Il Corridoio 10 e il “Corridoio cinese”
Il “Ponte cinese” ha un’importanza strategica che va oltre l’orizzonte della pianificazione urbana di Belgrado. Esso, infatti, farà parte del Corridoio paneuropeo n.10, che idealmente collega Salisburgo (Austria) con Salonicco (Grecia) passando per Slovenia, Croazia, Serbia e Macedonia. I corridoi paneuropei multimodali sono grandi vie di comunicazione che la Conferenza Paneuropea ha definito strategiche per lo sviluppo economico del continente. I primi nove sono stati definiti nel corso delle sedute di Creta nel 1994 e di Helsinki nel 1997. Il Corridoio 10, invece, è stato ideato e aggiunto solo al termine delle guerre tra i paesi dell’ex Jugoslavia.
Più che sul Corridoio 10, tuttavia, gli interessi della Serbia si concentrano sulla tratta Belgrado-Bar. La costruzione di un’autostrada che colleghi la capitale serba con il maggiore porto del Montenegro, servendo l’intero bacino della Serbia occidentale, è infatti uno dei progetti infrastrutturali su cui il governo serbo ha puntato di più in questi anni. L’idea, sostenuta anche dal governo italiano e da quello montenegrino, è quella di istituire un nuovo corridoio paneuropeo sulla direttrice Bucarest-Belgrado-Bar-Bari, il Corridoio 11.
Le autorità serbe hanno già stretto importanti accordi in questo senso. Alla fine del 2013, infatti, il governo ha sottoscritto con il gruppo cinese Shandong Hi-Speed Group Corporation un contratto per la costruzione di alcuni segmenti della futura autostrada. Secondo alcune stime, il totale degli investimenti promessi da aziende cinesi per la realizzazione del Corridoio 11, prontamente ribattezzato “Corridoio cinese”, ha già superato il miliardo di euro. Visto da questa prospettiva, il nuovo “Ponte cinese” sul Danubio non è che una rappresentazione in miniatura di quell’enorme, metaforico ponte – fatto di investimenti e contratti milionari – che sta rapidamente sorgendo tra la Serbia e la Cina.
https://www.balcanicaucaso.org/aree/Serbia/Il-Ponte-cinese-di-Belgrado-154601
Il primo ottobre 1949 nasceva la Repubblica Popolare Cinese. Tra i primi a concederle il riconoscimento internazionale e darle il benvenuto nel consesso della comunità internazionale fu il Maresciallo Tito. Dopo lo smembramento della Jugoslavia l’eredità delle relazioni con Pechino venne mantenuta, in particolare dalla Serbia.
Alla metà degli anni Novanta, al culmine dell’isolamento della Serbia dal resto dell’Occidente, Slobodan Milošević e sua moglie Mira Marković compirono una visita diplomatica in Cina. A quel tempo la Marković abbozzò l’idea di una Chinatown a Belgrado, piantando così il seme di un progetto che vide concordi sia la Cina che Milošević.
Belgrado aprì così le porte a 50mila immigrati cinesi, quasi tutti provenienti dalla impoverita provincia dello Zhejiang. Nacque così la Chinatown del Blok 70 di Novi Beograd: enormi edifici, quelli tipici dell’era titina, stipati all’inverosimile di ogni tipologia merceologica, rigorosamente made in China.
Durante la notte tra il 7 e l’8 maggio del 1999, nel corso dei bombardamenti della NATO, 5 “bombe intelligenti” sganciate da bombardieri statunitensi colpirono l’ambasciata cinese situata nel quartiere di Novi Beograd, nel Blok 11a. “Un incidente”, secondo il presidente Clinton, “un atto barbarico” per il governo di Pechino. La Cina ha sempre opposto resistenza all’azione intrapresa dalla NATO ponendo il veto in sede di Consiglio di Sicurezza ONU e votando solo quelle risoluzioni volte a ripristinare la pace.
https://www.balcanicaucaso.org/aree/Serbia/Se-la-Serbia-parla-cinese-126062
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L’Italia, assieme alla Grecia era uno dei Paesi che avrebbero potuto essere miracolati dall’ascesa della Cina e quindi dallo spostarsi dell’asse economico mondiale dall’atlantico e dall’Indo pacifico perché in questo modo potevano diventare il “ponte” tra oriente e occidente: una posizione che il nostro Paese non ha voluto sfruttare considerato il suo status coloniale e la presenza di un forte partito “amerikano” che tiene in mano tutti i gangli vitali della politica e dell’informazione. ..
Certo volendo potremmo riprendere la situazione in mano, ma la vedo molto dura se la gran parte della popolazione non ha ancora la minima idea di ciò che sta accadendo, anche perché non ha fonti di informazione al riguardo ed è continuamente rimbambita da euro idiozie.
https://ilsimplicissimus2.com/2020/07/25/eubanditi/
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