Riepiloghiamo

Spogliare la Grecia è stato uno scherzo.
Aeroporti, qualche isola, industrie zero, terre poche, risparmi privati ridicoli, demanio interessante.
Comunque la Grecia aveva un Pil inferiore alla sola provincia di Treviso.
E’ bastato un sol boccone.
Per l’Italia è diverso.
Un capitale assolutamente enorme.
Secondo al mondo in quanto a risparmio privato, primo come abitazioni di proprietà, terre di valore assoluto e coste meravigliose.
Quinta potenza industriale al mondo prima dell’euro, ottava oggi.
Il Made in Italy è ancora oggi il marchio numero uno al mondo, davanti a Coca Cola.
Biodiversità superiore alla somma di tutti gli altri paesi europei.
Come capitale artistico momumentale, non ne parliamo neanche: è superiore a quello di tutto il resto del mondo.
Francia e Germania, più qualche fondo americano, cinese o arabo hanno fatto la spesa da noi a “paghi uno e prendi quattro”.
Tutto il lusso e la grande distribuzione sono passati ai francesi insieme ai pozzi libici passati da Eni e Total.
Poi anche Eni è diventata a maggioranza americana.
Anche il sistema bancario è passato ai francesi insieme all’alimentare.
I tedeschi si sono presi la meccanica, e il cemento.
Gli indiani tutto l’acciaio.
I Cinesi si son presi quote di  Terna, e tutto Pirelli agricoltura.
Se ne sono andate Tim, Telecom, Giugiaro, Pinin Farina, Pernigotti, Buitoni, Algida, Gucci, Valentino, Loro Piana, Agnesi, Ducati, Magneti Marelli,Italcementi, Parmalat, Galbani, Locatelli, Invernizzi, Ferretti Yacht, Krizia, Bulgari, Pomellato, Brioni, Valentino, Ferrè, la Rinascente, Poltrona Frau, Edison,
Saras, Wind, Ansaldo, Fiat ferroviaria, Tibb, Alitalia, Merloni, Cartiere di Fabriano…..
Ma…non hanno finito.
Ci sono rimaste ancora le case e le cose degli italiani.
E i loro risparmi. Circa 3000 miliardi di euro.
Ora vogliono quelli.
Ecco chi ha chiamato Mattarella e gli ha “intimato ” di procedere a sbarrare la strada a chi poteva mettere a rischio la prosecuzione della spoliazione.
I fondi di investimento, i mercati, che, come ricordavo raccolgono i soldi delle mafie, tutte, grandi e piccole, dei traffici di droga, di umani, di truffe internazionali, si salvataggi bancari, del “nero” delle grandi multinazionali, siano esse del commercio, dei telefonini, della cocaina o delle armi, questi fondi di investimenti dicevo, non hanno finito.
Ora tocca alle poche industrie rimaste, ai fondi pensioni, ai conti privati, agli immobili.
Ora tocca a noi.
Ecco perché non serve a nulla mediare, arretrare un po’.
Non si placheranno, l’abbiam già visto.
Bisogna fermarli ora.
Il 24 maggio non vi è venuto in mente nulla ?
Ogni generazione ha il suo Piave.
Questo è il nostro.
 di Gian Micalessin in https://www.maurizioblondet.it/impediamo-lultimo-saccheggio-dellitalia/

Ma lui dice che se ne va subito

Cottarelli, vecchio apparatchik del Fondo Monetario,  al governo non avrà la maggioranza in parlamento? A lorsignori non importa nulla.

Si governa per decreto, come del resto ha già fatto abbondantemente Renzi. Cottarelli emana un decreto e Mattarella lo firma.

Quel che conta è che un governo golpista andrà ai vertici internazionali e agli eurogruppi europei, a prendere gli ordini ed applicarli.  Sarà questo governo a “portare il paese alle elezioni”, che forse non verranno mai.

Conta ancora di più, il governo “farà le nomine” in scadenza, mettendoci suoi scherani e servi di obbedienza piddina.  Sono 350 nuove nomine in 79 enti di sottogoverno: sono qui i veri vasi della marmellata di partito  e di potere, i serbatoi dei miliardi che stanno fuori dalla vista del grande pubblico, i distributori di potere, poltrone, gettoni di presenza, clientele.  Il Deep State italiota.

La Cassa Depositi e Prestiti, che gestisce i risparmi postali degli italiani ed è controllata per l’83% dal Ministero Economia e Finanze  e per il restante 17% da una pluralità di fondazioni bancarie, è un condominio Massoneria-Partito Democratico da sempre. Ciò perché non solo ha un patrimonio consolidato  35,7 miliardi,  ma è  capace di mobilitare attività totali per 410 miliardi di euro). Il PD l’ha usata per “salvare” imprese  cui teneva, per le sue clientele, come finanziatore-tappabuchi.

Le  mani del PD sul Deep State  (e i soldi pubblici)

Adesso a maggio, in Cassa scadono  banchieri Claudio Costamagna (presidente) e Fabio Gallia (amministratore delegato),   nominati entrambi da Matteo Renzi.

Cottarelli, governo senza maggioranza, farà le nomine del nuovo consiglio d’amministrazione della RAI,la cui importanza come strumento di potere e diffusore del Verbo totalitario  non sfuggirà a nessuno: un altro giro per le Goracci e Berlinguer a 200 mila l’anno;  a Leonardo-Finmeccanica (12 miliardi di euro), Sogei (la grossa informatica dello Stato),  Arexpo SpA ed altre entità meno note  (ma piene di soldi e posti da distribuire) direttamente controllate dal Ministero. Poi ci sono le controllate indirettamente:

Ferrovie dello Stato (tra cui l’amministratore unico di Anas Concessioni Autostradali S.p.A.), Poste Italiane (specificamente, il consiglio d’amministrazione i Poste Welfare Servizi S.r.l. e i collegi sindacali di: Consorzio Logistica Pacchi S.c.p.a., Europa Gestioni Immobiliari S.p.A. e Postel S.p.A), Sogin. Tutti i vertici dell’ENEL, gruppo con sei società, dell’Eni ( 10 consigli d’amministrazione  e 5 collegi sindacali a Eni Fuel, Eni Progetti, Servizi Aerei Spa, eccetera). Questo solo per elencare le più importanti.

Questo è il Deep State italiano, che Cottarelli affiderà al partito che ha perso le elezioni.

Ma soprattutto, Cottarelli   è lì per fare la patrimoniale, il prelievo straordinario sui patrimoni degli italiani.  Weidmann (Bundesbank) non fa che ripeterlo in tutte le sedi: voi italiani siete più ricchi di noi, avete risparmi e patrimoni per centinaia di miliardi – usateli per ridurre il vostro debito pubblico.

Il Parlamento lo boccerà?  Ma mai, mai in Italia è occorso un voto parlamentare , mai una discussione  in aula,per taglieggiarvi veramente. Quando Giuliano Amato operò il prelievo forzoso sui conti correnti lo fece “nella notte tra il 9 ed il 10 luglio 1992 operò un prelievo forzoso ed improvviso del 6 per mille su tutti depositi bancari. Un decreto legge di emergenza l’autorizzava a farlo: in quel provvedimento, varato mentre i mercati si accanivano sulla Lira  (l’attacco di Soros, che costrinse poi Amato a farci uscire dal serpente monetario) erano state inzeppate alla rinfusa misure le più svariate. Dall’aumento dell’età pensionabile alla patrimoniale sulle imprese, dalla minimum tax all’introduzione dei ticket sanitari, dalla tassa sul medico di famiglia all’imposta straordinaria sugli immobili pari al 3 per mille della rendita catastale rivalutata. Prelievo sui conti correnti e Isi fruttarono insieme 11.500 miliardi di lire. L’imposta straordinaria sugli immobili, nella migliore delle tradizioni italiane, perse subito il prefisso “stra”  per diventare una gabella ordinaria: l’imposta comunale sugli immobili, ovvero  l’Ici”.

http://www.wallstreetitalia.com/nella-notte-tra-il-9-e-il-10-luglio-1992-giuliano-amato/

Il divorzio Tesoro-Bankitalia non fu discusso alle Camere

Del resto anche la più fatale e grave decisione di politica economica   nella storia dell’Italia repubblicana, il “divorzio” fra Tesoro e Banca d’Italia, avvenne scavalcando totalmente le Camere. Mai fu discusso e dibattuto. Semplicemente, il ministro del Tesoro (Beniamino Andreatta) e il governatore della banca centrale (Carlo Azeglio Ciampi) si scambiarono fra loro due la lettera con cui liberarono la Banca d’Italia dall’acquisto dei titoli  invenduti di debito pubblico italiano. Naturalmente tutto ciò era perfettamente “legale”, come   lo è l’ultimo atto di Mattarella.  Persino il ministro delle Finanze, che era Rino Formica, non era d’accordo e alzò la voce: Andreatta lo  descrisse come “ossessionato dall’ideologia della crescita ad ogni costo e del pieno impiego, grazie a bassi interessi e cambio debole”, ossia svalutazione. Di questo cruciale scontro fra due ministri, tutto quel che passò sui media fu  “la lite delle comari”, il Parlamento non se ne occupò. Poi  Rino Formica è stato perseguito per tangenti, da cui è stato assolto 17 anni dopo con formula piena. Si può sempre affidarsi alla magistratura, nei passi decisivi della demokràzia.

estratto da https://www.maurizioblondet.it/cottarelli-fara-la-patrimoniale-e-cosaltro/

I vostri risparmi

E’ vero proprio questa è la posta in gioco, solo che la soluzione non è certo Cottarelli, già ministro del governo Letta; dovrete scoprirlo da soli (leggendo un vecchio articolo di bondeno.com).

Tenete presente che, nel frattempo, la Gran Bretagna è uscita dall’ Euro (nonostante lei avesse tenuto la sua moneta e il controllo della sua banca centrale)

https://bondenocom.wordpress.com/2016/03/10/per-i-vostri-figli/

Spigolando

Comunque vada a finire, una domanda s’impone: come è potuto nascere da questa Italia di ovini, un animale politico della qualità di Salvini? Da quale corpo speciale, scuola ninja o di ju-jitsu è stato allevato? Dove ha imparato l’energia, il coraggio, la creatività? Si può rispondere solo in un modo: che la qualità politica non s’insegna. Populisti si nasce.

Ha inventato un nuovo metodo di comunicazione politica; non dice mai niente ai giornalisti che gli si accalcano attorno come mosche, non si fa intervistare da questi viscidi che falserebbero le sue espressioni. No, sale sul terrazzo di una casa e manda un messaggio video col suo telefonino. In diretta. Scavalca i giornalisti, falsi mediatori, mettendone in luce l’inutilità, e parla “dal vivo”, un video ruspante e non montato. Raggiunge direttamente 2 milioni e 245 mila followers, ciè un 10 volte di più dei lettori di Repubblica o del Corriere. Non è il “suo” elettorato, è, idealmente, al popolo italiano che spiega come sono andati i colloqui… E’ un discorso senza mediazioni e sempre chiaro e semplice, retto da una convinzione vera.

Ovviamente, anche col teatrino politico salta le mediazioni, i rituali malmostosi e vuoti, il rispetto che “si deve” alla “alta carica dello Stato”, che in queste ore e giorni sta abbassando se stessa a livello stradale in questo sbarramento a un nome autorevole, più autorevole di lui, insigne (più di lui), perfettamente dotato per il ministero che Salvini e Di Maio vogliono per lui. I capi dello Stato, da Scalfari a Napolitano, per attuare i loro condizionamenti, lo hanno fatto in segreto, di nascosto, solo mesi dopo si è saputo delle loro manovre. Ora, Salvini (e Di Maio) non rispettano questa “segretezza istituzionale”, svelano le trame; il Quirinale è costretto a rispondere sui mezzi internet minacciando querele a Byoblu…di ora in ora, il rifiuto di Paolo Savona diventa sempre più equivoco, sospetto, immotivato.

Sempre più voci, e sempre più autorevoli, si alzano a chiedere a Mattarella il motivo di tanta opposizione – che evidentemente non può essere confessato. Anche a sinistra, anche in quello che fu il Pd. Già abbiamo detto di Fassina. Adesso anche Francesco Boccia, ex Pd, oggi nella cosca di Emiliano: “Paolo Savona è una delle migliori personalità del Paese in materia economica” e “da ministro dell’Economia non sarebbe un pericolo, anzi: sarebbe un argine a Salvini”. Lo dice Francesco Boccia del Pd al Corriere della Sera”. Il progetto Salvini per l’Italia non può non esercitare un’attrazione anche a sinistra, in quei settori non zombificati che non si adattano a ridurre la sinistra alle nozze gay e diritti lgbt. Questo può avere effetti elettorali di lunga portata.

https://www.maurizioblondet.it/salvini-ha-gia-rinnovato-la-politica/

Il golpe lungo

non sta né in cielo né in terra che Mattarella discuta sul nome dei ministri, cosa che non è nelle sue facoltà specialmente una volta e faticosamente concesso l’incarico a Conte

il Simplicissimus

Imagoeconomica_951943-1024x689Non porta il mantello a ruota e dice di non vuol fare il notaio, anzi proprio per smentire queste ipotesi ha lasciato il Paese nella palude di un governo che c’è e non c’è. Ma Sergio Mattarella per disgrazia di tutti inquilino del Quirinale. fa esattamente il notaio, anzi mestieri meno nobili come il portavoce e il mezzano di altri poteri, pretendendo di stabilire uno ad uno chi siano i ministri. Lo si può immaginare benissimo con quello sguardo paraplegico che telefona a Juncker come a Draghi: ” Vi sta bene questo premier? Può andare questo ministro?” Poi prende nota e ai verdestellati, unica maggioranza possibile dice no, ni, facciamo un altro nome.

E’ visibile, quasi materica l’opposizione delle oligarchie a qualsiasi possibilità che l’Italia dia un qualche seguito al risultato delle elezioni, tanto che sono stati  bersagliati anche personaggi tutto sommato innocui come Conte giudicato poco competente da alcune…

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Debito pubblico

Uno dei più creduti esempi di menzogna ripetuta sino a farsi verità (il maestro fu Goebbels) è che gli italiani vivano al di sopra delle loro possibilità. Per questo saremmo sommersi da un drammatico debito pubblico.  La realtà sta nel testardo potere dei numeri, giacché da decenni lo Stato realizza consistenti avanzi primari, ovvero spende assai meno di quanto potrebbe in quanto paga decine di miliardi annui di interessi sul cosiddetto debito. I salvatori della patria e dei conti pubblici, dall’ineffabile senatore a vita Monti (munito di impeccabile curriculum) all’emotiva professoressa Fornero sino al prode ministro Padoan non hanno invertito la rotta. I conti sono in sicurezza, recita il bollettino ufficiale, ma il debito aumenta costantemente e gli italiani stanno sempre peggio.

Il debito è la fake news per eccellenza, ma farlo capire alla massa è una missione impossibile quanto lo scudetto all’Empoli. Una volta tentammo un ragionamento con un esponente del ceto medio semicolto, nerbo del consenso al sistema. Osservammo che se esiste un debitore, ci deve essere un creditore. La risposta fu prontissima: sono le banche. Bene, ma chi ha dato i soldi alle banche? Noi, perbacco. Se questo fosse vero, saremmo indebitati con noi stessi, una partita di giro preoccupante, forse, ma non drammatica, come in Giappone che ha una banca centrale sovrana. Al contrario, siamo – saremmo- indebitati con un’entità chiamata mercati e in particolare con le banche centrali. Mercati e banche centrali hanno nomi e cognomi, diceva un economista scomparso misteriosamente, Federico Caffè, ma alla gente si fa credere che le mitologiche “autorità finanziarie” siano entità pubbliche. Banca d’Italia è una clamorosa fake news, giacché i suoi partecipanti sono istituti con nomi italiani (Intesa, Unicredit, eccetera) posseduti in gran parte da soggetti esteri speculativi.  I principali figurano tra gli azionisti di tutte le banche “italiane”: Black Rock, Vanguard, Hsbc.

Siamo indebitati con questi gentiluomini, ma qui casca l’asino, peggio del curriculum di Conte. Il debito mondiale è di 164 mila miliardi di dollari, due volte e mezzo il Prodotto Lordo, ossia di tutte le attività economiche del pianeta. E’ dunque evidente che lorsignori ci hanno prestato denaro che non rappresenta nulla, o meglio lo hanno creato ex nihilo. Eppure passa come la sparata di qualche cretino (populista!) che sia possibile cancellare 250 miliardi di debito pubblico italiano in mano alla BCE semplicemente perché essa lo ha finanziato stampando carta con cui ha acquistato altra carta e l’ha chiamata moneta attribuendosene la proprietà. Diavolerie di paranoici complottisti, pur se lo ha spiegato tranquillamente, negando controindicazioni, un esperto come Paul De Grauwe professore della London School of Economics, non un leghista delle alte valli in preda ai fumi dell’alcool.

La pratica del quantitative easing rappresenta egregiamente il concetto. I padroni del mondo ci vogliono tutti pesciolini nell’acquario di Fantozzi, quindi celano ogni cosa dietro parole nuove, criptiche, misteriose, scritte e pronunciate in una lingua iniziatica. Quantitative easing, acronimo QE, è la creazione di denaro contabile e scritturale da parte della Banca Centrale, ufficialmente per sostenere l’economia, in realtà per evitare il crac delle banche alle quali prestano il denaro a tasso pressoché zero. Il sistema creditizio si guarda bene dal fare prestiti all’economia reale e reinveste nel gigantesco azzardo chiamato mercato finanziario ovvero rastrella quote di bond pubblici. Miliardi di Fantozzi sudano per riprodurre un potere che li rende schiavi, sognando le meraviglie dell’acquario.

Il consenso drogato nei confronti di un sistema criminale, ma padrone innanzitutto della “narrazione” corrente, non è troppo differente dalla sicurezza con cui alcuni islamisti vanno incontro alla morte certi di trovare, nell’Aldilà, giardini dove scorrono ruscelli e le Urì, le fanciulle destinate al godimento dei beati.

 

Roberto Pecchioli estratto da

L’articolo L’ACQUARIO DI FANTOZZI proviene da Blondet & Friends.

Leghe (Sec.XII)

Lega Anseatica

I coloni tedeschi costruirono numerose città anseatiche sul Baltico, come Reval (Tallinn), Riga e Dorpat (Tartu). Alcune di queste sono ancora piene di edifici e dello stile dei giorni della Lega Anseatica. La Livonia (le odierne Estonia e Lettonia) ebbe il suo parlamento Anseatico (dieta) e tutte le sue principali città erano membri della Lega.

Alla fine, la capitale dell’Hansa venne spostata a Danzica, che era il principale porto per le mercanzie polacche (all’epoca tedesche) trasportate lungo la Vistola. Altre importanti città membri della Lega furono Thorn (l’odierna Toruń), Elbing, Königsberg e Cracovia.

La Adler von Lübeck, nave della Lega Anseatica

La Lega aveva una natura fluida, ma i suoi membri condividevano alcuni tratti. In primo luogo, gran parte delle città anseatiche vennero fondate o come città indipendenti, o ottennero l’indipendenza attraverso il potere di contrattazione collettivo della Lega.

L’indipendenza era comunque limitata; significava che le città dovevano lealtà diretta al rispettivo Imperatore, senza alcun legame intermedio alla nobiltà locale. Un’altra similitudine consisteva nel fatto che le città erano tutte collocate in posizione strategica lungo le rotte commerciali. Infatti, al vertice del loro potere, i mercanti della Lega Anseatica erano talvolta in grado di usare il loro potere economico (e in alcuni casi anche la loro forza militare – le rotte commerciali necessitavano di protezione, le navi della Lega erano bene armate) per influenzare la politica imperiale. L’imbarcazione anseatica tipica era la Cocca, un tipo di nave con una sola vela quadrata capace di trasportare grandi carichi.

Lega Longobarda

Il Carroccio, che ha origine longobarda, era inizialmente utilizzato dagli arimanni come carro da guerra[3]. La sua funzione diventò prettamente simbolica[4], con l’aggiunta della croce, delle insegne cittadine, dell’altare e con la sua conservazione nella chiesa principale della città[5] in un momento individuabile tra il 1037 ed il 1039 grazie all’arcivescovo di Milano Ariberto da Intimiano, che ne impose l’uso in uno degli assedi che Corrado II il Salico fece a più riprese a Milano[6]. In altre parole, il Carroccio, da mezzo bellico, diventò strumento prettamente politico[5]. Da Milano il suo uso si diffuse in molti comuni dell’Italia settentrionale, in Toscana e fuori d’Italia, fino alla decadenza nel secolo XIV. Sui documenti medievali il Carroccio è chiamato carochium, carozulum, carrocerum ocarrocelum, mentre in dialetto milanese dell’epoca era probabilmente denominato caròcc ocaròz[7].

Teste di spread

Il fatto che di fronte all’ipotesi di un governo intenzionato a mettere al primo posto gli interessi degli italiani e non quelli della UE, degli USA, delle banche e delle multinazionali, tutta la classe politica nazionale e non, supportata dai pennivendoli e dai guitti da cortile che sono al suo servizio si produca in schiamazzi trasudando rabbia da ogni poro ritengo sia una cosa normale, dal momento che se l’Italia iniziasse a rialzarsi tutti costoro rischierebbero di perdere i privilegi acquisiti nei trent’anni in cui l’hanno ridotta in miseria.
Meno normale è invece il livore mostrato verso l’ipotesi di governo M5S-Lega, mostrato sui social e non solo da tante teste di spread di destra e di sinistra che fino a ieri inneggiavano alla “rivoluzione” denunciando con veemenza la drammatica situazione in cui versava il Paese. E da oggi hanno iniziato a preoccuparsi per il debito pubblico (allucinante esista ancora qualcuno che ci crede) per le coperture finanziarie dei provvedimenti, per la salita dello spread o per la reazione dei mercati.
Il governo che stanno cercando di mettere in piedi (senza probabilmente riuscirvi) Salvini e Di Maio non rappresenta certo una rivoluzione, ma traccia una strada, facendo si che per la prima volta dall’eliminazione di Craxi si tenti di rimettere al centro dell’operato di governo il cittadino e non i mercati, le banche, la UE ed altri mostri sui generis. Non si tratta di una cosa da poco e anche per le teste di spread che sono in buona fede non dovrebbe essere poi così difficile capirlo

estratto da http://ilcorrosivo.blogspot.it/2018/05/teste-di-spread.html

Troppo o troppo poco?

Leggendo il contratto però non si può che constatare che nonostante i numerosi punti coraggiosi in comune tra i programmi di Lega e M5S, alcuni, cruciali,  sono o spariti o risultano fortemente diluiti, e questo certamente NON perché non li avessero in comune.

Sono quei punti che fanno volare come per incantesimo lo spread: alcuni scomparsi, altri diluiti, altri ancora mai esistiti: pensioni, moneta fiscale, debito pubblica, banca d’Italia, derivati e. Tutte facce della stessa assenza di sovranità monetaria ed economica.

  1. Il primo punto, mai citato da nessuno, è un principio che ha partorito tra le altre cose la finanziarizzazione dell’INPS e la legge Fornero. Sto parlando del principio contributivo, quel principio ossia bancario prudenziale in virtù del quale, per la pensione, paghi sempre di più di quanto non ricevi, perché il banco vince sempre. Questa è la regola con la banca e questa è la regola con le assicurazioni, i cui guadagni si fondano su calcoli “attuariali” complessi in cui la nostra durata di vita interviene come criterio su cui scommettere e la nostra morte prematura costituisce un guadagno.

Tale principio contributivo va assolutamente abolito poiché calpesta un diritto umano fondamentale che è il diritto a una pensione minima garantita e dignitosa per tutti ad una certa età.

E’ il contrario del principio della pensione sociale, che va rafforzato, per chi non avesse contribuito abbastanza in un’epoca in cui i lavori sono precari e a singhiozzo (è presente nel contratto nella forma di pensione di cittadinanza a 780 euro al mese) ed è agli antipodi della pensione retributiva, che si basava su una media del reddito mensile prima di andare in pensione, tenendo conto dello standing di vita della persona.

Il contributivo è l’abiura, la violazione, del principio redistributivo, che è il sine qua non di ogni società che si rispetti. Il redistributivo va di pari passo con una nozione di sovranità che comprende la moneta e la politica economica, è l’anello fondante della solidarietà, mentre il contributivo è un passo in più nella finanziarizzazione dell’economia. Presuppone infatti che la coperta della fiat money sia corta, si, ma solo per il parco buoi mentre sia infinita per la finanza internazionale che stampa a gogò per sé indebitando il resto del mondo. Parte dall’artificiale principio di scarsità, senza il quale vien meno ogni gioco speculativo internazionale, che dobbiamo abbandonare a vantaggio del paradigma dell’abbondanza (e il contratto in esame costituisce un timido tentativo in tal senso).

Eppure nessuna forza politica ha mai rimesso in discussione il principio contributivo, limitandosi a criticarne solamente gli effetti più palesemente disumani e deleteri, come la legge Fornero.

leggi tutto in https://nicolettaforcheri.wordpress.com/2018/05/19/contratto-governo-i-punti-dolenti/

Giallo – verde, allarme rosso

Le oligarchie stanno preparando un’operazione a mezza strada fra quella Monti e quella Tsipras a seconda che Mattarella, l’alias di Napolitano, riesca o meno ad evitare questa stilettata alla razza padrona già da subito o solo in seconda istanza

il Simplicissimus

colpo-spugnaFrancamente il governo M5S – Lega non mi convinceva affatto, per molti motivi, ma soprattutto perché ritenevo non avesse la forza di contestare nemmeno marginalmente il feroce paradigma finanziario imposto a suo tempo per ottemperare ai dogmi del neo liberismo cosmopolita, però anche funzionale – e lo si è visto benissimo – ad alcuni interessi nazionali, nascosti sotto il manto europeista. Tuttavia un esecutivo giallo verde era anche l’unico realmente praticabile una volta svanite le prospettive di nuove elezioni in tempi rapidi, anche se questa alleanza appariva e appare debole per le contraddizioni che la attraversano.  Sono tuttora convinto che alla fine si farà poco o nulla e che le frizioni fra le due forze uscite vincitrici dalle urne sono troppo grandi, tuttavia a dare un senso a un governo giallo verde ci hanno paradossalmente pensato i loro avversari: non appena si è diffuso un documento sul quale poteva essere…

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