Dormiamo tranquilli

La finanza sembra innocua: non la si vede, non è opprimente, non è invasiva; vive e ci lascia vivere; in fondo, è buona, o, almeno, la si può considerare umana. O no? Sì, è vero: controlla la pubblicità e le bollette, i governi e le grandi organizzazioni sovranazionali; mette al posto giusto i suoi uomini, sulle poltrone più alte, nelle posizioni più importanti; ma insomma, bisogna pur fidarsi un poco, non si può mica vivere nella cultura del sospetto. Non bisogna pensare troppo male della finanza: che cosa sarebbe di noi, senza di lei? Chi finanzierebbe le campagne contro la fame nel mondo? Chi finanzierebbe le ricerche contro il cancro? E chi finanzierebbe le fondazioni culturali, che ci permettono di ascoltare a viva voce la conferenza del pensatore o del sociologo o dell’autore di best-seller di turno?

Via, bisogna pure ammetterlo: siamo fortunati che la finanza c’è. È la finanza che sovvenziona gli studi, i sondaggi, le ricerche, le previsioni, le inchieste; che colma i deficit di bilancio delle fondazioni private e delle università statali; che promuove i Rotary, che dà smalto al sapere. Non bisogna vedere tutto nero, non bisogna gridare sempre al lupo; non si deve fare del terrorismo psicologico. Avremo pure il diritto di vivere in santa pace e di dormire sonni tranquilli.

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Il decalogo di Chomsky

Le tecniche di manipolazione dei  media non sono cambiate ( e le abbiamo già ricordate) ma al contrario si sono consolidate tanto da divenire una scienza applicata ; un ripasso può essere utile:

– 1-La strategia della distrazione L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni. Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3- La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. (la finestra di Overton) E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.

4- La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.

5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).

6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione. Sfruttate l’emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un’analisi razionale e, infine, il senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.

7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità. Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori”.

8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti …

9- Rafforzare l’auto-colpevolezza. Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s’incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!

10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.

di  Noam Chomsky

Fonte: http://www.visionesalternativas.com

Centro polifunzionale

Sono convinto che Lorenzo (Berlato n.d.r.) abbia colto nel segno quando cita Spazio29 come predestinato. Del resto le pubbliche e plateali lusinghe apparse sui giornali in questi giorni per bocca di due assessori di primo piano appaiono come il viatico di una consacrazione prossima al ruolo di gestore del contenitore polifunzionale. Dal momento che nessuno, a partire da chi ne avrebbe il compito per il ruolo che ricopre politicamente, si adopera per mettere in luce le gigantesche ombre di questa sedicente associazione (tanto per dire: sarebbe bello vederne un bilancio analitico, avere una validazione qualificata delle attività che svolge, della gente che ci lavora, della qualità dei servizi che offre…), sarebbe quantomeno interessante ovviare a una delle due motivazioni che questa (altrettanto sedicente) amministrazione porterà per giustificare la scelta di Spazio29. Sappiamo tutti bene che se non si potrà dire “abbiamo affidato il centro polifunzionale a loro perché sono i migliori” (perché sarebbe da dimostrare) , esiste sempre la seconda opzione: “sono gli unici che si sono fatti avanti per gestirlo”, come è stato maldestramente già fatto. Ergo: mettiamo insieme una proposta da far pervenire in modo che non possano consentire giochini di palazzo?

Enrico Marchetti

Il cretino 2.0

Stiamo diventando un popolo di cretini?
Ne ho il sospetto.
Solo una popolazione europea di cretini può accettare lo stato attuale delle cose senza provare la voglia di menar le mani.
E cosa è accaduto di così profondo tanto da rimbambirci in tal modo?
Una immane mutazione antropologica, una frattura continentale, uno iato spaventoso; si è insinuato nel sangue un virus zombificante, favorito dal parallelo e debordante progresso tecnologico. A forza d’incoraggiare l’elemento immaginifico dell’uomo, il suo lato emozionale, uterino, isterico, vegetativo, siamo giunti al punto di rottura epocale, alla devoluzione della ragione.
Punto di rottura. 100 gradi celsius. Un attimo primo c’è l’acqua, l’attimo dopo il vapore. È ancora acqua, ma solo chimicamente.
Ed esattamente cosa si è rotto?
Rispondo: il principio di non contraddizione.
Il principio dei principî. L’architrave dell’homo occidentalis: “Non può essere che una cosa sia e non sia una certa cosa allo stesso tempo e nel medesimo rispetto”.
Esempio: Io sono più alto di Mario, qui e ora. Non posso essere più alto e più basso, allo stesso tempo, ora, nei confronti di Mario.
O sono più alto o sono più basso.
Facile, no?
Da ciò deriva il principio di identità (Io = Io; Mario = Mario) nonché l’amabile principio del terzo escluso: ogni proposizione dotata di senso può essere o vera o falsa. Ch’io sia più alto di Mario può essere o vero o falso.
Se non è zuppa è pan bagnato, e viceversa. Non ci sono ulteriori alternative: tertium non datur.
Per il cretino no, non è così. Tremila anni di logica ‘au cabinet’, per dirla con Alceste.
Ma se crolla tale sommo architrave cosa accade?
L’apocalisse della razionalità.
La si può condensare nella formula dello pseudo Scoto: “Ex falso sequitur quodlibet”: tutto è permesso. Se è ammissibile la suprema contraddizione (che una cosa sia e non sia) allora tutto vale, ogni follia è permessa; siamo ai Saturnali della logica, al Carnevale della deduzione, al tana-libera-tutti della causalità.
Il supremo principio non viene più riconosciuto, né applicato.
Ecco la vera new age: lasciata alle spalle l’era dello stupido, entriamo trionfanti in quella del cretino. Il cretino risponde solo a stimoli bassamente emozionali, ad anacoluti logici, al volemose bene dell’inferenza. Per lui tutti i gatti sono grigi.

Esempio 1: Siamo un partito di lotta e di governo.
Esempio 2: Mi piace Céline, ma anche Fabio Volo.
Esempio 3: Mi ha messo le corna eppur mi ama ancora.
Esempio 4: La scoperta dell’alba è un grande romanzo.

E via così.
Ma esiste un cretino integrale, perfetto?
Certo, il cretino 2.0. Sta facendosi strada velocemente. Purtroppo residuano ancora delle sacche di razionalità e buon senso, specie nelle vecchie generazioni. Qualcuno ancora s’ostina, disperatamente, a tramandare ai discendenti basici elementi di logica; tuttavia il dado è tratto: ancora mezzo secolo di Occidente e i cretini 2.0 erediteranno la terra. Sì, mezzo secolo, di questo passo, è più che sufficiente, ve lo dice uno stupido.
Nel frattempo trastulliamoci delineando una (provvisoria) fenomenologia del cretino.

1. Ci sono due tipi di cretino: il cretino-cretino (old style) e il cretino 2.0 (coming soon).

2. Il nocciolo duro delle convinzioni del cretino-cretino sono i pregiudizî. Su quelli non transige. I pregiudizî del cretino: la tradizione familiare, l’imparaticcio scolastico, la chiacchiera, le gazzette.

3. Il cretino-cretino, infatti, ha un piccolo serbatoio di pensieri e frasi fatte a cui non applica il minimo ragionamento o critica. Quando tale angusto orticello è messo criticamente in pericolo, il cretino-cretino può arrivare al turpiloquio, al fanatismo, all’offesa più sanguinosa.

4. Al cretino-cretino puoi far credere tutto, basta lisciarlo nei pregiudizî.

5. I pregiudizî assicurano il cretino-cretino del possesso d’un pensiero.

6. Il fiume del cretino-cretino si perderà naturalmente nello sterminato oceano del cretino 2.0.

7. Il cretino 2.0 è il cretino integrale, il cretino del futuro.

8. Al cretino 2.0 va bene tutto. Per lui, in fondo, tutto è possibile. Per lui un evento può essere bianco o nero. Tertium datur. Ma anche quartum, quintum e sextum. Rosso, verde, a pois. Perché no?

9. Per il cretino ogni posizione, a ben guardare, è desiderabile. Come quelle di Desdemona nelle parole di Iago: “With her, on her, what you will”.

10. Il cretino 2.0 ha finalmente abolito il nesso di causalità. Se vede il fumo non inferisce il fuoco, a meno che glielo annunci il telegiornale o un conoscente cretin-autorevole. Per lui una colonna di fumo può arrivare a significare tutto tranne l’incendio. Di solito quando il cretino 2.0 si ritrova coi piedi bruciati, dà la colpa al destino cinico e baro.

11. Se il cretino 2.0 protesta contro una gabella gravosissima lo fa sotto gli stessi vessilli del politico che l’ha imposta. Se urlacchia contro gli immigrati lo fa al fianco di chi ha firmato il trattato di Schengen. Se sfila a favore della famiglia tradizionale lo fa mano nella mano con un divorziato. Se si batte per il libero amore divorzierà dalla moglie che l’ha reso cornuto. Si può andare avanti per giorni.

12. Il cretino 2.0 è un conformista di prim’ordine. Anche nell’anticonformismo.

13. La cretineria 2.0 è comune a ogni gradino sociale o gruppo o casta o consorteria o carboneria.

14. Il cretino 2.0 è un appassionato di meteorologia; egli compulsa avidamente i referti di tale scienza poiché desidera, sempre e comunque, il bel tempo da cartolina. Il cretino 2.0, infatti, è un congenito homo turisticus.

15. Il cretino 2.0 si stanca presto. Egli può sinceramente darti la mano e sancire: “Combatterò assieme a te, senza requie e tentennamenti, la politica nefasta delle Teste Tonde!”. Qualche ora dopo potrai trovarlo sulle barricate a urlare: “Abbasso le Teste Piatte, viva le Teste Tonde!”. Cambia idea col volgere del clima, come si cambia una casacca fuori stagione.

16. Al cretino 2.0 manca lo sguardo d’insieme, la visione generale, il panorama a volo d’aquila, il colpo d’occhio del genio. Lui si interessa alle minuzie, agli attimi. La sua vita, infatti, è frantumata in attimi e minuzie. È un uomo liquido: un cretino, appunto.

17. Il cretino 2.0 è facile agli entusiasmi. Ogni iniziativa lo esalta. Quasi sempre, però, abbandona il balocco dopo qualche giocata.

18. Il cretino 2.0 ama divertirsi: in fondo è un goliarda. Quando agli eventi appiccano il cartello ‘questo è davvero divertente!’, egli si diverte ancor di più. Il cretino 2.0 applaude tutto quello che si muove. Se le gazzette scrivono d’un film: ‘commovente’, il cretino 2.0, alla visione, si commuove: si sentirebbe altrimenti a disagio.

19. Il cretino 2.0 ambisce alle vacanze a Formentera, in Provenza, a Londra, al Cairo, in Nepal o nella Death Valley. Il Colosseo, Paestum e gli Uffizi, invece, lo annoiano sino allo sbuffo.

20. Al cretino 2.0 piacciono i calembour, i giochi di parole, le storpiature, i doppi sensi, le parodie, il plagio, la freddura, il centone, l’impressione, la fantasticheria, lo psicologismo; tutti debitamente privi d’arguzia. Tale bolsa e superficiale ginnastica mentale sostituisce presso di lui la lettura, lo studio assiduo, la tranquilla profondità, la solida saggezza.

21. Quando dieci cretini 2.0 s’intruppano insieme fondano una corrente politico-filosofico-letteraria o un think-tank. Il cretino 2.0 in solitaria tende, invece, all’estensione di romanzi o memorie o consimili aggrumati di fonemi.

22. Per il cretino 2.0 il passato non esiste, e neanche il futuro. Esiste il qui e ora, eternamente ripetuto e affermato. Il cretino 2.0 è senza storia. Come presentì Eraclito: “Per lo sciocco il sole è nuovo ogni giorno”.

23. Come tutti coloro che si occupano di minuzie, bagattelle e piccinerie, il cretino 2.0 possiede un’alta considerazione di sé stesso. Manca di ironia, di scetticismo, di tutte le qualità, insomma, che derivano dalla comprensione generale della vita e dei fenomeni umani. Egli degenera spesso in un burocrate oppressivo, e devoto ai cavilli di quella legge di cui ignora lo spirito.

24. Il campo d’azione del cretino 2.0 è il proprio pollaio.

25. Poiché manca d’una visione generale dei problemi, il cretino 2.0 cambia spesso idea o non ne ha alcuna; è un testardo che si impunta su delle sciocchezze o su interpretazioni sbagliate o fasulle. Non guarda il cielo, né la luna, ma neanche il dito; di solito si guarda il ciuffo.

26. Il cretino 2.0 non riconosce i propri predatori. Nonostante questo non si estinguerà: anche i predatori sono, infatti, cretini 2.0, ma con la villa al mare.

27. Il cretino 2.0 si propaga in ragione esponenziale.

28. Quando il cretino 2.0 dominerà la Terra, non avrà altri umanoidi a cui fare la morale. Allora, solo allora, si squarceranno le porte del cielo e Azathoth, il Dio cieco e idiota dello Sfacelo, fra l’infernale strepito di flauti e buccine interstellari, gorgoglierà sbavando il testamento dell’umanità.

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