Circa due anni fa, PRIMA del voto alle politiche che videro l’affermazione del Movimento 5 stelle, scrivevamo (potete controllarlo qui):
“Sembra che la novità di queste ultime ore, a detta dei commentatori, sia la ascesa, nei sondaggi, del movimento 5 stelle, per il quale alcuni citano la Jacquerie.
Anzitutto l’elettorato non sa nulla di chi non è passato per la TV, poi la debolezza dei movimenti (si pensi solo alla Lega dell’inizio della seconda repubblica): si sono rivelati sempre incapaci di gestire la politica, in quanto privi del tradizionale apparato e in tutto dipendenti dal capo carismatico, che non può essere dappertutto a gestire situazioni che il semplice militante non è assolutamente in grado di fronteggiare”.
A distanza di due anni abbiamo visto sciogliersi nell’inazione il movimento che non ha saputo (o voluto) radicarsi nel territorio e costituire una valida alternativa ai partiti che si proponeva di sostituire.
Venerdì notte, la Camera dei Deputati — senza le opposizioni che avevano abbandonato l’aula — ha modificato, nell’ambito della riforma della seconda parte della Costituzione, anche l’ex articolo 78, quello che norma le modalità della dichiarazione dello «stato di guerra».
Adesso crescono le voci che invocano una nuova guerra in Libia. Il disastro di quella del 2011 non è bastato. Un disastro fortemente voluto dall’ex presidente Napolitano, dal PD e messo in atto dall’ignobile tradimento di Berlusconi. Un disastro facilitato dall’opera corruttrice di una sinistra, anche “radicale” (con pochissime lodevoli eccezioni), che culminò, con l’assalto alla visita di stato di Muammar Gheddafi del 2009, di concerto con fascisti nostalgici delle colonie, e con lo sconsiderato appoggio ai “ribelli” di Bengasi, perorato da Rossana Rossanda dalle colonne di un “quotidiano comunista”. Tutto in nome dei diritti umani o addirittura della “rivoluzione proletaria”. Oggi gli assalitori di allora, di fronte allo sfacelo libico, fanno finta di non essere mai esistiti.
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=116068&typeb=0
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In vista delle prossime elezioni di maggio a Bondeno, ne facciamo un’altra di profezie (anche questa sulla scorta dell’esempio francese):
Ecco allora che il voto compatto degli immigrati, soprattutto magrebini, sul partito socialista (al 90% votarono per Hollande alle scorse presidenziali), alza sempre di più la barra per un partito francese di accedere al potere se vuole contare solo sul voto dei francesi difendendo gli interessi della Francia e delle sue leggi. Stessa cosa del resto si osservo’ nelle scorse elezioni comunali a Parigi dove i quartieri a forte tasso di immigrazione hanno votato il partito socialista al 74%, veri score africani, mentre in quelli con popolazione più “autoctona” i voti al partito socialista si fermavano al 18%. Una volta erano gli elettori che sceglievano i governi, adesso sono i governi che si scelgono gli elettori per poter togliere il potere al popolo. Questa sarà la linea dell’avvenire per i partiti di sinistra in Europa: avendo rinunciato a qualsiasi difesa dei diritti dei lavoratori o diritti sociali, il ripiego sarà sui diritti civili, che non urtano le multinazionali e le istituzioni finanziarie e soprattutto sulla difesa dei diritti degli immigrati, che invece tanto bene fanno alle multinazionali in quanto riserva di lavoro secondario come diceva Marx. E per aver il voto degli immigrati non è più l’interesse del paese che prevale nei loro programmi, ma quelli di questa o quella comunità straniera, a secondo del numero di votanti che essa rappresenta.
http://www.appelloalpopolo.it/?p=13061
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