Omicidi economici

di GILBERTO TROMBETTA

I posti letto ordinari sono stati tagliati di oltre il 70% tra il 1975 e il 2020 (da 10,6 posti letto per 1.000 abitanti a 3,1), così come quelli di terapia intensiva passati da 10,4 posti letto per 100.000 abitanti a 2,6. Il 15% degli ospedali è stato chiuso tra il 2010 e il 2019 (173 in meno, da 1.165 a 992).

Nello stesso periodo, il personale medico e infermieristico è stato ridotto del 7% (42.380 professionisti sanitari in meno). il numero dei medici di medicina generale, i cosiddetti medici di famiglia, è stato tagliato del 4% (3.450 in meno, da 45.878 a 42.428).

Sempre tra il 2010 e il 2019, il finanziamento del SSN è stato ridotto di 37 miliardi di euro. Gli autori di uno studio che dimostrava la correlazione tra il taglio della spesa destinata al SSN e l’aumento della mortalità, avevano parlato di omicidi economici. Perché le morti causate dall’austerità sono omicidi economici.

I mandanti siedono in Parlamento e nei consigli regionali.

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Bollette

Il livello del dibattito politico, così basico e mediocre, preoccupa almeno quanto il caro bollette. Se la visione del Paese è quella che vediamo in Parlamento, c’è da non dormire sonni tranquilli. L’unico dubbio è se il basso livello derivi da una scarsa capacità delle forze in campo o se sia un artificio dialettico finalizzato al consenso low cost sul modello “piazzetta italietta” della tv commerciale. Nel primo caso lo scenario sarebbe veramente desolante, mentre nel secondo si tratterebbe di un fenomeno solamente deprimente.

A ben vedere però, sulla scorta dei temi trattati, ormai la politica dice ciò che pensa che la gente possa capire: argomenti a bassa intensità e per giunta pre-masticati, così che l’uomo della strada non debba impegnarsi troppo in uno sforzo di elaborazione e comprensione. Nonostante il pericolo fascista non sia tra le cose possibili, la “signora Maria” non avrà difficoltà ad entrare nel dibattito ricordando i racconti di “nonna Amalia”, non faticherà a cantare “Bella ciao” piuttosto che a immedesimarsi nella finta fobia fascista in assenza di fascisti. L’argomento è suggestivo, quasi sexy. Peccato che altre nazioni europee più serie abbiano superato il trauma della Guerra mondiale e guardino avanti.

Sui migranti stessa storia: è molto giggione l’atteggiamento di chi vuole “restare umano” e sale sulle navi delle Ong a fare passerella, omettendo di sollevare una serie di implicazioni geopolitiche, culturali, economiche. Pensano che l’uomo qualunque si immedesimi nel personaggio famoso e benestante che sale sul “taxi del mare”, tracciando così il solco tra i buoni e i cattivi. Il fatto che queste imbarcazioni facciano con insistenza sempre e solo la stessa rotta, che abbiano risorse e uffici legali per forzare la mano ed esigere con prepotenza gli sbarchi, il fatto che l’Europa se ne fotta come se dovessimo “restare umani” solo noi, tutte queste cose non le considerano riflessioni alla portata della plebe.

Si tratta di scelte di comunicazione politica che tradiscono una semplificazione tanto pericolosa quanto inutile, come ad esempio quella di risolvere il problema energetico con le fonti rinnovabili: l’immagine dei fiori nelle canne fumarie delle centrali a carbone e dell’energia green che esce come per magia catturando il sole, è poetica, quasi suggestiva. Scivola tra le “varie ed eventuali” qualsiasi discussioni sulle materie prime necessarie alla realizzazione di impianti green (monopolio cinese) e sul fatto che una transizione necessiti di tempi tecnici molto lunghi cui far fronte con altre forme tradizionali di approvvigionamento. Se il ragionamento non fosse sensato, non si capirebbe per quale motivo le potenze industriali occidentali puntino oggi sul nucleare e, solo a tendere, sulle pale eoliche. L’alternativa è aspettare che il solare decolli e trovi nel frattempo la desertificazione industriale e un “colosso energeticamente sporco” come la Cina a farla da padrone.

Le recenti elezioni, forse, non hanno insegnato nulla. Spiace doverlo sottolineare ma la scorciatoia dei cinepanettoni e delle piazzate di paese non funziona più: da almeno trent’anni c’è una politica che cerca di bollare l’avversario con il marchio dell’inadeguatezza, dell’impresentabilità. Nulla dice sulla propria adeguatezza e presentabilità.

http://www.opinione.it/politica/2022/11/09/vito-massimano_dibattito-politico-parlamento-ong-migranti-energia/

Accolto il ricorso

Parigi rompe il fronte europeo e assegna Marsiglia come porto per la Ocean Viking. È la vittoria della linea dura di Meloni e Piantedosi che in serata fanno sbarcare gli ultimi migranti a Catania. Ong critiche: «Decisione contro il diritto internazionale. Adesso le cose potrebbero cambiare»
Da IL MANIFESTO del 9 novembre

Ricominciamo dai ’60

Fonte: Marcello Veneziani

A fine ottobre di sessant’anni fa l’Italia perdeva tragicamente “l’uomo più potente d’Italia, dopo Giulio Cesare”. Il giudizio esagerato della BBC si riferiva a Enrico Mattei, il “tycoon” che aveva cercato di ridare un ruolo all’Italia attraverso le fonti energetiche e un’audace politica estera mediterranea. Mattei volle “costruire la sovranità energetica” italiana con l’Eni passando dal “gattino impaurito” al cane a sei zampe (simbolo delle quattro ruote, più due gambe).
La definizione è nel sottotitolo di un libro ampio, onesto e documentato, di Leonardo Giordano, Enrico Mattei, appena pubblicato da Giubilei- Regnani. Marchigiano, figlio di un carabiniere, Mattei fu da giovane militante fascista; diventò poi capo delle brigate “bianche” partigiane. Aveva duemila uomini sotto di lui ma diventarono 40mila il 25 aprile. Concepì la Resistenza come una liberazione nazionale contro l’invasore, anziché una guerra civile antifascista, rifiutò l’egemonia comunista e tentò invano di portare i partigiani cristiani fuori dell’ANPI, l’associazione dei partigiani. Ebbe un ruolo eminente nella prima Dc. Il Comitato di Liberazione Nazionale lo volle alla guida dell’Agip, con l’intenzione di liquidare l’azienda del passato regime. Invece Mattei la fece rinascere come Eni, la potenziò e la ramificò in una strategia nazionale di sovranità e indipendenza energetica. Si oppose all’egemonia delle Sette Sorelle, le compagnie petrolifere americane, fece una politica autonoma in Africa e in Medio Oriente, dall’Iran all’Algeria, sostenne il nazionalismo di Nasser in Egitto, si pose in urto con Israele per la sua linea filo-araba; fece saltare le condizioni economiche che gli Usa imponevano nel mondo colonizzando nel nome dell’energia. Mattei contribuì alla nascita in Italia della rete autostradale; riuscì a ridurre il prezzo di benzina e fertilizzanti, acquistò e rilanciò aziende in crisi (come fu il caso della Pignone), fondò il quotidiano anti-Corriere, il Giorno, all’epoca innovativo, a sostegno della svolta verso il centro-sinistra; finanziò correnti politiche, come quella di Base nella Dc, a sostegno della sua strategia. Mise in piedi all’Eni un settore di produzione di film, come l’Istituto Luce del passato regime, per divulgare i successi dell’Eni nel Sistema Italia.
Ebbe il sostegno di De Gasperi e poi di Gronchi e Fanfani, e l’ostilità della destra democristiana, dei liberali, di don Sturzo e di Montanelli. Adottò, come il fascismo, un sistema economico misto, con una forte presenza pubblica a fianco dell’impresa privata; seguì anche in politica estera e nelle aperture commerciali all’Urss, la linea perseguita da Mussolini. Era la linea mediterranea, che risaliva a Crispi, e che sarebbe poi riaffiorata con Craxi e, con alcune ambiguità, con Moro e Andreotti. Tutti, dopo Mattei, pagarono pesantemente quella linea ritenuta anti-atlantica. Il casus belli, nota Giordano, fu l’esclusione dell’Eni dagli affari delle major americane con l’Iran, che Mattei aggirò trattando direttamente e vantaggiosamente con Teheran.
Mattei era un patriota, un nazional-populista, c’era una forte componente nazionalista e di orgoglio italiano – nota il suo biografo Nico Perrone – maturata al tempo in cui si iscrisse al partito fascista. Nella sua Storia della Repubblica, Giano Accame lo considerò un geniale innovatore e “la sola personalità” capace di restituire all’Italia una politica nazional-popolare di potenza. In verità, quella stagione irripetibile ebbe anche altri importanti innovatori del marchio e dell’ingegno italiano: si pensi ad Adriano Olivetti con i computer e Felice Ippolito per l’energia nucleare, oltre che ad alcune figure di imprenditori. Poi avvenne il sistematico boicottaggio e “plagio” dei brevetti, che strappò all’Italia primati e invenzioni e ci destinò al ruolo di colonia e di paese dipendente (dagli anni novanta in poi, perdemmo anche i marchi e le industrie italiani).
Si fece molti nemici, Mattei, soprattutto negli Usa, e molte furono le pressioni per fermarlo. Mattei fu spregiudicato, audace, usò gli stessi mezzi pirateschi della concorrenza (si definì non a caso “un Francis Drake al servizio dell’Italia”); passò per un grande corruttore, anzi colui che introdusse la corruzione nel sistema Italia. Fu perfino coinvolto in giri di escort e lolite.
Ma tutto quel che fece in politica e in affari, lo fece per l’Italia e non per sé; aveva una visione e voleva rendere grande la sua Patria, con ogni mezzo. Ciò che mancò alla Dc, come una volta ammise lo stesso Andreotti.
Fervente cristiano, Mattei credeva all’intervento della Provvidenza nella storia, si faceva il segno della croce quando saliva in aereo. Negli ultimi tempi si sentiva minacciato; una notte – racconta Giordano – sua moglie lo sorprese a piangere. Aveva ricevuto minacce di morte per lui e la sua famiglia per la sua posizione filo-algerina nella guerra di liberazione dalla Francia. Voli annullati, tragitti cambiati, vane prudenze. Il 27 ottobre del ’62 precipitò in un volo dalla Sicilia a Milano nel cielo di Bascapé, nel pavese. Aveva 56 anni. Una commissione d’inchiesta sulla sua morte nominata da Andreotti, Ministro della Difesa, non portò a nulla. Ma decenni dopo, caduto il Muro e poi l’Urss, una nuova indagine accertò che si era trattato di un attentato ma l’inchiesta fu archiviata perché riteneva impossibile risalire ai colpevoli.
Ora che siamo in piena crisi energetica con un’Europa in ginocchio e un paese in bolletta, e nessuno riesce a venire a capo dei rincari, sentiamo forte la nostalgia di Mattei, l’uomo che col suo cane a sei zampe, dette energia all’Italia.

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/ci-vorrebbe-un-enrico-mattei-per-ridarci-energia

Non c’è trippa per gatti

Fonte: Vincenzo Costa

Questa campagna elettorale in Italia e l’assoluta mancanza di iniziativa della Germania in politica estera mostrano una cosa semplice: dopo settant’anni ci sono due paesi che hanno perso la guerra e che sono sotto occupazione militare.
Niente di male. Basta saperlo.
C’è un vincolo inesplicitato in tutta questa campagna elettorale: chiunque si dichiari contro le sanzioni (dunque contro il volere delle due principali potenze che in Occidente vinsero il conflitto, Inghilterra e USA) non può accedere a responsabilità di governo.
Giuramenti di fedeltà, in certi casi abiure, sono necessari per chi aspira a funzioni di governo.
I partiti non mirano a ottenere il consenso degli italiani, ma a guadagnarsi una legittimità presso i vincitori e le forze di occupazione.
Di fatto, un partito che ottenesse il 50% con un programma sgradito agli USA dal punto di vista della politica estera o sgradito alla UE da punto di vista della politica economica non sarebbe legittimato a governare. Durerebbe qualche mese.
Chiunque vinca non cambia niente per i cittadini, sui punti fondamentali non cambia niente. Seguiranno le stesse direttive decise altrove.
Sia il PD sia la Meloni chiederanno lacrime e sangue.  
Il cambiamento non può venire dalla politica e da competizioni elettorali. Questa è una scemenza liberale che anche a sinistra è oramai diventata ovvietà.
I cambiamenti sociali si impongono nelle piazze, nelle strade, nei luoghi di lavoro. Sono questi a cambiare poi la politica, che li intercetta o viene travolta.
Che il popolo italiano scenda nelle strade per impedire la distruzione del paese è tuttavia improbabile. Non ci saranno proteste, non ci saranno contestazioni, o rivolte. Non ci sarà niente, solo un impoverimento massiccio.
L’idea di riprendersi in mano la loro vita è diventata estranea agli italiani, forse non è proprio nella nostra natura e nella nostra cultura.
La reazione sarà diversa: ognuno cercherà di salvare se stesso, a scapito degli altri. Verso questo andiamo, verso il si salvi chi può. Si cercherà di sfuggire al fisco, di fregare, insomma vecchie tecniche di sopravvivenza. Un gioco a “futti cumpagni” (se siete del nord non potete capire, troppp tedeschi voi per capire questa arte sottile).
Noi non siamo popolo di rivoluzioni. Siamo addestrati nella nobile arte di arrangiarci.
Dunque, dalla politica non può venire niente, dal basso non può venire niente.
Non c’è trippa per gatti.

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/non-c-e-trippa-per-gatti

Italia in estinzione

La decisione di porre fine alla vendita delle auto a benzina e diesel a partire dal 2035 è oramai in dirittura d’arrivo. Dopo il voto favorevole al Parlamento europeo ora la parola passa al Consiglio dell’Unione europea, una sorta di Consiglio dei ministri specifici per materia, in questo caso dell’ambiente, dei 28 Paesi membri ove i provvedimenti per passare devono ottenere una maggioranza del 55 per cento. Facendo una rapida conta dei Paesi che con la costruzione delle auto non hanno nulla a che fare, è facilmente prevedibile l’esito del prossimo passaggio.

Il compositore francese Philip Abussy dichiarò che il rombo del motore di una Ferrari è musica e l’Italia che nel settore produce le più belle opere d’arte del mondo sarà il Paese più penalizzato dal provvedimento.

L’impatto non sarà solo musicale, lo sarà anche sociale e non riguarderà solo le automobili di lusso, ma tutta la filiera. È infatti stimata una perdita di più di 70mila posti di lavoro che non saranno compensati dalle circa 6mila posizioni che creerà la mobilità elettrica.

L’obiettivo è l’emissione zero e poco importa che a traguardarlo sia solo una porzione di pianeta in cui il parco d’auto circolante non sia proprio rilevante rispetto al miliardo e mezzo di veicoli nel mondo. Già la vicina Inghilterra, appena uscita dai vincoli europei, gongolerà e continuerà a produrre splendide Jaguar, Aston Martin e Range Rover con motori tradizionali. Altrettanto faranno Cina, Usa, Giappone e Corea, Paesi costruttori con primati nei numeri ma non nell’estetica.

All’Italia non resta che leccarsi le ferite e correre ai ripari, per quanto possibile in così pochi anni. Speriamo solo che dopo le opere d’arte ruotate non tocchi poi anche ad altre creazioni artistiche. Il debito è elevatissimo e presto gli interessi andranno pagati a tassi crescenti. I beni patrimonio dell’umanità in Italia sono tanti, anche qui il primato è mondiale, e potrebbero far gola a tutti coloro che ora festeggiano la fine dell’era gloriosa dell’automobilismo tradizionale italiano.

https://opinione.it/editoriali/2022/06/10/ferdinando-fedi_fine-vendita-auto-motori-termici-parlamenti-ue-2035-danno-eccellenze-italia/

Il nuovo piano Morgenthau

  • Dopo 70 anni e passa anni pare che gli Usa stiano rispolverando il piano Morgenthau, ovvero quello proposto del ministro delle finanze di Roosevelt che prevedeva di trasformare la Germania, ma in generale gran parte dell’Europa in un  territorio ad economia agricola in maniera da non permettere più che le nazioni del continente potessero rialzare la testa. Tale politica fu poi sostituita invece dal piano Marshall quando si capì che andando avanti sulla strada della marginalizzazione si sarebbero portati i Paesi del continente in braccio all’Unione Sovietica,

leggi tutto https://ilsimplicissimus2.com/2022/06/06/il-nuovo-piano-morgenthau-per-la-distruzione-delleuropa

Il lavoro non conviene

Ciò che la tabella dei salari mostra è la tragica deflazione salariale, durata trent’anni, e negli ultimi 20 nell’area euro con le regole austeritarie dettate da Berlino e a cui abbiamo obbedito ciecamente. Il tutto confermando il quadro patologico proprio del capitalismo terminale:  che quello dove il Capitale aumenta i suoi profitti –  in modo titanico,  come vedremo –  brutalmente e direttamente  derubando il Lavoro.

Con delocalizzazioni feroci di fabbriche e competenze nei paesi dei bassi salari,  fino la sostituzione – nei loro sogni – del lavoratore umano con robot (che non hanno bisogno di essere stipendiati),  con le precarizzazione  totale , con  le “riforme” dettate dalla BCE, da Bruxelles e dalal Germania : tagliare  il debito pubblico! Portarlo al 60%! Deficit non superiore a 3%!  – dimenticando opportunamente che èiù debito pubblico significa più risparmio privato – insomma con le austerità e i meccanismi deflazionisti messi in atto …  E’ ormai “naturale” che il Capitale terminale  teorizzi (a Davos) che non solo il Lavoro, ma l’Uomo in sé sia un “costo” – non una risorsa –  e  per di più un inquinante, con bisogni immondi come il mangiare carne da abolire; verranno sostituiti dai robot che non hanno mica bisogno di mangiare.  Né diu stipendio.

La frase di Cingolani, “l’uomo è un parassita perché consuma e non produce niente”   illustra perfettamente l’ideologia vigente da parte dei potenti.

Il Capitale ultimo manifesta così il suo disprezzo profondissimo per la vita umana, deprezzando tutto ciò che è umano. Alla fine, deprezza a tal punto il lavoro –  che alla stessa vittima, il lavoratore, non conviene più studiare né prepararsi per professioni di alta qualifica.  In Italia, dove i salari sono calati in 30 anni, si è superato un limite: siamo  giunti al punto che il lavoro   perde addirittura di significato, specie se  ad alta qualifica.  In pratica, per un giovane, non   fa più veramente differenza  lavorare come ingegnere alla Motorizzazione Civile ( a 1400 euro mensili!) o fare il rider, il percettore di reddito di cittadinanza  facendo un po’ di nero.,

In Italia, si  è avuto il caso di centinaia di vincitori di concorsi pubblici,   con titoli post-laurea, che  non hanno preso il posto.

“Le recenti assunzioni per i provveditorati e le motorizzazioni sono andate in parte deserte, in particolare nelle regioni del Nord”, ha dovuto dire il ministro competente, .  Per quanto riguarda i 320 funzionari di amministrazione che sono stati messi a concorso, una quota consistente ha rinunciato, evitando di prendere servizio, a meno che non gli fosse stata indicata una sede al Sud”: con 1500 euro di stipendio al mese ,  non conviene   ad ingegneri trasferirsi a  Milano: un affitto costa 800 euro mensili.  Meglio campare col reddito di cittadinanza e un po’ di nero o mestierucci come il rider, che sono la  prospettiva che il capitalismo terminale propone ai giovani.

https://www.maurizioblondet.it/deprezzamento-delluomo/

Editoriale

Chi ci ha conosciuto, apprezzato o anche disprezzato in questi 10 anni (prima come semplice associazione, l’ARS, poi come partito, il FSI, che ora è divenuto Riconquistare l’Italia), sa bene che sin dall’inizio della nostra avventura abbiamo avuto una prospettiva e un metodo, perseguiti con coerenza e pazienza e che, ovviamente, non piacevano a quelli che ci hanno sempre detto “Non c’è tempo”.

Il tempo c’era, c’è, ci sarà: una vita intera e quelle di intere generazioni, visto l’obiettivo epocale che ci siamo dati, riprenderci il Paese, riportarlo nella legalità costituzionale violata e infangata dal PARTITO UNICO, riconquistare l’Italia quindi, come abbiamo voluto sancire nel nome che abbiamo scelto.

Chi ci conosce sa anche che abbiamo sempre umilmente rivendicato di voler seguire una sola strada, che avrebbe dovuto portarci ad essere la frazione di una alleanza che avrà il compito di portate in Parlamento “L’ALTRO PARTITO”, quello della Costituzione.

Il lavoro di questi 10 anni, la pazienza e la tenacia stanno germogliando…

Mi piace allora ricordare le parole con cui, 10 anni fa, tutto è cominciato:

“Alcuni credono che non abbiamo molto tempo; che le cose stiano per precipitare; che già alle prossime elezioni il popolo riuscirà, dietro la spinta di forti movimenti di protesta, a presentare liste popolari nazionali che sfidino il partito unico delle due coalizioni.

Purtroppo, non credo che abbiano ragione. Spesso la realtà non coincide con i nostri desideri. Mi auguro che abbiano almeno parzialmente ragione; ma credo che abbiano torto. D’altra parte, la contestazione non si caratterizza per chiarezza di idee, che ancora sono confuse e per certi versi discordanti…

Se è vero, dunque, che il destino della nazione e degli italiani è legato allo scontro tra popolo italiano, da un lato, e centrodestra e centrosinistra nonché l’elite globalista, dall’altro, si deve dubitare fortemente che lo scontro sia imminente, o, meglio, che imminente sia la vittoria del popolo italiano.

Perciò, è necessario cominciare a costruire una prospettiva unitaria e di salvezza nazionale…”

RI Editoriale quotidiano del 30/05/2022

Lorenzo D’Onofrio

Riconquistare l’Italia

La Malattia

LA MALATTIA

Premetto che parlo di esperienza personale, quindi nessuna presunzione scientifica.

Da sempre, nella stagione invernale, ma non solo, sono affetta da raffreddori (con conseguenti alterazioni di gusto e olfatto), mal di gola, tosse, malessere generale con o senza febbre.

Nel periodo in cui avevo un lavoro dipendente il medico mi rilasciava un certificato di malattia, mi curava e dopo otto giorni tornavo al lavoro.

Nel periodo in cui ero lavoratrice autonoma il periodo di riposo si riduceva (perché se non aprivo il negozio, non guadagnavo), ma il medico mi curava ugualmente.

Era una malattia che comunque ogni anno faceva vittime, specialmente i più anziani con altre patologie. C’è sempre stato chi necessitava di respirazione assistita e maschera per l’ossigeno (mia mamma, che tra le altre cose soffriva di asma, per anni ha dormito con la bombola dell’ossigeno accanto al comodino).

La scienza, la medicina, i medici sono sempre stati in grado di affrontare queste patologie delle vie respiratorie, anche quelle gravi.

Improvvisamente, dal 2020, a questo tipo di malattia è stato dato un nome specifico (sebbene il virus che la diffondeva facesse parte di un ceppo noto da tempo agli scienziati ) ed i medici, altrettanto improvvisamente , non sono più stati in grado di affrontarla , non sono più stati in grado di curarla.

Improvvisamente è diventata LA MALATTIA, l’unica da combattere.

La gestione da parte delle istituzioni di quella che ci è stata presentata come pandemia, salvo poi rivedere negli ultimi tempi tutti i dati di mortalità, letalità e contagi in merito ai quali è stato scritto tutto ed il contrario di tutto, è stata inadeguata oltre ogni dubbio.

I danni ingenti, di cui nessuno si mostra responsabile, non sono stati solo quelli di chi ha perso i propri cari, quelli economici, ma anche psicologici.

Ho letto e ascoltato narrazioni di chi ha affrontato LA MALATTIA che vanno dall’epico al tragicomico, con la fierezza o nostalgia di chi racconta le esperienze del servizio militare, senza peraltro essere mai stato in guerra.

Non so cosa sia accaduto di preciso nella mente di molti di noi che ci ha indotto a perdere ogni traccia di razionalità, lucidità, logica, buon senso e portato ad assecondare tutte le assurdità, del tutto slegate dalla realtà e dalla scienza, quella seria, che ci hanno rovesciato addosso in questi due anni.

Posso solo augurarmi che, alla luce delle evidenze emerse oggi, al “prossimo giro” , già ampiamente profetizzato giusto per mantenere un po’ di suspence, il numero delle persone che riusciranno a non farsi annebbiare la mente diventi considerevolmente più alto e che si possa reagire, tutti insieme, pretendendo trasparenza e verità, con quella dignità e orgoglio che dovrebbero distinguere i Cittadini di un Paese dai meri sudditi di una colonia.

Fiorella Susy Fogli RI Ferrara