La promessa più azzardata del Bitcoin potrebbe consistere non nell’essere una valuta, ma un riavvio di reti finanziarie complesse le cui origini e pratiche risalgono a 500 anni fa.
“Se la storia è una guida, è qua che risiede il potenziale reale del bitcoin: nella sua tecnologia ibrida di strumento di pagamento. Come dimostrano i banchieri mercanti medievali, un nuovo mezzo brillante di registrare e di verificare i trasferimenti monetari può essere un evento rivoluzionario, non solo economico, ma politico.”
Si tratta di piattaforma, di protocolli, non la valuta. La MONETA va e viene (come sempre, mi dispiace ma anche il $ americano se ne andrà, non SOLO oggi), ma le regole dell’impegno SOCIALE rimangono le stesse, mosse dalla necessità a lungo termine di fare cose secondo le NOSTRE stesse condizioni.
Si legga sotto, potrà suonare familiare:
“I mercanti iniziarono a contare i loro debiti gli uni verso gli altri nella loro unità di conto privata, internazionale — l’écu di marc. Non avevano bisogno di coniarla per rappresentare la nuova moneta, questo era il gioco di ieri. Invece ostentavano lettere di cambio — scritture contabili di saldi creditizi. Tale era la fiducia che ognuno aveva nell’altro che non era richiesto alcun collaterale per coprire questa cartamoneta senza Stato – un conclave trimestrale alla grande fiera di Lione, dove i saldi positivi potevano convenientemente essere compensati. Fu una realizzazione straordinaria, niente meno che la creazione di una moneta privata per effettuare i pagamenti su scala continentale. Non era insolito, scrisse un osservatore dell’epoca, vedere “un milione di lire saldate in una mattinata, senza un solo soldo che passasse di mano in mano.”
Il ragionamento era questo: dato che la limitazione naturale dell’offerta di oro garantisce valore stabile alla sterlina e rende difficile la sua svalutazione, bisogna che le Autorità o aumentano il quantitativo di riserve auree oppure, cosa certamente di più facile attuazione, contraggano la quantità di circolante per riportarla in misura proporzionale all’effettiva consistenza dell’oro depositato presso la Banca centrale emittente. Naturalmente corollario di questo ragionamento era che il circolante da ridurre, attraverso l’aumento della pressione fiscale e tagli alle spese statuali, fosse quello, per quanto poco, in disponibilità del popolo, e non certo quello che rappresentava il corrispettivo del credito vantato dagli speculatori, ossia capitale ed interessi maturati sull’esposizione debitoria dello Stato. Fu così che il Gold Standard venne rinforzato in Inghilterra dopo il Congresso di Vienna.
Quel che preme, ieri come oggi, come si è visto nel caso del massacro finanziario della Grecia nel 2015, è sempre e soltanto l’interesse, intoccabile, dei creditori che sono quasi sempre gli speculatori.
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