Ma forse la vicenda più emblematica per definire lo stato reale delle cose è che nel centro sinistra di Bonaccini, già governatore dal 2014, nonostante alcune ombre sulle spese pazze, figura come candidato di lusso l’imprenditore Carlo Fagioli già rifiutato dalla Lega. Fagioli è noto per aver tolto un appalto a una cooperativa di facchinaggio, la Gfe, colpevole di aver migliorato le condizioni di lavoro dei dipendenti extra comunitari, applicando anche per loro il contratto nazionale: 500 lavoratori indiani furono licenziati via sms. Ci furono manifestazioni per mesi, e alla fine vennero riassunti, in cooperative diverse solo i lavoratori che accettavano paghe più basse.
E’ un episodio che smentisce in maniera clamorosa tutti i temi del centrosinistra e conferma invece il fatto che condizioni di lavoro e accoglienza sono solamente strumenti retorici dietro cui si nasconde l’ideologismo globalista, come dimostra anche la vuotaggine del sardinismo di origine renziana che invece di portare sul tappeto temi reali fa del generico qualunquismo anti sovranista, come se poi Salvini fosse davvero un sovranista e non facesse tappetino di fronte a qualsiasi potere esterno. A parte il fatto che proprio il centrosinistra nella richiesta di maggiore autonomia dallo stato centrale ha per l’appunto espresso un suo sovranismo di natura bottegaia. Non so se quella di riempire le piazze con i rampolli delle coop sia stata una buona idea per far brillare gli ultimi fuochi anche senza più legna da bruciare o se non abbia ancor più mostrato l’inconsistenza e la contraddittorietà di una posizione politica, ma chiaramente è stata una mossa dettata dalla disperazione perché perdere la regione che è la seconda per Pil dopo la Lombardia, significa perdere quasi tutto sul piano nazionale: anche se i voti dem e cinque stelle ci sono anche altrove sulla fascia appenninica, solo in Emilia Romagna fanno davvero sistema e trainano la carrozza. Di certo queste elezioni non avranno vincitori, ma solo perdenti: se il sistema emiliano perderà non sarà per Salvini, ma per un suo collasso interno, per una perdita di senso e un cambiamento ai vertici in questo senso non sarà aria nuova, ma solo solo un’altra illusione.
Credo che mai come adesso si potrà giudicare, semplicemente dall’affluenza alle urne, se “il sistema” emiliano abbia fatto il suo tempo…
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https://ilsimplicissimus2.com/2020/01/23/le-idi-di-maio/
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Manfredini è una figura centrale per comprendere la peculiarità del modello emiliano-romagnolo della Lega: scomparso nel 2014 all’età di 72 anni, diceva di sé “sono più comunista dei comunisti, ma credo nella regione Padania” e per questo si fece promotore della famigerata lista dei Comunisti Padani, prima tappa della fulminante carriera del giovane Matteo Salvini. Un partito con la falce e il martello, otto anni dopo che la sinistra aveva scelto la Bolognina per ammainare le insegne del Pci.
https://www.wired.it/attualita/politica/2020/01/24/emilia-romagna-verde-lega
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Gli analisti dimenticano che la Romagna è stata anche roccaforte del PRI e quindi ha una lunga tradizione di partito verde
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