Perché certo, con l’economia finanziaria mondiale che crolla, e con la Deutsche Bank che sta arrivando agli abissi in cui implose Lehmann, non è proprio il caso di lanciare uno scontro distruttivo sulle banche italiane, che si ripercuoterebbe sulle tedesche. Una rabbiosa paralisi.

Ma finalmente da una proposta tedesca di Karsten Wendorff, economista della Bundesbank, quindi semi-ufficiale:
Siccome gli italiani “sono più ricchi dei tedeschi”, hanno più risparmio privato, “Roma deve obbligare gli italiani alla solidarietà”: prelevare il 20 per cento dei loro risparmi (non è una tassa patrimoniale, dice, ma un prestito forzoso fruttifero) con cui garantire metà del vecchio debito pubblico pari a 130% del Pil.
Coincidenza singolare, un giorno prima di questo articolo apparso sulla Frankfurter Allgemeine Zeiung, la stampa italiana di regime già ventilava che il governo giallo-verde, per combattere lo spread, avrebbe messo “una patrimoniale”, un prelievo forzoso sui risparmi privati. Anzi persino Marco Travaglio, in un inedito, violentissimo e stranissimo attacco a Di Maio “infantile e inadeguato” per aver osato criticare Mario Draghi, ne ha parlato. Conviene riportarne per intero il passo:
“…I 5 Stelle dovrebbero cambiare linguaggio e uscire dall’infantilismo che ieri ha portato Di Maio a mandare a quel paese Draghi, cioè l’unica autorità europea che non fa campagna elettorale contro l’Italia e tenta, per quel che può, di aiutarla. Dargliene atto e comportarsi di conseguenza, magari iniziando a pensare a una patrimoniale”.
Un fenomeno di telepatia?
Vediamo però la proposta tedesca (qui 24 Ore che l’ha immediatamente ripresa e abbracciata):
Gli italiani dovrebbero subire un prelievo del 20% sui loro patrimoni – ma per avere in cambio cosa? L’onore e il privilegio di restare nell’euro. Ossia nella situazione di dipendenza e freno alla crescita di oggi. Schiacciati ancora da una moneta sopravvalutata del 20% che ci penalizza nell’export, e sotto il tallone della Commissione Gauleiter germanica e di una BCE che non ci garantisce in nulla, non ci serve in nulla, ma ci obbliga a seguire le “riforme”tedesche di austerità perpetua – per altri venti o trent’anni di mancata crescita, degrado industriale e disoccupazione.
http://edition.faz.net/faz-edition/wirtschaft/2018-10-27/9848cd9f220540145a090bf40f1d2c85/?GEPC=s3
Dall’altra parte l’economista della Bundesbank, credendo di farci una provocazione, sta ammettendo che non abbiamo bisogno della UE né della BCE. Potete fare tutto da soli, ci spiega, ridurvi da soli il debito pubblico – ma ciò significa che non abbiamo alcun motivo di restare nell’euro. Ci dice – come già Draghi – che la Banca Centrale Europea per noi non esiste – dunque dobbiamo farcene una nazionale. Possiamo uscirne – non solo: ci conviene uscirne.
L’articolo Molti dicono alla Commissione UE: “Siete pazzi a sfidare l’Italia?” proviene da Blondet & Friends.
Posto che la gestione fatta dall’ordinamento europeo, dalla politica agricola a quella economica, finanziaria, monetaria e migratoria è stata pessima e lesiva dei nostri interessi, con vantaggio di altri;
Posto che questo organismo europeo ha già perpetrato colpi di stato, di cui uno anche in Italia, sempre a nostro danno;
Ciò posto, e se concordate sulla premessa, scegliete una delle seguenti opzioni:
1) Bisogna restare sotto quell’organismo europeo per evitare le punizioni in caso di tentativo di fuga.
2) Bisogna restare sotto di esso perché esso ci fa meno danno di quanto ce ne faremmo noi stessi se fossimo liberi da esso.
3) Bisogna restare sotto di esso cercando di riformarlo, perché riformarlo è possibile.
4) Bisogna cercare di abbatterlo da dentro, perché non è riformabile, perché se cercassimo di uscire ci farebbe molto danno per punirci, e perché una volta recuperata l’indipendenza ci faremmo meno danni di quanto ce ne farebbe esso.
05.10.18 Marco Della Luna
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L’Euro è concepito sul modello del Franco Coloniale Francese, o CFA, oggi Franc Communauté Financière Africaine (valuta comune di 14 (o 15) stati africani e 155 milioni di persone), con cui la Francia si è presa la sovranità monetaria di buona parte del Continente Nero, una parte ricca di petrolio, e la esercita -si badi bene- attraverso il suo governo, non avendola ceduta alla BCE né alla Banca di Francia. La Francia, che impose il Franco Coloniale nel 1945 e tuttora lo emette, lo rende convertibile in Euro al cambio fisso di 1:1, ma i paesi della Comunità devono lasciare in deposito il 65% delle loro riserve valutarie in un conto di transazione della Banque de France a Parigi, cioè devono lasciare alla Francia il 65% di ciò che incassano dalle loro esportazioni, anche se così facendo devono lasciar morire di fame la loro popolazione e rinunciare agli investimenti per lo sviluppo. Le politiche delle due banche di emissione del Franco Coloniale sono decise insieme a rappresentanti francesi, formalmente in modo paritario, sostanzialmente dalla sola Parigi, che, attraverso il controllo della moneta e delle riserve (oltreché attraverso le sue forze armate), mantiene il suo potere coloniale senza però le responsabilità del rapporto coloniale dichiarato. La guerra contro la Libia aveva tra i suoi scopi quello di fermare l’iniziativa di Gheddafi per una moneta africana garantita con oro e che avrebbe spodestato il Franco Coloniale.
http://marcodellaluna.info/sito/2018/10/28/litalia-e-il-nemico-carolingio/
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Proseguendo nella lettura, si vedrà come il modello “estrattivo” del Franco Coloniale francese si combina col modello del Piano Funk tedesco nella strategia monetaria e finanziaria dell’Euro per la ristrutturazione politico-economica dell’Europa a vantaggio dell’Asse Carolingio franco-tedesco; e si capirà così che cosa era realmente l’idea alla base della costruzione europea, cioè porre fine ai conflitti tra Francia e Germania: era il progetto di allearle in un’impresa di sottomissione e sfruttamento degli altri paesi europei.
Marco della Luna, Ibidem
L’Unione Europea e l’euro si sono rivelati come gli strumenti per questa operazione di smantellamento e cannibalizzazione dell’Italia (di questa materia mi sono occupato principalmente in Euroschiavi, Cimiteuro, Polli da spennare, Traditori al Governo, Oligarchia per popoli superflui).
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Dai fatidici anni novanta, il 1992 quando fu deciso a tavolino sul panfilo della Regina d’Inghilterra, il Britannia, di smantellare l’IRI, facendone lo spezzatino con una privatizzazione fatta passare sulla stampa per “liberalizzazione” voluta dall’Europa e da quando in Europa è stata galvanizzata dai media la “coppia francotedesca”, siamo arrivati a oggi – il 28 ottobre 2018 – che si vende la Magneti Marelli, che Guzzini passa ai cinesi e i Ferragamo stanno per passare in mano francese, o che in genere la Fiat è diventata Chrysler, lasciando il paese. Abbiamo svenduto tutte le nostre aziende con una deindustrializzazione/delocalizzazione voluta a tavolino, calata dall’alto dalla coppia francotedesca, perché noi avevamo il Made in Italy, ed era quello che le holding finanziarie volevano.
“Liberalizzare” e “privatizzare” sono due cose diverse, ma puntando sull’apposita confusione tra i due termini, i media ci hanno campato per decenni e l’italiano si è ritrovato a cedere tutto ai privati senza liberalizzare, cioè a monopoli di privati, fatto tanto più grave che ha privatizzato aziende di sicurezza pubblica, strategiche per la nazione, tutto il fiore all’occhiello del Made in Italy che era anche l’IRI nonché tutti i servizi ex pubblici, Sanità, Acqua, Energia, Autostrade, Telecomunicazioni, Trasporti, Infrastrutture strategiche e, last but not least, le banche: TUTTO privatizzato ma NON liberalizzato
Per la nostra eccellenza è stato inventato il marchio “Made in Italy”, poiché eravamo talmente avanti nella qualità dei prodotti, che quel marchio li era una garanzia di qualità, di vendite e di profitti. La battaglia che è stata fatta contro l’Italia è stata quella delle multinazionali per prenderci quei brevetti, quei marchi, quell’immagine che “vende” e ciò facendo ce l’hanno distrutta.
Dalla privatizzazione selvaggia del sistema bancario voluta da Amato-Ciampi, all’adozione dell’euro “con trucco”, come più volte spiegato in tanti articoli, eccoci qua, nudi e crudi nelle fauci dei “mercati”, che come ho già detto altre volte non è altro che un cartello di banche dealer, le “too big to fail”, controllato da una dozzina di fondi di investimento che controllano le maggiori 500 multinazionali mondiali, con sede in Delaware.
Nudi e crudi nelle fauci del cartello, perché con l’euro c’è stato un accordo tra i finanzieri apolidi di spennare l’Italia che è stata in tutti questi anni, e continua ad esserlo, una riserva “inesauribile” di rendite e risorse, di risparmi e lavoratori. Una manna per gli “investitori”, la gallina dalle uova d’oro. Lo sanno tutti, tranne noi, e fatto strano, tranne gli intellettuali del paese!
estratto da https://nicolettaforcheri.wordpress.com/2018/10/29/dallunita-ditalia-allunione-europea/
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