L’anno finisce come si merita: con un ennesimo crollo sulla rete autostradale attorno a Genova e con la militante No Tav Nicoletta Dosio arrestata e portata nel carcere delle Vallette, nonostante abbia 74 anni e la sua colpa sia solo quella di aver occupato per mezz’ora un casello autostradale 8 anni fa. Entrambe queste cose messe assieme danno una’idea assolutamente realistica di che cosa sia effettivamente la libertà al tempo della peste neoliberista: un’illusione. Gente che ha procurato per incuria e profitto una strage con oltre 40 vittime non solo rimane nelle proprie lussuose magioni, ma continua tranquillamente a detenere quelle concessioni così mal meritate e viene difesa a spada tratta dalla Confindustria che proprio alla fine del 2019 ha la faccia di bronzo di dirsi “preoccupata” per la possibilità che le concessioni, evidentemente considerate alla stregua di feudi intoccabili, possano essere revocate anche se non vengono rispettate le obbligazioni e persino in caso di strage.
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D’altro canto la sovranità nazionale è elemento imprescindibile della sovranità democratica. Essa nasce nel 1789 come bandiera della sinistra, ossia del “terzo stato”, contro la legittimità monarchica. La sinistra fucsia, come la definisce Diego Fusaro, prona ai poteri finanziari mondialisti, triste retaggio dell’utopia internazionalista, sembra averlo completamente dimenticato. Insieme alla sovranità nazionale la sinistra ha conseguentemente dimenticato le ragioni delle classi popolari che, invece, dovunque oggi, in Europa e nel mondo, chiedono, sempre di più, tutele contro l’aggressività della speculazione finanziaria, emancipata dalla globalizzazione la quale l’ha lasciata libera di scatenarsi allo stato puro come un Satana “liberato dalle catene”.
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Ma erano le avvisaglie di quel solipsismo culturale e di quella separazione dal mondo e dalla realtà altrui che costituisce il principale portato culturale dell’impero dove l’apertura al mondo coincide esattamente con la chiusura allo stesso.
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Tutto il panorama politico italiano va normalizzato, e la scheggia imprevedibile messa sotto controllo (così come è ancora sotto controllo la Lega, tante volte qualcuno si illuda). Non si possono correre rischi di gilet gialli nelle strade o peggio, che spunti qualche leader alla Johnson in Parlamento… non che se ne intravedano all’orizzonte del m5s, ma non si sa mai. Di Maio, seppur moderatissimo (ahimé, e questo è il suo errore) dovrà essere asportato in quanto rappresentante del vecchio m5s incontrollabile, e sostituito con qualche figura dal carisma zingarettiano che assicuri la transizione verso la soporifera reincarnazione piddina. Conte il liquidatore farà il resto, come sta peraltro già attivamente facendo.
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