Con le sanzioni ed il blocco dei progetti fra Europa e Russia Washington persegue un obiettivo molto importante per gli interessi degli USA – impedire all’Europa di sottrarsi dal controllo atlantico. L’America non ha bisogno di un’Europa indipendente, forte, perché sarebbe un concorrente e persino un nemico sulla scena mondiale.
La compagnia tedesca Volkswagen ha sospeso le trattative per l’acquisizione di una partecipazione nel gruppo GAZ a causa delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti contro il comproprietario della società russa Oleg Deripaska. Questo è un chiaro esempio del perché gli Stati impongono sanzioni contro la Russia- perseguendo obiettivi sia economici sia geopolitici per ostacolare la cooperazione tra Europa e Russia.
Germania e Russia sono legate da molti progetti economici reciprocamente vantaggiosi. Dal “Nord Stream” (gasdotto) alle numerose imprese dell’industria automobilistica tedesca, con sede in Russia. Con gli investimenti russi in Germania va ancora peggio. Non perché siano più poveri, ma perché non è permesso ai russi di andare in Germania per investire.
E nemmeno i tedeschi stessi interferiscono. È sufficiente ricordare il libro di fiabe che è già diventato un libro di testo su come Sberbank voleva acquistare Opel dieci anni fa, anche Merkel era favorevole, ma alla fine la General Motors americana decise di non vendere la sua “figlia”. La decisione politica in questa decisione era molto più che economica: perché consentire ai russi di controllare le moderne tecnologie occidentali?
Dopo il 2014, tutto è diventato ancora più difficile. Le sanzioni imposte alla Russia furono formalmente chiamate a realizzare l’impossibile, cioè il ritorno della Crimea in Ucraina. Il loro vero obiettivo era diverso: colpire la Russia, indebolirla, anche attraverso l’indebolimento delle relazioni e della cooperazione tra Russia ed Europa. Gli anglo-sassoni hanno usato la Crimea come scusa conveniente per creare ostacoli al riavvicinamento di Germania e Russia, Unione europea e Russia. Convergenza economica – che inevitabilmente influenzerebbe la geopolitica, rendendo difficile demonizzare la Russia e mantenere l’Europa sotto il controllo del progetto atlantico.
Gli Stati Uniti hanno messo in guardia l’Italia dal sostenere lo sforzo economico globale della Cina, chiamato “Belt and Road Initiative” (BRI), denunciando il piano infrastrutturale come un “progetto vanità” (?).
In un rimprovero sottilmente velato del voler partecipare all’ iniziativa che mira ad unire mercati europei e asiatici, un portavoce del gruppo di consiglieri per la sicurezza nazionale della Casa Bianca ha affermato che la partecipazione dell’Italia alla BRI aggiungerebbe “legittimità” al progetto di infrastrutture di Pechino.
“L’Italia è una grande economia globale e una grande destinazione per gli investimenti. Non c’è bisogno che il governo italiano fornisca legittimità al progetto di vanità infrastrutturale della Cina “, ha affermato il portavoce della Casa Bianca, Garrett Marquis, su Twitter. Il progetto non sarebbe “legittimo”, secondo Marquis, perché non in linea con gli interessi economici degli USA.
https://www.controinformazione.info/gli-stati-uniti-preavvisano-litalia-di-astenersi-dalladesione-al-nuovo-progetto-cinese-silk-road/
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Nota: L’invito di Washington fatto all’Italia rappresenta al momento un “preavviso” che lascia intravedere una linea rossa che l’Italia, come gli altri paesi nella sfera d’influenza (leggi subordinazione) agli USA non dovrebbero oltrepassare.
Fare affari con la Cina, con la Russia, con l’Iran e con gli altri paesi antagonisti dell’egemonia statunitense non è consentito. Gli USA naturalmente si riservano di far balenare il prossimo ricatto contro chi infrange le regole imposte dal Dipartimento di Stato. Lo stesso tipo di avvertimento Washington ha trasmesso alla Germania circa i progetti di investimento (questi in fase avanzata) sulle risorse energetiche con la Russia, il gasdotto Nord Stream 2, per il quale gli USA hanno previsto sanzioni contro le società che partecipano ai lavori. Senza parlare del bloco ai progetti di investimenti della Volkswagen con la Gaz in Russia e altri progetti similari.
In questo caso sarà interessante verificare quale sarà la reazione dei Governo giallo/verde italiano che viene indicato come un governo “sovranista”. Di sovranismo è facile parlare ma, quando sono in questione gli interessi nazionali del paese, allora bisogna muoversi con coerenza e chi lo fa deve essere consapevole che corre dei rischi. Gli stessi rischi che a suo tempo corsero personaggi della Storia italiana come l’ing. Mattei, come Aldo Moro e come Bettino Craxi. Tutte persone che non hanno fatto una bella fine.
di Luciano Lago
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(Se l’incontro con la Cina andrà a buon fine) L’Italia diventerà il primo paese del G7 a far parte del BRI. L’Italia sarà la terza economia della zona euro se il Regno Unito lascia l’UE, accanto a Germania e Francia. È anche un Paese importante nel Mediterraneo e ha una certa influenza sulle aree periferiche. Cooperando con la Cina, l’Italia può migliorare ulteriormente il trasporto marittimo e motivare il collegamento tra Europa ed Asia. Nel frattempo, i prodotti “Made in Italy” avranno più accesso al mercato cinese in rapida crescita, da forza trainante per la sua economia stagnante. Washington sembra inestricabilmente impantanata nel proprio senso di superiorità. Un tale senso non svanirà presto, poiché è il risultato di anni di accumularsi di forza e avidità. L’Europa dovrà capire che se continua a seguire gli Stati Uniti, non aiuterà né se stessa né agli Stati Uniti.
http://aurorasito.altervista.org/?p=5877
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dove si vede che anche la UE applica i dazi (quando gli conviene)
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