. Per l’embargo economico alla Russia decretato dagli americani la raffineria non dovrebbe più ricevere e trattare gas russo a partire dal prossimo 5 dicembre. Per noi sarebbe un disastro: all’azienda Lukoil lavorano 1000 persone che diventano 3000 con l’indotto “ma è a rischio l’intera area industriale compresa tra Priolo, Augusta e Mellili e i suoi 10.000 posti di lavoro” come scrive sul Corriere della Sera (02/11) Giuliana Ferraino. Per buona sorte il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, mio antico sodale a L’Italia settimanale, ha promesso di metterci una pezza. Del resto non è proprio la leader del suo partito, Giorgia Meloni, a dichiarare a ogni piè sospinto che in primo piano ci devono essere gli “interessi nazionali”? E gli “interessi nazionali” non possono essere difesi se continuiamo ad essere “atlantisti”, cioè al servizio degli interessi economici e geopolitici degli Stati Uniti.

Sappiamo anche che dal punto di vista americano quanto a Biden, si è ottenuto un obiettivo importantissimo ovvero la perfetta cattura egemonica dell’Europa, un obiettivo di centralità strategica inestimabile. Che fosse reale o solo vantato per esigenze narrative l’obiettivo di forte corrosione del potere russo risulta assai poco a portata di mano sebbene colpi strutturali siano stati comunque inferti (difficile oggi dire di quale entità).
Il consenso internazionale alla causa unipolare americana ovviamente non ha fatto alcun passo in avanti ed anzi, forse ha mostrato qualche smagliatura ad esempio in Medio Oriente La nuova presidenza brasiliana, il solido non allineamento indiano ed i nuovi interessi strategici energetici che legheranno sempre più asiatici ai russi oltre la perdurare delle varie penetrazioni (russe, cinesi, indiane) in Africa, dicono che in questo campo largo le posizioni sono quelle raggiunte e non si avrà nulla di più. Anzi forse di meno se gli europei occidentali dovessero destabilizzarsi nel lungo inverno dei nostri vari scontenti.
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Ricordando che la Russia deve solo raggiungere uno stallo militare in Ucraina per vincere strategicamente, gli scenari funesti che alcuni hanno recentemente abbracciato a causa della disperazione percepita diventano screditati.
In qualità di leader de facto del GRM, il nuovo ruolo della Russia nel mondo è quello di accelerare la transizione sistemica globale verso il multipolarismo, per cui è sufficiente garantire la sua sopravvivenza geostrategica nonostante battute d’arresto politicamente scomode come l’ultima nella regione di Kherson. Questo perché tale risultato mantiene in piedi le tendenze multipolari generali, che a loro volta porteranno al raggiungimento di questo grande obiettivo strategico con il tempo, grazie all’ascesa di Cina, India, Iran, Arabia Saudita e Turchia.
Eliminare la Russia da questa equazione geopolitica farebbe immediatamente deragliare l’ascesa di tutti gli altri, dopo di che un periodo buio di unipolarismo tornerebbe ad abbattersi sul mondo per un futuro indefinito, che con ogni probabilità potrebbe finire per essere irreversibile. Se la Russia ha calcolato che è meglio abbandonare temporaneamente parte della regione di Kherson, pur mantenendo lo status costituzionale di parte integrante del Paese, lo ha fatto per garantire la sopravvivenza a lungo termine della Russia.
Chiunque può discutere sul fatto che si sarebbe potuto evitare se fossero state prese decisioni diverse in passato, ma i decisori hanno chiaramente concordato che questa mossa era necessaria per evitare problemi molto più gravi in futuro se fossero rimasti sulla riva destra del fiume Dnieper. Tutti dovrebbero ricordare che l’obiettivo in questo momento è garantire la continuità dell’esistenza della Russia, che non è comunque minacciata nonostante le fantasie occidentali del contrario, al fine di completare la transizione sistemica globale.
Stando così le cose, il Cremlino sembra aver accettato l’occupazione militare temporanea della regione di Kherson da parte della NATO come compromesso per raggiungere questo grande obiettivo strategico. Il Cremlino non rinuncerà mai alle sue pretese su quel territorio, poiché è un soggetto costitutivo del Paese dopo il riconoscimento ufficiale del referendum di settembre e la Costituzione proibisce esplicitamente di cedere qualsiasi terra russa. Per il prossimo futuro, quindi, rimarrà probabilmente occupato come altri territori contesi in tutto il mondo.
Ancora una volta, nonostante la scomoda ottica insita nel suddetto compromesso, non bisogna dimenticare che la sconfitta politica della Russia in questa particolare battaglia non significa la sua sconfitta strategica nella Nuova Guerra Fredda. La transizione sistemica globale continua ad accelerare verso il multipolarismo, esattamente come Mosca si aspettava, il che porta alle perdite strategiche a somma zero che si accumulano per Washington. Finché non si perderà di vista questo punto di vista, si eviterà l’apocalisse e si manterrà il morale alto.
Pubblicato in partnership su One World – Korybko Substack
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini
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