Arridaje

Lo avevamo già detto qua (https://bondenocom.wordpress.com/2018/10/06/la-spada-di-damocle/) , ma intanto:

In quel clima carico di retorica femminista e di passionali sentimenti ecologisti, la sindaca pentastellata di Roma, Virginia Raggi, forse presa da pulsioni salvifiche alla Giovanna d’Arco, decide di voler stare in prima linea nella lotta al diesel, di combattere per la sua sollecita abolizione (senza tener conto di tanti fattori economici e reali) ed afferma, a sorpresa, imprudentemente, che la Capitale metterà al bando l’ingresso nel centro della città alle vetture diesel a partire dal 2024, per abbattere concretamente i livelli di inquinamento! La sua collega di partito, sindaca di Torino, Chiara Appendino, avrebbe probabilmente tenuto conto di una diversa realtà socio-economica, ma la sindaca di Roma risente del vecchio livore, dell’ostilità delle sinistre per le auto private, per i motori. Non pensando neppure che nel 2017 le nuove immatricolazioni di auto diesel nel nostro Paese erano cresciute del 3,8%. E che, a causa dei costi ancora proibitivi, le auto elettriche al momento non costituiscono un’alternativa valida ai motori tradizionali. Bisogna infatti considerare che l’auto elettrica più economica presente sul mercato è la microvettura Smart ForTwo, che ha un prezzo di listino che parte da 24 mila euro.

In qualche modo l’uscita della Raggi trova terreno fertile nel suo partito, emozionalmente assai sensibile alle tematiche liberal, ed apre la strada in materia a quelle che saranno scelte del successivo governo a maggioranza Cinque Stelle, presieduto da Giuseppe Conte.

Intanto il 4 ottobre 2018 il Parlamento Europeo approva, ad ampia maggioranza, target sempre più stringenti sulle emissioni di CO2 prodotte da veicoli per il trasporto di persone e merci. Vota il taglio della CO2 del 20% per il 2025 e del 40% entro il 2030. Decisione che incontra l’ opposizione dei governi delle nazioni appartenenti al blocco comunitario, a partire dalla Germania. Prima della loro implementazione, i nuovi target devono essere sottoposti alle consuete procedure negoziali con i singoli Stati membri.

L’Italia è frattanto impegnata in un duro braccio di ferro con l’UE sull’entità del nostro debito pubblico. Il Governo giallo-verde di Conte pensa di prendere due piccioni con una fava. Vara la famigerata “Ecotassa” che penalizza il settore automobilistico tradizionale, va incontro ai desiderata di Bruxelles e, allo stesso tempo, “progetta di far cassa” (insomma, la solita ‘stangata’) con un progetto di pochi bonus e molti malus per gli acquirenti di autovetture nuove, scatenando forti polemiche ed opposizioni. Dall’ecobonus/sconto all’ecotassa, il passo è infatti breve e pesante: innalzata la soglia delle emissioni dalla quale scatta il prelievo, cioè appunto 160 gr/km. di CO2. Mentre la tassa varierà da un minimo di 1.100 a un massimo di 2.500 euro: tanto dovrà sborsare chi dal primo marzo 2019 comprerà un’auto “inquinante”.

Il 2 dicembre il gelo piomba intorno all’una del pomeriggio, quando la Regione Piemonte diffonde la lettera con cui FCA annuncia che non si presenterà al Consiglio Aperto, convocato insieme con la Città di Torino.

‘In un attimo riemergono le paure scacciate appena dieci giorni fa con la presentazione del nuovo piano industriale, che scommetteva su Torino e sulla sua fabbrica simbolo, Mirafiori, destinate a riconvertirsi ai motori innovativi e alle tecnologie a basso impatto. La nuova vita della fabbrica è di nuovo in bilico. Finché non si fa chiarezza sull’ecotassa che il governo potrebbe applicare sui motori diesel «non saremmo in grado né di confermare il piano industriale, né di proporre scenari alternativi», scrive Pietro Gorlier, responsabile delle attività in Europa, Medio Oriente e Africa. Se il balzello venisse confermato il piano sarà rivisto, annuncia FCA. Salta dunque il Consiglio Aperto, per molti l’occasione di confrontarsi sui punti ancora poco chiari, a cominciare dai destini di Mirafiori, su cui erano previsti due modelli in produzione. Chiara Appendino legge con preoccupazione il cambio di scenario: «È un segnale negativo», commenta la sindaca. «Se il piano di investimenti presentato ai sindacati è solido, FCA continui il confronto con il governo e, una volta chiarite le perplessità, con le istituzioni del territorio». Chiamparino aggiunge: “Automotive e Tav incertezze pesanti per il Piemonte”. Tutto sembra tornare in discussione, come quest’estate, quando nella transizione dall’era Marchionne al nuovo management Torino e il Piemonte chiedevano chiarezza sugli investimenti. Il Presidente Sergio Chiamparino vede nello stop il segno di «uno scenario di incertezza per l’intero settore dell’auto». Ed attacca il governo: «Inquieta questa mancanza di chiarezza sulle politiche per un settore strategico per il Piemonte e l’Italia».

(Claudia Luise, Andrea Rossi, La frenata di Fca spaventa l’indotto: “Il governo alimenta incertezze sull’auto” in: https://www.lastampa.it/2018/12/13/cronaca/la-frenata-di-fca-spaventa-lindotto.html).

La povera Appendino, sindaca di quella che fu “la Detroit italiana”, si arrampica sul vetri: “se il piano è solido il confronto prosegua” azzarda dunque a dire, nella delusione generalizzata, tanto per prendere tempo e compiacere i sindacati.

Il 19 dicembre 2018 viene, in ogni caso, riformulata l’Ecotassa per auto nuove con emissioni da 160 gr/km, ed il vantaggio dell’ecobonus solo se si rottama.  Emendamento degli incentivi all’italiana:  sostegno da 1.500 a 6.000 € per auto elettriche-ibride e a metano, ma solo se chi acquista dà indietro la vecchia auto. Il prelievo sulle vetture nuove invece varierà da 1.110 a 2.500 € (per quelle che emettono oltre 250 gr/km di CO2). L’UE ordina frattanto un ulteriore taglio alla CO2 entro il 2030. Per i costruttori, significherà scendere dai 95 gr/km del 2021 a 55,5 gr/km. L’Acea: “Sarà un terremoto per l’occupazione”. L’Europa stringe, l’Italia allarga, ma punisce i “ricchi” e, purtroppo, non solo quelli. Il rimedio è forse peggio della misura originaria, notano alcuni. Mentre l’Unione Europea concorda (ma decideranno Consiglio ed Europarlamento) la “mazzata” sulle restrizioni alle emissioni di CO2  (-37,5% nel decennio 2021-2030, partendo dal tetto già stabilito di 95gr/km del 2021; morale si arriverà a 55,5 gr/km!), l’Italia della politica e dei compromessi, modifica l’odiata ecotassa, “salva” le utilitarie e punisce, cioè tassa le macchine di cilindrata superiore  fino a 2.500 euro, fissando il nuovo tetto di partenza delle emissioni dal quale scatta il prelievo a 160 gr/km.

Dall’ecobonus/sconto all’ecotassa, il passo è così breve e pesante: innalzata la soglia delle emissioni dalla quale scatta il prelievo, cioè appunto 160 gr/km. di CO2. Mentre la tassa varierà da un minimo di 1.100 ad un massimo di 2.500 euro: tanto dovrà sborsare chi dal primo marzo 2019 comprerà un’auto “inquinante”. Dal novero delle vetture tassate spariscono, per la verità,  varie  auto piccole e medie che invece rientravano nella precedente versione della norma. Nessuna tassa per chi ha già un’auto: l’imposta dovrà essere corrisposta solo da chi acquista una vettura nuova.

http://www.barbadillo.it/80745-focus-2-il-futuro-di-fca-alla-luce-dellintroduzione-dellecotassa/

 

2 pensieri su “Arridaje

  1. Il movimento grillino è diventato in tutto e per tutto una “Lega Sud” mentre la Lega cessava di essere “Nord”.

    Marcello Veneziani (che è pugliese) constata disperato la deriva di questa Lega Sud, identificandola nel velleitarismo irrealistico:

    “La rivoluzione a volte è necessaria, ma deve avere idee e uomini alternativi al potere in carica. E invece i grillini non hanno né le une né gli altri. Hanno poche idee e sbagliate, che poi idee non sono ma velleità, propositi irrealizzabili e grossolani. E sul piano degli uomini non hanno nessuno con cui sostituire i potentati dopo il repulisti; e si vede ogni giorno. Sono un grumo di no, un cassonetto di rifiuti, una pesca random per le nomine, più l’assalto ai forni come fonte di reddito per i poveri. Così non fanno nessuna rivoluzione, ma si limitano solo a sfasciare l’assetto preesistente”
    https://www.maurizioblondet.it/ci-mancava-solo-una-guerra-civile-magari-ce-la-regaliamo/

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  2. La democrazia è bella, giusta e, sulla carta, uno vale uno, e poi c’è la libertà, la libertà di fare cosa non lo sappiamo, ma siamo liberi. Liberi di partecipare a un concorso pubblico con eguali diritti e possibilità? No, quello no. Liberi di scegliere un lavoro? Ma se è tanto che ne hai uno, pur miserabile. Liberi di far sì che i figli abbiano le stesse possibilità degli altri? No, neanche questo. Liberi di godere i diritti di una sanità eguale per tutti? No, non questo. Liberi di scegliere il Presidente della Repubblica, i magistrati, il capo della polizie? No. Liberi di scegliere i dirigenti di Equitalia, dell’Agenzia delle Entrate, dei ministeri, delle ambasciate? Della RAI? No, caro signore, è il patriziato a selezionare tali individui … per via endogamica, incestuosa … per non avere sorprese … e poi non si può certo ricorrere al poppolo per così poco … lo si disturba, mi capisce? Allora … allora, ecco l’azzardo … io la butto là … forse, forse … liberi di votare? Bravo, proprio così!
    Il voto, le elezioni. Ecco, questa è la parola chiave per comprendere l’essenza della democrazia postmoderna. Liberi di votare. Infatti le elezioni vengono definite “libere”. Libere elezioni. Nei luoghi in cui si vota c’è sicuramente la libertà. Se il voto si conforma a ciò che lorsignori avevano in mente allora il voto è democraticissimo, liberissimo e il trionfo della libertà assicurato. Gli Inglesi, a esempio, avevano sì votato, ma in modo obliquo … mancando il bersaglio, diciamo. Siccome, però, siamo in una democrazia, e liberale per giunta, democrazia che dà piena libertà all’individuo, la libertà di votare ciò che vuole il potere, allora si voterà un’altra volta. Avete ben compreso?

    E però tutti amano il voto. Anche i più selezionati controinformatori amano il voto perché le proprie frustrazioni potranno scaricarsi come la corrente elettrica si scarica attraverso un parafulmine. Il tifo, signori, il tifo è il collante dei coglioni di tutto il mondo, la trappola che suscita la sensazione di avercela fatta contro i nemici. Abbiamo vinto, li abbiamo battuti, non importa come, il VAR ci ha dato ragione, abbiamo comprato l’arbitro, ci siamo dopati, ma il nemico ha la testa china, abbiamo vinto!

    Cos’è il maggioritario? Un altro trucco angloamericano che ci siamo messi in casa quando l’Italia fu abbattuta dalla magistratura. Il potere ordì da subito il teatrino: un paio di insospettabili pupazzi a catalizzare le delusioni degli elettori scioccati da Tangentopoli a proporre, pensate un poco, la riforma del sistema elettorale! E così, sotto gli auspici di un silente Sergio Mattarella, fu varata la legge maggioritaria. I burattini entravano nel cono di luce del palco con frequenza da commedia dell’arte: il professore di diritto amministrativo, un rispettabile vegliardo, e poi i giornalisti stranieri (ci insegnavano, a noi primitivi, la democrazia), i saggisti tedeschi e americani (idem come sopra), quarte linee di PCI e DC, presentatori, arruffapoppolo: tutti per la rivoluzione. E la rivoluzione qual era? Il maggioritario, il voto. Mi ricordo persino una trasmissione di Gianfranco Funari in cui questi traditori della Patria passavano cantilenando di governabilità: ci volevano i “colllegggi magggioritari”, come li declamava un politico romano, un tangentaro che nemmeno sapeva cosa fosse un collegio, eppure … senza i “colllegggi” eravamo perduti … il maggioritario … i “collegggi magggioritari” ce volevano, ma come avevamo fatto a vivere, noi italiani, senza il maggioritario, con le preferenze appannaggio della mafia … dovevamo evolverci, verso il mondo angloamericano, il mondo dei “colllegggi”, del centrodestra e del centrosinistra … du’ partiti ebbasta … se sono de più poi magneno troppo … due basteno … uno de destra e uno de sinistra: e così fu.
    https://alcesteilblog.blogspot.com/2019/02/avemo-vinto-poppolo-elezioni-e-illusioni.html

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