Certo sarebbe stata tutt’altra storia se la socialdemocrazia europea non si fosse fatta coinvolgere in modo così completo e servile ai disegni di Bruxelles e se la sinistra non avesse barattato gli interessi concreti delle persone, le visioni alternative con le lenticchie europee in nome di un internazionalismo astratto e di dubbia anzi, contestabile origine, che separato da ciò che è stato via via abbandonato per strada, fa tanto Adam Smith.
Così adesso quel po’ di stato e di senso della cittadinanza che resiste viene gestito dalla destra tradizionale in opposizione a quella di osservanza economico – finanziaria, mentre le sinistre balbettano e non sanno che pesci pigliare. Si è arrivati, tanto per fare un esempio italiano, alla nuova grande e rivoluzionaria proposta che viene da ciò che resta della Lista Tsipras: una riedizione dell’Ulivo di Prodi. Un ritorno al passato che fra l’altro si appoggia idealmente all’uomo che ha le maggiori responsabilità nell’aver trascinato il Paese nella logica infernale dell’euro e di conseguenza nella mutazione drammatica che ha subito l’Europa. Dentro un’esperienza che si è ben presto risolta, coperta dal sipario dell’antiberlusconismo, a manipolare i diritti del lavoro, a ridurre il welfare, a por mano alle pensioni in nome dei precetti liberisti. Non si tratta dunque di nuove prospettive, ma solo di tentativi di suicidio per l’impossibilità di concretizzare un altrove ormai puramente narrativo e smentito ogni giorno dalla pratica.
“Ho di meglio da fare che esercitare il potere politico io stesso”, scrisse nelle su Memorie (Parigi 1976):”Non è forse il mio ruolo, da molto tempo, di influire su coloro che esercitano il potere politico? Al momento critico, quando mancano le idee, i politici accetteranno con gratitudine le vostre, purché rinunciate a reclamarne la paternità. Dal momento che loro si assumono i rischi, che si prendano pure gli allori…se restare nell’ombra è il prezzo da pagare per vedere le cose marciare, allora io scelgo l’ombra”. Jean Monnet
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