Assalto “costituzionale” alle pensioni

Tuttavia si tratta di calcoli del tutto disomogenei perché nella spesa pensionistica italiana figura anche la liquidazione che non è affatto una prestazione pensionistica, ma un prestito forzoso dei lavoratori e questo incide per l’ 1,7% del pil. C’è poi il fatto che la spesa pensionistica italiana viene considerata al lordo delle ritenute fiscali che in altri Paesi come la Germania nemmeno esistono o sono molto basse, mentre da noi le aliquote fiscali sono le stesse di quelle applicate ai redditi da lavoro. Questo “aggiunge” un altro 2,5% sul pil. Allora vediamo un po’: 18,8 meno 4,2 (ossia la somma delle due sovrastime principali) fa 14,6 ovvero un incidenza della spesa pensionistica inferiore alla media europea. Oltretutto fin dal 1998 il saldo fra le entrate dei contributi e le uscite delle prestazioni previdenziali al netto è sempre stato attivo e l’ultimo dato non stimato , ma certo che risale 2011 parla di 24 miliardi attivo.

il Simplicissimus

prestito-pensionati-cessione-del-quinto-prestiti-pensionati-online-finanziamenti-pensionati-online-1030x438Ve lo dico all’inizio dell’estate così che l’autunno non colga nessun impreparato: si sta preparando una nuova stangata sulle pensioni come dimostrano i ben due disegni di legge costituzionale a firma di una cinquantina di deputati che vanno dal Pd (capofila Mazziotti di Cl) a Fratelli d’Italia in un abbraccio corale della destra reazionaria, sotto qualunque etichetta vera o fasulla militi. Dentro questo sciocchezzaio legislativo troviamo tutte le deprimenti considerazioni del liberismo più ottuso, riprese a pappagallo da gente che non sa quello che dice, ma sa benissimo quello che fa. In poche parole le pensioni per via costituzionale dovrebbero essere improntate a criteri “di equità, ragionevolezza e non discriminazione tra le generazioni”, una frasetta che forse all’uomo della strada potrà apparire innocua e persino di buon senso, ma che in sostanza annuncia una stagione di totale arbitrio sulla consistenza dei trattamenti pensionistici, sugli anni necessari a conseguirli e…

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2 pensieri su “Assalto “costituzionale” alle pensioni

  1. Che poi l’Inps sia in difficoltà perché si deve accollare spese assistenziali che niente hanno a che vedere con le pensioni è un altro discorso, che un attivo così importante sia per metà merito dei lavorati immigrati, non toglie che viviamo in un tempo in cui la voglia di disuguaglianza e di sfruttamento delle elites è tale da travolgere ogni realtà. Siamo in una sorta di Cambogia di Pol Pot dove il contrario del vero è continuamente ripetuto affinché le vittime ( in questo caso i più giovani) collaborino alla loro stessa rovina o come perdenti fatti e finiti se la prendano con i vecchi e non con la loro incapacità di azione politica.
    Ibidem

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  2. La verità è che l’unico sistema decente di previdenza era quello di una volta: quello del “metodo retributivo” che, al raggiungimento di una decente soglia d’età (solitamente attorno ai 60 anni) assicurava un trattamento il più possibile vicino all’ultima retribuzione. I torquemada della macelleria sociale, invece, hanno inventato un altro sistema, il “metodo contributivo”, secondo cui il pensionato riceverà “quello che ha versato” durante la sua vita contributiva: cioè – soprattutto in tempi di globalizzazione economica – poco più che niente.
    E a quei discolacci di sovranisti che chiedono che lo Stato emetta moneta per assolvere ai suoi còmpiti ineludibili (compreso quello di assicurare a tutti una pensione decente) viene risposto che, così facendo, si contravverrebbe alle “regole del mercato”. Quello stesso “mercato” che – mi permetto di aggiungere – è il nemico dichiarato degli Stati e dei Popoli. Popoli che si vogliono affamare, strangolare, ridurre in miseria, privare di ogni centesimo di denaro che ecceda le risorse strettamente necessarie alla sopravvivenza. Il resto deve essere drenato dagli Stati con la fiscalità; e, gli Stati – a loro volta – devono reinvestire tutto il denaro eccedente l’indispensabile nel pagamento degli interessi di un debito pubblico in costante crescita.
    http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59116

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