Isolare la Russia

La domanda di “sicurezza energetica” proveniente dall’Europa orientale ha trovato parziale soddisfazione con l’intervento “provvidenziale” dell’amministrazione Trump, che nel giugno del 2017 ha inviato la prima fornitura di Gnl verso l’impianto di rigassificazione polacco di Świnoujście – costruito ad hoc – e predisposto ulteriori consegne sia a questo che ad altri terminali. A partire da quello che sorge presso l’isola croata di Krk, cofinanziato dall’Unione Europea a dispetto dei costi vertiginosi (circa 600 milioni di euro), del colossale impatto ambientale e dell’anti-economicità del Gnl statunitense rispetto al gas russo perché funzionale alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento e, soprattutto, perfettamente confacente al progetto Usa mirato a ridisegnare il sistema di distribuzione energetica europea. L’impianto di Krk verrà infatti collegato a quello Świnoujście attraverso un apposito corridoio nord-sud ancorato al Northern Gateway, un gasdotto baltico concepito per garantire l’afflusso di metano norvegese estratto del Mare del Nord e trasformare la Polonia in un importante distributore di gas naturale alternativo a quello russo per tutta l’Europa centrale, grazie anche alla serie di inter-connettori realizzati verso Lituania, Slovacchia e Ucraina. L’intero progetto è maturato nell’ambito del Trimarium, una versione del vecchio Intermarium aggiornata al XXI Secolo e declinata pertanto secondo un canone spiccatamente geoeconomico, implicante l’unificazione del “grande spazio” ricompreso tra il Baltico, il Mar Nero e l’Adriatico attraverso un programma di ammodernamento infrastrutturale (ferrovie, autostrade, condutture energetiche e canali) che favorisca le interconnessioni tra i Paesi aderenti, vale a dire Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania, Austria, Slovenia, Croazia, Romania e Bulgaria.
Per Marek Jan Chodakiewicz, storico statunitense di origini polacche che ha scritto parte del discorso pronunciato da Donald Trump a Varsavia nel 2017, il Trimarium rappresenta un progetto «culturalmente e ideologicamente più compatibile con gli interessi nazionali americani». Il cui scopo «è chiaro: colpire la Russia facendo calare il suo export di gas in Europa (obiettivo realizzabile solo se l’export di gas Usa, più caro di quello russo, sarà incentivato con forti sovvenzioni statali); legare ancor più agli Usa l’Europa centrale e orientale non solo militarmente ma economicamente, in concorrenza con la Germania e altre potenze europee; creare all’interno dell’Europa una macroregione (quella dei “tre mari”) a sovranità limitata, direttamente sotto influenza Usa, che spezzerebbe di fatto l’Unione Europea e si allargherebbe all’Ucraina e oltre». Quella stessa Ucraina a cui l’Unione Europea assicurò pieno appoggio in seguito alla “svolta” di Jevromajdan, dichiarandosi disposta ad offrire un nuovo accordo di associazione al nuovo esecutivo prodromico all’apertura delle porte comunitarie a un Paese in piena recessione, che aveva per ben due volte (2008 e 2010) sventato la bancarotta grazie ai finanziamenti del Fondo Monetario Internazionale e che risultava gravato da oneri debitori per 37 miliardi di dollari. L’associazione dell’Ucraina all’Unione Europea risultava però conforme agli intendimenti della Germania, che ambiva ad instaurare in Ucraina un clima favorevole agli investimenti. Nell’ottica della Merkel e dei suoi collaboratori, l’apertura ai capitali tedeschi avrebbe garantito l’ammodernamento delle strutture in-dustriali ucraine inglobando il Paese nel blocco economico integrato da 130 milioni di persone costruito da Berlino a partire dalla riunificazione.

Giacomo Gabellini, Weltpolitik. La continuità politica, economica e strategica della Germania (2018):

2 pensieri su “Isolare la Russia

  1. A guadagnare dalla distruzione dei gasdotti russi, poi, non ci sono solo Polonia e Ucraina. C’è anche la Norvegia che zitta zitta è diventata il primo fornitore europeo di gas, prendendo il posto che per decenni era stato appunto della Russia. Le sue esportazioni di gas sono quadruplicate rispetto al 2021 e infatti il Paese ha registrato il più alto surplus commerciale della sua storia: 15,6 miliardi di euro. E ci guadagnano anche gli Usa, come spesso capita: nel 2022 hanno esportato in Europa il 74% della loro produzione di gas liquefatto, contro il 34% del 2021. E lo hanno venduto a noi a un prezzo 7 volte superiore a quello praticato sul mercato interno.
    È difficile capire come si possa, in questo quadro, puntare subito il dito contro la Russia per i sabotaggi del Nordstream. Può farcela, appunto, solo la propaganda. Che cerca di non farci notare qualche altro fatto. È la Russia che ha chiesto la convocazione urgente del consiglio di Sicurezza Onu per parlare dei sabotaggi. Mentre, al contrario, né gli Usa né la Ue sembrano arsioni di indagare sull’accaduto. La per il solito ciarliera Von der Leyen tace. Borrell, alto rappresentante europeo per la politica estera e la difesa, invita i gay a lasciare la Russia. contrordine compagni, anche sul Nordstream.

    "Mi piace"

  2. Fonte: Alessandro Sansoni

    Un giorno la Storia riconoscerà in Gerhard Schroeder il più grande statista tedesco (e, dunque, europeo) del Dopoguerra: un uomo che ha saputo, con le sue riforme e la sua visione strategica, assicurare alla Germania vent’anni di prosperità, salvaguardando, per giunta, molte conquiste del capitalismo sociale di mercato, il famoso “modello renano”. Un risultato, all’epoca, per nulla scontato. Soprattutto seppe restituire al suo paese, soggetto a sovranità limitata, un ruolo da grande potenza, quantomeno sul piano politico-economico.
    L’era Merkel non esiste, o meglio è esistita nella misura in cui ha potuto raccogliere e amministrare i frutti della “rivoluzione schroederiana”.
    Quando divenne cancelliere, io ero lì in Germania: nazione civilissima ed efficiente, eppure nel 1999 alle prese con la crisi del suo sistema di welfare e di organizzazione del mercato del lavoro e con i costi della riunificazione…la chiamavano “la malata d’Europa”. Ricordo le critiche rivolte contro Schroeder, i giornali di destra e sinistra che lo attaccavano per le sue scelte in ambito economico e sociale, ma io ero affascinato da quest’uomo politico che se ne infischiava dei sondaggi e di scalfire rendite di posizione, per perseguire il suo progetto (modernamente e autenticamente socialista nel senso migliore del termine), per di più completamente affrancato da qualunque senso di colpa rispetto al passato, o da complessi di sudditanza nei confronti degli Stati Uniti: caratteristiche rare per un tedesco in quegli anni.
    Un uomo di grande personalità e grande intelligenza Schroeder, un politico provvisto di contenuti: in pochi anni cambiò il destino della Germania.
    Due decenni sono l’orizzonte di tempo per stabilire il valore di un’azione politica ed è ridicolo sentire commentatori criticare i suoi “grandi errori” che oggi costano a Berlino l’impossibilità di rinunciare, in un battito di ciglia, alle forniture di gas russo.
    Li volevo vedere, a questi geni, costretti lungo tutto l’inizio del XXI secolo, a comprare energia a 120 euro a MWh, con un comparto manifatturiero dimezzato e la disoccupazione al 10%.
    Che carattere, Schroeder: ancora oggi alla soglia degli 80 anni in grado di battersi. “Di cosa dovrei scusami?”, questo il titolo di apertura di un’intervista concessa a un noto settimanale tedesco alcune settimane fa.
    Già, di cosa?

    "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.