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Rivalutazione ridotta per tre anni per le pensioni di importo superiore a 1540 euro mensili lordi. E prelievo straordinario per tre anni a quelle più ricche calcolate in tutto o in parte con il metodo retributivo
di Daniele Cirioli
Doppio taglio alle pensioni. Rivalutazione ridotta per tre anni (2019/2021) a quelle d’importo superiore a 1.540 euro mensili lordi; prelievo straordinario a quelle d’oro, calcolate in tutto o in parte con la regola retributiva, per cinque anni. A prevederlo è un emendamento del governo al ddl di bilancio 2019 che, inoltre, tagli anche i fondi riservati a reddito di cittadinanza e revisione del sistema pensionistico (quota 100).
Perequazione: 10 anni di tagli. Niente da fare; neppure il capodanno 2019 vedrà il ritorno ai criteri naturali di perequazione delle pensioni. Il 2018, infatti, doveva essere l’ultimo anno di operatività della deroga della Finanziaria 2014 (legge n. 147/2013) che per cinque anni (2014/2018), dopo il blocco totale per il biennio 2012/2013 (in parte recuperato per via giudiziaria), ha ridotto la rivalutazione per salvaguardare i conti pubblici. Dal prossimo anno si doveva tornare alle originarie regole di perequazione che, non solo sono più magnanime ai pensionati, ma vedono anche applicare la rivalutazione con regole a vantaggio dei pensionati: non per un singolo scaglione in base all’importo complessivo della pensione, ma per diversi scaglioni in base alle fasce d’importo della pensione: un «trucchetto» tecnico, questo, che ha consentito ulteriori risparmi di spesa a svantaggio sempre dei pensionati. E invece il «trucchetto» e una ridotta rivalutazione saranno in vigore per altri tre anni.
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Quella venuta fuori è in definitiva una soluzione di compromesso che scontenta tutti, pensionati, lavoratori dipendenti, giovani (blocco delle assunzioni nella P.A.), concessionari auto (super tassa auto ) e piccole imprese, accontenta qualcuno, come le P.IVA al di sotto della soglia dei 60.000 euro annui e una parte di quanti aspettano il reddito di cittadinanza, che arriverà forse, non si è ancora capito bene quando, per alcuni soltanto ma non per tutti.
https://www.controinformazione.info/il-governo-giallo-verde-ha-fatto-la-manovra-un-successo-o-una-mezza-resa/
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il reddito di cittadinanza va a sostenere la domanda interna, che non stimola la crescita economica, anche perché i poveri comperano perlopiù prodotti di importazione nei discount. Tagliare i fondi a innovazione e infrastrutture per sovvenzionare chi non lavora è la cosa più folle e suicida che si potesse immaginare. Ma l’elettorato grillino è così: vuole ciò che piace all’Italia che non ci piace. Di majo in pejo, insomma. I grillini vanno bene per fare opposizione, ma al governo sono più nocivi dei servitori dell’eurocrazia.
Il governo sovranista era partito con proclami di sfida e di menefrego verso l’UE e lo spread; ma, dopo i mancati aiuti di Trump e Putin, dopo le prime minacce di procedura di infrazione e le prime impennate dello spread, si è arreso, non avendo la forza né le condizioni politiche per resistere. Ha proprio capitolato, tanto da lasciare alla Commissione di scrivere i tratti fondamentali della legge di bilancio, che poi ha presentato in parlamento blindata dalla fiducia senza passare per la commissione. Ossia ha imposto al parlamento italiano di approvare senza discuterla una legge scritta all’estero da Moscovici e Dombrovskis. Esattamente l’inverso del sovranismo: questo governo si è fatto servilista, strumento dell’affermazione della sovranità straniera sull’Italia, della Commissione junckeriana sul parlamento italiano. E il Quirinale si è confermato garante di tale obbedienza.
Marco della Luna
http://marcodellaluna.info/sito/2018/12/21/sovranisti-e-servilisti/
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E figuriamoci se con le sue referenze anche la Bonino non si prestava ad “assecondare la sottrazione” per convincerci che visto che non si può avere tutto, tanto vale accontentarci delle briciole che restano sotto il tavolo del privilegio, che al resto è realistico rinunciare.
https://ilsimplicissimus2.com/2018/12/23/come-li-monti-li-smonti/
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