Ma siamo impazziti?

Aumenta la pressione militare russa sull’est dell’Ucraina, mentre il Cremlino fa sapere che non fermerà l’offensiva finché non ci sarà la firma di un accordo tra i due presidenti. Dai ministri degli Esteri europei nessuno stop al gas, ma subito «armi pesanti» a Kiev

Il manifesto

di ALBERTO SAGGIO

Qualche mese fa mi è capitato di leggere un libro scritto da un cavaliere templare per narrare le sue vicissitudini durante la settima crociata di re Luigi IX. Finito questo libro e dopo aver contestualizzato meglio il relativo periodo storico grazie a diversi articoli, mi trovai a riflettere su come oggi possa risultare paradossale condurre una guerra spietata in nome di una fede religiosa che esplicitamente incoraggia l’essere umano ad essere misericordioso e ad elevarsi spiritualmente.

In questi mesi la crisi ucraina mi ha portato a malincuore a seguire un filo di pensieri per certi versi analogo ma, purtroppo, così drammaticamente slegato da quel senso di distacco emotivo che ci aiuta a concepire angherie lontane dai nostri tempi. Mi sono dunque stupito nel ritrovare un simile senso di paradosso e forte contraddizione sia nelle politiche che nella narrazione recente; che senso può avere, infatti, seminare in nome della pace tanto odio, discriminazione, risentimento e fobia, ovvero valori non solo antitetici al concetto di pace stessa, ma anche storicamente fondanti nella genesi di guerre lunghe e sanguinose?

Come mai questo stesso approccio non ci ha accompagnato quando abbiamo portato guerra e bombardamenti in Jugoslavia, Afghanistan, Iraq e Libia mietendo un numero di vittime altissimo e distruggendo infrastrutture, scuole, ospedali ed abitazioni insieme a tutto il resto? In queste settimane ho visto Stati inviare armi e mezzi pesanti che verranno usati per disseminare morte, ho visto esponenti politici condannare la pluralità d’informazione in favore di una narrazione propagandistica unica ed ho visto un Ministro degli Esteri paragonare la prima carica di uno degli Stati militarmente più forti al mondo ad un animale.

Ho visto organizzazioni sportive escludere atleti, rettori universitari sospendere studenti, teatri sospendere direttori d’orchestra; tutto per colpa della loro nazionalità. Ho visto giornalisti rivolgersi verso un’intera popolazione ed il loro Presidente eletto con espressioni e toni dispregiativi e discriminatori tipici dell’Italia delle leggi razziali. Ho visto dissacrare con falsità e comode inesattezze la memoria storica di una popolazione che ha perso 25 milioni di persone nella lotta al nazismo, ha liberato i prigionieri di Auschwitz (con buona pace della fallace narrazione hollywoodiana di Benigni secondo la quale fu opera americana) e senza la quale, probabilmente, l’unico motivo per cui non saremmo sotto dittatura tedesca in Europa sarebbe la mancata dissoluzione del grande impero napoleonico.

Sotto la forte convinzione che solo tramite il corretto uso della diplomazia sia possibile ipotizzare l’interruzione di un guerra e la sottoscrizione di un trattato di pace, mi sono avventurato nella ricerca di libri, documenti e reperti visivi in grado di aiutarmi a comprendere la genesi di questo conflitto. Questa genesi, non si può, infatti, cercare in una visione unipolare del mondo, ma va trovata usando due degli strumenti basilari della diplomazia: l’empatia e la comprensione degli interessi altrui. Per quanto siamo ormai abituati alla visione hollywoodiana di un mondo diviso tra pazzi ed eroi (stranamente coincidente con la narrazione mediatica nostrana del conflitto e di ogni altra questione su cui si debba evitare il dibattito), bisogna innanzitutto capire come i conflitti nascono essenzialmente da una divergenza di interessi e quindi di obiettivi tra due attori; pensare di agire diplomaticamente senza provare a capire entrambe le fazioni (peggio ancora intromettendosi con armi, discriminazioni ed odio) vuol dire semplicemente non voler realmente intervenire.

Seguono così i miei appunti, frutto di un mero esercizio d’archivio volto a confutare i cardini di una narrazione mediatica paradossale, contraddittoria e raramente basata su fatti comprovati. Spero che rimetterli in ordine e condividerli possa essere utile ad altri per farsi una propria idea sia sugli accadimenti, sia, soprattutto, su cosa si possa realmente fare per fermare il conflitto.

Alberto Saggio per Riconquistare l’Italia

leggi tutto su https://appelloalpopolo.it/?p=71330

3 pensieri su “Ma siamo impazziti?

    • Washington d’altra parte ha dato precise disposizioni e i governanti europei si adeguano. Non è il benessere dei cittadini europei che interessa ai governanti europei ma piuttosto la garanzia per le loro posizioni politiche e le loro carriere che soltanto Washington può assicurare. La UE conta per quello che conta ma anche questa è costituita da personaggi ben attenti alla loro poltrona ed all’obbedienza. Senza considerare che, in clima di guerra, chiunque non si adegui alle disposizioni del “Grande Fratello” d’oltre Atlantico rischia di persona e nessuno vorrebbe correre questi rischi.
      Fonte: Insolentiae
      Traduzione e nota: Luciano Lago

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  1. Dopo anni di denigrazione del sovranismo, inteso come una arcaica rivendicazione di valori patri desueti e deplorevoli, il ceto politico scopre l’orgoglio nazionale da celebrare con le parate ideologiche che glorificano la violenza armata e aggressiva e imprese belliche delle quali si rimuovono opportunamente le motivazioni e gli effetti, al fine evidente di redimere il fascismo di ieri e legittimare quello di oggi.

    Così si costruisce un “ricordo” in modo da offrire una “ragione” che autorizzi il conflitto e perfino l’aggressione di un regime totalitario efferato e bestiale, oggi soggetto a un revisionismo non casuale cominciato con la teoria delle Pacificazione, diventata un caposaldo del pensiero del Pd.
    https://ilsimplicissimus2.com/2022/04/13/il-regime-neofascista-celebra-la-campagna-di-russia-di-benito/

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