L’ultima volta che mi sono interessato di politica è stato 5 anni fa (2016) durante il dibattito per la riforma della Costituzione, voluta fortemente da Matteo Renzi.
Fu un’esperienza positiva e, per molti versi, entusiasmante. La nostra Costituzione era sotto attacco da parte delle élite economiche internazionali. In particolare JP Morgan aveva espresso il suo dissenso nei confronti delle Costituzioni del sud Europa, definendole socialiste e cioè non neutrali ma politicamente orientate.
Il fronte del NO era compatto e attraversava i partiti favorevoli alla riforma da destra a sinistra. Gli italiani si schierarono in maggioranza a difesa della Costituzione. Preso atto della irriformabilità della Costituzione, le élite sembrano aver trovato la soluzione nel metterla fuori gioco, nel bypassarla in nome dell’emergenza. Per superare questo ostacolo si è ricorsi, fin dall’inizio della pandemia Covid, a strumenti capaci di oltrepassare il problema: D.P.C.M. e Decreti legge.
È vero che tali decreti per diventare definitivi dovrebbero essere tradotti in legge dal Parlamento, ma il trucco è stato presto aggirato: un D.P.C.M. o un Decreto legge non convertito decadono, ma basta sostituirli con un nuovo decreto e, alla scadenza un altro, sino a fare apparire questo sistema legittimo, sino a far penetrare il popolo in una nuova normalità . Quest’uso disinvolto è stato definito da giudici come Angelo Giorgianni uno “stupro della Costituzione”.
Il movimento che si sta formando contro il Green pass ha preso le mosse dai ricatti subiti dai cittadini sui luoghi di lavoro. Si tratta di violazioni gravissime dell’art. 3 della Costituzione che vieta ogni discriminazione.
Perché di fronte a questo provvedimento non c’è la stessa reazione attiva che c’è stata contro la riforma della Costituzione? Ho tentato di darmi una risposta ed essendo attivo nell’ambito della comunicazione questa risposta mi è stata data dai media, ma è una risposta estrema.
Come veterano della tv generalista non potevo non vedere come le reti RAI e commerciali ed i giornali fossero impegnati in un massiccio sforzo di propaganda. Si potrebbe rispondere che anche all’epoca di quel referendum la propaganda per il potere era preponderante, ma fu inutile. Qui però c’è qualcosa di diverso e questo qualcosa di diverso è la paura. Con la pandemia il dibattito si è spostato in campo sanitario. È bastato trasferire dalla politica alla sanità l’attenzione dell’elettorato, per ottenere quel consenso che sul piano politico non era possibile conseguire. Per l’essere umano, nella sua fragilità, la morte viene prima della Costituzione che perde importanza di fronte alla malattia. Si è trattato di un esperimento di ingegneria sociale basato su un movente fortissimo: la paura della morte.
Goebbels, teorico della propaganda nazista, interrogato sui metodi per conseguire il consenso popolare, è stato in merito chiarissimo: non si tratta di contenuti specifici, non si tratta di destra o di sinistra, in ogni caso il consenso si ottiene con la paura. Se un governo è in grado di promuovere la paura, il popolo obbedirà. Gli italiani stanno obbedendo. Aderendo alle richieste del governo ci spogliamo volontariamente di qualsiasi difesa nei confronti di un potere sempre più pervasivo.
In realtà le élite transnazionali stanno decidendo per noi e lo fanno ormai a carte scoperte, come se ritenessero già conseguita la vittoria. Sta a noi decidere se le loro scelte sono anche le nostre.
I documenti sono visibili a tutti.
Carlo Freccero
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Salvini aveva conquistato la fiducia del mondo dell’impresa; Giorgetti si pone come “l’uomo di Confindustria” all’interno del Governo. Che non è di per sé una bestemmia, ma è sicuramente un passo indietro dal punto di vista della rappresentanza degli interessi diffusi.
La spaccatura sul Green pass è stata il prologo della guerra che sta per scatenarsi nella Lega, l’epilogo si avrà con il Decreto sulle delocalizzazioni. Negli anni, il più convinto sostenitore di una pesante azione sanzionatoria contro le imprese in fuga dall’Italia è stato il “Capitano”. Ricordiamo le sue intemerate contro il saccheggio industriale a cui è sottoposto il nostro sistema produttivo e le sue devastanti ricadute sui livelli occupazionali. Oggi le cronache raccontano che sul Decreto anti-delocalizzazioni messo a punto, tra l’altro con contenuti sanzionatori annacquati, dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, con la collaborazione della viceministra (contiana) allo Sviluppo economico, Alessandra Todde, il ministro Giancarlo Giorgetti si sia messo di traverso per ostacolarne l’approvazione. Ora, non stiamo a discutere dell’utilità del provvedimento, ma la virata pro-multinazionali è la sconfessione in radice della costruzione ideologica impostata da Salvini, oltre che un insperato regalo alla sinistra demo-contiana che si riappropria di un tema di forte impatto presso l’opinione pubblica. Nessuna sorpresa, quindi, se alle prossime tornate elettorali il consenso alla Lega dovesse ritornare sotto le due cifre, con un colpo mortale alle aspirazioni della coalizione di centrodestra di raggiungere la maggioranza nella prossima legislatura.
http://www.opinione.it/editoriali/2021/09/23/cristofaro-sola_lega-salvini-giorgetti-donato-green-pass/
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Draghi è il sesto premier italiano non eletto da quando Silvio Berlusconi si è dimesso nel 2011 – non eletto nel senso che né lui né gli altri cinque sono saliti al potere attraverso le urne come capo di una coalizione o di un partito vittorioso. Tuttavia, se si tenesse un’elezione oggi, Draghi potrebbe effettivamente vincere, tanto sono popolari i suoi mandati di vaccino. Più di due terzi approvano sia Draghi come Premier sia il suo trattamento draconiano dei non vaccinati, secondo i sondaggi. Una proporzione simile pensa che dovrebbe essere ancora più dittatoriale e sostituire “Il Green Pass” con la vaccinazione obbligatoria. Infatti, il 61 per cento degli italiani pensa che, lungi dal privarli della libertà, tutti questi divieti in realtà accrescano la loro libertà.
L’unico partito che si oppone alla trasformazione dei non vaccinati in paria è il postfascista Fratelli d’Italia che nella maggior parte dei sondaggi degli ultimi mesi ha un po’ più di consensi (circa il 20 per cento) dei suoi due rivali più prossimi, l’alt right Lega con cui è normalmente in alleanza con il Partito Democratico post-comunista . Ma su questo tema è gravemente in disaccordo con la stragrande maggioranza.
Niente di tutto questo mi sorprende dopo un quarto di secolo che vivo qui perché l’Italia fa solo finta di essere un paese libero. Lo vedi nelle piccole cose come la carta d’identità che devi avere e mostrare tutto il tempo. O nella domanda “dove risiedi?” piuttosto che “qual è il tuo indirizzo?”. E nei posti di blocco ovunque presidiati da poliziotti con mitragliatori che fermano auto a caso. Ci sono così tante leggi e così tanta burocrazia che tutti sono colpevoli di qualcosa.
https://www.maurizioblondet.it/nicholas-farrell-le-draconiane-leggi-italiane-sui-vaccini-sono-terribilmente-popolari/
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La stratificazione sociale e la teoria delle elites.
Per Pareto in ogni tempo e ogni luogo, la storia del passato ci mostra gli individui divisi in gruppi che si procurano i beni sottraendoli ad altri gruppi che a loro volta fanno lo stesso. Ogni società è divisa in 2 gruppi (strati): quello dei GOVERNANTI e quello dei GOVERNATI. Tale gerarchia non manca mai. Di solito lo strato superiore costituisce una ELITE minoritaria. L’elite è costituita da coloro che hanno gli indici più elevati nella rispettiva attività. Queste elites vanno divise in 2 parti: quella che detiene il potere e quella che vuole sottrarglielo. Lo stare al potere infiacchirà la prima elite che prima o poi dovrà cedere il potere all’altra elite, più giovane e agguerrita. La circolazione e la lotta tra elites è indispensabile. Il sistema sarà più in equilibrio più la classe al potere saprà inglobare quella in ascesa. Devono mescolarsi gli uomini forti (leoni) con quelli furbi (volpi). (tipico di Machiavelli) La circolazione delle elites è inconvertibile e utile per la prosperità. Pareto conclude che si può immaginare una società con gerarchia stabile, ma non avrebbe nulla di reale. La gerarchia finisce col mutare. La storia della società umana è la storia dell’avvicendarsi delle aristocrazie.
Diego Fusaro in filosofico.net
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