I successi delle privatizzazioni
di Redazione · Pubblicato 25 Gennaio 2022 · Aggiornato 25 Gennaio 2022
di GILBERTO TROMBETTA (RI Roma)
Prima di essere svenduta ai privati, Telecom era il 6° operatore al mondo, fatturava 23,2 miliardi, dava lavoro a 120.345 persone, non aveva debiti, vantava 30 partecipazioni internazionali e un patrimonio immobiliare di 10 miliardi. Oggi è il 17° operatore, fattura 15,8 miliardi (-31,9%), dà lavoro a 52.333 dipendenti (-56,5%) e ha 23,3 miliardi di debiti. Secondo il report del 2010 sulle privatizzazioni della Corte dei Conti, il patrimonio immobiliare è stato praticamente regalato. Parliamo di immobili per un totale di 3,3 milioni di metri quadrati di superficie.

A Capo del Comitato di Consulenza e Garanzia delle Privatizzazioni c’era Mario Draghi. Mario Draghi è stato uno dei protagonisti indiscussi della grande stagione di svendita dell’industria pubblica (IRI) degli anni 90 (insieme ai vari Prodi, D’Alema). Con lui l’Italia è stato il Paese che ha privatizzato più degli altri Paesi europei sia in valori assoluti (110 miliardi di euro), che in rapporto al PIL (più del 10%).
Privatizzazioni chieste a gran voce dall’Unione Europea in nome del mantra “meno Stato, più mercato”.
Mario Draghi è tornato per finire il lavoro. Come dimostra il caso Alitalia che è stata lasciata fallire per poi essere svenduta a Lufthansa. Iscriviti al nostro canale Telegram
Indifferenti alle operazioni da retrocucina del Migliore che si dà da fare cercando l’appoggio degli avanzi di partitocrazia fino a ieri pubblicamente umiliati, potrebbero essere sospettati di non volerlo al Colle dove certe esuberanze anticostituzionali potrebbero essere più appariscenti, in modo che porti a termine la missione di boia a Palazzo Chigi, dove davvero come dice il Manifesto è irrinunciabile per via della sua indole sanguinaria e criminale.
Adesso sono intenti a rimestare nel loro torbido fatto di rosette della Legion d’Onore e di cavalierati, di trasmissioni nelle reti culturali di MediaRai, di colonnine sui giornaloni, alla ricerca di figure autorevoli, prestigiose, laiche, indipendenti. Peccato che da anni le abbiano messe a tacere, demansionate, retrocesse e condannate al ruolo di fastidiosi disfattisti, di malsopportati animali da salotto esibiti a dimostrazione dell’indole pluralista.
Se ci sarà un 25 luglio del regime pandemico c’è da scommettere che saranno i primi a cancellare il disonore del loro assoggettamento vergognoso con la rimozione malgrado Google. Sperano in una damnatio memoriae volontaria che li risparmi dall’obbrobrio e dall’infamia, che noi invece siamo obbligati a ricordare.
https://ilsimplicissimus2.com/2022/01/26/i-marciaindietristi-158956/
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