Fonte: Vincenzo Costa
A giocare con le cose serie si fanno disastri. Non ci siamo accorti, ma si è chiusa l’epoca dell’antifascismo, da quando questo viene usato per coprire la distruzione della costituzione repubblicana e antifascista.
L’antifascismo non è solo la lotta partigiana. L’antifascismo è soprattutto la costituzione repubblicana, l’idea che tutti i cittadini hanno lo stesso diritto alla sanità, che il lavoro sia un diritto e non una gentile concessione, che tutti hanno lo stesso diritto all’istruzione, che l’Italia è una e indivisibile, che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nei limiti delle regole costituzionali, che non può essere alienata. Questo è l’antifascismo.
L’antifascismo è finito nell’istante in cui questa parola è stata usata per attaccare principi della costituzione repubblicana, nel momento in cui è stata usata per fare passare autonomia differenziata, tagli e privatizzazione alla sanità, per creare cittadini di serie A e di serie B, per giustificare il passaggio della sovranità a poteri sottratti al controllo democratico, per salvare coloro che hanno fatto profitti sulla pelle dei cittadini, che per profitto ci consegnano una rete stradale che crolla a pezzi. L’antifascismo è finito quando coloro che hanno ridotto la Grecia alla fame, che stanno facendo morire in Grecia migliaia di persone per mancanza di accesso alla sanità o che hanno imposto in quel paese il pignoramento della prima casa a difesa degli interessi delle banche, hanno osato cantare bella ciao. Come si può cantare “bella ciao” e pignorare la prima casa a povera gente? Davvero si è incrinato l’asse terrestre.
L’antifascismo è finito con la foto di Santori e delle sardine coi Benetton, con ancora il ricordo vivo dei morti causati dalla loro avidità di profitto. Ciò ha mostrato che l’antifascismo è ormai solo una foglia di fico che nasconde un progetto di restaurazione. Che l’antifascismo è funzionale alla restaurazione, alla distruzione del paese.
Sono giorni tristi. Per molti di noi i peggiori, come la fine di un grande amore, come di fronte al tramonto di una ragione di esistenza, di qualcosa che pensavamo avrebbe resistito nel crollo del cielo e della terra.
Eppure è finita. È stato logorato, abusato, trasformato in uno spot pubblicitario, in una maschera di interessi meschini, senza pudore, senza vergogna.
Che cosa ciò significhi lo scopriremo nei prossimi anni. Le cose devono maturare, hanno il loro tempo. Vediamo ciò che muore, come coloro che muoiono sulle stagioni, per citare Rimbaud. Ma qualcosa è morto in questo paese, qualcuno è stato il suo becchino.
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/la-fine-dell-antifascismo
Il progressismo professorale giudica con sdegno quei “rozzi” strati collocati nei gradini più bassi della scala sociale che si ostinano a “votare male” e, non riuscendo a smuoverli con le armi del ricatto psicologico e della propaganda, si propone di rimetterli in riga minacciando di escluderli dalla competizione politica. Per loro dovrebbero votare altri, gli “abilitati” da un’élite di colti che si occuperebbe di sottoporli a un’esame di educazione civica “a crocette”, con risposte prestabilite e adeguate allo scopo che si vorrebbe ottenere. Costoro, di fatto, ne diverrebbero i paternalistici custodi, i tutori politici fino alla “maggiore età” politica, che soltanto una conclamata conversione al politicamente corretto potrebbe permettere di raggiungere. Uno scenario che merita un solo aggettivo: aberrante.
Marco Tarchi
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Fonte: L’Antidiplomatico
La foto dei leader delle sardine insieme a Benetton credo che sciolga qualsiasi dubbio sulla vera natura di questo movimento. Certo, chi voleva vedere, chi cioè ha rifiutato di auto illudersi, aveva tutti gli elementi per capire e prendere le distanze. L’attitudine postideologica (no alle bandiere), l’esaltazione della disintermediazione (no ai partiti), la totale assenza di contenuti (vedi alla voce “bambino autistico che gioca a basket”), il giovanilismo (“siamo tanti, siamo giovani, abbiamo organizzato una mega festa”) e il rifiuto di mettersi accanto ai soggetti sociali della sinistra erano segni inequivocabili. Solo la falsa coscienza di un’élite di giornalisti poteva vederci qualcosa di veramente nuovo. Solo la protervia delle solite mosche cocchiere che pensano di saperla lunga poteva spingere a credere che tra quella gente ci fosse qualcosa da pescare.
Non vedrete mai le Sardine accanto agli operai, ai disoccupati, agli immigrati che si spezzano la schiena nei campi. Le Sardine sono l’espressione del capitalismo italiano e della cultura neoliberale che ancora imperversa nel paese. Nell’album di famiglia delle sardine non ci sono grandi leader della sinistra, ma ci sono Benetton, Renzi, Calenda e se fosse vivo anche Marchionne. La loro filosofia è quella delle startup, della competizione, della piena accettazione del capitalismo, non quella delle lotte sociali e del progresso collettivo.
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Le sardine sono il primo movimento “pro sistema” che il potere abbia mai suscitato. In passato eravamo abituati alla creazione di movimenti “ anti sistema” con il compito di inquadrare e canalizzare le proteste e la rabbia dentro un recinto riconoscibile , con la fondata intuizione che , inglobando il dissenso nella cornice parlamentare , sarebbe stato più semplice controllarlo , assorbirlo ed infine anestetizzarlo. Con le sardine il potere fa un salto di qualità , crea un movimento di appoggio al sistema , un movimento di blindatura della realtà , una massa di giovani che , a differenza di tutti i loro coetanei dei decenni passati , non sogna un mondo più giusto, un lavoro più degno , non lotta per un ideale “ sovversivo”, ma al contrario appoggia il neo liberismo , adora le sue icone , e soprattutto non ne discute le logiche di base . Sono giovani già vecchi , non c’è nelle loro idee nulla di rivoluzionario , nemmeno la parvenza di quei sogni impossibili che i giovani hanno sempre avuto . Considero questo un vero capolavoro del potere , riuscire a trasformare antropologicamente i giovani , da produttori di utopie , di sogni , di mondi nuovi , a guardie svizzere del politicamente corretto . Una volta si diceva “ si nasce incendiari e si muore pompieri”, oggi si nasce guardiani dell’incendio.
Giuseppe Caracciolo
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Tutto questo però ci parla della potenza assunta dal potere reale che è in grado di creare una rappresentazione, di mandarla in streaming per scopi generali o anche limitati e di fermare la trasmissione quando le conviene, riuscendo a coinvolgere le persone anche in presenza di contraddizioni, di vuotaggini e di palesi strumentalizzazioni. Il potere è diventato una specie di Netflix che produce serie televisive i evasione, sempre uguali ma con diverse ambientazioni. Non resta che prendere atto della fine delle Sardine, accontentarci per ora dei Bassifondi di Conte e aspettare la saga dei Draghi. Buona visione.
https://ilsimplicissimus2.com/2020/02/05/sardine-suicidio-operoso/
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Esprimo quindi formalmente al collega Matteo Simonetti tutta la mia personale solidarietà e mi metto a sua disposizione nel caso egli voglia reagire a un insulto che, attraverso di lui, è stato diretto alla scuola e a tutti gli insegnanti del nostro paese. Sul piano pubblico e intellettuale non dubito che, a Civitanova o altrove, vi saranno sedi nelle quali sarà possibile organizzare un incontro pubblico sull’accaduto e avverto il collega Simonetti che, ove ciò accedesse, sarei onorato di venir annoverato tra i relatori. Sul piano professionale gli chiedo di precisare l’ammontare dei danni economici ai quali l’ha esposto la scellerata censura comminata dall’Ufficio scolastico regionale in modo che una colletta organizzata tra i colleghi lo risarcisca (l’apro io mettendo a disposizione 500 euri e assumendomi la responsabilità di raccogliere i fondi che perverranno). Sul piano giudiziario esorto il collega a costituirsi parte lesa e a intraprendere tutti i passi che riterrà opportuni per ottenere piena soddisfazione. Sul piano politico esorto i senatori e i deputati eletti nell’area interessante la città di Civitanova ad attivarsi presso competente Ministero affinché sul fatto segnalato da Sablone sia fatta sollecita e piena luce, con esplicita condanna degli eventuali responsabili di un fatto che rappresenta l’ennesimo attacco alla dignità della scuola e alla libertà d’insegnamento nonché, più in generale, di pensiero e di parola.
Franco Cardini
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