Purtroppo gli economisti hanno più di un difetto, sono prolissi e incomprensibili, peggio di un dottore della chiesa intento a dispute teologiche, ma l’intento di fondo è semplice: fare gli interessi di chi li paga.
Noi qui, senza molto successo, abbiamo cercato di semplificare al massimo la questione sfrondandola da tecnicismi e digressioni e, visto che le elezioni greche stanno riportando i nodi al pettine (per nostra fortuna), trascriviamo anche oggi un paio di pillole in proposito.
DALLO SCHIAVISMO ALLA SCHIAVITU’ DEL DEBITO.
Si è costruita la logica dell’indebitamento come leva per impossessarsi delle risorse naturali di paesi che non potevano più essere sfruttati tramite strumenti quali il colonialismo, l’imperialismo e prima ancora lo schiavismo.
Questa spoliazione oggi assume la forma delle cosiddette privatizzazioni autorevolmente “suggerite” dai medesimi organismi finanziari che creano il debito come ricetta per la stabilizzazione finanziaria dei paesi “a rischio”, su tutto il pianeta.
Purtroppo questa verità non viene mai raccontata, perché i media di tutto il mondo (e principalmente quelli italiani) preferiscono raccontare in modo assolutamente acritico, la favola del debito, dei mercati finanziari, della inevitabilità dell’energia da fonti fossili della filiera lunga agroindustriale, degli OGM e del consumismo esasperato come misura della modernità e del benessere di un paese.
Questa ardita fabbricazione che non resisterebbe a nessun testo di logica e coerenza, è purtroppo diventata la base per la costruzione dell’Unione Monetaria Europea, e non è mai stata messa in discussione da nessun leader europeo né di destra né di sinistra.[…]
NON PER LA GRECIA MA PER L’EUROPA.
Varoufakis e Tsipras sono i primi a ribellarsi a questa logica finanziaria che nasconde una vera e propria dittatura dei mercati, e a mettere a al centro dell’azione comunitaria l’interesse del cittadino e dell’essere umano invece che il profitto della grande finanza mondiale.
Prima di Varoufakis non era mai stato dato di ascoltare un ministro delle finanze che pronuncia le parole “In Grecia siamo di fronte a una vera e propria catastrofe umanitaria.”
E la sua contestazione delle politiche di austerità imposte dalla troika è giustificata sulla base del fatto che esse sono sbagliate per l’Europa intera non solo per la Grecia.
Infatti, l’eccessiva enfasi sul taglio del debito ha prodotto maggior debito perchè ha generato un aumento più che proporzionale dei tassi di interesse in una spirale disastrosa in cui si contrae debito solo per pagare una parte degli interessi del debito pregresso, e quindi la massa di debito invece di diminuire aumenta. Al tempo stesso le sciagurate e fallimentari ricette della troika hanno prodotto effetti negativi sul piano macroeconomico: ossia la depressione causata dai tagli di bilancio ha provocato una diminuzione del PIL in misura più che proporzionale rispetto alla riduzione del debito, di fatto peggiorando il rapporto fra debito/deficit e PIL anziché migliorarlo.
Effetti negativi ma prevedibilissimi, e infatti tutti gli economisti non accecati dall’ultraliberismo di Chicago, li avevano ampiamente previsti.
Al contrario – e la manipolazione del linguaggio ne è la testimonianza quotidiana più evidente – il nuovo secolo pare essersi aperto, in continuità con la fine del precedente, nell’incontrastato dominio dell’unica ideologia dominante, che sembra condurre con determinazione una rinnovata lotta di classe “al contrario”, dall’alto verso il basso, così come evidenziato con felice espressione da Luciano Gallino.
E’ un preciso progetto politico-economico che, riducendo il valore economico e sociale del lavoro[28] e trasformando i lavoratori in una liquida massa di manovra nel nome di una competitività a senso unico, realizza l’obbiettivo di questa nuova lotta di classe, rappresentato dall’accrescimento dei privilegi e delle rendite per le èlite dominanti, a scapito delle altre classi ormai unite nella loro subalternità (parliamo della classe media e della classe operaia/lavoratrice)[29]: la società a due strati, quella dei vinti e quella dei vincitori, ne è il suo naturale e conclusivo esito.
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-neolingua-del-jobs-act/
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Senza la Grecia di mezzo l’aiuto (meglio dire il “trasferimento di ricchezza”), fatto di pubblico denaro regalato ai grandi banchieri, avrebbe reso evidente il ruolo dei governanti al servizio dell’oligarchia europea.
Imputando la responsabilità del debito alla Grecia, i governi dei popoli amici pensano di salvare la faccia nei confornti di tutti gli europei (stampa e media complici) ?
http://www.nuovatlantide.org/come-brenno-il-sistema-delloligarchia-europea/
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Adesso chiudete gli occhi e pensate se quel 3 aprile 1995 si fosse deciso di non rientrare MAI più nel progetto-€uro e quei primi $200 miliardi si fossero impiegati per gli “investimenti lordi statali”, bloccando magari anche il grosso delle “svendite di Stato” che doveva ancora partire.
Dove potrebbe essere oggi l’Italia?
Io dico che avremmo avuto delle crescite stratosferiche, paragonabili agli anni del BOOM economico che avrebbe rinsaldato il concetto di “miracolo italiano” e che oggi, a distanza di 20 anni, saremmo restati sempre stabilmente nel G6, tra il 3° e il 5° posto assoluto, magari proprio davanti alla Germania.
Spesso penso alle ultime parole di Diego Abatantuono nel film “Mediterraneo”:
è evidente che Gabriele Salvadores aveva capito tutto da molto tempo prima.
E noi, oggi, l’abbiamo capito?
L’Italia avrebbe dovuto licenziare in tronco gli incapaci traditori, arrestando e processando tutti i politici, gli industriali e i dirigenti dal grado di colonnello in su che si resero responsabili di quelle scelte scellerate e autolesionistiche. E invece costoro, ancora oggi, rispettati e riveriti, occupano le massime cariche dello Stato, dell’amministrazione pubblica, della politica, della finanza e dell’industria.
Qualcuno mi ha chiesto di fare i nomi dei responsabili: semplicissimo!
Basta accendere la TV su qualsiasi canale, in qualsiasi ora del giorno o della notte e sarete pienamente soddisfatti: l’intera classe dirigenziale odierna è figlia legittima di quel tradimento.
Riprendendo le parole del prof. Nino Galloni: “all’epoca (1995 ndr) si buttò via il bambino e si tenne l’acqua sporca”.
Roberto Nardella, ARS Puglia in http://www.appelloalpopolo.it/?p=13277
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Gli industriali, come chiarisce l’articolo, in ogni fase dell’operazione ebbero il loro tornaconto; gli unici da convincere erano i cittadini, attraverso i media, di proprietà dell’oligarchia finanziaria, che ebbe gioco facile nel dare la colpa ai politici (ma non per le loro scelte consapevoli, ma per i casi di corruzione spicciola).
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La scelta fatta trenta anni fa è stata quella di delegittimare ogni altro pensiero economico, che non fosse quello neo classico, ed ogni pensiero politico, che non fosse quello liberal-conservatore. Nel tritacarne sono finiti non solo i marxisti ma anche i keynesiani, i cattolico sociali, i socialdemocratici e persino i liberali di sinistra o, comunque, non conservatori. La manovra è a lungo riuscita ma oggi la cultura politica ed economica dell’occidente si è enormemente impoverita e non c’è una classe politica di ricambio (come abbiamo detto in un pezzo precedente), come sempre accade quando tace il dibattito politico e culturale.
Oggi ne paghiamo tutti il prezzo con una classe di decisori politici e finanziari che non sanno dove andare e restano a guardare immobili con la zampa alzata.
Fonte: http://www.aldogiannuli.it/shock-da-globalizzazione-gallina-zampa-alzata/
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