Già nel 2004, Putin aveva annunciato che “la Russia ha bisogno di fare un passo avanti per avere una nuova generazione di armi e di tecnologia.” All’epoca, gli Americani lo avevano ignorato, pensando che la Russia fosse sul punto di crollare in ogni momento e che avrebbero potuto usufruire del petrolio, del gas, del combustibile nucleare russo e delle altre materie prime di importanza strategica gratis e per sempre, anche dopo l’estinzione degli stessi Russi. Pensavano che, anche se la Russia avesse cercato di resistere, sarebbe bastato corrompere qualche traditore (come Gorbachev o Eltsin) e tutto sarebbe ritornato a posto.
Andiamo avanti velocemente di 15 anni, e che cosa abbiamo? La Russia si è ricostruita e si è riarmata. Le sue industrie da esportazione mantengono la bilancia commerciale in attivo, anche senza le esportazioni di petrolio e di gas. Sta costruendo contemporaneamente tre importanti gasdotti per l’esportazione: verso la Germania, la Turchia e la Cina. Sta incrementando la propria capacità di produzione nucleare in tutto il mondo e fa la parte del leone nell’industria nucleare mondiale. Gli Stati Uniti non riuscirebbero a tenere accese le luci senza le importazioni di combustibile nucleare russo. Gli Stati Uniti non hanno nuovi sistemi d’arma con cui contrastare il riarmo della Russia. Certo, parlano di svilupparne alcuni, ma tutto ciò che finora hanno prodotto sono infinite voragini mangiasoldi e un sacco di presentazioni in PowerPoint. Non hanno più la testa per fare il lavoro, o il tempo, o il denaro.
Alcuni degli ordini di Putin sul ritiro dal Trattato INF riguardavano la costruzione di missili ipersonici terrestri a medio raggio. Questa è una svolta nuova: non solo sarà impossibile intercettarli ma ridurranno il tempo di sopravvivenza della NATO, se mai attaccherà la Russia, dai minuti ai secondi. Era stato menzionato anche il nuovo siluro a propulsione nucleare Poseidon: anche se un attacco contro la Russia dovesse avere successo, si tratterebbe di una vittoria di Pirro, dato che le ondate alte 30 m. degli tsunami innescati dalla sua esplosione spazzerebbero le due coste degli Stati Uniti per centinaia di chilometri all’interno, trasformando in pratica l’intero paese in una landa desolata blandamente radioattiva.
Non solo gli Stati Uniti hanno perso la loro capacità di attaccare, non hanno nenche più quella di minacciare. Il loro principale mezzo di proiezione di forza globale è la marina, e Poseidon l’ha trasformata un inutile e lento mucchio di ferraglia. Basterebbe solo una manciata di Poseidon che tallonassero silenziosamente i vari gruppi da battaglia con portaerei degli Stati Uniti per azzerare il valore strategico della loro marina, indipendentemente da dove venga schierata nel mondo.
Senza le pastoie del Trattato INF, la Russia sarà in grado di neutralizzare completamente la già obsoleta ed inutile NATO e potrà inglobare tutta l’Europa nella sua sfera di sicurezza. I politici europei sono abbastanza malleabili e presto impareranno ad apprezzare il fatto che le buone relazioni con la Russia e con la Cina sono un vantaggio, mentre qualsiasi forma di dipendenza dagli Stati Uniti, con il passare del tempo, si trasforma in una enorme passività. Molti di loro capiscono già da che parte soffia il vento.
Non sarà una decisione difficile da prendere per i leader europei. Da un lato, c’è la prospettiva di una Grande Eurasia pacifica e prospera, da Lisbona a Vladivostok e da Murmansk a Mumbai, al sicuro sotto l’ombrello nucleare russo e collegata alla Cina attraverso la Via della Seta.
Dall’altro, c’è una certa oscura ex-colonia, persa nelle terre selvagge del Nord America, imbevuta di una fede incrollabile nel proprio eccezionalismo, mentre diventa sempre più debole, più conflittuale all’interno e più caotica, ma comunque pericolosa, sopratutto per sè stessa, e governata da un pomposo buffone che non capisce la differenza fra un trattato sulle armi nucleari e un accordo immobiliare. Deve essere, tranquillamente e pacificamente, relegata alla periferia della civiltà e poi ai margini della storia.
Trump dovrebbe chiudere tutta la sua squadra di governo nella sua “grande e bellissima stanza” ed evitare di fare qualcosa di ancora più tragicamente stupido, mentre menti più lucide negoziano in tutta calma i termini di una capitolazione onorevole. L’unica strategia di uscita accettabile per gli Stati Uniti è quella di cedere pacificamente e in modo tranquillo le basi che occupa in tutto il mondo, ritirarsi nel proprio perimetro geografico e non intromettersi negli affari della Grande Eurasia.
Fonte: cluborlov.blogspot.com
Link: http://cluborlov.blogspot.com/2019/02/rip-inf-treaty-russias-victory-americas.html
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
Fonte: Comedonchisciotte
Il 1° marzo 2018 il mondo aveva avuto notizia dei nuovi sistemi d’arma della Russia basati, a quanto si dice, su nuovi principi della fisica. Rivolgendosi all’Assemblea Federale, Putin aveva spiegato come si era arrivati alla loro realizzazione: nel 2002 gli Stati Uniti si erano ritirati dal Trattato Missilistico Anti-Balistico. All’epoca, i Russi avevano dichiarato che sarebbero stati costretti a reagire e, in sostanza, si erano sentiti rispondere: “fate un po’ come vi pare.”
E così hanno fatto, hanno sviluppato armi che nessun sistema anti-missile balistico potrà mai sperare di fermare. Di queste nuove armi russe una è già in servizio operativo (Kinzhal), un’altra è pronta per la produzione di massa (Avangard) e molte sono attualmente in fase di sperimentazione (Poseidon, Burevestnik, Peresvet, Sarmat). Le loro caratteristiche, in breve, sono le seguenti:
• Kinzhal: un missile da crociera ipersonico aviolanciato, che vola a Mach 10 (12.348 km/h) e può distruggere bersagli sia terrestri che marini.
• Avangard: un sistema per il trasporto sull’obbiettivo di un carico utile ipersonico manovrabile per missili balistici intercontinentali, che vola a più di Mach 20 (24.696 km/h). Ha un raggio d’azione di 1190 km. e può trasportare una carica nucleare fino a 300 chilotoni.
• Poseidon: un siluro autonomo a propulsione nucleare, con un raggio d’azione illimitato, che può viaggiare ad una profondità di 900 m. e ad una velocità di 180 km/h.
• Burevestnik: un missile da crociera a propulsione nucleare, che vola a circa 430 km/h e può rimanere in volo per 24 ore, con un raggio d’azione di 9600 km.
• Peresvet: un complesso laser mobile che può accecare droni e satelliti, mettendo fuori uso i sistemi di ricognizione aerea e spaziale.
• Sarmat: un nuovo missile intercontinentale pesante in grado di seguire traiettorie suborbitali arbitrarie (p.e. al di sopra del Polo Sud) e colpire obbiettivi scelti a caso in qualsiasi parte del pianeta. Dal momento che non segue una traiettoria balistica prevedibile, è impossibile intercettarlo.
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Ma l’effetto clamoroso, per non dire dirompente , sul quadro europeo e internazionale, viene sottolineato da Philippe Grasset di Dedefensa. Vale la pena di riportarlo perché spiega la percezione che questo evento dà all’estero:
“Putin viene in Italia in un momento in cui l’Europa soffre una fase delicata per l’uscita degli USA dal Trattato INF – e in una atmosfera di forsennato anti-russismo”.
“E la visita avviene in un momento cruciale di tensione e di affronto nel seno della UE e del blocco “Occidentale”, fra due modelli: il ‘modello globalista’ rappresentato dalla Banda Macron e soci, e il modello “populista”, questo governo italiano che non cessa di dare pugni sul naso a Macron via Gilet Gialli”.
https://www.maurizioblondet.it/nostri-successi-involontari-in-politica-estera/
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I viaggi continui di Mike Pompeo fra le capitali europee e i suoi incontri con i premier dei paesi del vecchio continente (l’ultimo con l’Ungherese Viktor Orban) rivelano quale sia la strategia di Washington in questa fase: obbligare gli alleati europei a tagliare i legami di cooperazione economica con la Russia.
Quella dei neocon, il gruppo di potere che oggi comanda nell’Amministrazione USA, è diventata una vera ossessione, isolare la Russia seminando allarme per una presunta attitudine “aggressiva” di Mosca e convincere gli alleati europei ad installare nuovi sistemi missilistici sui loro paesi.
https://www.controinformazione.info/la-leadership-di-washington-alloffensiva-in-europa-per-isolare-la-russia/
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«Il grano è il nostro petrolio», disse due anni fa Aleksandr Tchekov, il ministro dell’Agricoltura. Fu buon profeta. Complice il calo del prezzo del greggio (che oggi vale il 25% meno di quanto valeva nel 2014, avendo comunque superato un crollo arrivato anche al 60% del prezzo), l’agricoltura russa oggi ha superato l’industria degli armamenti e, con 21 miliardi di introiti nel 2017 (un quarto dei quali generati dal solo grano), è diventata la seconda maggior fonte di reddito (dopo, ovviamente, gas e petrolio) per lo Stato russo. Questo perché i competitor americani ed europei perdono quote nel mercato costituito da Paesi del Medio Oriente e dell’Africa del Nord che dipendono dalle importazioni e sentono, soprattutto negli ultimi anni, il “peso” dell’influenza politica conquistata dalle politiche del Cremlino.
A questo puzzle manca solo un tassello: la Cina. Alla guerra dei dazi scatenata da Donald Trump, Pechino ha risposto aumentando, tra l’altro, del 25% le tasse sull’importazione di grano americano. Finora i produttori russi non hanno potuto approfittarne in pieno perché da tempo la Cina ha deciso una serie di restrizioni alle importazioni alimentari dalla Russia. Che cosa succederebbe, invece, se l’immenso mercato cinese decidesse di aprirsi senza condizioni ai fornitori russi? Non è fantascienza, nel clima di alleanza globale che si è instaurato tra Mosca e Pechino, esercitazioni militari comprese. Potremmo vederne delle belle.
https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=61594
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