Chi detta legge

di

Riccardo Scarpa

20 marzo 2023

Chi detta legge

Meta Platforms Inc è l’impresa statunitense che controlla i servizi di rete sociale di Facebook e Instagram, fondata e “padroneggiata” da Mark Zuckerberg. A causa, dice, di un mancato accordo con la Siae, la Società italiana autori ed editori, la quale – in base alle nostre norme sulla proprietà intellettuale – amministra i diritti d’autore, Meta ha deciso di rimuovere i pezzi di musica italiana dai suoi celebri “social”. La Siae si è subito affrettata nel dirsi disposta a trattare. Cioè – qualcuno pensa – a “calarsi le brache”.

Le norme in questione, armonizzate a livello internazionale e supernazionale, sono dettate dal Parlamento, organo eletto a suffragio universale diretto. Mark Zuckerberg, però, vuole dettare le regole. E lo fa. È questo un caso, si direbbe di scuola, per dimostrare le ragioni dell’assenteismo politico della maggioranza dei cittadini, secondo Ulrich Beck. Essi sanno che, ormai, è inutile votare per poi avere istituzioni normative che girano a vuoto. Mentre, invece, un qualunque privato, cioè privo di legittimità pubblica, può imporre le proprie regole sul mercato globale, sfuggendo a qualunque sovranità politica. È questo a mandare in crisi Parlamenti, governi, partiti e sindacati: è inutile discutere e deliberare, per esempio, in materia di pieno impiego e livelli salariali, se poi le società con la sede legale in uno Stato – e quella fiscale in un altro – prendono e delocalizzano, spostano le fabbriche dove il lavoro costa meno ed è scarsamente garantito.

È questo a demotivare i cittadini e a svuotare le democrazie. Cosa si può fare? Forse, nell’Unione europea si potrebbe far funzionare meglio la sussidiarietà e la solidarietà tra istituzioni supernazionali e nazionali. Giorgia Meloni lo può capire, arrivata a capo del Governo della nazione dalla guida del gruppo conservatore al Parlamento europeo. Allora potrebbe richiamare alle urne coloro i quali votano per Sanremo e non per il Parlamento. Se la ricetta funzionasse, il pacchetto sarebbe da esportazione senza filtro, perché il problema è mondiale.

http://www.opinione.it/editoriali/2023/03/20/riccardo-scarpa_facebook-siae-parlamento-ue-meloni/

Cronache francesi

di NINO DI CICCO

1) onore ai Francesi che quando vengono toccati i loro interessi, non esitano a farsi sentire pesantemente;

2) meno onore ai Francesi che meno di un anno fa hanno rieletto Macron che si sapeva benissimo dove voleva andare a parare sulle pensioni;

3) le proteste riguardano l’innalzamento dell’età pensionabile dai 62 ai 64 anni.
Da noi l’età pensionabile è di 67 anni, grazie alla riforma Fornero (2011), fatta su “gentile richiesta” (leggasi ricatto/spread) della BCE.
E non mi ricordo di grandi proteste a Roma.

4) i manifestanti francesi stanno subendo una repressione da parte della polizia francese che se fossimo in un Paese non occidentale tutti i giornali oggi griderebbero alla dittatura sanguinaria.Iscriviti al nostro canale Telegram

Giocare di rimessa

Il Governo Meloni stia in campana, la sinistra è tornata. Non che questo rappresenti un problema serio. Tuttavia, il pericolo nasce dalla capacità manipolatrice dell’informazione che il Partito Democratico ha ricevuto in dote dall’avo comunista e grazie alla quale la minoranza, in Parlamento e nel Paese, riesce a dettare l’agenda alla maggioranza. L’evidenza di una tale distorsione della dialettica democratica è sotto gli occhi di tutti, proprio in questi giorni. Nonostante il Governo sia impegnato su diversi fronti, tutti delicatissimi, per aiutare la nazione a lasciarsi alle spalle anni di crisi, di cosa parlano a ciclo continuo i media organici alla sinistra, costringendo a farlo anche a quei pochi canali d’informazione che di sinistra non sono? Del naufragio di Cutro e di altre analoghe sciagure. Ora, con tutto il rispetto per le vittime delle tragedie del mare, si può pensare di ridurre la questione Paese a ciò che è successo a Cutro? La sinistra lo spera. Il centrodestra non caschi nella trappola. Faccia in modo di uscire dall’angolo in cui la sinistra ha cercato di portarlo e riprenda il dialogo con i cittadini sui temi che maggiormente li preoccupano.

http://www.opinione.it/editoriali/2023/03/15/cristofaro-sola_naufragi-immigrati-demagogia-sinistra-pd-migranti/

L’Italia dice no

L’Italia riapre una partita che, dalle parti della Commissione europea, davano per chiusa. “No allo stop alla vendita dei veicoli a benzina e diesel dal 2035”. È questa la posizione del nostro Paese alla vigilia della riunione dei rappresentanti permanenti aggiunti in Ue chiamata a dare il via libera finale al regolamento europeo. “I target ambientali vanno raggiunti attraverso una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa”, ha spiegato il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica annunciando la posizione contraria che l’Italia esprimerà a Bruxelles. Una posizione che rischia di far traballare notevolmente il Regolamento: al no di Roma vanno infatti aggiunti i dubbi di Berlino e le posizioni di Bulgaria e Polonia, rispettivamente astenuta e contraria al Coreper che, a novembre, diede luce verde all’intesa. Messi insieme, i quattro Paesi costituirebbero un blocco di minoranza decisivo per stoppare l’iter.

http://www.opinione.it/economia/2023/03/01/redazione_italia-ue-stop-diesel-benzina-2035/

Il piano di Biden

Perciò, dopo la mancata sconfitta della Russia, tramite le sanzioni, sta prendendo forma un piano che prevede di mobilitare solo i Paesi dell’est Europa, quasi tutti burattini senz’anima per trasformare anch’essi in carne da cannone: il fatto che Biden prima di partire dall’Europa abbia convocato i nove paesi ex sovietici o appartenenti al patto di Varsavia ovvero Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Slovacchia, Cechia, Ungheria, Romania e Bulgaria, lascia pensare che il piano sia questo: continuare il carnaio con gli uomini di questi Paesi. E quindi anche continuare ad accontentare anche l’apparato industrial militare senza dover mettere in campo propri soldati, a parte quel velo di falsi mercenari a fare da collante e a svolgere la stessa funzione dei raggruppamenti nazisti che abbiamo imparato a conoscere.

estratto da https://ilsimplicissimus2.com/2023/02/25/gli-usa-preparano-il-nuovo-massacro-europeo/

A bocce ferme

Mentre si avvicina l’anniversario della guerra in Ucraina si può già avvertire l’ondata di piena della menzogna che sta arrivando sul terreno fradicio dell’informazione: una menzogna che si presenta come omissione degli atti di guerra compiuti dall’Ucraina contro il Donbass e volti a rendere inevitabile l’intervento russo. Se tali atti fossero riconosciuti sarebbe impossibile sostenere la tesi di una gratuita aggressione militare della Russia e riconoscere che l’intervento era legale, almeno quanto lo era quello della Nato nella ex Jugoslavia.

leggi tutto : https://ilsimplicissimus2.com/2023/02/21/discorso-di-putin-mentre-infuria-la-menzogna/

Non c’è due senza tre

Fonte: Andrea Zhok

Il segretario generale della Nato Stoltenberg ieri:
“Fatemi essere chiaro: non ci sono opzioni a rischio zero. Ma il rischio peggiore di tutti è che Putin vinca.”
Prego?
Ma voi siete fuori come un ponte levatoio.
Voi e quella pletora di pennivendoli con l’elmetto che vi fanno da claque.
Fate essere chiari noi.
Il rischio essenziale è che dopo aver devastato economicamente l’Europa, da quei venduti incompetenti (e razzisti culturali) che siete, riusciate anche a coinvolgerci direttamente in un conflitto armato fatale.
Il rischio accessorio è che, anche se Putin vince, voi, genia di psicolabili in libera uscita, continuiate a fare da passacarte del complesso militare-industriale statunitense, a scapito di centinaia di milioni di cittadini europei (e dopo il diritto di guerra per la guerra al Covid e il diritto di guerra per la guerra in Ucraina non oso pensare cosa ci riservi il “non c’è due senza tre”).
Ecco.

integrale in https://www.ariannaeditrice.it/articoli/non-c-e-due-senza-tre