Professore, dalle sezioni si è passati ai circoli. Poi ai club, alle fabbriche. Ora il candidato governatore del centrosinistra, Michele Emiliano, ha lanciato le “sagre”. E’ questa la tendenza indicata dallo Spirito del Tempo?
«Il termine sagra è stato scelto perché nel buon italiano significa la “consacrazione del re”: è un auto-augurio che Emiliano si fa per ottenere una solenne incoronazione. Se poi è inteso nel senso di San Nicola e dei pellegrini, abbiamo trasformato la politica in una festa di paese».
In Italia c’erano altre liturgie di partito?
«Sia prima che durante e dopo il fascismo. In tutto il novecento c’è stato uno stile di utilizzo pubblico della parola, di strumenti di coesione collettiva, di acculturazione politica, dal comizio al lavoro porta a porta tipico di comunisti e parrocchie, fino alle conferenze al chiuso, il primo segno di allontanamento della politica dal popolo».
Per quale motivo?
«Non si riusciva a riempire una piazza e si andava in un piccolo teatro, per mostrare che c’era tanta gente, ma l’interesse calava. E’ fisiologico: nei paesi dove l’abitudine alla conversazione politica è inveterata, subentra una nausea, una seccaggine. Poi c’è il concorrente potentissimo: la tv con il talk show che, per quanto sia disgustoso, resta comodo. Si sta in casa e si sentono i propri eroi prediletti o quelli detestati. Mentre lo schermo emette suoni si insulta il parlante. Avviene in milioni di dimore private e sostituisce in pieno il dibattito pubblico vero».
Intervista a Luciano Canfora estratta da http://www.nuovatlantide.org/canfora-vi-spiego-la-campagna-di-emiliano-puglia/
Mentre l’intellighenzia Renziana per consacrare il suo re si è riunita alla Leopolda, fra dibattiti colti e cene da mille euro a testa, il vassallo Emiliano, per conquistarsi il consenso del popolino, ha pensato bene di organizzare sagre di paese, dove le parole verranno accompagnate da buoni piatti pugliesi e annaffiate da ottimo vino, a prezzi modici. Insomma, in Puglia, molto probabilmente, accadrà quello che è successo a Bondeno negli ultimi anni, per consentire al nostro Alan Fabbri di fare una brillante carriera politica e amministrativa. E bravo Emiliano, così si fa! PP
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Se il PD bondenese farà tesoro dell’esperienza di Nardini, dovremo quindi aspettarci una sfida all’ultimo tortellino!
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Adesso possiamo scegliere se vogliamo un futuro come la Grecia o come il Venezuela:
Tuttavia, il Venezuela è sull’orlo del baratro non solo perché il governo non sa come risolvere la valanga di problemi che ha creato, ma anche perché l’opposizione è divisa, senza programmi credibili e senza soluzioni che possano risollevare il paese. Anche se si votasse domani, non ci sarebbe un’alternativa valida al caos. I membri dell’opposizione venezuelana più radicali scommettono sulle manifestazioni oceaniche e sugli scontri di piazza costringere Maduro a dimettersi. I moderati, al contrario, vogliono aspettare le elezioni legislative nella seconda metà di quest’anno, convinti che conquisteranno finalmente la maggioranza in Parlamento.
Una speranza quantomeno ingenua, dal momento che sia Chávez sia Maduro ogni volta che si sono sentiti minacciati non hanno esistato a cambiare spudoratamente le regole del gioco elettorale per evitare di perdere. In questa inestricabile confusione, la lotta intestina tra gli stessi bolivariani per la spartizione delle ultime risorse disponibili diventa ogni giorno più aspra. Per non parlare delle lamentele – ancora in sordina – degli ufficiali dell’esercito, preoccupati per la proliferazione di milizie armate bolivariane più o meno controllate dalla cricca al potere e dai loro alleati cubani, onnipresenti nei servizi di intelligence venezuelani.
http://www.limesonline.com/il-regime-bolivariano-del-venezuela-in-corsa-verso-il-caos/76514
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Questa è stata la strategia dei mass media francesi: prima del voto di domenica hanno gonfiato i sondaggi dando il Front National come primo partito del Paese con delle intenzioni di voto sopra il 30 per cento al fine di creare un clima di allarmismo generalizzato che doveva spostare i voti degli astensionisti verso i moderati (partiti istituzionali di destra come di sinistra). Ieri sera invece, giorno delle elezioni, quando i risultati non erano ancora ufficiali, hanno immediatamente parlato d’insuccesso elettorale di Marine Le Pen sottolineando invece il “ritorno trionfante” di Nicolas Sarkozy che negli exit poll vedeva la sua colazione (Ump più centristi e alcune liste civiche) in testa.
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=50704
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Sì. La specialità della cosiddetta sinistra è l’imbroglio. Per questo sostengo che coalizione sociale contro Leopolda (in maiuscolo solo perché è il nome di una vecchia stazione incolpevole) pare un gioco di ruolo, condotto a danno del popolo italiano. Renzi vincerà facile, in quella simulazione di pluralismo che è la liberaldemocrazia, perché avrà davanti Salvini che non può oggettivamente oltrepassare il trenta per cento dei voti (pur con forza Italia, Meloni e qualche altro), m5s che sta arrivando alla frutta e la fumosa coalizione di Landini, che non è un partito, non è solo un sindacato, ma sicuramente servirà a trattenere “a sinistra” i socialmente massacrati.
Cari saluti
Eugenio Orso in http://pauperclass.myblog.it/
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Quello che non ho ancora letto è il semplice calcolo matematico che dimostra come PD+ SEL (o qualsiasi altra sigla ci si inventi per l’occasione)APPARENTATI ottiene regolarmente (in virtù della legge elettorale maggioritaria, incostituzionale e sempre riconfermata) la maggioranza relativa dei votanti.
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possiamo battezzare la liberaldemocrazia occidentale, così come la osserviamo oggi in vari paesi (Francia, Italia, Grecia, eccetera), con l’espressione ancor più convincente di “demoeurocrazia”. Spieghiamo il senso della crasi. “Demo” non vuol dire popolo, ma è semplicemente una simulazione (come i demo dei videogiochi) di partecipazione popolare e di rispetto della volontà del popolo, a uso e consumo dei gonzi, mentre “eurocrazia”, o burocrazia europea al servizio delle signorie del denaro e della finanza, è il necessario riferimento a chi veramente controlla il sistema e di questo beneficia. In pratica, una simulazione (demo) per nascondere chi detiene veramente il potere e lo esercita (eurocrazia).
Se ci riflettiamo sopra, se consideriamo i nostri interessi personali e di classe e guardiamo alla realtà sociale, una solida “democratura” in stile Putin, a questo punto, sarebbe per noi molto più vantaggiosa della tanto celebrata “demoeurocrazia” occidentale! Sicuramente, potrebbe arrestare l’avanzata della povertà di massa e la decadenza dello stato, senza che sia necessaria alcuna simulazione ipocrita di partecipazione e rispetto della volontà popolare …
http://pauperclass.myblog.it/2015/03/23/elezioni-dipartimentali-francesi-demoeurocrazia-liberale-eugenio-orso/
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