Da due mesi un premier di uno stato estero si aggiunge a altri poteri stranieri nel pretendere, esigere, comandare, chiedere pressantemente aiuti che stanno compromettendo la nostra presenza credibile in un tavolo negoziale, animosi profughi o immigrati già stanziali hanno imposto al loro presenza egemonica nelle piazze del 25 aprile con le loro bandiere e quelle della Nato, il nostro governo taglia lo stato sociale e offende lo stato di diritto stanziando fondi per l’invio di armi a un contendente, applica sanzioni che si ritorcono contro i cittadini per un preteso impegno solidale e morale che impone sacrifici ingiustificati da un punto di vista etico e controproducenti che mirano a un prolungamento e a un’estensione del conflitto.
Magari questo nostro popolo in letargo si sveglia sul pollo alla Kiev. Ma non c’è da giurarci: questo è il tempo del tradimento, medici che non curano, cronisti che non informano, insegnanti che credono che il loro dovere sia trasmettere i messaggi del pensiero dominante, genitori che costringono i figli a fare da cavie.
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«Da un lato c’è «l’imperium», le potenze imperiali, Stati Uniti compresi: come dice Dario Fabbri, sono i popoli che non prendono l’aperitivo, che hanno spirito combattivo e identità plurali. Dall’altro c’è il «dominium» di noi europei, il tentativo di riunire il mondo ad unica identità, ad un unico progetto. Anziché perdere tempo con la propaganda, dovremmo riflettere su una guerra che mette in discussione la globalizzazione. Noi occidentali siamo convinti di avere la parola definitiva sugli eventi della storia, ma esiste un disegno globale dove potenze spiritualmente fortissime si sono incontrate: Cina, Russia, India, Pakistan».
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/l-italia-e-la-bielorussia-della-nato
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Democrazia e liberalismo non sono affatto sinonimi; anzi, sui punti importanti, sono anche nozioni opposte. Possono esserci democrazie non liberali (democrazie tout court) e forme di governo liberale che non hanno assolutamente nulla di democratico. Carl Schmitt è arrivato al punto di dire che più una democrazia è liberale, meno è democratica”.
Vale per la Francia e anche per l’Italia.
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