
Tutto è cominciato con l’affermazione del neoliberismo: la regola del profitto socialmente incondizionato, la demonizzazione dei diritti del lavoro e delle regole come impedimenti, ha provocato Il trasferimento della produzione in Cina (e, nel caso dell’informatica in India) ha consentito alle società statunitensi di beneficiare dell’ampio differenziale salariale e di regolamentazioni meno rigide per arricchirsi. Esse hanno speso questi profitti in eccesso riacquistando le proprie azioni, pagando generosi dividendi ai loro azionisti e usando i prezzi delle loro azioni gonfiati artificialmente per giustificare stipendi e premi esorbitanti ai loro manager; nel medesimo tempo hanno precarizzato e impoverito i lavoratori facendo cadere la capacità di acquisto generale ed erodendo la stessa base di competenza della popolazione. Più questo processo è andato avanti, più si è approfondito eliminando via via la più costosa produzione americana in favore di quella asiatica sempre più tecnologicamente evoluta. Il processo, iniziato lentamente avrebbe finito per assumere un aspetto da effetto valanga, con gravi conseguenze sulla tenuta politica e sociale del sistema, se non fosse stato artificialmente rallentato con la diffusione di crediti così ampia da essere per gran parte inesigibili o fonte di povertà sostanziale. Ed è scoppiata la crisi alla quale si è fatto fronte lasciando le piaghe intatte e limitandosi a pompare denaro, diminuendone ancora il costo fino a rendere l’auto finanziamento borsistico delle aziende il loro asset principale e creare una bolla pronta a deflagrare di nuovo e con molta più potenza distruttiva.
https://terzapaginaweb.wordpress.com/2019/10/17/uscita-ad-est/
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Ma anche perché il manifesto dei 30 intellettuali europei, così come lo hanno definito i nostri media – e io, chiaramente, l’ho letto – è pieno di chimere (o, nella migliore delle ipotesi, illusioni) e di menzogna storica, ed è scritto con quell’inchiostro di snobismo europeo che esclude qualunque altro sguardo sui fatti, eccetto quello della dogmatica neoliberale, dell’euro-atlantismo rudimentale e della russofobia consunta (spesso di stampo neonazista).
È sorprendente che, benché riconoscano di trovarsi al limite del precipizio dove presto cadrà definitivamente l’Europa, le sue menti migliori rinuncino al pensiero libero tradizionale per la civiltà europea; per non parlare poi dello spettro di possibili alternative, varianti, della considerazione di altre opinioni e strategie. Il messaggio di queste menti migliori é solo uno: siamo giunti al limite del precipizio! Vi chiediamo, signori, di non svoltare!
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/senza-la-russia-l-europa-non-si-salvera
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All’interno dell’UE lo stato non può più attuare alcuna politica economica socialmente utile, né alcuna politica di tutela del lavoro, dei salari e dei redditi autonomi, anzi, i diritti preesistenti sono stati affievoliti, quasi totalmente soppressi su mandato dell’UE in quanto ingombranti e fastidiosi per il mercato…
Se lo stato non esiste più come entità collettiva che esprime ideali e principi attraverso la politica, che indirizza in base a tali principi e ideali l’attività di governo, come si può pretendere che il pensiero e il dibattito politico non ne escano annientati?
http://appelloalpopolo.it/?p=53637
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https://nonelaradio.it/podcast-propaganda-percezione-e-realta-sfatiamo-i-miti-del-liberismo/?fbclid=IwAR0gxzV5l9WyPCX6OwnakhsJLJupXacsMaO6eioPkLYDi6mz-GfRyOotckQ
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Questa contraddizione fra sviluppo e povertà era già stata notata da Alexis de Tocqueville nei primi decenni della Rivoluzione industriale. Scrive Tocqueville nel suo libro Il pauperismo, del 1835: “Allorché si percorrono le diverse regioni d’Europa, si resta impressionati da uno spettacolo veramente strano, e all’apparenza inesplicabile. I paesi reputati come i più miserabili sono quelli dove, in realtà, si conta il minor numero di indigenti, mentre tra le nazioni che tutti ammirano per la loro opulenza, una parte della popolazione è costretta, per vivere, a ricorrere all’elemosina dell’altra”. Col progredire dello sviluppo questa divaricazione, economica ma anche sociale, invece di diminuire è andata aumentando. Marx aveva ipotizzato che a un certo punto di questo percorso i ricchi sarebbero diventati sempre più ricchi, ma in numero così ristretto che per cacciarli non ci sarebbe stato bisogno di nessuna rivoluzione, sarebbe bastata una pedata nel sedere. Non è andata esattamente così. I ricchi diventano sì sempre più ricchi, anzi ricchissimi, ma anche un poco più numerosi, sono i poveri a diventare sempre più poveri e molto più numerosi. In poche parole: è il ceto medio che prima lentamente, oggi in modo vertiginoso, tende a scomparire, perché fra i suoi ranghi alcuni, pochi, salgono nell’Empireo dei ricchi, ma tutti gli altri scendono negli inferi della povertà. E il ceto medio è sempre stato il collante indispensabile di uno Stato, di una Nazione, perché tiene insieme, occultandola, la differenza di classe. Questa scomparsa del ceto medio, che un tempo poteva riguardare questo o quello Stato, oggi, se guardiamo al Cile, all’Ecuador, al Libano, all’Iraq, alla Nigeria, all’europeissima Francia, è globale perché tutto sta diventando globale. E quindi le previsioni di Marx e di Trotsky (“la rivoluzione o è permanente o non è”) potrebbero, sia pur con qualche secolo di ritardo, avverarsi. Insomma una rivoluzione globale contro un’arrogantissima ricchezza che, anche solo a guardarla da lontano, è diventata intollerabile per ciascuno di noi.
Massimo Fini
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Indichiamo che il neoliberismo si è radicato come sistema profondamente in Cile per diversi decenni, al punto che questa teoria economica, per dire qualcosa, ha messo radici, in modo approfondito così tanto nella coscienza del popolo cileno, al punto che è riuscita a affermarsi come qualcosa di comune fra i cittadini in generale. Da lì, il letargo, il profondo sogno neoliberista, e inoltre, ha causato incredibili divisioni e una mescola di punti di vista, nonché confusione quando si cerca di spiegare il fenomeno dello scoppio dlla rivolta..
Non sorprende quindi osservare persone, gruppi, partiti di sinistra, definirsi socialisti e difendere, ad esempio, il ruolo dei militari nell’implosione e nella repressione. Da lì, il ruolo di inerzia dei partiti di sinistra, il ruolo della Chiesa cattolica ed evangelica, il ruolo dei sindacati, tra gli altri, ovvero il neoliberismo atrofizza le capacità per analizzare e per vedere con chiarezza quello che accade al momento di alcuna distrazione, nell’attuazione di questa nefasta corrente e ideologia economica capitalista.
Fonte: Alainet.org
Traduzione: Lisandro Alvarado
https://www.controinformazione.info/chile-e-scoppiato-un-vulcano-addormentato-svegliandosi-dal-profondo-sonno-del-neoliberismo/
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Massimo Massi Furini Negli anni 90 esisteva una legge che diceva :; il 30% del tuo fatturato nessuno te lo tocca e sul 70% rimanente ci paghi le tasse !! In questo modo un’azienda aveva il suo guadagno ! Pagava le tasse ed era contenta ! Ora invece il 68% del tuo utile lo stato lo vuole senza considerare che ti chiede l’anticipo su un ipotetico fatturato che dovresti fare l’anno successivo e poco importa se non sarà così !! Se andremo avanti in questo modo continueranno a chiudere me compreso ! Sono stanco di lavorare investire pagare e ritrovarmi con poco in mano perché tutto il mio guadagno lo devo dare a loro per cosa poi? I servizi sono pari a quello che paghi ?
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Il mio titolo di merito è non essere popolare:
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Aneddoto che risale a qualche anno fa.
Giocando con un bambino di 7 anni dopo aver letto “Robin Hood” :
Sceriffo di Nottingham (io)
“Avanti bifolchi datemi i soldi … dovete pagare le tasse al regno del Principe Giovanni!”
Bambino (contadino della contea):
“Ma se il Principe Giovanni non mi dà i soldi come faccio a pagare le tasse?”
La logica stringente di un bambino contro la logica demenziale del liberista.
Fiorella Susy Fogli
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Un milione di persone invade Santiago del Cile per chiedere una nuova Costituzione e per denunciare le diseguaglianze del modello neoliberista e le violenze dei carabineros. Il presidente Piñera revoca lo stato d’emergenza e annuncia un nuovo governo
Fonte: Il Manifesto
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