Chi non vuole sentire

Che vi è dunque di strano e di controcorrente nelle parole del giornalista Sorgi? Egli semplicemente e conseguentemente sviluppa fino in fondo il discorso, con lucido rigore e con disincantato realismo: ci troviamo ormai dinanzi a una svolta autoritaria che, fondata sullo stato d’emergenza epidemico, utilizza la categoria di vita da proteggere come fondamento di una nuova razionalità politica, di un nuovo paradigma di governo delle cose e delle persone. Siamo rapidamente passati dal totalitarismo permissivo del mercato, come lo appellava Augusto Del Noce, al nuovo totalitarismo non più permissivo del Leviatano tecnosanitario, fase suprema di un capitalismo che deve darsi una riorganizzazione autoritaria per mettere in quarantena i popoli potenzialmente ostili alla globalizzazione mercatista e per neutralizzare con l’ausilio del discorso medico-scientifico ogni possibile contestazione del sempre più asimmetrico e disordinato ordine del fanatismo economico senza frontiere. Insomma, lo dico al di là di ogni possibile retorica: le parole di Sorgi vanno apprezzate per onestà e realismo, dacché non fanno altro che dire apertamente ciò che finora nessuno aveva avuto il coraggio di esprimere in modo tanto palese: siamo ormai in una situazione di evidente deriva autoritaria e postdemocratica, giustificata in nome di un’emergenza pensata ad hoc per essere infinita. Se l’emergenza permette di sospendere le libertà e la democrazia, non è ormai fuori luogo immaginare che essa venga appositamente evocata, narrata e magari anche all’occorrenza in futuro creata con questo scopo preciso: quello di scassinare la democrazia fingendo di rispettarne le forme, dicendo che Costituzione, libertà e diritti sono sospesi ma solo in relazione alla durata della emergenza; emergenza che poi però con tutta evidenza persiste e si cristallizza in una nuova normalità, con la conseguenza che nuova normalità di viene anche la sospensione dei diritti, delle libertà e della Costituzione. Attendiamo dunque che l’onesta e sobria profezia di Marcello Sorgi si realizzi, aspettiamo che arrivi un governo militare: del resto, ce lo ripetono fin dall’inizio, siamo in guerra; e se siamo in guerra occorre affidarsi ai militari, perché nel tempo dell’emergenza e del conflitto la democrazia e le lungaggini parlamentari sono nefaste. Ci vuole la scelta autoritaria immediata nell’hic et nunc. Anche in ciò sta l’essenza della crisi come metodo di governo, secondo quanto intuito perfettamente da Foucault. Ma i più non vogliono capire, e si ostinano a rimanere sulla superficie del discorso medicoscientifico, senza voler prendere coscienza del fatto che la questione è anzitutto politica, sociale ed economica.

Diego Fusaro

3 pensieri su “Chi non vuole sentire

  1. Nel saggio Teoria della dittatura, Michel Onfray espone come si possa instaurare una dittatura nel nostro tempo, individuando sette fasi per la sua istituzione: “Distruggere la libertà, impoverire la lingua, abolire la verità, sopprimere la storia, negare la natura, propagare l’odio, aspirare all’Impero”.
    https://www.ariannaeditrice.it/articoli/dal-terrorismo-sanitario-al-governo-militare-sta-nascendo-una-dittatura

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  2. Fonte: Daniele Scalea
    Quando lo Stato si arroga un nuovo potere lo fa quasi sempre per affrontare una “emergenza”. Poi l’emergenza sparisce ma il nuovo potere rimane.
    È così che si costruì lo Stato moderno in Europa (l’emergenza allora era principalmente quella di mantenere ampi eserciti stanziali: finite le guerre sono rimasti gli eserciti con tutto l’apparato fiscale, amministrativo e logistico per mantenerli). Per fare un esempio più vicino a noi: vi ricordate come si volava prima dell’11 settembre 2001? Sono passati vent’anni ma le misure di sicurezza aggiuntive per gli aerei sono rimaste e oggi accettate da tutti come normali.
    Ecco. Che la covid avrebbe creato una “nuova normalità” ce lo dissero subito e con franchezza. Se io predicavo già nel marzo 2020 che bisognava opporsi al lockdown è perché sapevo che le “due settimane per abbassare la curva” avrebbero avuto un impatto ben maggiore di 14 giorni.
    In assenza di una forte reazione della società (che anzi in buona misura ha accolto con favore le iniziative del governo) lo Stato ha consolidato nelle proprie mani nuove competenze e poteri che gli rimarranno, a prescindere dal virus.

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