
Come abbiamo fatto rilevare altre volte, ci sono le bugie, le verità e le statistiche! Per renderci il compito di interpretazione più facile l’ISTAT ha cambiato ancora una volta il criterio di accorpamento e raccolta dati: http://www.neodemos.info/articoli/classi-e-gruppi-sociali-nel-rapporto-istat-2017/
Il risultato, lo dice lo stesso articolista è che: “Per avere risposta ad altre domande che pure sono state poste, ad esempio dove stiano e che caratteristiche abbiano le famiglie in povertà assoluta, se facciano differenza il numero di percettori di reddito, il loro genere, la regione o la tipologia comunale di residenza, è sufficiente (ma anche necessario) leggere le 270 pagine del Rapporto ed eventualmente scaricare dal web i dati che lo accompagnano”.
Vedendo le iniziative in corso a Bondeno in questi giorni, mi rendo conto che quello della polvere non costituisce alcun problema per la popolazione
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Per concludere, due consigli per l’Istat. Il primo è abbandonare lo schema Cobalti-Schizzerotto a favore dello schema di Erikson e Goldhorpe (1992) che ha una base concettuale chiara, è stato estesamente validato ed è il più utilizzato nelle analisi comparative e dinamiche delle disuguaglianze. Soprattutto, questo schema si presta bene a studiare le società postindustriali: distingue quattro frazioni della classe operaia (lavori non manuali di routine, lavori manuali qualificati, non qualificati e occupazioni agricole), articola quattro frazioni delle classi medie (tecnici e supervisori, classe media impiegatizia, piccola borghesia urbana e agricola) e due delle classi superiori (distinguendo così le professioni e i ruoli dirigenziali di alto livello dalle altre occupazioni della borghesia). Questa innovazione richiede che finalmente Istat innovi il modo in cui rileva le occupazioni nelle indagini che erano pensate per arrivare a costruire lo schema Cobalti-Schizzerotto.
Il secondo consiglio è analizzare congiuntamente le influenze di classe sociale, titolo di studio, generazione e cittadinanza per stabilire il peso autonomo di questi fattori, vedere come interagiscono tra loro e infine stabilire se queste interazioni siano più frequenti che in passato. Dopodiché si potrà cominciare a parlare di frammentazione delle classi sociali.
Riferimenti bibliografici
Erikson, R., Goldthorpe, J.H., 1992, The Constant Flux, Oxford, Clarendon Press.
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