Lo confesso, e credo che sia lo stesso anche per qualcuno di voi.
Vivere in Italia è sfiancante.
Vivere in Italia, questa propaggine pagliaccesca dell”Europa – vivere in un paese in cui ogni atto politico è una scimmiesca imitazione di un gioco truffaldino tanto più grande del nostro paese, induce alla depressione, all’inazione e a un torpido menefreghismo.
Ogni giorno una gragnuola di eventi che vanno nella direzione esatta e contraria dell’incivilimento, del progresso e della vera pace. Buffoni, guitti e ladri hanno preso la scena, non cederanno mai, si sono circondati di gendarmi e mercenari. Si sentono sicuri. E hanno pure ragione di esserlo. Detengono il potere nelle loro mani; e se tale potere sembra minuscolo, comparato agli enormi giochi mondiali e geopolitici, esso risulta pur sempre inscalfibile a livello nazionale.
Solo un atto violento potrebbe rovesciarlo. Ma di un atto simile non siamo certo capaci, intorpiditi da decenni di finto benessere, istupiditi dal politicamente corretto, e impotenti, tanto più impotenti dei nostri antenati più prossimi. I quali antenati avevano la quinta elementare, ma sapevano, con un istinto impossibile da confondere, dove fosse il bene e il male e il giusto. E lo sapevano poiché tale conoscenza derivava da una tradizione millenaria. Il sì era sì, e il no no. Poi siamo arrivati noi e il mondo ha preso a vorticarci intorno. Non abbiamo alcuna presa su di esso. Vivisezioniamo gli eventi attimo per attimo, attenti a ogni minimo segno, collegando fatti ed eventi che, a prima vista, sembrano inconciliabili, ma che ne è di tanto sapere? Restiamo immobili, ingessati. A ogni analisi segue l’inazione perché siamo privi di un’autentica sfera morale che ci porti a dire veramente: “questo è sbagliato!”, e ci doni il coraggio di agire; il coraggio, quella forza incrollabile che nasce dal crogiolo d’una fede cieca e d’una coscienza sorgiva e immediata dell’ingiustizia.
Il coraggio, oggi, è impossibile. È proprio l’analisi dei fatti, minuta e incessante, a dividerci in mille tribù, ognuna con la verità in tasca, e a rendere vana ogni fede, che sa rinunciare proprio alle minuzie della verità; l’azione, infatti tollera un po’ di menzogna, o la ignora. Ogni protesta o rivoluzione esige tale sacrificio.
E così ci siamo ridotti al ruolo di spettatori del teatrino di cialtroni che affonderanno l’Italia (nessuno osa lanciare il primo pomodoro) o di tifosi del condottiero barbaro che ci venga a liberare dai nostri parassiti Quisling (Putin? La Cina?) o di millenaristi che aspettano la grande apocalissi finanziaria e militare che laverà la sozzura del capitalismo terminale.
Questo nel migliore dei casi.
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A Natale tutto sembra condurre ad una pace assoluta, che avvolge ogni cosa in un soffice mantello pieno di ovatta e, conseguentemente, morbidissimo. I problemi, con l’avvicinarsi delle Feste, sono lasciati al di fuori dell’uscio di casa (per chi ne è dotato): quasi accantonati in un angolo sino al giungere del primo mese del nuovo anno. Un oblio generale che, purtroppo, non corrisponde minimamente alla realtà delle cose. In questi giorni tutto viaggia ostinatamente nella direzione opposta, rispetto ai buoni sentimenti che il periodo pre natalizio somministra, con forza, a noi tutti. Il pianeta è percorso da guerre, stragi e follie di ogni genere che si riversano sull’umanità, come su tutti gli altri esseri viventi del pianeta
http://www.lospiffero.com/cronache-marxiane/un-natale-mille-mattatoi-24742.html
Non importa quanto fosse realistica o utopica, politicamente concreta o idealmente astratta la visione mazziniana, ciò che conta è che Mazzini aveva compreso che ogni popolo che voglia risorgere, ieri come oggi, debba darsi una missione storica, un progetto ideale e politico che trascenda e nobiliti il suo riscatto. Forse Marx includerebbe la missione di un popolo tra le sovrastrutture ideologiche, morali o religiose, campi battuti per camuffare il più delle volte conflitti politici, commerciali, finanziari, o egemonie coloniali o accaparramento di risorse. In effetti, è quello che osserviamo nel campo nemico dove la finanza capitalista globalizzata, organizzata amministrativamente nell’Unione Europea, si serve anch’essa del liberismo economico e dell’individualismo ideologico per imporre la sua egemonia e il suo dominio quanto mai strutturalmente reali.
Luciano Del Vecchio in http://www.appelloalpopolo.it/?p=14865
Pur augurandomi che il FN vinca tutto il possibile e si risolva ad applicare fino in fondo il suo programma, sono molto pessimista a riguardo. Per quale motivo? Sostanzialmente perché la democrazia di matrice liberale (“i nostri valori occidentali”!) è una grande trappola per i popoli e un sistema di dominazione, sul piano politico, delle élite finanziarie euroamericane. I rappresentanti in parlamento, a parte qualche eccezione che non rappresenta la regola, fanno gli interessi di queste élite e si rivolgono, nei fatti, contro le popolazioni. Le opposizioni sono edulcorate, se non castrate, e non si sognano di mettere in discussione, con forza, i fondamenti stessi del sistema. Ne abbiamo un esempio qui, in Italia, con il movimento cinque stelle, che dal suo ingresso in parlamento, nell’ormai lontano 2013, non ha ottenuto alcun risultato rilevante, a favore di chi dice di voler rappresentare. Si tratta semplicemente di un ennesimo partito liberaldemocratico, che recita un po’ meglio di forza Italia la parte dell’opposizione, trattiene una vera protesta popolare, si assicura qualche comune nelle amministrative, rilascia parlamentari a probabile vantaggio del governo euroservo.
http://pauperclass.myblog.it/2015/12/08/gli-anticorpi-nella-democrazia-liberale-eugenio-orso/
le centrali di potere oligarchico operano in modo da neutralizzare la crescita di una opposizione popolare, essenzialmente con due sistemi: fare fronte comune, come in Francia, invocando l’”emergenza democratica” o, nel caso di Grecia, Spagna e Italia, più agevole acquisire il controllo delle principali forze di opposizione, che si chiamino “Siriza” (in Grecia) o “Podemos” (in Spagna) o” 5 Stelle” (in Italia) per infiltrarle e pilotarne le scelte verso linee di politica sostanzialmente innocue per le questioni essenziali , dal dominio finanziario, al sistema dell’euro, all’insindacabilità dei trattati europei, all’adesione alla NATO, tutte questioni centrali che non devono essere messe in contenzioso, piuttosto si lascia ampio spazio alla demolizione delle varie caste politiche nazionali ed alle questioni marginali (sprechi, privilegi e corruzione) senza arrivare agli interessi delle vere oligarchie sovranazionali che dirigono il sistema.
http://www.controinformazione.info/il-fronte-mondialista-unito-blocca-lavanzata-della-marine-le-pen-considerata-un-pericolo-per-le-oligarchie-di-potere/
Che la Germania volesse prendersi possesso dell’Italia tramite la politica economica e le direttive imposte dall’Unione Europea non era un mistero ma lo avevamo capito in tanti, salvo essere indicati come euroscettici e populisti dai media e dai politici vassalli del potere finanziario eurocratico. Nel frattempo dalla accelerazione della crisi innestatasi nel 2011 con l’arrivo del governo dei “bocconiani”, fiduciari dei potentati finanziari (Monti e soci), ha dovuto chiudere il 25% dell’industria manifatturiera italiana, quella che era concorrente delle aziende tedesche, moltissime altre aziende sono state acquistate dalle multinazionali estere, altre aziende italiane sono fuggite all’estero per mettersi al riparo dal vorace fisco italiano, dalla burocrazia opprimente e dalla impossibilità di produrre in modo competitivo. Adesso tutti i nodi stanno arrivando al pettine. Il sistema dei media asserviti ha sempre cercato di nascondere la vera sostanza delle politiche dettate da Bruxelles e Francoforte e tentava di distogliere l’attenzione dalle conseguenze tragiche sull’Italia delle politiche di austerità imposte da Berlino, Bruxelles e Francoforte: le conseguenze sono state perdita di migliaia di aziende e milioni di posti di lavoro, saccheggio del risparmio nazionale, privatizzazioni dei servizi pubblici, acquisizione delle aziende del made in Italy, dissesto finanziario, indebitamento alle stelle e fuga di capitali. In un gioco al massacro gli esponenti politici del PD e dei suoi sodali continuavano a lanciare accorati appelli: “ci vuole più Europa”. Anche il capo dello Stato, l’impagabile Giorgio Napolitano affermava : l’Italia deve fare uteriori sforzi nel cedere le sovranità”. Adesso forse gli italiani, truffati nei loro risparmi , inizieranno finalmente a schiarirsi le idee ed a comprendere per quali interessi erano diretti quegli appelli.
http://www.controinformazione.info/la-germania-scopre-il-suo-gioco-e-renzi-mette-le-mani-avanti/
Quello che stenta a comprendere è che il preteso muticulturalismo ed il mito della società aperta, miseramente fallito dove è stato adottato, nasconde delle finalità legate ad interessi economici e di potere che sono conformi al progetto di un Nuovo Ordine Mondiale fortemente perseguito dalle centrali di potere sovranazionali ed assoggettato al dominio del grande capitale finanziario. Un progetto neanche tanto nascosto ma rivendicato apertamente dagli esponenti politici più in vista e sostenuto dalle elite di potere e dagli organismi sovranazionali a partire dall’ONU, dal FMI, dai fondatori dell’Unione Europea, dal Vaticano, dalla Open Society di George Soros, dalla Banca Mondiale e dalla Goldman Sachs, per menzionare i più noti ed identificabili di questi organismi. Non fa alcuna meraviglia che la sinistra mondialista europea, già schierata con i centri di potere atlantisti di Washington, sia divenuta la principale forza politica di sostegno e diffusione del “multiculturalismo”, questo è connaturale alla sua funzione di rappresentare gli interessi delle elites di potere che detengono il controllo del grande capitale sovranazionale e di interpretare alla lettera le esigenze di omologazione ed assoggettamento dei popoli.
http://www.controinformazione.info/multiculturalismo-il-nuovo-feticcio-della-sinistra-mondialista-in-europa/
Nel marasma generale , è molto probabile l’aumento del malaffare, e comunque nessuno tocca i carrozzoni delle società pubbliche partecipate dagli enti territoriali – autentico buco nero di debiti, clientelismo e carriere per amici e politici di terza fila, e tanto meno l’ente più stupido di tutti, le regioni.
Presidenti e consiglieri superpagati ( l’obmannbolzanino ha un appannaggio superiore ad Obama), vitalizi principeschi, scandali nelle spese dei gruppi politici, oltre ventimila dipendenti in Sicilia , notoriamente la regione meglio amministrata d’Europa, e bilanci che, per almeno il settanta per cento, riguardano la sanità. Valeva la pena di politicizzare e regionalizzare la salute per avere primari, dirigenti e imprese collegati a Comunione e Liberazione in Lombardia , alle Coop e alla vecchia struttura ex comunista in Emilia e Toscana, a soggetti ancora peggiori nel Sud, ed avere liste di attese lunghissime, ospedali chiusi e servizi che sopravvivono per l’abnegazione di chi ci lavora e per la presenza determinante , ma costosissima, delle strutture private ?
http://www.maurizioblondet.it/province-abolizione-finta-spese-vere-e-le-regioni-ingrassano/
Ma noi no.
Non a caso, un nuovo sondaggio mostra che il 55 per cento dei tedeschi è pessimista riguardo al futuro; nel 2014, lo era il 31 per cento della popolazione, e nel 2013, il 28 per cento. Il sondaggio rileva che il 42 per cento degli intervistati di età compresa tra i 14 e i 34 anni pensa che il suo futuro sarà senza prospettive; questa percentuale è più che raddoppiata rispetto al 2013 (19 per cento). Allo stesso tempo, anche il 64 per cento degli intervistati di 55 anni e più ha paura del futuro. Il sondaggio mostra anche che quattro quinti (79 per cento) della popolazione tedesca ritiene che nel 2016 l’economia si deteriorerà per via degli oneri finanziari causati dalla crisi migratoria, mentre il 70 per cento pensa che il prossimo anno i Paesi membri dell’Unione Europea saranno sempre più distanti tra loro. Il dato più prevedibile di tutti è che secondo l’87 per cento dei tedeschi i propri politici subiranno un calo del sostegno pubblico. Fonte: Gatestone Institute