Se fuori dall’epicentro si è lavorato per ridurre al minimo il contagio, le maggiori risorse sono state messe in campo per combattere il virus nell’epicentro: sono stati approntati nuovi posti letto ed ospedali (13.000 pazienti possono essere ospitati da edifici temporaneamente trasformati in ospedali e 2.500 malati possono essere accolti dai due nuovi ospedali costruiti in 15 giorni). Sono stati organizzati in tutto il paese 300 team di medici, mobilitando oltre 42.000 addetti, inviati in prima linea nell’epicentro ed il governo ha dato al personale medico sussidi economici (6.000 RMB) e chiesto che il loro salario fosse triplicato, mentre venisse raddoppiato quello dei lavoratori dell’indotto.
È una battaglia corale, combattuta in prima linea dalla scienza e dalla medicina, ma sostenuta dalle decisioni politiche e dalla mobilitazione di tutto il popolo.
Come se tutto ciò non bastasse, non appena si è cominciato a diffondere il virus in Italia ed in altri paesi stranieri, la macchina della solidarietà cinese si è messa in campo per raccogliere fondi e donare materiale sanitario alle zone colpite. Proprio le comunità cinesi all’estero, spesso vittima di atti di razzismo, sono stati i propulsori di queste iniziative che sempre più si stanno diffondendo nelle varie regioni italiane. Il messaggio è potente: il virus è un nemico comune dell’umanità e può essere sconfitto solo con la cooperazione e l’amicizia. Un gesto che gli italiani non possono dimenticare, visto che suggella l’anno in cui si celebra l’amicizia tra i due paesi, ma che interroga nel profondo tutto l’occidente, i suoi valori e la sua inumana pretesa di superiorità.
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-coronavirus_le_lezioni_di_wuhan_alloccidente/82_33461/
NOTA
In Cina hanno costruito nuovi ospedali in 15 giorni e altri edifici sono stati temporaneamente trasformati; a Bondeno la donazione F.lli Borselli è lasciata marcire
Il computer (che è “intelligente”) ha subito associato l’articolo a https://bondeno.online/2019/03/24/la-societa-dellopinione/; e voi lo avete letto?
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L’influenza asiatica fu una pandemia influenzale di origine aviaria, che negli anni 1957-60 fece circa due milioni di morti[1][2]. Fu causata dal virus A/Singapore/1/57 H2N2 (influenza di tipo A), isolato per la prima volta in Cina nel 1954. Nello stesso anno fu preparato un vaccino che riuscì a contenere la malattia. Il virus A/H2N2 fu poco virulento, come diffusione tra uomo-uomo e si manifestò stagionalmente fino al 1968. Più tardi l’H2N2 mutò nel virus A/H3N2 che causò l’influenza di Hong Kong negli anni 1968-1969. Nel 2005 vi fu una diffusione negli USA del H2N2 a seguito dell’invio del virus in provetta in alcuni laboratori, ma non vi fu nessun contagio.[3][4]
Wikipedia
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Leggendo lo studio Anao-Assomed pubblicato il 4 febbraio, il rapporto “Lo Stato della salute in Italia” pubblicato lo scorso dicembre dall’Ufficio parlamentare del bilancio, il 4° Rapporto sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale della fondazione Gimbe, l’analisi del Centro studi della Federazione nazionale degli ordini degli infermieri (Fnopi) e La finanza pubblica italiana. Rapporto 2018, edito da Il Mulino, emerge che:
– gli ospedali sono diminuiti dai 1.165 del 2010 ai 1.000 del 2017: -14,6%;
– i posti letto si sono ridotti dai 244.310 del 2010 ai 211.593 del 2017: -16,2%;
– il numero di posti letto per 1.000 abitanti è passato dai 3,9 del 2007 (già sotto la media UE di 5,7) ai 3,2 del 2017. La Germania ne ha 8. Quasi il triplo. Ci mancano circa 70.000 posti letto. Quelli per acuti sono passati da 3,5 ogni 1.000 abitanti a 2.93 (-17%);
– abbiamo rinunciato a 42.888 lavoratori a tempo indeterminato tra il 2010 e il 2018, una riduzione del 6,2%. In alcune Regioni il taglio complessivo è stato del 16,3%. Le Regioni sottoposte a piani di rientro hanno dovuto ridurre personale medico e infermieristico rispettivamente del 18% e dell’11% tra il 2008 e il 2018;
– il numero di infermieri per 1.000 abitanti è di 6,5 contro gli 8,4 della media europea e i 12,9 della Germania. Mancano almeno 53.000 infermieri. In Campania ogni infermiere si deve fare carico di 17 malati. La media nazionale è di 11 pazienti per infermiere, quasi il doppio dei 6 pazienti per infermiere individuati in alcuni studi come la soglia che potrebbe ridurre del 20% il rischio di mortalità nelle corsie;
– l’età media dei medici è passata dai 43,5 anni del 2001 ai 50,7 del 2017, conseguenza del blocco del turn over;
– sono stati portati a termine 2 miliardi di euro di tagli al personale sanitario tra il 2010 e il 2018;
– abbiamo 2.545 euro di spesa pubblica pro capite per la salute contro i 5.289 della Norvegia e i 5.056 della Germania.
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il 16 marzo prossimo l’Eurogruppo ha messo all’ordine del giorno la discussione del nuovo Mes, ovvero la seconda edizione di un organismo in origine pensato per essere di aiuto ai Paesi in difficoltà, ma che adesso si è trasformato in strumento di conquista e di rapina degli stessi e persino dei risparmi privati dei cittadini. Le resistenze ad avallare cambiamenti letali per il nostro Paese sono ampi e coinvolgono molte istanze del mondo produttivo e finanziario, ma ecco che l’epidemia ha offerto alla vasta cricca euromaniaca e neo liberista che tira i fili del comando, l’occasione per sventare qualsiasi opposizione e far passare la cosa sotto silenzio, visto il fracasso dovuto al Covid 19.
https://ilsimplicissimus2.com/2020/03/08/una-pestilenza-tira-laltra-dal-virus-al-mes/
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