Nel regno animale esistono specie che mangiano merda, ma solo nel mondo umano esiste chi mangia la propria stessa merda: sono i giornaloni cari a zio Mario che s’inventano a intermittenza fantasiose storie su una presunta sconfitta russa in maniera che queste sciocchezze così palesi girino in qualche modo tra chi ancora butta i soldi per comprare questa carta straccia: oggi è la Stampa, domani Repubblica, il giorno dopo il Corriere, a rotazione, insomma una gloriosa staffetta italiota.
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Il Pd è in prima linea per sostenere l’intervento armato in Ucraina, in prima linea nella propaganda di guerra, in prima linea nella difesa della Nato, in prima linea per sostenere l’odio verso i russi, in prima linea per affamare il popolo al quale non può offrire di meglio che quello che ha promesso Biden: carenza di cibo. Un partito che domina in tutte le articolazioni dello stato nei suoi gangli vitali: magistratura, sanità, istruzione, cultura e spettacolo, editoria, rai e settore di produzione delle armi, dove ha suoi elementi di spicco piazzati nei posti chiave. Alessandro Profumo: amministratore delegato di Leonardo-Finmeccanica; Marco Minniti: Fondazione Med-Or; Luciano Violante: Fondazione Leonardo; Nicola Latorre: Agenzia Industria Difesa. Ricordo che Leonardo produce velivoli militari ed elettronica per la sicurezza e che la fondazione Med-Or è una costola di Leonardo. Alessandra Moretti, naturalmente del Pd, propone sanzioni penali per chi usa il segno “Z” (usata dall’esercito russo) nei luoghi pubblici. La “Stampa” di Torino pubblica un articolo in cui si scrive che «escluso l’intervento militare e amputata la soluzione diplomatica non resta che teorizzare l’uccisione dello Zar [Putin] per mano di un fedelissimo». Fatto gravissimo, tant’è che l’ambasciatore russo in Italia annuncia la decisione di querelare l’articolo. E invece che scusarsi per la gravissima affermazione, Enrico Letta scrive: «Con Massimo Giannini e La Stampa. Solidarietà, sostegno e avanti!». Seguiti da Di Maio, Fico, Brunetta, Bonaccini e Provenzano e Draghi.
Fonte: Antonio Catalano
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