Forse è la rivolta sociale in Francia che porta Macron a meditare, anche sull’assenza reale di un’Europa che non è altro che un coacervo di ideologie commerciali guidate dalla Nato, ma non c’è il minimo dubbio che occorre ripensare completamente il futuro e rifiutare il presente se non si vuole trovarsi ai margini della carta geografica dove si accumulano le cacche delle mosche.
Per chi vive nella “bolla”:
In Inghilterra come da noi, a votare Brexit o Salvini la cementizia convinzione che solo anziani di scarsa istruzione,”deplorevoli” e “senza denti” potevano aver paura del nuovo; i giovani voteranno Corbyn, che senza dirlo chiaro faceva balenare un secondo referendum, dove avrebbe vinto il “remain”: loro “sentivano” che sempre più inglesi si erano pentiti di aver votato Brexit, ed ora volevano un nuovo referendum –per restare in quella meravigliosa gabbia tedesca che è la UE, con la sua crescita letargica.
https://www.maurizioblondet.it/la-bolla-della-sinistra-fucsia/
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Un’intera generazione di politici inetti e riprovevoli sono stati messi alla porta, per non aver sostenuto nuove elezioni perché sapevano quale fosse il reale sentimento della nazione, mentre loro lavoravano alacremente per sovvertirlo.
Che piaccia o no, i politici non possono governare senza il consenso del popolo. E il popolo ha appena detto loro: se ci deve essere qualche inconveniente, che così sia. Non illudiamoci, la battaglia non è ancora finita, ma questa è la prima vittoria definitiva della saga-Brexit.
Il progetto Europeo ha subito un duro colpo da questi risultati. Anche se io non mi fido di Boris Johnson e delle intenzioni dei conservatori. Le elezioni non riguardavano quello che Johnson farà col suo mandato.
Il loro obiettivo era sbarazzarsi del cancro che c’è nel cuore del sistema politico britannico.
Quindi, prima le cose importanti, sbarazzarsi di tutti gli azzeccagarbugli i politici in carriera e mettere la Brexit sul cammino della sua attuazione.
http://vocidallestero.it/2019/12/17/chi-ha-paura-della-grande-vittoria-brexit-di-johnson/
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Ma in fondo questo fatto dell’emigrazione per quanto possa essere drammatica, per quanto riveli le reali condizioni del Paese più di ogni discorso e di ogni evasività non dispiace affatto alle teste di legno che si battono con inutile foga nel teatrino: eliminare il disagio sociale buttandolo fuori, significa anche eliminare le possibilità che il malcontento esploda o metta in questione l’intero sistema e i suoi strumenti: è insomma un modo per mantenere lo status quo, per conservare il potere. Questo è un fatto storico: è la medesima dinamica che ha arginato le lotte sociali post unitarie in Italia con la fuga verso le Americhe o le altre aeree europee oppure ha permesso alle vecchie strutture di comando di conservarsi in Germania oltre il loro tempo, mentre oggi serve egregiamente ad impedire che i Paesi africani esplodano mettendo in crisi il gigantesco sfruttamento a cui sono sottoposti. E questo naturalmente appare ai ciechi come un afflato di civiltà.
https://ilsimplicissimus2.com/2019/12/18/il-teatrino-dei-burattini-barcamenarsi-sul-nulla/
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