempi dei social media nutrono l’incapacità di vedere il nulla delle dichiarazioni, delle interviste, dei retroscena, degli accordi sottobanco; già il distacco tra la carta del giornale di ieri e quello di oggi mette le cose in prospettiva. Vero, senza i social media manca un senso di maggiore partecipazione a quel dibattito; ma, per contribuire davvero alla politica, dovrebbero ricordarci che riguarda anche e soprattutto il medio-lungo periodo. Un orizzonte che nell’esistenza occupata da Facebook e Twitter è, se non scomparso, nascosto.

estratto da: http://ilnichilista.wordpress.com/2012/08/23/ventitre-giorni-senza-social-media/

Quello che sfugge all’estensore del blog è che almeno il 50% della popolazione non fa uso dei social media, ma giornali e, soprattutto, televisione ottengono lo stesso effetto.

Quello che fa la differenza è il filtro che dovremmo avere nella testa…