Fonte: Antonio Catalano
L’astensionismo è sempre stato il cavallo di battaglia degli anarchici, per essi lo stato è da abbattere e basta, non ci sono vie di mezzo. I comunisti rivoluzionari invece hanno avuto sempre un atteggiamento diverso: si partecipa alle elezioni, se possibile, per mandare nel palazzo “tribuni del popolo”. Nell’Italia prefascista all’interno del partito socialista si formò la frazione comunista astensionista capeggiata da Amadeo Bordiga (che poi diventerà nel 1921 il primo segretario del Partito Comunista d’Italia, Gramsci solo nel 1924), la quale, ritenendo che la situazione fosse pre-rivoluzionaria, considerava errato “distrarre” le classi popolari con le elezioni.
Non mi addentro qui nel dibattito storico, mi piacerebbe pure, ma non è né il momento né tanto meno la sede giusta. Qui voglio solo provare a mostrare la debolezza teorica e politica di un certo astensionismo odierno, in particolare di quello che ritiene centrale il punto di mostrare la propria estraneità a un sistema marcio. Estraneità a un potere che, a quanto pare, allegramente se ne infischia di percentuali sempre più consistenti di elettori disertanti le urne. Allegramente perché non sembra che la questione preoccupi più di tanto, anzi avanzano tesi di chi propone un ritorno a meccanismi più elitari. In ogni caso, la caduta verticale della qualità politica (e morale) della classe politica sistemica è pari all’allontanamento delle decisioni dalle realtà territoriali nazionali.
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Il primo passo in questa direzione è eminentemente culturale. Finché la maggior parte della popolazione rimarrà convinta che non c’è alternativa ad essere l’agnello sacrificale altrui, e che l’unica speranza sia che, comportandoci bene, i nostri padroni avranno misericordia, fino a che questo non cambia il nostro destino è segnato: deindustrializzazione terminale, emigrazione dei giovani, e un futuro da villaggio vacanze del terzo mondo.
Prima dei (o insieme ai) passi operativi necessari a reistituire sovranità ed autonomia bisogna svolgere i passi per rendere questo indirizzo una consapevolezza comune ed una missione popolare
Andrea Zhok
in https://www.ariannaeditrice.it/articoli/la-sovranita-popolare
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ONORE A UNA DONNA MORTA PER LE SUE IDEE POLITICHE
Affinché tutti capiscano quale é il livello di scontro che ci attende e quali sono le loro armi. Non ci nasconderemo dietro a un dito.
Non era una “ragazza”, non era la “figlia di”, era una militante, una donna, una intellettuale, una scrittrice, una reporter che lavorava da molti anni e che sapeva comunicare in molte lingue.
Il suo coraggio, il suo sguardo illuminato e la sua visione multipolare e lucida del mondo ci accompagnino nella nostra militanza.
DARYA DUGINA PLATONOVA (1992-2022)
“Per me, una questione particolarmente importante è lo sviluppo della teoria del mondo multipolare. È chiaro che il momento globalista è finito, è arrivata la fine del liberalismo, la fine della storia liberale. Allo stesso tempo, è estremamente importante capire che è iniziata una nuova fase ricca di sfide, provocazioni e complessità. Il processo di creazione del multipolarismo, di strutturazione dei blocchi civili e di dialogo tra di essi è il compito principale di tutti gli intellettuali di oggi.
[…]
Invito tutti i lettori a pensare in modo critico e a mettere in discussione le notizie pubblicate dai media. […] Tutto deve essere messo in discussione. Questo è un principio importante che ci permette di mantenere un occhio sobrio. Nella società dello spettacolo, della propaganda e della natura totalitaria dei sistemi occidentali, il dubbio è un passo fondamentale per uscire dalla caverna…”
Martina Carletti
Riconquistare l’Italia
Italia Sovrana e Popolare
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La legge elettorale, cosiddetta Rosatellum, come da ultimo ha dimostrato pure Angelo Panebianco, costituisce in sostanza una frode in danno degli elettori, la cui libertà di scelta, nel che consiste un genuino sistema elettorale, viene coartata in vari modi, anche miseramente truffaldini, come gli incastri delle pluricandidature e l’obbrobrio dei listini bloccati, pure con l’alternanza di generi. A parte, poi, le conseguenze implicate e connesse al “Parlamento amputato”.
Paradossalmente, ma non del tutto, proporrei perciò agli elettori di disertare le urne a supremo scorno dell’oligarchia partitica che, così frodando la democrazia, perpetua se stessa con marchingegni autoprotettivi. Auspicherei quindi una vera ribellione pacifica degli elettori, uno sciopero generale dell’elettorato, sperando che la massiccia astensione dal voto non venga più scambiata per semplice disaffezione politica, ma finalmente compresa come ripudio dell’imbroglio elettorale.
http://www.opinione.it/politica/2022/08/22/pietro-di-muccio-de-quattro_sciopero-elettorato-rosatellum-parlamento-urne-ribellione/
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