Cronache francesi

di NINO DI CICCO

1) onore ai Francesi che quando vengono toccati i loro interessi, non esitano a farsi sentire pesantemente;

2) meno onore ai Francesi che meno di un anno fa hanno rieletto Macron che si sapeva benissimo dove voleva andare a parare sulle pensioni;

3) le proteste riguardano l’innalzamento dell’età pensionabile dai 62 ai 64 anni.
Da noi l’età pensionabile è di 67 anni, grazie alla riforma Fornero (2011), fatta su “gentile richiesta” (leggasi ricatto/spread) della BCE.
E non mi ricordo di grandi proteste a Roma.

4) i manifestanti francesi stanno subendo una repressione da parte della polizia francese che se fossimo in un Paese non occidentale tutti i giornali oggi griderebbero alla dittatura sanguinaria.Iscriviti al nostro canale Telegram

Giocare di rimessa

Il Governo Meloni stia in campana, la sinistra è tornata. Non che questo rappresenti un problema serio. Tuttavia, il pericolo nasce dalla capacità manipolatrice dell’informazione che il Partito Democratico ha ricevuto in dote dall’avo comunista e grazie alla quale la minoranza, in Parlamento e nel Paese, riesce a dettare l’agenda alla maggioranza. L’evidenza di una tale distorsione della dialettica democratica è sotto gli occhi di tutti, proprio in questi giorni. Nonostante il Governo sia impegnato su diversi fronti, tutti delicatissimi, per aiutare la nazione a lasciarsi alle spalle anni di crisi, di cosa parlano a ciclo continuo i media organici alla sinistra, costringendo a farlo anche a quei pochi canali d’informazione che di sinistra non sono? Del naufragio di Cutro e di altre analoghe sciagure. Ora, con tutto il rispetto per le vittime delle tragedie del mare, si può pensare di ridurre la questione Paese a ciò che è successo a Cutro? La sinistra lo spera. Il centrodestra non caschi nella trappola. Faccia in modo di uscire dall’angolo in cui la sinistra ha cercato di portarlo e riprenda il dialogo con i cittadini sui temi che maggiormente li preoccupano.

http://www.opinione.it/editoriali/2023/03/15/cristofaro-sola_naufragi-immigrati-demagogia-sinistra-pd-migranti/

L’Italia dice no

L’Italia riapre una partita che, dalle parti della Commissione europea, davano per chiusa. “No allo stop alla vendita dei veicoli a benzina e diesel dal 2035”. È questa la posizione del nostro Paese alla vigilia della riunione dei rappresentanti permanenti aggiunti in Ue chiamata a dare il via libera finale al regolamento europeo. “I target ambientali vanno raggiunti attraverso una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa”, ha spiegato il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica annunciando la posizione contraria che l’Italia esprimerà a Bruxelles. Una posizione che rischia di far traballare notevolmente il Regolamento: al no di Roma vanno infatti aggiunti i dubbi di Berlino e le posizioni di Bulgaria e Polonia, rispettivamente astenuta e contraria al Coreper che, a novembre, diede luce verde all’intesa. Messi insieme, i quattro Paesi costituirebbero un blocco di minoranza decisivo per stoppare l’iter.

http://www.opinione.it/economia/2023/03/01/redazione_italia-ue-stop-diesel-benzina-2035/

Il gruppo dei 10

Sabato 4 marzo allo Spirito di Vigarano Mainarda (Ferrara) è il momento di “Drumless” con Ed Cherry alla chitarra, Massimo Faraò al pianoforte e Nicola Barbon al contrabbasso. “Il più nero dei pianisti italiani” ritorna sul palco dello Spirito per una serata ‘senza batteria’ dal fortissimo impatto. Si tratta di un attesissimo ritorno a Ferrara per Ed Cherry, storico chitarrista di Dizzy Gillespie: l’ultimo concerto nella città estense fu nel 1990 con la “United Nations Orchestra” di Gillespie, al Teatro Comunale.

La serata assume un significato ancora più particolare: sarà infatti il momento per ricordare nel migliore dei modi, attraverso la bellezza e la forza della musica dal vivo, la recente scomparsa di Adelino Bianchini, tra i fondatori del Gruppo dei 10.

Il piano di Biden

Perciò, dopo la mancata sconfitta della Russia, tramite le sanzioni, sta prendendo forma un piano che prevede di mobilitare solo i Paesi dell’est Europa, quasi tutti burattini senz’anima per trasformare anch’essi in carne da cannone: il fatto che Biden prima di partire dall’Europa abbia convocato i nove paesi ex sovietici o appartenenti al patto di Varsavia ovvero Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Slovacchia, Cechia, Ungheria, Romania e Bulgaria, lascia pensare che il piano sia questo: continuare il carnaio con gli uomini di questi Paesi. E quindi anche continuare ad accontentare anche l’apparato industrial militare senza dover mettere in campo propri soldati, a parte quel velo di falsi mercenari a fare da collante e a svolgere la stessa funzione dei raggruppamenti nazisti che abbiamo imparato a conoscere.

estratto da https://ilsimplicissimus2.com/2023/02/25/gli-usa-preparano-il-nuovo-massacro-europeo/

A bocce ferme

Mentre si avvicina l’anniversario della guerra in Ucraina si può già avvertire l’ondata di piena della menzogna che sta arrivando sul terreno fradicio dell’informazione: una menzogna che si presenta come omissione degli atti di guerra compiuti dall’Ucraina contro il Donbass e volti a rendere inevitabile l’intervento russo. Se tali atti fossero riconosciuti sarebbe impossibile sostenere la tesi di una gratuita aggressione militare della Russia e riconoscere che l’intervento era legale, almeno quanto lo era quello della Nato nella ex Jugoslavia.

leggi tutto : https://ilsimplicissimus2.com/2023/02/21/discorso-di-putin-mentre-infuria-la-menzogna/

Non c’è due senza tre

Fonte: Andrea Zhok

Il segretario generale della Nato Stoltenberg ieri:
“Fatemi essere chiaro: non ci sono opzioni a rischio zero. Ma il rischio peggiore di tutti è che Putin vinca.”
Prego?
Ma voi siete fuori come un ponte levatoio.
Voi e quella pletora di pennivendoli con l’elmetto che vi fanno da claque.
Fate essere chiari noi.
Il rischio essenziale è che dopo aver devastato economicamente l’Europa, da quei venduti incompetenti (e razzisti culturali) che siete, riusciate anche a coinvolgerci direttamente in un conflitto armato fatale.
Il rischio accessorio è che, anche se Putin vince, voi, genia di psicolabili in libera uscita, continuiate a fare da passacarte del complesso militare-industriale statunitense, a scapito di centinaia di milioni di cittadini europei (e dopo il diritto di guerra per la guerra al Covid e il diritto di guerra per la guerra in Ucraina non oso pensare cosa ci riservi il “non c’è due senza tre”).
Ecco.

integrale in https://www.ariannaeditrice.it/articoli/non-c-e-due-senza-tre

I cannoni al posto dei fiori

Tutti i tempi vengono, diceva la nonna. Mai come negli ultimi anni ha avuto ragione. Ne abbiamo viste e subite davvero troppe e l’ultima sembra sempre la peggiore. Questa però è proprio grossa: il presidente ucraino Zelensky parteciperà al festival di Sanremo, in collegamento dal bunker in cui vive, probabilmente con la consueta tenuta verdastra da combattimento. Un attore anche nelle modalità della comunicazione.
Non è dato sapere il cachet della prestazione a carico del contribuente italiano, che paga una tassa per il possesso del televisore direttamente con la bolletta elettrica, sia o meno sintonizzato sull’ex vetrina della musica, diventata da tempo un insopportabile, ipertrofico carro di Tespi teso non a valorizzare talenti canori, ma a promuovere l’ideologia dominante.
Il festival del neo conformismo obbligatorio mostra la verità dell’intuizione di Guy Debord sulla società dello spettacolo. L’ intero sistema economico, sociale e politico del capitalismo moderno ha prodotto una trasformazione devastante. La profezia del situazionista Debord si è realizzata e ci troviamo immersi nello spettacolo generalizzato, elemento unificante di un teatro permanente, frutto maturo della globalizzazione. Realtà e virtualità si intrecciano davanti a un pubblico plaudente, passivo, il cui compito è assorbire come una spugna il messaggio del potere sotto forma di intrattenimento.

leggi tutto su https://www.ariannaeditrice.it/articoli/i-cannoni-al-posto-dei-fiori-ovvero-zelensky-a-sanremo

La scuola e le vecchie generazioni

La scuola odierna sembra voler distruggere il senso critico e l’amore per la cultura in favore di uno studio superficiale e finalizzato al mero inserimento nel mondo produttivo.
A partire da questa considerazione mi stupisce ancora di più l’immensa creduloneria, l’abnorme mancanza di senso critico degli appartenenti alle vecchie generazioni e in particolare il loro sopracitato acritico, privo di approfondimento e quindi di rielaborazione personale, amore per l’Unione europea. Iscriviti al nostro canale Telegram