Economia della cultura

Sono anni che si additano i politici per insensibilità e incompetenza verso le politiche culturali e si fanno “manifesti” contro una politica miope e gretta che non vede nella cultura una grande opportunità di sviluppo. Io non sono più tanto sicuro che la politica sia l’unica responsabile, neanche che sia l’artefice della bassa se non infima qualità di politiche culturali in Italia.
Inizio a credere che il centro del problema siano le amministrazioni, gli uffici tecnici. Non mostrano di voler dare continuità e struttura all’offerta culturale. Questa mancanza riduce la cultura a mero eventismo, a iniziative estemporanee. I funzionari pubblici possono condizionare l’operato del politico di turno. Sono le persone che fanno concretamente le cose e se volessero potrebbero influenzarle, grazie alla continuità della loro presenza oltre i mandati elettorali.
Nella mia esperienza di formatore pubblico, i funzionari da una parte esprimono sempre orgoglio per il fatto di essere in quegli uffici da decenni. Allo stesso tempo, palesano disagio per una politica sempre più scadente, se non corrotta. Ma siamo sicuri che i funzionari siano solo le vittime di questo depauperamento? Che, se non conniventi, non siano consenzienti?

Beppe Grillo - photo Splash News/CorbisBeppe Grillo – photo Splash News/Corbis

Io gli dò una bella dose di responsabilità, doppia addirittura. Da una parte ritengo che non tengano “a bada” i politici di turno. Mostrano di non avere un progetto amministrativo. Inoltre credo che l’operato qualunquista di molti funzionari gli attribuisca una seconda colpa: la disaffezione dei cittadini. Questi non difendono la cultura perché nessuno gliel’ha insegnato. Ed eleggono politici che non cercano una relazione con essi basata anche sull’offerta culturale, perché questa non riveste alcun ruolo nella vita delle persone. Non muove voti, interessi, opportunità.(corsivo nostro)
Per le persone la cultura è uno svago di cui si può fare a meno; per i politici è un vezzo che non fa contenti gli elettori.

Fabio Severino
vicepresidente dell’associazione economia della cultura

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #11

In difesa del voto

Il messaggio che da ogni parte ci arriva: la convenienza ( ma chi me lo fa fare), la strada più breve ad ogni prezzo, devo esserci devo apparire, il facile guadagno (non sempre legale), non guardiamo le regole, quante balle, io sono più furbo perché frego gli altri, l’intolleranza verso tutto quello che non mi interessa, non ascoltare nessuno perché io so.
Claudio Campini in Frammenti di storia di Bondeno

Se ci pensate le accuse alla classe dirigente (quelle addotte per giustificare l’astensionismo al voto) sono la diretta conseguenza del comportamento descritto sopra; il che significa che il primo cambiamento passa da ciascuno di noi.

Sgombrato il campo da questo equivoco, ci si può confortare pensando che politica, economia, diritto sono creazioni totalmente umane e quindi è totalmente in nostro potere modificarle, anche col voto.

Partiamo anzitutto dalla constatazione che non sappiamo nulla delle 23 liste per la Camera e delle 18 liste per il Senato che si presentano nella nostra circoscrizione.

Armati di pazienza dal sito ufficiale del Ministero dell’interno, possiamo scaricare i programmi, basta una veloce scorsa per capire quelli veramente innovativi e quelli che sono una rifrittura di temi lontani dalla radice del problema.

Questo presuppone però che la radice del problema (quello economico-finanziario) la abbiamo già individuata prima e, se abbiamo letto i giornali o guardato la Tv , difficilmente avremo in mano tutti gli elementi.

Per questo ci sentiamo di consigliare un veloce ripasso di alcuni articoli raccolti dal web in questi anni, alcuni pubblicati anche qui su bondeno.com.

Probabilmente nessuno si sobbarcherà tutto questo impegno quando

  • non votare;
  • votare per i soliti;
  • votare per simpatia del candidato visto in TV;

è molto più semplice (e stavolta ci hanno risparmiato anche la fatica di scegliere i candidati).

elezioni 2013
In allegato i fac simile della scheda elettorale per la Camera e per il Senato; i simboli uniti tra di loro sono apparentati: si vota tracciando una croce su UN SOLO Simbolo. Per il Senato vota chi ha più di 25 anni.